FOLLIA di Patrick McGrath
ROMANZO VITTORIANO
Inghilterra, 1959. Location: un manicomio criminale vittoriano. Max Raphael, psichiatra e nuovo vicedirettore dell’ospedale, e sua moglie Stella sono venuti a vivere in una residenza vicino all’istituto psichiatrico. Max è così concentrato sul proprio lavoro, dimentico del sesso coniugale, da sembrare diventato un ematologo della realtà e portando lei a un parossismo di disperazione. In queste circostanze Stella Raphael conosce Edgar Stark, un artista detenuto per un efferato uxoricidio. Edgar infatti aveva ucciso la moglie perché la sospettava di tradimento (senza prove certe, solo piccoli dettagli ingigantiti nella sua testa) ma non solo: ne aveva anche mutilato il corpo decapitandolo ed enucleandolo (ovvero cavandone gli occhi dalla testa). La schizofrenia può essere curata con i farmaci, ma non la paranoia, per quella ci vuole la terapia, e non è detto che funzioni. Stando alla versione dello psichiatra che lo ha in cura, cioè Peter, il nostro narratore onnisciente si tratta di: gelosia morbosa e delirio dell’infedeltà, Freud lo considerava una forma di omosessualità latente, ossia la proiezione sul partner di un desiderio omosessuale rimosso (non sono io ad amare lui, è lei). Dal momento che Edgar Stark è detenuto nella struttura in condizione di semilibertà, lavora nell’orto dei Raphael. Lì scocca la scintilla con Stella, e la loro relazione clandestina si consuma nel capanno del campo di cricket.

Quello al centro del romanzo Follia (1996) di Patrick McGrath, a detta del nostro principale narratore Peter, è il caso clinico più perturbante della sua carriera. Un uxoricidio nella Londra degli anni ’40 è anche il motore scatenante della follia in un altro romanzo di McGrath, Spider (1991), da cui David Cronenberg aveva tratto l’omonimo film del 2002 con Ralph Fiennes. Nel caso di Spider l’uomo impazzito non era l’assassino ma il figlio della vittima, e comunque anche lui finisce recluso in una casa per alienati postbellica. Pure da Follia è stato tratto un film del 2005 diretto da David Mackenzie, ma quello che caratterizza Edgar Stark tanto nella versione letteraria quanto in quella cinematografica non è la propensione all’uxoricidio, quanto la sua capacità di instaurare una passione letale senza ritorno.
Edgar è sensuale e manipolatore: megalomane al punto da pensare di poterci riuscire con la moglie del vicedirettore (Stella si lascia trascinare perché vuol ferire il marito, non pensando però alle conseguenze sul futuro del figlio Charlie); paranoico al punto da aver progettato la sua evasione in ogni minimo dettaglio, ipotizzando persino quello che i dottori avrebbero detto a Stella per farla crollare (ma Stella, preparata a ogni evenienza, rimane ciecamente fedelmente verso il suo amante).

ROMANZO PSICOLOGICO
La lenta discesa nella depressione della moglie, e l’accettazione passiva del marito, sono le due facce di una famiglia “bene” che crolla sotto il peso delle sue stesse menzogne. Il tradimento di Stella deflagra in una relazione morbosa e ossessiva con Edgar. Il loro è un amore passionale e oscuro degno dei migliori romanzi gotici. Eppure Follia è più un romanzo psicologico più che vittoriano, aggraziato da una scrittura fluida e magnetica: l’autore non entra mai nei dettagli della disciplina e non si perde nei tecnicismi, ma ci lascia accuratamente vedere i delicati meccanismi di transfert fra paziente e medico, i processi di rimozione e identificazione, tutte le sfaccettature di un amore malato nell’Inghilterra della seconda metà del XX secolo.

Stella scapperà insieme al suo amante, diventa la sua nuova musa ispiratrice: arriverà anche per lei una brutta fine? Edgar scolpisce una testa d’argilla usando lei come modella, ma dopo un po’ l’arte prende il sopravvento, e le cose cominciano lentamente, e inesorabilmente, ad andare a rotoli. Sta di fatto che Stella non riesce, nemmeno quando è in pericolo di vita, a sottrarsi al carisma magnetico di Edgar, una specie di Charles Manson (anche lui artista mancato, anche lui seducente e convincente) ante litteram. Una figura accuratamente raccontata come in un vedo/non vedo, che ci mostra quanto basta perché vogliamo saperne di più e poi lo rimanda subito nell’ombra.
Il resoconto in prima persona è, come dire, retroattivo: sappiamo già che lo scrittore/psichiatra conosce tutta la verità, non solo perché vi ebbe un piccolo ruolo, ma anche perché ci riporta conversazioni da lui avute con Stella a proposito della sua personale versione dei fatti. Quindi già dall’inizio possiamo intuire come andrà a finire questa storia… Invece il romanzo si conclude con un colpo di scena imprevedibile che apre la trama a diversi risvolti.
Finito di leggere: domenica 20 febbraio 2022.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Follia di Patrick McGrath, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.