DOCTOR SLEEP: libro vs film
DUELLO SENZA GLORIA
Il film Doctor Sleep con il “maestro jedi” Ewan McGregor nella parte del protagonista e diretto da Mike Flanagan (autore di Hill House e con già all’attivo l’adattamento per Netflix di un racconto di Stephen King, Il gioco di Gerald) è uscito nei cinema di tutto il mondo ad Halloween del 2019. Quale migliore occasione per un nuovo Duello Senza Gloria spoiler free che vede sul ring da una parte l’omonimo romanzo di Stephen King sequel di Shining e dall’altra parte il suo adattamento cinematografico?

IL VERO NODO
Cominciamo dal romanzo, Doctor Sleep (2013) di Stephen King. Il Vero Nodo è composto da quelle infinite carovane di camper, altrimenti dette “mostri succhiabenzina”, guidate da vecchi strambi hippy con indosso sformati berretti da baseball e t-shit dalle scritte ridicole. Questi individui di mezz’età sono così facili da incontrare lungo le autostrade americane tanto da passare inosservati il più delle volte. Nessuno si sognerebbe mai di denunciarli della scomparsa di minori che interessano le città da loro attraversate.

Li guida Rose O’Hara, detta Rose Cilindro per via dell’iconico cilindro che tiene magicamente reclinato all’indietro sulla testa. Rose è un’attraente maliarda dagli zigomi alti, gli occhi da gatta, pelle di porcellana, (udite, udite!) una zanna sporgente e le disinibite quanto promiscue abitudini sessuali.
Fra le tane sicure del Vero Nodo vengono citate alcune città dai nomi inverosimili, fra le quali l’immaginaria Jerusalem’s Lot (l’Universo narrativo di Stephen King viene ancora incluso più avanti nella narrazione con un paio di citazioni su Castle Rock).

IL PICCOLO DOC
Dopo le tragiche esperienze raccontate in Shining, Danny “Doc” Torrance ha imparato dal vecchio cuoco nero dell’Overlook Hotel, Dick Hallorann (si badi, con due “n” finali e non con una), come sfruttare i propri poteri per “intrappolare” gli spiriti delle camere che vengono ancora a fargli visita nonostante l’Overlook sia saltato in aria. Ma gli incubi dovuti al suo “shining” Dan non può evitarli e quindi, dopo la morte di mamma Wendy, romperà la promessa fatta a lei (di non diventare un beone come papà Jack) e scivola nei fiumi dell’alcol: l’unica maniera rimastagli per sopravvivere ai fantasmi (reali? sensi di colpa?).

Almeno fino al giorno in cui la sua vita clandestina non gli farà commettere un tremendo errore che lo segnerà per sempre. Da quel momento in poi a tormentare Dan saranno i fantasmi, reali stavolta, della ragazza madre Deenie e del suo sfortunato figlio Tommy abbandonati in una lurida topaia a Wilmington.
Con il suo arrivo nel New England le cose cambiano ancora: Dan trova un amico in Billy Freeman – il vecchio che nella Microcittà di Frazier guida una locomotiva rossa in miniatura (che a noi ricorda il treno super-intelligente Blaine il Mono apparso ne La torre nera) – e trova un capo in Casey Kingsley. Quest’ultimo intuisce il vero problema di “Doc” Dan e decide di fargli da sponsor inserendolo in una comunità di Alcolisti Anonimi.
IL GRANDE DOCTOR
Saltiamo in avanti di una decade, a quando Dan vive in una torretta dell’ospizio Helen Rivington nel New Hampshire dove ha trovato lavoro come inserviente. Ormai è un uomo sobrio e tutti lo chiamano Doctor Sleep grazie alla sua capacità di traghettare serenamente i vecchi pazienti della casa di riposo verso la morte. Ad “annunciare” al dottore il “momento propizio” è un particolare assistente: un gatto sensitivo di nome Azrael (affettuosamente detto Azzie).

Tramite la lavagna appesa nella torre in cui dorme, e l’intermediazione di un comune “amico immaginario” (vi ricordate di Tony?), “Doctor” Dan entra in contatto con una ignota e distante ragazzina dal potere identico al suo. Abra Raffaella Stone (per gli amici “Abba-Doo“) è una bambina di dieci anni la quale possiede una strepitosa “lungimiranza” (così lei definisce lo shining): figurarsi che ha “predetto” l’11 settembre 2001 ai genitori Lucy e David Stone (loro si riferiscono allo shining come la “strana radio” che la figlia ha in testa), e che in famiglia ha dimostrato i suoi poteri pure alla cara bisnonna poetessa e italoamericana Cetta Reynolds (Concetta Abruzzi, nata a Davoli nell’Italia meridionale, per gli amici “Momma“). Insomma, un’infanzia felice a dispetto di quell’altra sfortunata telecinetica, Carrie, ammorbata da una madre fanatica.
ROSE CILINDRO…

Rose Cilindro nasconde nella sua testa un radar altrettanto potente in grado di individuare anzitutto altra gente come loro, quella che compone il Vero Nodo. Ciascuno di questi esseri si distingue a sua volta per alcune facoltà paranormali: chi riesce a localizzare i bambini con lo shining, chi riesce a rendersi quasi invisibile, chi riesce a convincere le persone a “fare cose”, ecc.
Il radar celato sotto il cilindro sulle ventitré individua però anche le “teste di vapore”: ovvero i bambini “proprietari” dello shining. I tizi semi-immortali del Vero Nodo cercano il “vapore” (così chiamano lo shining) perché di esso si nutrono, e grazie al “vapore” ringiovaniscono. Queste creature “avvertono” per tempo le grandi tragedie come quella del World Trade Center e si radunano sul posto giorni prima per fare una grande abbuffata di vapore: in fondo ogni civile possiede un pizzico di shining. Queste creature sono ben accorte (oltre al fatto che non scarseggiano mai di denaro): razionano il vapore e lo conservano dentro apposite bombole che adoperano per effettuare il Cambiamento sui nuovi accoliti che vogliono inserire nel loro gruppo. King ce li presenta proprio così, quando negli anni ‘80 adocchiano e circuiscono in un cinema la “sbandata” Andi Steiner, presto da loro ribattezzata “Serpente” per l’uso di un potere molto particolare: quello di raggirare e di “convincere” la gente.

…REBECCA FERGUSON
Ottima l’intuizione e invenzione filmica della “torre di avvistamento” che vede Rose Cilindro montare in cima al camper per “avvistare la balena” (la ragazza dal potere immenso) come il capitano Achab con Moby Dick. Se il potere dello shining diminuisce man mano che il soggetto cresce (come nel caso di Dan), la “balena” in questione è la creatura più potente in circolazione. La bambina-balena riesce da sola a: effettuare “chiamate telepatiche” come fossero interurbane, praticare body swap, materializzarsi altrove in forma incorporea… Insomma, si prospetta un’abbuffata di vapore!

L’interpretazione di Rebecca Ferguson (l’ambigua Isla Faust degli ultimi Mission: Impossible) è fulminante, ogni sua semplice mossa crea grande fascino: di certo uno degli elementi migliori dell’adattamento, con il suo cinico amore di gruppo e il famelico spirito di conservazione. Capace di cibarsi del vapore dei bambini e dei “bifolchi” ma di rattristarsi per il decesso di uno dei suoi elementi più vecchi e cari, Nonno Smilzo (nel libro Nonno Zecca, interpretato da Carel Struycken, il gigante di Twin Peaks), il cui “funerale” accorpa elementi con un secondo vampiro della banda morto precedentemente, tale Tommy Camion. Ma l’elegia funebre che ricorda quella dell’androide nel finale di Blade Runner è farina del sacco degli sceneggiatori, ed è sicuramente una delle novità più interessanti dell’adattamento.

PRIMA LINEA TEMPORALE
Riepiloghiamo. Dopo un veloce viaggio lungo gli anni ‘80 e ‘90 (il Cambiamento di Andi, il dialogo fra il piccolo Dan e il mentore Dick Hallorann) puntellato dal divertente alternarsi dei Presidenti in carica alla Casa Bianca, il romanzo si sofferma sulla fine del secolo e in particolare sul 2001 (l’abbandono nella topaia della madre tossica con il bebè, l’arrivo di Dan a Frazier, l’attentato alle Torri Gemelle), quindi si sposta nuovamente in avanti di dieci anni, nel 2011 (Dan riabilitato e conosciuto come Doctor Sleep, Abra cresciuta), e un’ultima volta di ulteriori due anni. Si arriva così al 2013, anno di pubblicazione e periodo nel quale si svolge effettivamente l’avventura principale.
Gli ultimissimi capitoli propongono un ultimo spostamento di cinque anni per imbastire l’happy ending.

SECONDA LINEA TEMPORALE – Parte I
Tiriamo finalmente in ballo il film Stephen King’s Doctor Sleep (2019) di Mike Flanagan. La pellicola comincia negli anni ‘80 e riparte dai lasciti dell’Overlook Hotel. L’insegnamento salvifico contro i fantasmi che Dick Hallorann impartisce a Dan avviene su una panchina. Felice intuizione del regista quella che ci mostra le “cassette di sicurezza” (dove imprigionare gli spettri) nella mente di Dan ma disposte in sequenza lungo il tunnel di siepi ghiacciate dove era ambientato il finale del film Shining di Stanley Kubrick.

Durante il dialogo Dick definisce suo nonno “una brutta persona“: in sede di sceneggiatura del blockbuster hanno pensato bene di evitare di etichettarlo come pedofilo e di descrivere le molestie subite da Dick quando era piccolo. Inoltre scopriamo che Dick è diventato un fantasma, quando invece nel libro è ancora in carne e ossa.
SECONDA LINEA TEMPORALE – Parte II
Dunque anche il film segue l’esempio del libro e fa un salto temporale. Si sposta nel 2011 (e non nel 2001) per raccontarci l’abbandono nella topaia di una madre tossica e del bebè (stavolta gli sceneggiatori evitano di mostraci il cucciolo d’uomo che si avvicina alle strisce di coca sul tavolo scambiandole per zucchero a velo, ennesima scena troppo “forte” per un blockbuster) e l’arrivo di Dan a Frazier. Queste sequenze si svolgono esattamente 10 anni dopo la loro collocazione originale nel romanzo (il 2001 diventa il 2011).

In questo 2011 viene situata anche una scena che nel romanzo avveniva negli anni ’80: il rapimento di Andi Steiner (Emily Alyn Lindcon un taglio corto sbarazzino al posto della coda di cavallo della sua controparte letteraria) da parte del Vero Nodo. La scena si svolge dentro un cinema dove trasmettono Casablanca (nel romanzo trasmettono I predatori dell’arca perduta, ma i diritti di sfruttamento non appartengono alla Warner Bros.). Sul fondo della sala scura Rose porta il cilindro mentre nel libro non lo indossa “per rispetto” (cortesia che il regista non ha ritenuto necessaria).

SECONDA LINEA TEMPORALE – Parte III
Il film si sposta un’ultima volta di otto anni (e non di dieci come nel libro) fino ad arrivare al 2019, anno di uscita del film, periodo nel quale si svolge effettivamente l’avventura principale.
Ci viene mostrato il momento in cui Dan si guadagna l’appellativo di “Doctor Sleep” mentre King preferiva introdurcelo dopo il salto temporale già in attività. Piccolo distinguo: lo sbuffo di vapore che si materializza dopo l’ultimo rantolo (e visibile nel film) viene descritto da King come rosso, mentre il vapore di chi ha la “luccicanza” e di cui si nutre il clan di vagabondi è incolore.
ABBA-DOO
Per ovvi motivi gli sceneggiatori rimuovono il riferimento (anche temporale) alle Torri Gemelle, così la “scoperta” dei poteri di Abra da parte dei genitori avviene con l’episodio dei cucchiaini appesi al soffitto dopo la festa di compleanno con il clown (scena rappresentata abbastanza fedelmente). I genitori di Abra nel film sono lei bianca lui di colore, così la figlia è una ragazzina mulatta. Cambio notevole rispetto alla descrizione della piccola fatta nel libro, dove viene presentata come carina (non bella) e con gli occhi azzurri. Inoltre viene eliminato il fondamentale personaggio della bisnonna Cetta, e con lei le origini italoamericane di Abra che, a questo punto, diventa afroamericana.

Nel romanzo non è Abra che salta la scuola e si reca in segreto a Frazier, ma l’esatto opposto: Dan la raggiunge ad Anniston e i due si parlano seduti su una panchina di fronte alla biblioteca pubblica (come Dan e Dick si erano parlati su una panchina di fronte al lago). I due finora si erano confrontati telepaticamente attraverso il gesso e la lavagna nell’abitazione di Dan: nel libro però l’iconica scritta “Redrum” appare non sulla lavagna ma sullo specchio rotto del bagno e in un momento diverso della narrazione.

IL RAGAZZO DEL BASEBALL
Sulla panchina Dan e Abba-doo si parlano sia a voce alta sia “dentro la testa”. Dan le chiede di rivolgersi a lui come “zio Dan” per non destare sospetti, Abra gli racconta della sua recente esperienza di proiezione astrale: ha visto “una versione paranormale della famiglia Manson” cibarsi di un “ragazzino del baseball” dotato dello shining, Bradley Trevor. Per l’occasione gli sceneggiatori hanno dovuto aggiornare la storia grazie all’uso delle tecnologie moderne: Andi (detta “il Serpente” nel film, “la Serpe” nel libro) non rimorchia uno sconosciuto al bar per portarlo al cinema, ma lo circuisce online e gli dà appuntamento al cinema; e Abra non ricerca le persone scomparse spulciando le foto su un giornale locale, ma pescandole da un apposito sito web federale.
Curiosità: nel film l’uomo seduto sulla panchina dello stadio che incita Trevor è interpretato dal più eccellente dei cammei, parliamo di Danny Lloyd, che nel film di Stanley Kubrick interpretava l’originale Danny Torrance e le cui corse in triciclo lungo i corridoi dell’Overlook Hotel si sono conquistati un posto d’onore nei nostri incubi. Lloyd è oggi un insegnante, non è più apparso in nessun altro film, ma pare abbia accettato immediatamente questa opportunità quando il regista lo ha contattato su Twitter.

Il ragazzo del baseball invece è interpretato da Jacob Tremblay (che ci ha già strappato diverse lacrime in Wonder) il quale malauguratamente non si fida delle proprie percezioni e accetta il passaggio di uno sconosciuto, più realisticamente venendo ingannato dalla “Serpe”. Grazie al guantone da baseball indossato da uno dei killer, Nippo Barry (che l’Abra del libro storpia in Pippo Barry, l’Abra del film in Barry il Tozzo), la bambina dichiara di poter risalire a questa antica famiglia di nomadi assassini.

LA RUOTA DEL KA
Dan è titubante, e chi può convincerlo ad accettare la missione se non il fantasma del fidato “maestro jedi” Dick Hallorann? La sequenza nel film è davvero suggestiva, con il gatto Azzie che accede a una stanza vuota dell’ospizio e lì compare il fantasma di Dick. Il vecchio mentore, fra l’altro, concede una citazione che ha fatto balzare sulla sedia i fan più accaniti e ha confermato come questa storia sia inclusa nell’universo narrativo de La torre nera. La battura in questione si riferisce a: “la ruota del ka“!
Sulla pagina scritta Dan vorrebbe consultarsi con Dick di sua spontanea volontà, ma apprende che il cuoco è ormai morto da 15 anni. Per fortuna il fantasma di Dick si manifesta attraverso la dentiera della paziente morente Oulette. In un caso o nell’altro il mondo dei vivi appare a Dick come “il sogno di un sogno”. Prima di andarsene, l’uomo ricorda a Dan come egli abbia ancora “un debito da saldare”: ha fatto morire Deenie e suo figlio in quella topaia, ora gli si presenta l’opportunità espiare le colpe del passato aiutando Abra.

DOTTOR DJ
A Dick servono alleati. Chiede aiuto alle due persone che gli sono più vicine. Uno, al vecchio Bill: il responsabile della Microcittà (nel film “Minicittà”) con il suo trenino rosso (sul grande schermo è nero), nel film è molto più giovane e ha connotazioni arabe per merito dell’interpretazione di Cliff Curtis di Fear The Walking Dead. Due, al Dottor DJ, alias John Dalton, pediatra di Abra (il medico è a conoscenza da sempre dei suoi poteri) e responsabile del gruppo di AA cui appartiene Dan. Nel film il personaggio è quasi inesistente, ma lo vediamo quando Dan, a uno dei loro primi incontri, gli fa ritrovare l’orologio smarrito. Personaggio invece del tutto assente al cinema è il “capo” Casey, che è stato condensato insieme a John Dalton in quello di Bill. Come al cinema manca pure la sottotrama sul brutto male allo stomaco di Bill (Dan se ne accorge quando “vede” il suo volto preso di mira dalle mosche).

Imbarcatosi nell’avventura insieme al pediatra, Dan riesuma il cadavere del ragazzino del baseball dal terreno circostante la raffineria di etanolo nell’Iowa. Nel frattempo Bill, a bordo di un pick-up e armato di un residuo della II Guerra Mondiale, tiene d’occhio Abra a debita distanza. Dato che nel film il dottor Dalton è poco più che un’apparizione, nessuno tiene d’occhio Abra mentre Bill impugna la vanga insieme a Dan.
CRONACHE DI FAMIGLIA

Quando Rose si “infiltra” nella camera di Abra, questa, che nel romanzo è bionda, la ricaccia indietro presentandosi armata di lancia e con un drago disegnato sulla corazza al petto: in pratica si trasfigura per sua ammissione in una versione onirica di Daenerys Targaryen di Game of Thrones. Del resto non poteva essere afroamericana se si considera il grande colpo di scena finale del romanzo totalmente rimosso in fase di sceneggiatura: Abra è veramente la nipote di Dan (il quale sulla panchina le chiedeva di chiamarlo “zio”), perché lui e sua madre Lucy scoprono di essere fratellastro e sorellastra. Lucy è la figlia illegittima di Jack Torrance e questo spiega la linea ereditaria della “luccicanza“. Insieme a questo plot twist perdiamo, come già detto, anche il personaggio della bisnonna italiana Cetta, fondamentale sul letto di morte per la rivelazione della consanguineità direttamente a Doctor Sleep (ammettiamo che questo ruolo di Dan, nella seconda parte della pellicola, passa inspiegabilmente del tutto in secondo piano a dispetto della centralità nel titolo).

PICNIC A CLOUD GAP
Il piano che prevede Abra come esca per il Vero Nodo ci è illustrato sin da subito, così l’unico degno colpo di scena riservato nella sequenza dello scontro come descritto da King è il rapimento di Abra per opera di Papà Corvo. Se nel film Dan e Billy fanno strage della ciurma di “diavoli vuoti” fra i boschi ma poi Bill viene “eliminato” dai poteri di Andi “la Serpe” Steiner, nel libro sono Dan, il dottor John e il signor Stone (il papà di Abra) a condurli in trappola guidando il minitreno di Frazier fino al picnic di Cloud Gap: qui hanno la meglio sui killer con nomi da pirata senza che nessuno degli eroi venga “giocato” da Andi (non che il “Serpente” non ci provi) prima che la donna muoia.
In questa lotta fra bande di superdotati, il classico scontro fra supereroi e supercattivi viene smorzato proprio dall’inadeguatezza da tossicodipendenti dei cattivi (“vivi a lungo e mangia bene” è il loro mantra). Ossessionati da dipendenze come una volta lo era Dan Torrance (che ha sconfitto il demone dell’alcol) e lo stesso Stephen King (cocainomane e alcolista pentito).

BENVENUTI IN COLORADO
Frattanto un “morbillo” sta sterminando il Vero Nodo: ad averli contagiati – loro che non si ammalano mai – è stato il piccolo Bradley prima di morire, perché non era stato vaccinato. Per questo, nonostante vengano decimati, si ostinano a dar la caccia alla ragazzina: per guarire. In particolare per Rose è diventata soprattutto una faccenda personale.

Dopo la strage del picnic Rose non rimane da sola come nel film, ma insieme ancora a un nucleo ristretto del Vero Nodo, ed è insieme a loro che dà fondo alle scorte di vapore nelle bombolette.

Poiché nella finzione letteraria l’Overlook Hotel è stato ridotto in cenere dal finale di Shining, il duello conclusivo fra i due schieramenti ha luogo in uno dei luoghi sicuri della tribù di vampiri: sul Tetto del Mondo nel Colorado, li da dove è possibile contemplare le Montagne Rocciose, li dove (guarda caso) un tempo sorgeva l’hotel ora sostituito dalla baita Overlook Lodge. Posto nefando che attira i cattivi ragazzi e dal quale le brave persone preferiscono tenersi alla larga. Non è Dan a dare appuntamento a Rose all’Overlook, nel libro sono Dan e Bill a raggiungere lei e i superstiti del Vero Nodo nel campeggio di loro proprietà, il Bluebell, lo stesso che è sorto sulle macerie dell’Overlook Hotel.
BENVENUTI ALL’OVERLOOK

Dan sprigiona i fantasmi dalle cassette di sicurezza, compreso lo spettro di papà Jack, e ha la meglio su tutto i cattivi. Per tornare alla “ruota del ka” citata nel film, Dan riesce nell’intento perché opera dal “centro della ruota“: i resti della sua camera all’Overlook quando era un bambino.

Dove il libro e l’adattamento divergono? Sull’affaire caldaia. Nel finale di Shining il romanzo, Jack Torrance si dimenticava di regolare la caldaia e l’Overlook esplodeva. Nel finale di Shining il film, nessuna caldaia di mezzo perché Jack Torrance finisce (al contrario) congelato e l’Overlook rimane in piedi. Il film Doctor Sleep, se finora è stato abbastanza fedele alla sua base letteraria, a questo punto rimane fedele a quando stabilito da Stanley Kubrick e non da Stephen King: nel suo film l’Overlook non è mai esploso. Allora Flanagan corre ai ripari portando giustizia e insieme coerenza in questo confuso universo narrativo: nella sua versione originale sarà Dan Torrance a fare esplodere l’Overlook proprio manipolando la caldaia (come era stato scritto nelle stelle!).
Chi ha visto il film Stephen King’s Doctor Sleep e si aspettava un “sequel” dei Shining (1980) di Stanley Kubrick, capolavoro del cinema e dell’horror, tanto odiato invece da Stephen King, rimarrà probabilmente deluso: dove in Kubrick regnava la calma angoscia di un tortuoso labirinto, qui spiazza la veloce mutazione di spazi e personaggi spaventosi. Chi si aspettava un adattamento fedele del romanzo Doctor Sleep rimarrà invece soddisfatto.
OVERLOOK HOUSE

Il regista Mike Flanagan, che con le paure e le dipendenze ha già dimostrato di saperci fare proprio nella serie TV Hill House che ha realizzato per Netflix da un racconto di Shirley Jackson, ha comunque diversi assi nella manica. Dopo essere stato fedele a Stephen King per ben due ore, nell’ultima mezz’ora torna sul luogo del misfatto e fa contenti i fan di vecchia data del film Shining che pazientemente hanno atteso in sala (li ha tenuti buoni con dei piccoli assaggi e anticipazioni nei primi minuti), “rifacendo” (con estremo rispetto) alcune scene e luoghi di culto della pellicola di Kubrick come già nel 2018 aveva fatto Steven Spielberg nel suo film di largo consumo Ready Player One (modificando per questo il “poppissimo” testo di riferimento del nerdissimo Ernest Cline).

Con questa operazione Flanagan snobba del tutto la miniserie TV in tre puntate Shining del 1997 diretta da Mick Garris (il regista di Psycho IV), vincitrice di alcuni Emmy e sponsorizzata dallo stesso King (che nella postfazione addirittura non gli lesina complimenti), ma abbastanza mediocre da essere finita nel dimenticatoio.

SHINING 2
Se già nel prologo era stato svelato il recasting di alcuni iconici personaggi (Carl Lumbly è Dick Hallorann al posto di Scatman Crothers, Alex Essoe è Wendy Torrance al posto di Shelley Duvall) è nel finale che la regia spinge il pedale non sul ringiovanimento digitale di alcuni attori (moda attuale da Rogue One al prossimo The Irishman) bensì sulla strada (più economica) della sostituzione: Jack Torrance, meglio ancora, Jack Nicholson, viene rimpiazzato da Henry Thomas (l’ex bambino di E.T. che ha già avuto un ruolo di primo piano in Hill House).

Vestito allo stesso modo, si atteggia all’identica maniera pur con un paio di finte sopracciglia arcigne incollate sulla fronte aggrottata (sopracciglia distintive di Nicholson e che solo lui è in grado di animare in modo luciferino) e serve Jack Daniel’s al figlio seduto al bancone dell’Overlook come fosse LLoyd il barista. Come il primo LLoyd con Jack, adesso Jack con Dan prova a insinuare il dubbio, a far scivolare l’uomo verso i vecchi sbagli e le vecchie dipendenze.

Ma Dan ha già “ucciso” il padre alcolista e assassino negli incontri di sobrietà, per lui è un gioco da ragazzi non cadere negli “sporchi trucchi” dell’Overlook: così quello che in Kubrick era inquietante perché inspiegabile, in Flanagan diventa banale perché chiarissimo.

CONLCUSIONI
Come valutare il romanzo Doctor Sleep? Anzitutto è il sequel di Shining il romanzo e NON il film, e dopotutto è un volume a se stante. Come sequel del seminale capolavoro, non è esattamente all’altezza (ma va considerato che sono usciti in due periodi molto differenti). Non tanto perché molti accusano King di aver perso la sua “luccicanza” e di essersi imbarcato in mere operazioni commerciali, quanto perché mancano gli elementi di base che ci hanno fatto amare Shining: l’Overlook, gli enigmi insoluti, il dramma famigliare. In fondo il titolo del primo volume faceva riferimento alla “luccicanza” e quella c’è tutta grazie al personaggio che l’ha sempre incarnato nella letteratura del Re del Terrore: il piccolo Doc che qui diventa il “maturo” Doctor Sleep. Lo sviluppo della sua psicologia, così come quella dei comprimari, è perfettamente bilanciata, forse più che in altri romanzi corali del maestro, proprio perché stavolta si concentra su pochi e concisi punti di vista, e si permette l’inclusione di elementi autobiografici (la lotta alle dipendenze).

Come romanzo a se stante, Doctor Sleep sta più dalla parte del fantasy che non dell’horror, con questi cattivi kitsch (in pieno stile kinghiano) e prevedibili un po’ alla Piccoli Brividi: in quanto tale è assolutamente godibile e avvincente. Tra l’altro con un finale particolarmente azzeccato, contrariamente a quanto viene rimproverato spesso allo scrittore di Bangor, Maine, rimbeccato in proposito pure nel recente It – Capitolo due.

GONG!
Come valutare il film Stephen King’s Doctor Sleep? Anzitutto è il sequel di Shining il film e NON il romanzo, e dopotutto è un adattamento del romanzo Doctor Sleep. In poche parole va situato in una terza linea temporale, che prende un po’ dal film di Kubrick (migliore del romanzo di King) e un po’ dal sequel di King, combina i migliori elementi fino a creare un film autonomo a se stante. D’altronde lo stesso sequel letterario soffre dei giudizi negativi attribuiti da parte di chi lo paragona non al romanzo di King ma al film di Kubrick.

Al di fuori di questi giganteschi paragoni, quindi, in quanto tale la pellicola di Mike Flanagan è assolutamente godibile e avvincente, esattamente come il romanzo da cui è tratto.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Doctor Sleep di Stephen King, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: giovedì 8 novembre 2019.