CINEMA SPECULATION di Quentin Tarantino

CINEMA SPECULATION di Quentin Tarantino

UNA STORIA D’AMORE

Quentin Tarantino non ha bisogno di presentazioni. La rock-star del cinema, prima che ritirasse Premi Oscar e Palme d’Oro, lavorava in una videoteca, un periodo durante il quale ha scritto un paio di sceneggiature dirette da registi del calibro di Tony Scott (Una vita al massimo) e Oliver Stone (Natural Born Killers). La sua cinefilia risale però a molto prima. Nato a Tennessee nel 1963, si è trasferito in California all’età di quattro anni: sin da piccolo, ai giochi preferiva trascorrere le serate con i genitori nelle sale di Los Angeles, anche per vedere film vietati a tutti gli altri suoi coetanei (la madre era convinta che gli facessero meno male che guardare il telegiornale).

Da bambino vorace di film a spettatore innamorato del cinema: un intreccio di ricordi, aneddoti e analisi crea questo ibrido tra autobiografia, critica e reportage che è Cinema Speculation (2023). Il racconto di una storia d’amore con la settima arte e allo stesso tempo una sovversiva storia del cinema.

Cinema Speculation_Libri Senza Gloria
Cinema Speculation_Libri Senza Gloria

I GRANDI FILM DEL PICCOLO Q

Questa celebrazione di quello che è il vizio (o meglio la dipendenza) del cinema, è stata pubblicata da noi da La Nave di Teseo, che dello stesso autore ha già portato in Italia la novellizzazione di C’era una volta a Hollywood (leggi QUI la nostra recensione) nel 2021 e la sceneggiatura di Pulp Fiction, sempre quest’anno.

Piccola precisazione. Non abbiamo a che fare con un libro che parla della realizzazione dei film di Tarantino, ma quando Quentin parla di altri film, è impossibile non giocare a trovare collegamenti con i suoi film. Un esempio: quando ricorda di aver messo Alligator nella sua top 10 da spettatore dei film del 1980, è ripensando a quell’episodio che scelse il protagonista Robert Forster come protagonista di Jackie Brown. Per il resto Cinema Speculation ha davvero poco a che fare con libri di altri registi che si mettono a nudo come Francois Truffaut (Il cinema secondo Hitchcock) e Martin Scorsese (Scorsese secondo Scorsese).

Il capitolo I grandi film del piccolo Q – chi è Q? ricordate che nei titoli di coda si fa riferimento al fatto che Kill Bill fosse ispirato ai personaggi creati da Q & U? Ebbene: Quentin Tarantino & Uma Thurman – è un’introduzione a quella generazione di attori e registi che Tarantino ha conosciuto sul grande schermo (Steve McQueen, Burt Reynolds, Clint Eastwood, Sam Peckinpah, Don Siegel, Brian De Palma, Martin Scorsese, ecc.) che dalla fine degli anni Sessanta spazza via la vecchia Hollywood. Quindi passa in rassegna, capitolo dopo capitolo, questi grandi film che vide all’età di sette anni, accompagnato dalla madre e dal fidanzato di turno, spesso in doppi spettacoli alla Grindhouse (come la sua omonima lettera d’amore cinematografica). Si tratta di recensioni scritte in prima persona delle pellicole rivoluzionarie che hanno ispirato l’immaginario di un ragazzo destinato a diventare un altrettanto rivoluzionario e divisivo regista, forse il più imitato di sempre.

PRIMA PARTE

Bullitt (1968) è il film che ha stravolto per sempre la figura cinematografica del poliziotto con l’ultimo vero grande divo, Steve McQueen. Il successivo Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! (1971) è invece un western contemporaneo che ha fatto perdere “l’innocenza” dello spettatore, ha canonizzato la figura del serial killer cinematografico e decretato il successo ancora attuale dei film e delle serie a tema poliziesco.

A partire da Un tranquillo weekend di paura (1972) il piccolo Q ha cominciato a sviluppare (se ci fossero ancora dubbi) la scena dello stupro in Pulp Fiction, e in questa sede esamina l’opera in un attento raffronto con Dove porta il fiume, il romanzo originale da cui è tratto. Su Getaway! (1972) parte molto critico, ma nel tempo è riuscito a rivalutarlo come storia d’amore. Organizzazione crimini (1973) è tratto dai suoi amatissimi libri su un rapinatore di banche, e con il quale possiamo tracciare una filologia diretta con Le iene; in questo contesto Q riporta lo stranoto aneddoto sul fatto che il film che più lo aveva terrorizzato era stato Bambi (in effetti ha scioccato non soltanto lui, ma un’intera generazione di bambini!).

THE MOVIE CRITIC

Tarantino è uno che parla (e che scrive) senza filtri e come non risparmia feroci critiche a recensori “svogliati”, ed è bello vedere come riconosca una certa dignità alla sempiterna rivalità con un critico che egli definisce la sua eterna nemesi. Il samurai in seconda è il capitolo omaggio a Kevin Thomas, la seconda firma del Los Angeles Times, nei confronti del quale si spertica in lodi. Grazie a Thomas, non solo Q e tanti spettatori americani hanno imparato a conoscere autori stranieri, ma era in sostanza l’unico a vedere nell’exploitation quello che gli altri ignoravano: qualcosa di magnifico. Inutile dire che queste poche pagine bastano per far schizzare alle stelle l’hype per il prossimo film annunciato, decimo e ultimo, di Quentin Tarantino, The Movie Critic.

Ospite d’onore alla Quinzaine des Cinéastes 2023, la sezione parallela del Festival di Cannes che offre una selezione di cortometraggi, lungometraggi e documentari provenienti da tutto il mondo, Quentin Tarantino ha presentato la proiezione speciale di Rolling Thunder (1977) film di John Flynn scritto da Paul Schrader ed Heywood Gould che vede protagonisti William Devane e Tommy Lee Jones (sul quale torneremo). Da quel palco abbiamo scoperto che The Movie Critic è ambientato negli anni Settanta del secolo scorso, anzi esattamente nel 1977 (l’anno di Rolling Thunder!), si svolge in California e ha per protagonista un critico cinematografico. Inizialmente si pensava fosse la celeberrima Pauline Kael del New Yorker (più volte menzionata in Cinema Speculation), ma in un’intervista a Deadline il regista ha smentito le voci e confermato che la storia si ispira alla vita di un giornalista realmente esistito, sboccato e un po’ razzista, ma che non divenne mai famoso: pur non rivelandone il nome, Tarantino ha svelato che scriveva recensioni di cinema, tanto divertenti quando ciniche, per un magazine pornografico (anche di questo non ha rivelato il titolo, ma nel suo film si chiamerà The Popstar Pages) e comunque non era neanche la prima penna della rivista! Tarantino leggeva i suoi articoli quando all’epoca lavorava caricando i distributori di magazine; dalle sue indagini su questo tizio pare che fosse a metà “tra il primo Howard Stern e quello che sarebbe stato Travis Bickle“, e probabilmente morì per le complicazioni dell’alcolismo. Quanto, secondo voi, di Cinema Speculation arriverà sul grande schermo?

SECONDA PARTE

Come sempre Quentin Tarantino ha una visione tutta sua del cinema. Ma come dargli torto quando dà la sua spiegazione del perché i cineasti della vecchia Hollywood anziché venire soppiantati negli anni Sessanta da registi anti-sistema e figli della controcultura (di cui Easy Rider era un manifesto), furono sostituiti solo negli anni Settanta da giovani registi diplomatisi in scuola di cinema: perché questi ultimi “amavano” i film di genere anziché odiarli. E così arriviamo ad alcuni grandi film della New Hollywood diretti dai cosiddetti Movie Brats.

A Le due sorelle (1973) e a Brian De Palma, Tarantino riconosce di aver preso la tecnica degli split screen in Jackie Brown e Kill Bill vol.1. Quello su Daisy Miller (1974) di Peter Bogdanovich è forse il capitolo più stanco e meno incisivo dell’insieme. Pur amando Taxi Driver (1976) Tarantino “rimprovera” il maestro Martin Scorsese per come avesse preso le distanze dalla “violenza catartica” nelle interviste rilasciate all’epoca – nel capitolo che dà il titolo all’intero volume, Una speculazione cinematografica, Q prova a immaginare come sarebbe stato Taxi Driver diretto da Brian De Palma, il regista previsto inizialmente, quindi ricostruendolo come un thriller politico con Jeff Bridges al posto di Bob De Niro.

Rolling Thunder (1977) di John Flynn ha fatto nascere il “critico cinematografico” dentro Quentin, che non a caso lo ha presentato nel 2023 a Cannes durante una proiezione speciale. Dichiara il suo grande amore per Sylvester Stallone (in pochi ricorderanno che sin dagli anni ’90 voleva proprio Sly per la prima versione di Bastardi senza gloria) parlandoci del sottovalutato Taverna Paradiso (1978). Viene il turno di Fuga da Alcatraz (1979), “l’ultimo bel film” di Don Siegel (come Tarantino ha avuto modo di dire in più di un’occasione pubblica) e ultima tappa della grandiosa collaborazione del regista con Clint Eastwood.

Arrivati ad Hardcore (1979), stavolta Q bacchetta Paul Schrader per il suo moralismo ipocrita nei confronti dell’industria porno; pur salvando il primo tempo, Q boccia il film. Senza ammettere i suoi prestiti: si è infatti ispirato al personaggio di Jacob Van Dorne, il prete calvinista in cerca della figlia scomparsa nell’industria del porno, per creare il suo Jacob Fuller in Dal tramonto all’alba, un pastore in crisi che, tra le altre cose, deve proteggere la figlia minorenne dalle insidie di uno dei fratelli Gecko. Così come il personaggio della prostituta di Patricia Arquette in Una vita al massimo si rifà alla sex worker “venusiana” Niki di Hardcore.

Il tunnel dell’orrore (1981) è di Tobe Hooper, il regista di Non aprite quella porta, film che Tarantino considera “perfetto” tanto da averne parafrasato il titolo nel primo capitolo di Kill Bill vol.2. Dei film realizzati da Hooper, Q è estimatore anche di Quel motel vicino alla palude (1977) grazie al quale ha imparato il gusto delle rime scurrili con i nomi di persona (non solo ci ha provato in Pulp Fiction, ma ha proprio rubato una battuta per l’infermiere stupratore di Kill Bill vol.1).

CONCLUSIONE

Leggendo Cinema Speculation vi capiterà di imbattervi in inserti giornalistici (come La verità dietro la tragica tossicodipendenza di Bela Lugosi firmato da Barry Brown), poster (i grindhouse di Taxi Driver), frasi di lancio dei trailer che Q ricorda a memoria. Nel rievocare un periodo preciso, quello della sua “stagione degli amori“, ci propone numerose recensioni del tempo, magari smentite nel tempo.

Una ricostruzione che riporta aneddoti appresi personalmente tramite persone coinvolte nel dietro le quinte dei film raccontati: dalla prima moglie di Steve McQueen (che leggeva i copioni per la star e fu anche la ragione del suo continuo successo!) a Walter Hill (che aveva lavorato come assistente sul set di Bullitt e ha sceneggiato Getaway!), dalle confidenze di Burt Reynolds (il quale, prima della prematura scomparsa, avrebbe dovuto recitare in C’era una volta a… Hollywood nella parte del vecchio rimbambito andata a Bruce Dern) ai ricordi di John MIlius (che aveva rifiutato di dirigere Rolling Thunder nonostante la sceneggiatura pazzesca).

La chiusa è affidata alla Nota su Floyd (persona richiamata nel capitolo precedente da un asterisco poco chiaro, tanto da sembrare un errore), ovvero Floyd Ray Wilson, un ragazzo nero che usciva con la migliore amica della madre di Q e che visse un anno e mezzo a casa sua (Q, come tutti i ragazzi senza padre, è cresciuto collezionando figure paterne… come dice uno dei mentori di Bill in Kill Bill vol.2): è a lui che Tarantino deve l’idea di partenza di Django Unchained, soprattutto è grazie a lui che ha coltivato l’ambizione di scrivere sceneggiature, ed è a queste pagine che affida il suo commovente ringraziamento. Prima dell’Indice dei film e l’Indice dei nomi (uno più corposo dell’altro), troviamo una Nota del traduttore: riconosciamo il merito ad Alberto Pezzotto di avere, con la sua voce, fatto emergere la personalità dirompente di Quentin.

STILE

Tarantino ammette candidamente che non gli è mai importato di fare scandalo, la sua arte è trasgressione, così come non si pone alcun limite a parlare male (anche in maniera pesante) di film, attori, registi e produttori ancora vivi e in attività. Eppure le sue sono critiche mai personali e pregiudizievoli, sempre legate ai film che ha visto, amato e odiato, e che avrebbe voluto amare di più se fossero stati fatti in maniera migliore (almeno secondo la sua dirompente visione).

Leggere Cinema Speculation è come se a parlarvi fosse un amico di vecchia data, straordinariamente appassionato della materia che tratta. Come se ci fossero ancora dubbi sulla sua conoscenza della storia del cinema, essendo un tratto fondante della sua poetica.

Nonostante lo stile di scrittura fluido, e anche divertente, sboccato quando necessario, simile a quello dei dialoghi che scrive per il grande schermo, è un libro anzitutto per cinefili, poi per i fan del regista e, in parte, per il lettore occasionale. Del resto nemmeno i film di Tarantino sono per tutti.

Finito di leggere: venerdì 2 giugno 2023.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Cinema Speculation di Quentin Tarantino, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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