IL VISCONTE DI BRAGELONNE di Alexandre Dumas

IL VISCONTE DI BRAGELONNE di Alexandre Dumas

Il numero tre

Terzo romanzo del ciclo inaugurato da I tre moschettieri (leggi QUI la recensione), Il visconte di Bragelonne viene pubblicato (tardivamente) due anni dopo la conclusione della seconda parte, Vent’anni dopo (leggi QUI la recensione). Questo sebbene fosse stato anticipato proprio nella precedente puntata finale. Ambientato però undici anni dopo Vent’anni dopo (e quindi trentuno dopo I tre moschettieri), il finale della trilogia ritrova i famosi moschettieri nel “radiosoassolutismo monarchico di Luigi XIV o Re Sole.
Douglas Fairbanks è d'Artagnan
Douglas Fairbanks è d’Artagnan
Pubblicato anch’esso primariamente in feuilleton e solo dopo in volume unico dall’editore parigino Michel Lèvy, l’edizione integrale de Il visconte di Bragelonne proposta dalla Newton Compton riporta identica Introduzione (warning: racconta tutto dall’inizio alla fine) di Francesco Perfetti e Nota (bio)bibliografica già lette nell’edizione unica dei primi due volumi.
Nell’interessante e inedita Premessa (sempre a cura di Perfetti) scopriamo invece alcune delle più interessanti teorie che riguardano l’episodio più noto del romanzo, quello della maschera di ferro. Se Dumas si è ispirato a un’ipotesi di Voltaire (sosteneva che la maschera di ferro celasse il fratello e non il gemello del re), successivamente altre teorie hanno divagato finanche ad ammettere che il figlio adulterino di Anna d’Austria sia diventato nientemeno che Napoleone Bonaparte.
Napoleone Bonaparte
Napoleone Bonaparte

Nome di guerra

Come già succedeva nelle prime pagine di Vent’anni dopo, d’Artagnan non ha più notizie dei suoi valorosi e buoni amici di un tempo. Se nel precedente romanzo era scontento delle sue mancate promozioni, stavolta può dirsi soddisfatto di capitanare il Corpo dei moschettieri e di godere della fiducia del Re Sole, qui un ragazzo di poco più di vent’anni. Non c’è ancora stato un cambio di cardinale (nel precedente Mazarino sostituiva Richelieu), e a gestire le finanze del regno è perciò, ancora, il meschino cardinale Giulio (Andreotti) Mazarino.
Enrico Maria Salerno è il cardinale Mazarino
Enrico Maria Salerno è il cardinale Mazarino
Se nel precedente romanzo era lui a incaricare d’Artagnan di rimettere insieme la squadra di una volta, stavolta lo spirito del moschettiere prende iniziativa propria. Mazarino è malato di gotta, e quando Luigi XIV si rifiuta di aiutare suo “fratelloCarlo II (che si presenta alla stregua di un mendicante che nessuno riconosce), d’Artagnan si dimette e parte all’avventura per riconsegnare il regno di Albione all’esiliato principe di Galles. Come già fatto in passato, si mette sulle tracce degli altri tre moschettieri ma, il copione si ripete, trova i domestici di fiducia al posto loro.

Remember!

Parallelamente, anche il conte di La Fère, il cui nome di guerra sappiamo essere Athos, abbandona il suo maniero di Blois per correre in soccorso del re Carlo II. Ricorderete che Athos era nascosto sotto il patibolo quando Carlo I venne giustiziato, e del re colse le ultime volontà e l’avviso: “remember!“. Da gentiluomo qual è, Athos mantiene la parola e restituisce il tesoro nascosto quale eredità dell’indebitato Carlo II: un milione nei sotterranei di Newcastle.
Allo stesso tempo d’Artagnan, con i soldi del suo ex domestico Planchet (adesso droghiere in via dei Lombardi e in odore di strozzinaggio), mette su una nuova suicide squad di gaglioffi e pirati (a nessuno è rivelato il vero obiettivo della missione) e parte per la Scozia.
John Malkovich è Athos
John Malkovich è Athos
Da quando re Carlo I è stato ucciso e Carlo II esiliato, dopo Cromwell l’Inghilterra è dilaniata dagli scontri fra il generale Monck, a favore del parlamento groppone, e il generale Lambert, contrario al parlamento. Le azioni separate di Athos e di d’Artagnan portano alla disfatta di Lambert, al convincimento di Monck e al rientro in patria del re Carlo II acclamato dai sudditi e accompagnato dal fratello minore il duca di York.

Al servizio segreto di Sua Maestà

Grazie alla restaurazione degli Stuardi, si stringe alleanza con i fratelli francesi. Re Carlo I (per mezzo del suo ambasciatore Athos) negozia il matrimonio fra sua sorella Enrichetta Stuart e il fratello di Luigi XIV, ossia Filippo Duca d’Orleans. Si tratta della Madama che avevamo visto in ristrettezze economiche nei precedenti volumi insieme alla madre, e che finalmente si appresta a tornare in Francia.
In patria ci lascia il cardinale Mazarino. Pareva impossibile, ma la gotta se lo porta via più che la spada nemica. Pur non avendo mai raggiunto la grandezza del precedente cardinale (Richelieu), d’Artagnan stima però il suo nemico di un tempo, proprio come all’inizio di Vent’anni dopo aveva imparato a stimare il cavaliere di Rochefort, suo acerrimo nemico ne I tre moschettieri.
Richard Chamberlain è Luigi XIV
Richard Chamberlain è Luigi XIV
Persino a noi, che Mazarino l’abbiamo sempre odiato, fa un po’ pena vederlo agonizzare sul letto di morte perché il confessore non gli concede l’estrema unzione per colpa della sua avarizia. Non è per pentimento che allora il cardinale, prima di morire, lascia tutta la sua eredità a Luigi XIV, povero in canna, e fa in modo che lo sostituisca assumendo come intendente delle finanze l’astuto e fedele Colbert. E’ subito guerra aperta con l’attuale soprintendente alle finanze, quel Fouquet che non diversamente da Mazarino fa strage delle casse reali. Subito Colbert fa firmare al re la condanna a morte di due finanzieri amici di Fouquet: giusto per mettere le cose in chiaro.

Visconte declassato

A dispetto del titolo, il visconte di Bragelonne piuttosto che il protagonista è un comprimario, seppure eccellente. Infatti il giovane Raul si trova in compagnia di d’Artagnan e l’aiuta a sedare la sommossa nata in piazza di Grève per liberare i finanzieri. Il moschettiere si intromette per pura casualità (e per convenienza) e manda a morte quei due poveretti pensando di fare la cosa giusta. Il nostro guascone è invecchiato e sebbene non abbia calmato certi bollenti spiriti, l’età lo ha reso se non vigliacco un po’ più cauto, loquace e adulatore. Con queste abilità rientra nelle grazie del re (e ci fa entrare pure Raul, figlio di quell’Athos già amato dal re) che lo assume come spia, o meglio come osservatore.
Jean Marais è d'Artagnan
Jean Marais è d’Artagnan
Ancora una volta, intempestive opportunità mettono i vecchi amici di un tempo su fronti avversi. Troppo in là con la lettura d’Artagnan ritrova l’enorme Porthos, signore di Vallon, in compagnia del furbo Aramis che da abate si è fatto vescovo (di Vannes). I due sono i principali responsabili della fortificazione di Belle-isle sur mer, castello che Fouquet rafforza per difendersi in futuro dal re, e quindi l’obiettivo principale della missione segreta di d’Artagnan. Il prode però viene battuto sul tempo e fallisce ma la sua navigata furberia gli fa comunque ottenere l’ambitissima promozione a capitano dei moschettieri.
In questo incrinarsi dell’amicizia, spalleggiamo più per d’Artagnan perché dall’altro lato, scusata la stupidità di Porthos, rimane il solito malfidato doppiogiochismo di Aramis.

For ever

Nonostante la contrarietà di Athos, Raul è innamorato della signorina della Beaume Leblanc di La Vallèrie, Luisa, la cui famiglia di Blois aveva ricevuto il re al principio del volume. Da quando suo padre il marchese è morto, la madre vedova di è risposata con l’ex maestro di casa il signor di Saint-Remy. L’intrigante damigella di Luisa, Aura di Montalais, ha per spasimante l’aspirante procuratore Malicorne, che ha per amico l’indebitato Manicamp, che ha per amico il conte di Guiche, il quale può avere una parte dei dodici titoli di damigelle d’onore per la nuova corte della futura regina Enrichetta. Guiche li concede per Manicamp, Manicamp per Malicorne, Malicorne li assegna a Montalais e La Vallèrie.
Dal canto suo, il coraggioso, fiero e giusto Raul attraversa la strada dall’Havre al Louvre per accompagnare la futura principessa d’Inghilterra da Monsieur. Viaggia insieme a di Guiche , stringe amicizie (il duca di Buckingham) e inimicizie (il visconte di Wardes) con i figli di quegli omonimi signori che avevano stretto o bisticciato in passato con d’Artagnan. Figli dunque che mantengono le stesse inclinazioni dei genitori: Buckingham destinato ad amare una regina che non può avere (e, come il padre prima di lui, si accattiva l’affetto della regina madre) e di Wardes incline alla vendetta e alla prevaricazione.
Peter Sarsgaard è Raul
Peter Sarsgaard è Raul
Se giustamente il fratello del re è geloso della civettuola moglie, e dopo Buckingham se la prende pure con di Guiche, il re invece trascura sua moglie Maria Teresa d’Austria per la cognata. A Fontainebleau, durante balli sontuosi e notti infinite, il re (che ha eletto il sole quale proprio emblema) e la sua amante celano la loro relazione dietro un’infatuazione per La Vallèrie. In tutto ciò avranno un ruolo il sedizioso e mellifluo cavaliere di Lorena, e il conte di Saint-Agnan il cui cuore batte già per un’altra damigella d’onore, ovvero madamigella di Tonnay-Charente.

Dalla padella alla brace

Fra equivoci e duelli, sul serio il re si innamora di Luisa, e lei ricambia mentre il suo innamorato Raul è stato esiliato in Inghilterra proprio dal re. Le donne reali (mamma, moglie, sorelle) fanno di tutto per impedire questa tresca, eppure il re sperimenta milioni di modi per sgattaiolare nell’alcova dell’amante. Spesso i tentativi sfumano comicamente e il Re Sole ci appare come un cattivo da cartone animato a fine episodio, mentre i suoi collaboratori (da Manicamp a Saint’Agnan) assomigliano alle classiche spalle da cattivo” disneyane. E fra gli aiutanti brilla più di tutti l’astro (e l’estro) di d’Artagnan, addirittura novello Sherlock Holmes quando mostra al trono di padroneggiare quel metodo deduttivo che gli fa ricostruire, come se la vedesse, la scena di un intricato duello. Un paio di secoli prima almeno che Conan Doyle si prendesse il merito dell’invenzione per il suo detective londinese.
Nel caleidoscopio di personaggi che ci viene presentato, i battibecchi fra Margherita Vanel e la sua ex amica la signora marchesa (Elisa) di Bellière sono dovuti al condiviso amore per Fouquet. L’uomo si sposta dal suo castello a Vaux e alla casa di Santi-Mandé per corrispondere l’amore di solo una delle due: la Vanel. Così l’altra donna cambia amante in Colbert e trama per vendicarsi del primo.

La maschera di ferro

Bisogna aspettare un centinaio di capitoli e arrivare quasi alla metà del romanzo perché si accenni al celeberrimo episodio della maschera di ferro. Il primo a sentir parlare del giovane prigioniero italiano Marchiali è Aramis. Da abate a vescovo, l’ingegnoso ex moschettiere ambisce al papato e perciò diventa anche temibile e incontrastato Gran Maestro dell’Ordine gesuitico (dipinto non meno di una loggia massonica): dispone ordine e tanti denari. Verrà condotto dal signor Baisemeaux governatore della Bastiglia alla torre di Bertaudière per vedere personalmente il giovane imprigionato dal Mazarino per la semplice colpa di assomigliare come una goccia d’acqua al re. Ci vorranno un altro centinaio di capitoli, e un montaggio alternato molto serrato, perché si ritorni sull’argomento e Aramis aggiri Baisemeaux con un falso ordine di scarcerazione.
La maschera di ferro (1998) di Randall Wallace
La maschera di ferro (1998) di Randall Wallace
Di nascosto a d’Artagnan e ad Athos, ma coinvolgendo l’ingenuo Porthos, nel giro di una sola notte Aramis sostituisce Luigi XIV con il suo fratello gemello Filippo. Il trucco durerà però il tempo di un mattino perché Fouquet, che fino a un attimo prima nel suo stesso castello doveva essere arrestato per ordine del re (a causa di un ricatto della signora Chevreuse), sentito quel che ha combinato Aramis e non approvandone gli intenti, corre a liberare il vero re (finito alla Bastiglia) e a detronizzare l’usurpatore. Il momento prefigurato lungo le oltre mille pagine si realizza quando Luigi esilierà il sosia nelle Isole di Santa Margherita: qui lo condurrà d’Artagnan e gli imporrà di indossare la famosissima maschera di ferro.
Se questo episodio è in realtà brevissimo, quantomeno ci restituisce i nostri cari moschettieri che in tutta la parte centrale del volume si sono distinti per assenteismo.

Quattro single

In fin dei conti, questi quattro camerata sono diventati quattro vecchi single e da soli moriranno. Il cuore di Athos non reggerà dopo che il figlio Raul ha cercato e trovato un’eroica morte in Algeria al seguito del duca di Beaufort. Di un lirismo impressionante la fine dell’erculeo Porthos, che madre natura richiama nella grotta di Locmaria, e sconsolante quella di d’Artagnan, ucciso da una pallottola vagante mentre consegue vittorie contro le Provincie Unite e per di più ha appena ricevuto la promozione (attesa una vita) a maresciallo. Rimane solo il machiavellico Aramis (al quale forse si deve ogni divisione avvenuta nella maturità), rientrato nelle grazie del Re Sole come duca d’Alameda, ma è comunque una vita morta poiché impossibilitata a rispondere al grido di “uno per tutti, tutti per uno.”
Jeremy Irons è Aramis
Jeremy Irons è Aramis

Adattamenti (parte I)

Al di là di un discreto numero di romanzi apocrifi, Il visconte di Bragelonne conta un solo adattamento cinematografico, e ben sei invece che si ispirano direttamente al suo episodio finale, ovvero quello della maschera di ferro. Partiamo dal film omonimo: uscito nel 1956 a firma di Fernando Cerchio, con Georges Marchal e Dawn Addams, punta tutto sull’avventura e sul lieto fine.
Del film I tre moschettieri (1921) di Fred Niblo abbiamo già parlato. Il primo film intitolato a La maschera di ferro (1929) è il suo seguito diretto, per la regia sempre di Niblo (nessun Vent’anni dopo di mezzo). Douglas Fairbanks è ancora d’Artagnan (l’attore aveva quarantacinque anni ed è la prima pellicola con inserti sonori cui prese parte). Tranne lui e Athos, gli altri moschettieri del primo film vengono tutti riscritturati dal nuovo casting. Non facciamo la conoscenza di Mazarino perché in questa timeline è sopravvissuto persino il cardinale Richelieu ed è lui, e non Luigi XIII come nel romanzo, a far sparire il neonato gemello del re. Il film è il primo a proporre che il prigioniero Filippo indossi la maschera di ferro prima di essere sostituito a Luigi e non dopo essere stato scoperto ed esiliato dal fratello. In ciò gli altri film si porrebbero dunque quasi come remake di questo.

Adattamenti (parte II)

Non da meno, infatti, propugna questa versione anche La maschera di ferro del 1939 di James Whale, secondo cui anche d’Artagnan si è dannato per liberare Filippo e assegnargli il ruolo di Delfino di Francia.
Ci riprova Henri Decoin nel 1962 con L’uomo dalla maschera di ferro, co-produzione italo-francese che vede Jean Marais nei panni di d’Artagnan ed Enrico Maria Salerno in quelli di Mazarino. Lo stesso titolo viene riservato nel 1977 per l’esordio alla regia di Mike Newell: nella sua visione d’Artagnan questa volta avrebbe complottato addirittura con il ministro Colbert per sovvertire la ragione di Stato e sostituire un re per l’altro. La cosa curiosa è che per interpretare sia il re Luigi sia suo fratello Philippe sia stato scelto uno dei più noti volti di d’Artagnan: Richard Chamberlain del dittico di Richard Lester.

Le differenze con il film (parte I)

La più nota versione cinematografica rimane La maschera di ferro (1998) di Randall Wallace, del quale uno dei più grandi meriti è quello di avere scelto di girare nelle location già descritte da Dumas. Pure qui Filippo indossa la maschera alla Bastiglia prima e non dopo la sostituzione, mentre la sua controparte reale (sempre il giovanissimo Leonardo DiCaprio) viene dipinta tirannica e malvagia rispetto al romanzo di Dumas. Aramis (Jeremy Irons) rimane il capo dei Gesuiti, ma re Luigi (non sospettandolo) lo incarica di scovare e uccidere questo gesuita segreto. Luigi si infatuerà della fidanzata di Raoul (Peter Sarsgaard), qui di nome non Luisa ma Christine Bellefort che, a differenza del romanzo, ne respinge la avances.
Leonardo DiCaprio è Luigi XIV
Leonardo DiCaprio è Luigi XIV
Raoul morirà davvero in prima linea, ma perché fatto assassinare dal re: se nel romanzo Athos (John Malkovich) si augurava inizialmente proprio questa fine per suo figlio, nel film prega il re di non arruolarlo nel reggimento. Questo provocherà i suoi litigi con d’Artagnan (Gabriel Byrne), unico moschettiere rimasto fedele al Re Sole, e che rifiuterà il complotto proposto da Aramis (il suo alter-ego letterario è più furbo: se ne guarda bene dal mettere al corrente d’Artagnan dei propri piani).

Le differenze con il film (parte II)

Addirittura nel film si sostiene che sia stato Aramis a mettere la maschera di ferro a Filippo e a imprigionarlo, per questo ne conosce il segreto. La confessione di Filippo (qui ritratto di indole più umile rispetto al personaggio di Dumas, che mantiene pur sempre la natura grande dei re) non avviene in cella di fronte al solo Aramis, ma una volta evaso e di fronte ai tre salvatori.
Gérard Depardieu è Porthos
Gérard Depardieu è Porthos
La parte più divertente del film è anche quella che manca nel feuilleton: l’educazione del giovane Filippo a opera dei tre vecchi gentiluomini e i siparietti comici di Porthos (Gérard Depardieu). Fra le altre licenze del film, la relazione clandestina fra la regina Anna d’Austria e d’Artagnan: come con ciò a a volerne motivare la fedeltà verso il Delfino e il tradimento dei vecchi compagni. Anna d’Austria come Yoko Ono.
Non solo, gli autori si spingono più in là. Se Athos comincia a provare verso Filippo un sentimento genitoriale dopo la dipartita di Raoul, scopriremo addirittura che il vero papà dei due gemelli omozigoti è nientemeno che d’Artagnan. Lui ci lascia le penne, Luigi viene imprigionato e Filippo può finalmente regnare.

Conclusioni

Per mole di pagine il romanzo conclusivo corrisponde ai precedenti episodi della saga messi insieme. Inevitabilmente, e nonostante la prevalenza delle scene di corte sui colpi di scena e l’azione, Il visconte di Bragelonne risulta essere il più epico e commovente della trilogia. Nonostante siano invecchiati, i tre valorosi moschettieri rimangono intrepidi e di nobile spirito fino a all’ultimo respiro. Di più ci sembra di poterli toccare con mano, di conoscerli veramente e che siano nostri malinconici amici in pelle e ossa.
Per chiudere, un magistrale ritratto politico, storico e militare di un’epoca ma soprattutto di colui che la Storia ricorda come il più grande Re di Francia: vizioso ma saggio, capriccioso ma giusto.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Il visconte di Bragelonne di Alexandre Dumas, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: lunedì 17 dicembre 2018.

4 Replies to “IL VISCONTE DI BRAGELONNE di Alexandre Dumas”

  1. Bellissima storia che si apprezza in pieno se ha letto anche gli altri i primi due romanzi della trilogia. Impegnativo per l’intreccio dei molti personaggi che compaiono, dialoghi da seguire per comprendere le vicende che si susseguono. Un grande Dumas

    1. Sicuramente è molto intrecciato, ma credo sia anche la giusta, meritata, crepuscolare fine del tempo degli eroi!

  2. Sto leggendo ora il romanzo. Davvero poderoso e intrigante. La mia edizione è del 1972, della Nerbini. Qui Raul è chiamato Orlando. Qualcuno sa dirmi il motivo?

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