BONSAI di Daniele Lupo
DRABBLE
“Poco più di 7000 parole” si legge sul frontespizio, mentre il drabble riportato in quarta di copertina è un vero e proprio invito alla lettura di questa raccolta di drabble. Tanti drabble insieme fanno Bonsai di Daniele Lupo.
Il drabble è un genere letterario con il quale si indicano quei racconti brevissimi, scritti con meno di 100 parole, e che deve il proprio nome al Monty Python’s Big Red Book (1971), primo libro del celeberrimo gruppo comico britannico dei Monty Python che fa il verso al Libretto Rosso di Mao Tse-Tung. Il Red Book in questione racchiude i principali sketch del Monty Python’s Flying Circus, l’indimenticabile ed esilarante programma televisivo.
Bonsai, nella fattispecie, racchiude 100 drabble, ciascuno scritto con meno di 100 parole per un totale di “poco più di 7000 parole“, appunto. Un lavoro titanico quello svolto da Daniele Lupo, palermitano, cinefilo accanito e autore per teatro, cinema, web serie e narrativa.

PACKAGING
Ordinato online, Fucine Editoriali ha inviato il libro a casa con un packaging di tutto rispetto. L’opera si presenta infiocchettata con un nastro verde e uno bianco che allegano il biglietto di ringraziamento della casa editrice e uno spiritoso segnalibro da tenere sempre con sé.
I racconti stessi, con non più di una pagina ciascuno, compongono invece l’ingegnoso packaging interno. Al termine di ciascun racconto è riportato il numero esatto di parole con il quale è stato scritto. Inoltre i racconti sono disposti in ordine alfabetico in base al titolo, dalla A alla Z (comprese le lettere straniere), per quattro volte di seguito fino a ottenere un numero complessivo di 99 racconti. L’ultimo racconto, il centesimo, fa eccezione perché ha per titolo un numero: 100 ovviamente, ed è un racconto / colpo di scena da vero e proprio plot twist cinematografico.

STORIE VERE
Si parte con una calzante citazione del film Radiazioni BX: distruzione uomo (1957), il film di Jack Arnold ma qui attribuito allo sceneggiatore Richard Matheson (in fondo si tratta di una citazione testuale). Tenete a mente: il riferimento cinematografico non è da sottovalutare.
I racconti preceduti dalla frase “storia vera” sono effettivamente storie reali: Dio esiste! (dopo aver letto vi accorgerete che esiste veramente), Mi sono commosso (un racconto che commuoverebbe chiunque), Ora tocca a te! (geniale), Ricordi scolastici (lo sfumato confine fra sogni e realtà per un amore senza tempo). “Storia vera” in questo caso significa storia autobiografica, come specifica Lupo nelle note conclusive. Un epilogo nel quale l’autore ci racconta la lunga genesi di questa opera breve, ma di una lucidità che manca a molti altri libri che sono invece scritti con migliaia di parole in più.

IL GIARDINO DEI RACCONTI
Alcuni racconti sono divertenti (Appunti per un romanzo d’amore) e alcuni commoventi (Fuga, Oggi no, Karaoke, J33, Yin e Yang, Gabriele, Lune di candela, Julienne, Elisabetta), altre sono fulminanti (Bilancio, Clara, Lei, Tutto ebbe inizio, Epitaffio per una indossatrice) o paradossali (Buffet; Per lei, per lei soltanto; Ruggine; Licenza di amicizia), altri ancora presentano sfumature cinematografiche (Hitchcock ne sarebbe fiero, Ufficialmente, Ha avuto solo me), paurose (Incendio, Pessimo tempismo, Toc Toc, Fame, Niente di personale, Zoo, Veglia notturna, Maledizione!), pulp (Werner il Dritto, Prima colazione, Come bere un bicchier d’acqua), fantascientifiche (Uno Otto Cinque), femministe (Kilimanjaro).

Ci sono racconti che ti lasciano l’amaro in bocca (Germania, Viola, Xilofonista dilettante, K. 28, Trauma), ci sono quelli ironici (Ascensore, Brigitte), comunque tutti spingono alla riflessione. C’è spazio anche per tentativi sperimentali di scatole cinesi come il bellissimo Gambero, racconto il quale (ve ne accorgerete solamente alla fine della prima lettura) va riletto al contrario. Si toccano i più diversi argomenti dunque: leggende metropolitane (Quindi esiste davvero, Badalischio), folklore esotico (Jinn), tradimenti e delitti (È stato uno sbaglio, Sotto mentite spoglie), tossicodipendenza (Hotel vicino al porto, Devi solo dire si) e nefandezze (Viola). Sogno d’estate poi ricorda da vicino Bambini nel tempo di Ian McEwan.
Insomma, non un genere è lasciato fuori dalla raccolta, a dimostrazione della complessa articolazione dell’architettura generale.
Altri racconti ancora, seppure autosufficienti, fanno venire voglia di conoscerne meglio il mondo, il background dei personaggi, come per esempio Esprimi un desiderio e il suo seguito ideale U227, senza dimenticare Xan Yu. Il fatto però che siano pensati come racconti brevi, ma che appunto ti facciano sognare un romanzo intero, fa parte integrante della perfetta brevità di Bonsai e della bravura dell’autore.

CONCLUSIONI
Il tentativo di categorizzazione per ciascun racconto qui effettuato da Libri Senza Gloria è ovviamente del tutto discrezionale, perché la bellezza e la profondità di tutti loro si presta a mille etichette e quindi a nessuna gabbia, come per le storie più belle.
Alla fine si ha come l’impressione non solo di aver letto un’antologia di racconti ma soprattutto di avere affrontato un’odissea sui generis: una narrazione unica e compatta di cui avevamo bisogno. L’animo umano messo a nudo come non mai, senza troppi giri di parole, solo con le parole che servono, non una di più non una di meno. Il piccolo grandissimo insegnamento di Bonsai è che se anche l’animo umano è un posto oscuro, il destino sa sempre come scherzarci su.
La lettura è assolutamente consigliato!
P.S. Il drabble preferito di Libri Senza Gloria è: Lei.
Finito di leggere: sabato 27 giugno 2020.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Bonsai di Daniele Lupo, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.