I TESTAMENTI di Margaret Atwood
SEQUEL
I Testamenti arriva 34 anni dopo l’opera originale di Margaret Atwood (classe 1935): Il racconto dell’ancella (1985 – QUI trovate la nostra recensione e il confronto con la serie TV). Il romanzo è edito ancora una volta da Ponte alle Grazie, con la traduzione di Guido Calza.

La trama – che il marketing è riuscito a tenere rigorosamente segreta fino all’attesissima data di pubblicazione dello scorso settembre – riprende però appena 15 anni dopo gli eventi del primo libro. Non seguiamo più la sola June, perché per reggerne l’impari paragone in questo caso i protagonisti diventano addirittura tre.
Ciascuno dei tre rispettivi segmenti narrativi segue e prosegue una numerazione in capitoli sequenziale e autonoma. Scopriamo con un effetto sorpresa i nomi dei tre “io narranti” man mano che procediamo con la lettura e le carte si scoprono….

(Attenzione: la seguente analisi è spoiler free)
I DOCUMENTI OLOGRAFI DI ARDUA HALL – Parte I
Quindici anni dopo. Due delle tre protagoniste hanno all’incirca questa età, quindici anni, sono adolescenti e per questa ragione sbilanciano la storia sul versante della letteratura young adult, ma ne parleremo più avanti. La terza delle tre è la famigerata Zia Lydia, unica protagonista prelevata di peso dal precedente volume. E’ lei l’autrice dei segretissimi documenti olografi, composti ad Ardua Hall dove addestra le Supplicanti e le future Zie di Gilead. Ma addestra anche nuove e inedite figure come le Ragazze Perla: indossano lunghi abiti argentati, collane di perle bianche, camminano in coppia come le Ancelle, e alla stregua di missionarie fanno il porta a porta in Canada per trasmettere il “verbo” di Gilead. Sono in realtà delle spie che segnalano dove potrebbero nascondersi gli agenti del Mayday, l’organizzazione dietro la Stradafemmina Clandestina che tante rogne ha causato agli agenti di Gilead.

Ad Ardua Hall si prega giorno e notte per il ritorno di Baby Nicole, diventata simbolo di tutte le bambine di Gilead: si tratta della neonata, figlia di un Comandante e di un’Ancella (presumiamo sia June), che la madre naturale è riuscita a strappare alla casa paterna e a consegnare al Canada. Nessuno sa più che fine abbia fatto Baby Nicole e dove Mayday la tenga nascosta. La missione affidata dal Comandante Judd a Zia Lydia è quello di ritrovarla e riconsegnarla a Gilead: Baby Nicole è diventata nel tempo molto più di un semplice simbolo politico.
I DOCUMENTI OLOGRAFI DI ARDUA HALL – Parte II
Se conoscevamo Zia Lydia come una delle peggiori carnefici di questi Sati Uniti totalitari e teocratici, ne I Testamenti ci viene rivelato il suo lato più intimo, nascosto e autentico. Grazie ai flashback che scavano nel suo passato, il romanzo non diventa solo sequel ma anche prequel de Il racconto dell’ancella. Sono flashback, questi, che ricostruiscono l’origine di Gilead. Non si parla più molto della carenza di donne fertili come causa prima della distopia, quanto di meschina predominanza di un genere sull’altro (una causa senz’altro più da genere fantastico che non fantascientifico) combinata a una serie di disastri ambientali (tematica attuale più che mai). La questione di genere rimane comunque centrale in ogni riga della Atwood, vera attivista in tal senso.
In uno dei suoi ricordi Zia Lydia risale al giorno in cui, sul lavoro, scopre improvvisamente come la costituzione sia stata abolita, come i diritti delle donne siano stati di colpo cancellati e come i loro patrimoni siano stati trasferiti sul conto del parente maschio più prossimo. Evento che ricorda l’identica sequenza che abbiamo visto capitare, nella prima stagione dello show, a June.

A ogni modo, il background di Zia Lydia è molto differente da quello raccontato TV, dove la donna è un’insegnante. Ne I Testamenti ricopre invece la carica di magistrato nella sua vita precedente; ha subito torture, ha partecipato a fucilazioni di donne, finché non è scesa a patti con il diavolo, il Comandante Judd, l’uomo prevaricatore per eccellenza.
I documenti olografi di Ardua Hall fanno sempre da intermezzo dinamico alle altre due testimonianze, indi per cui il maggior tempo lo trascorriamo in compagnia di Zia Lydia. Ma a chi appartengono le altre due testimonianze?
TRASCRIZIONE DELLA TESTIMONIANZA 369A – Parte I
Questa è la testimonianza di Agnes Jemina, una giovane donna “nata” a Gilead: venne scelta fra tanti bambini rinchiusi in una specie di canile da una Madre che l’ha indicata con il dito teso, esattamente come Angelina Jolie scelse Maddox, il suo primo figlio. Nata biologicamente da un’Ancella ignota, adesso una Madre “ufficiale” ha reinventato per Agnes il mito della cicogna, dove il volatile è sostituito dal magico anello delle madri.

La vera madre voleva farla fuggire attraverso i boschi fino al confine con il Canada, e di ciò Agnes serba un vago ricordo. Voi invece non ricordate il prologo della serie TV, quando June attraversa il bosco insieme alla figlia nella vana speranza di metterla in salvo?
Agnes è cresciuta a Gilead, giocando con una casa delle bambole fatta su misura per chi vive nel regime: pupazzi di Mogli, Comandanti, Angeli, Custodi, Marte e Occhi.
TRASCRIZIONE DELLA TESTIMONIANZA 369A – Parte II
Tramite Agnes apprendiamo cosa significa per una bambina prima, e per un’adolescente poi, nascere e crescere Gilead senza avere idea di cosa fosse il mondo di una volta o cosa ci sia oltre il Muro. Una donna che ha introiettato e giustificato a sé stessa i dettami della società apocalittica in cui è nata, e che per questo diventa estremamente interessante. Una donna che non è figlia naturale dei suoi genitori (Tabitha e il Comandante Kyle), e come moltre altre giovani “potenzialmente fertili” è destinata a diventare l’ennesima moglie ragazzina del potente (uxoricida recidivo) Comandante Judd: una specie di Barbablù a capo dei cosiddetti servizi segreti. Almeno finché il tentato suicidio di un’amica e compagna alla Scuola Prematriominale Rubies non convince Agnes a intraprendere la via delle Supplicanti.

Perciò, dopo sei mesi sotto l’ala protettrice della temibile Zia Lydia ad Ardua Hall, Agnes si fregerà del titolo di Zia (sebbene debba ancora fare molta strada per diventarlo effettivamente). A differenza delle altre donne di Gilead, Agnes – ora Zia Victoria – si avvicinerà alle scritture e sfoglierà il libro proibito per eccellenza, la Bibbia, scoprendo come la mente delle donne non sia capace di cogliere le contraddizioni della parola scritta semplicemente perché gli uomini hanno mentito loro sin dalla nascita.
TRASCRIZIONE DELLA TESTIMONIANZA 369B – Parte I
Questa è la testimonianza della giovane Daisy, cresciuta dalla coppia Melanie e Neil allo Stanarobe, un negozio di vestiti usati a Toronto. Come Agnes, anche lei non ha mai conosciuto la vera madre. Dopo che un attentato dinamitardo spazzerà via le vite dei genitori adottivi, Daisy viene prelevata per vivere in clandestinità. Cambierà nome in Jade, si innamorerà di Garth e verrà addestrata da un’organizzazione segreta a combattere e a fare la tossica sotto un ponte in stile Noi – I ragazzi dello zoo di Berlino: tutto ciò per venire notata dalle Ragazze Perle, quindi farsi da loro prelevare (“salvare”) e aiutare a passare il confine. Ma in senso inverso, scambiandosi i documenti con un’altra Perla (tanto, come per i musulmani, nessuno alza il velo e controlla), non verso il Canada, ma verso quella Gilead da cui tutti fuggono.

TRASCRIZIONE DELLA TESTIMONIANZA 369B – Parte II
Questo segmento narrativo, condito da tormenti d’amore e percorsi avventurosi, si avvicina al classico romanzo young adult fantasy in stile Divergent o Hunger Games, indebolendo di molto il tono classico della Atwood.
Daisy – ora Jade – viene accolta fra le Supplicanti di Ardua Hall, messa in stanza con Agnes / Zia Victoria e con Becka (ragazza molestata sin da piccola dal padre dentista, così come molte bambine finché la vendetta di Zia Lydia non si è abbattuta sull’uomo), e apprende usi e costumi di Gilead a partire dalla Particicuzione: il momento in cui le Ancelle da solitamente remissive diventano furiose quando si tratta di lapidare i condannati a morte al centro dello stadio.

SORELLASTRE
Se il segmento narrativo di Agnes era introdotto in calce dalla sagoma disegnata di un’ancella mentre quello di Daisy dalla sagoma di una ragazza con la coda di cavallo (entrambi i disegni stilizzati e colorati di verde si trovano sulla copertina e sulla quarta del volume), i due simboli si uniscono quando la storia finalmente le unisce e fa procedere anche il lettore insieme a loro su un unico binario.

Ciò avviene quando Agnes entra in possesso dei fascicoli delle Linee di Discendenza segretamente nascoste negli Archivi Genealogici (e appositamente creati per evitare incesti a Gilead) e scopre di essere la sorellastra di Baby Nicole. Quando poi scopre che Jade è in realtà Baby Nicole, il lettore ha già previsto da un pezzo il grande colpo di scena dell’intreccio: ovvero come entrambe le ragazze siano figlie di June, l’eroica ribelle sulla cui vita era incentrato Il racconto dell’ancella. La famigerata Difred della serie TV che qui ha avuto un peso relativamente marginale.
Le due insieme, con l’aiuto di Zia Lydia, dovranno fuggire da Gilead portando in Conada documenti segretissimi che dimostrano come le alte sfere di Gilead si siano fatte le la lotta fra di loro: perciò compromettendone la credibilità e portandole alla rovina.
L’ULTIMO SIMPOSIO
L’ultima parte del libro è, come succedeva anche nel predecessore, la trascrizione degli atti di Studi Galaadiani, per l’esattezza del Tredicesimo Simposio (ne Il racconto dell’ancella era il Dodicesimo), e stavolta ambientato in un futuristico Bangor, Maine (la casa di Stephen King): a oltre cento anni di distanza vengono riesaminate le vicende di Gilead come fossero ormai un sogno lontano, sbiadito e irripetibile (qualcuno ha detto nazismo?).

I Testamenti è prequel, si è detto, ma è soprattutto sequel: oltre alle origini di Gilead, ce ne racconta anche la caduta. Finalmente vengono fugati i dubbi rimasti dopo la conclusione del primo libro: ne viene ripreso il filo interrotto e si chiude perfettamente il cerchio dei personaggi principali.
STILE
Come per Il racconto dell’ancella, Margaret Atwood si serve della tecnica delle memorie personali per sviscerare usi e costumi della distopia puritana di Gilead, specchio deformante dei nostri giorni. Stavolta la scrittura, meno cupa e ipnotica, è però più “televisiva” con particolare attenzione all’intreccio e al colpo di scena. Non proviamo il dolore di June stavolta, ma ci esaltiamo per la rivalsa femminile contro la dittatura del patriarcato.
Nonostante la maggiore scorrevolezza, si dimostra però più debole rispetto al “disperato” predecessore. I Testamenti sembra effettivamente essere stato scritto per la produzione televisiva che, d’altronde, è già stata annunciata (leggi QUI la news). Più luminoso lì dove prima regnavano atmosfere angoscianti, più chiaro e fluido del primo libro, dunque, ma senza la sua forza evocativa e sovversiva. Se Il racconto dell’ancella aveva minor respiro narrativo, ne guadagnava senz’altro in potenza simbolica.

La triplicazione dei punti di vista produce risultati altalenanti: se Daisy / Jade / Baby Nicole era inizialmente la più interessante delle protagoniste e Agnes / Victoria la più “noiosa”, con l’arrivo della prima a Gilead, Nicole diventa una “stupida” ribelle che sciorina parolacce e pronta a menar le mani mentre Agnes una donna devota, afflitta dalle proprie contraddizioni, ma mossa da coraggio, speranza e sete di verità. Lei in definitiva, Agnes figlia naturale di June ma cresciuta dalla Madre Tabitha, è il vero emblema di un racconto dove le donne sono al contempo desiderate e proibite, esposte e coperte allo stesso tempo: lei stessa si fa simbolo della donna a Gilead così come nel nostro mondo.
Se l’esigenza di Margaret Atwood di scrivere un seguito del suo capolavoro è forse imputabile al successo dell’omonima serie televisiva, è con il personaggio di Agnes Jemina che l’autrice può finalmente concludere il suo manifesto politico durato diverse decadi e che ancora durerà.
CONCLUSIONI
La serie TV di Hulu (da noi su TIMVision) pluripremiata agli Emmy ha fatto conoscere nuova notorietà alla Atwood (riportando fra l’altro in catalogo molte delle sue opere nel frattempo finite fuori commercio) e le ha permesso di sponsorizzare nuove autrici come Naomi Alderman (di cui presto sentiremo parlare sempre di più: QUI trovate la nostra recensione di Ragazze elettriche).

Il racconto dell’ancella veniva scritto a Berlino a metà degli anni ’80 per difendere le conquiste femminili che parevano in bilico, quindi profetizzava un regime fondamentalista che avrebbe strumentalizzato il corpo femminile (cosa avvenuta particolarmente nel “regime televisivo“). I Testamenti, più che annunciare il futuro, racconta il movimento #metoo già in corso nell’era del suprematismo bianco di Trump (e le sue recenti leggi sull’accesso all’aborto). Forse è stata proprio la vittoria delle destre, oltre alle insistenze dei lettori e nel vedere tante donne vestirsi da Ancelle durante le manifestazioni in strada, a convincere la Atwood a riprendere le idee che aveva già abbozzato nei primi anni ’90 per dare un proseguio alla sua storia.
Una storia, come abbiamo visto, che si discosta totalmente da quanto invece raccontato nella seconda e nella terza stagione della famosa serie TV. Poco male, attendiamo ora di vedere la serie TV de I Testamenti.
Nel salutarvi, vi invito a leggere I Testamenti di Margaret Atwood, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: sabato 23 novembre 2019.