I MITI DI CTHULHU 1/2
Avvertenza: I Miti di Cthulhu racchiude un’opera articolata e illustrata. Come già successo in passato con S. – La nave di Teseo per la cui analisi avevamo scomodato LEGO Batman (vedi QUI), o con Il giardino di Derek Jarman ed Elric La Saga per il quale ci eravamo serviti del T-800 (vedi QUI e QUI), per meglio esplorare i dipinti del libro in questione, gli scaffali di Libri Senza Gloria hanno chiesto aiuto a Michael Jackson!
I MITI DI CTHULHU
La cover di questo volume targato Oscar Mondadori è semplicemente immaginifica come tutte le copertine della collana Oscar Draghi. I disegni contenuti all’interno del volume sono di Greta Grendel, e rendono davvero al meglio alcuni dei protagonisti di quei Miti di Cthulhu partoriti dalla mente orrorifica di Howard Phillips Lovecraft e che sono sopravvissuti al suo stesso autore.

INTRODUZIONE
Lovecraft tra razionalismo e magia è il riadattamento dell’introduzione di Gianfranco de Turris e Sebastiano Fusco all’antologia degli anni ’80, dove chi scrive si concentra sul fatto che nonostante Lovecraft fosse estraneo a qualsiasi circolo esoterico, e che non fosse superstizioso, sia riuscito ad associare in maniera perfetta il pensiero meccanicista (la logica della causa-effetto) all’esperienza soprannaturale (attraverso un pantheon di divinità temibili in quanto indifferenti). Quello di Cthulhu è sì un mito, se inteso psicoanaliticamente, come lo è il sogno (immaginario collettivo) di un popolo.

Ne I Miti di Lovecraft il compianto Giuseppe Lippi, al quale si deve soprattutto la riabilitazione di Lovecraft nell’immaginario critico italiano, si sofferma sulla genialità dell’autore di Providence nell’avere elaborato attraverso la sua stregoneria interplanetaria queste divinità cosmiche per noi incomprensibili.
PROSELITI
La riflessione contenuta in Genesi e struttura dei Miti di Cthulhu di August Derleth, amico e discepolo di Lovecraft, si basa su un assunto di fondo sbagliato. Infatti Derleth, partendo da una dichiarazione che attribuisce a Lovecraft ma che non è sua, impernia i suoi mitologeni intorno al concetto cristiano di scacciata dal Paradiso, cosa del tutto inverosimile.
Quanto ipotizzato viene per l’appunto contraddetto e aggiustato da Dirk W. Mosing nel saggio Lovecraft mitografo, nel quale la pseudomitologia di Cthulhu viene spiegata come diretta conseguenza del materialismo filosofico. Ovvero il suo meccanicismo sovrannaturale (nel quale risiede la rivoluzione copernicana operata da Lovecraft) ha spostato l’attenzione della narrazione dal geocentrismo (dei suoi predecessori e contemporanei) al cosmocentrismo (dei suoi epigoni).

Lovecraft non ha mai intenzionalmente perseguito un’organica mitopoesi di Cthulhu (che comunque è forse il minore degli Antichi Dei) ma essa è risultata così spontaneamente dai suoi scritti, che a un certo punto Lovecraft non si è più dedicato ad altro.
Da quel momento ha addirittura incoraggiato amici scrittori a inserire elementi del Ciclo nelle loro opere, ma i suoi scritti posseggono (anche quando non riferiti a Cthulhu) una coerenza e uniformità che le è propria ed estranea a opere altrui.
Dunque, Lovecraft era molto dubbioso sulla possibile presa di coscienza dell’uomo della sua insignificanza all’interno del cosmo. I Miti di Cthulhu sono ancora qui a ricordarcelo…
PROLOGO
Il prologo apre con un epitaffio tratto dal poemetto Funghi da Yuggoth e dedicato ai Magri Notturni: orde di demoni che infestavano i sogni di Lovecraft bambino e che hanno trovato pieno compimento nel suo capolavoro La ricerca onirica dello Sconosciuto Kadath. Subito dopo ci viene proposta la Storia del “Necronomicon”, il libro maledetto creato da Lovecraft e citato in molte opere sue, di coevi e di successori, e che molti si ostinano ancora a ritenere autentico. La cronostoria del psedubiblion è una traduzione del precisissimo testo scritto da Lovecraft per chi chiedeva a gran voce maggiori spiegazioni sul sinistro volume scritto dall’arabo pazzo Abdul Alhazred, alter ego immaginario del Solitario di Providence.
I PRECURSORI
Nessuno dei precursori cita ovviamente in maniera diretta Cthulhu, ma insieme rappresentano il sottofondo culturale che ha ispirato l’opera principale di Lovecraft. Si parte da Edgar Allan Poe, maestro spirituale indiscusso di Lovecraft, che fa menzione di una minaccia cosmica nel classico La rovina della casa degli Usher.
Quella cosa maledetta di Ambrose Bierce parla della ricostruzione di un insolito delitto operato da una creatura di colore indefinibile; Bierce è colui che ha coniato Carcosa e Hastur ispirando a sua volta Chambers.

Il racconto successivo è difatti Il segno giallo, racconto tratto dall’antologia di Robert W. Chambers Il re giallo: in questo episodio un pittore (che possiede elementi di Chambers, in quanto egli stesso pittore bohèmien) e la sua modella dovranno fare i conti con la lettura de Il re giallo. Si tratta di un altro pseudobiblion, testo citato a più riprese anche nelle stagioni antologiche di True Detective. Sebbene inventato “dopo” il Necronomicon, Lovecraft si ispirò al testo di Chambers per dare maggiore coerenza al suo personale pseudobiblion, tanto da citare Chambers in Storia del Necronomicon.
Il racconto lungo I salici di Algernoon Blackwood ci porta alle foci del Danubio, dove l’incauto viaggiatore avverte una strana pressione come se fosse l’atmosfera di un altro mondo, a sentire strani rumori di gong come se fossero le vibrazioni dei salici viventi: gli alberi non si quieteranno finché non verrà sacrificato un uomo alle creature dell’altro mondo, creature che lasciano impronte a forma d’imbuto sulla sabbia e morsi d’aspetto simile sul corpo delle vittime.
LA CASA SULL’ABISSO
Il romanzo breve La casa sull’abisso di William Hope Hodgson è un autentico home invasion ante-litteram. La trama è strutturata intorno a un ingegnoso sistema di scatole cinesi. Hodgon introduce il racconto di un narratore, tale Berreggnog, il quale racconta di come avesse rinvenuto un manoscritto in un rudere irlandese nel 1877, e quindi la parola passa al vecchio che l’ha scritto: il libro nel libro nel libro.

Berreggnog aveva trovato il manoscritto fra le rovine di una casa situata su un pericolante sperone di roccia sporgente su un baratro; in questo abisso infinito precipita il fiume precedentemente scomparso (perché interrato) e che ricompare per morire nel vuoto sollevando una nebbia di particelle d’acqua. Leggendo il manoscritto si apprende che in quel rudere isolato viveva un vecchio misantropo insieme al cane Pepper e alla sorella che gli faceva da domestica. Durante una strana allucinazione il vecchio aveva viaggiato in un altro mondo illuminato da un anello nero lambito da fiamme (il nostro sole morente?), popolato da mostruose divinità assise come statue immobili sulle vette dei monti (e che sono tutte divinità terrestri, come Kali, Seth, ecc.), e dove era collocata una casa in bilico sul nulla, esattamente come la sua.
Dopo questa esperienza extracorporea, il vecchio si ritrova a imbracciare il fucile per difendere la sua casa, la sorella e il cane, dall’assalto di bruti che risalgono dall’abisso: hanno il muso di maiale ma sono bianchissimi, hanno artigli ma le zampe sono palmate come quelle delle anatre, tutti bardati con cinture di teschio. Dopo alcune pagine “rovinate” il vecchio diventa testimone dello scorrere degli eoni: vede la luna uscire dalla nostra orbita, il sole spegnersi, assiste alla comparsa di una fiammeggiante stella verde ovvero del “grande sole centrale” attorno al quale gravitano il nostro universo e tutti gli altri e che divora le stelle morte. Quando anche tutti i sistemi stellari collassano, essi vengono sostituiti da una nebulosa scura contenente misteriosi globuli rossi che al loro interno ospitano facce angoscianti. Infine il vecchio rientra nella sua epoca, nella sua casa, ma non riuscirà a resistere all’assalto di una misteriosa divinità…
DUNSANY
Nel fulminante Storia terribile di Thangobird il gioielliere, Lord Dunsany ambienta nel suo mondo immaginario l’ultimo furto del famoso gioielliere e ladro Thangobird: egli deve rubare un diamante (più grande del teschio di un uomo) che si trova nel grembo di Hlo-hlo, l’idolo-ragno. Ricordiamo che il pantheon di divinità create con cura dallo scrittore irlandese ha ispirato Lovecraft nella creazione di un pantheon dei Grandi Antichi.

MACHEN
Il terrore di Arthur Machen, maestro dell’orrore amato da Poe, è un romanzo breve che parla delle misteriose morti che infestano una remota regione del Galles. La Prima Guerra Mondiale impazza, così si sospetta che i responsabili delle morti siano i tedeschi con un misterioso Raggio mentre si nascondono in rifugi sotterranei, ma c’è anche chi crede nell’intervento divino di un martire (leggenda inventata da Machen e da molti scambiata per vera). E se invece fosse la natura a ribellarsi? E nella fattispecie, l’universo animale? Machen ambienta la sua storia non al chiuso di una magione gotica ma nell’inconsueta brughiera soleggiata. Oltre al clima generale di terrore, viene portata avanti anche una importante riflessione sulla stampa: all’epoca il rispetto nei suoi confronti era tale che, se la stampa non parlava di un dato evento, allora neanche il popolo osava parlarne.
MERRITT
Abraham Merritt, altro nume tutelare di Lovecraft, è autore del racconto Il popolo dell’abisso, dove si narra l’esperienza di un uomo sceso in un antro oscuro e fatto prigioniero dagli spettri di alcuni vermoni.
Nel salutarvi, vi invito a leggere I Miti di Cthulhu, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: martedì 12 maggio 2020.
Il prossimo appuntamento è per sabato 20 giugno con “I Miti di Cthulhu 2/2“!