LIMONOV di Emmanuel Carrère

LIMONOV di Emmanuel Carrère

CHI E’ EDUARD LIMONOV?

Limonov è l’autobiografia romanzata del dissidente comunista ucraino Eduard Limonov firmata dal francese Emmanuel Carrère. Ma Limonov è molto più di un semplice scrittore russo (ha pubblicato oltre settanta libri) e di un qualsiasi politico anticonformista (ha fondato Altra Russia). Limonov è un personaggio eclettico e sfaccettato, affascinante per quanto ambiguo, persona geniale e insieme spregevole, moralmente abietto, assurto a inquieta figura di culto, fra cadute e ascese ha trasformato la sua stessa vita in opera d’arte e Carrère gli ha conferito dignità letteraria con una delle più importanti biografie della letteratura contemporanea.

Morto a 77 anni a marzo di quest’anno stroncato da un tumore sul letto di un ospedale dopo una lunga battaglia oncologica, Eduard Limonov è stato un uomo dalle mille identità, da quella ripresa in un documentario mentre spara alla folla di Sarajevo (dopo aver visto queste immagini Carrere voleva abbandonare il progetto del suo libro) alle molteplici da lui stesso create nei suoi numerosi libri, volgari e disturbanti ai limiti dell’osceno, tutti incentrati su se stesso, altrettanto grottesco ed esibizionista.

Nonostante il successo francese, i suoi libri non gli hanno mai assicurato la fama che tanto agognava, e per ironia della sorte divenne celebre come protagonista di un libro altrui, quello di Carrère, autore che ha sempre disprezzato in quanto appartenente all’intellighenzia borghese (non a caso lo ha definito “nemico della lotta di classe“).

Eduard Limonov

CHI E’ EMMANUEL CARRERE?

Molto di più di un biografo è pure Carrère, che non esista ad accostare la propria vita a quella del biografato. Figlio di un immigrato georgiano collaborazionista e di un’immigrata russa della nobiltà decaduta, il regista, sceneggiatore e romanziere Emmanuel Carrère non ha mai avuto paura di osare e di scandalizzare (se non sapete cosa sia, cercate il racconto erotico-ipnotico Facciamo un gioco). Quasi sempre egli appare in prima persona nei propri libri sin dai tempi de L’avversario, incentrato sugli incontri avuti con il criminale e millantatore francese Jean-Claude Romand (prima si è finto medico, poi ha sterminato moglie e figli), quasi a volere sancire il primato del reale sull’immaginario letterario.

Il suo lavoro di ricerca su Eduard Limonov è durato anni, ed è stato scansionato sia temporalmente sia geograficamente in un misto fra letteratura da viaggio e il “best off” di una rockstar.

Emmanuel Carrère

L’INCONTRO

Nel prologo Carrère si reca a Mosca (ottobre 2006-settembre 2007) per scrivere un articolo sull’assassinio della giornalista russa Anna Stepanovna Politkovskaja, nota per i suoi reportage dalla Cecenia e per l’opposizione al Presidente Putin. Durante una manifestazione di protesta lo scrittore incrocia dopo tanti anni Limonov, un tempo ammirato nei cenacoli artistici parigini, ovvero prima di diventare criminale di guerra per aver trafficato armi e combattuto accanto ai serbi nella Guerra Civile jugoslava, ed essere stato successivamente arrestato per il tentato colpo di stato in Kazakistan.

In quei giorni Limonov è leader del Partito Nazional Bolscevico (che ha sostituito la falce e il martello alla svastica della bandiera nazista – simbolo stesso delle contraddizioni che animano l’irrequieto Limonov), un partito fondato dopo il crollo dell’Urss e oggi fuorilegge. Limonov era allora dunque seguito e adorato da folle di giovani paranazisti e stalinisti.

Scoperto che anche Anna Politkovskaja aveva scritto di lui come di un eroe della lotta democratica in Russia, il narratore approccia Limonov e decide di trascorrere un paio di settimane in sua compagnia. Ed è così che nasce Limonov

Limonov_Libri Senza Gloria
Limonov_Libri Senza Gloria

UCRAINA: GLI ANNI GIOVANILI

Nato nel 1943 in Ucraina da un ufficiale della polizia militare NKVD ma con mansioni da sorvegliante, Eduard Savenko (questo è il vero nome di Limonov) viene educato dalla madre secondo la legge del più forte. Non c’è da stupirsi se è attratto dai teppisti e dalle risse della periferia di Char’kov dove vive: viene prima arrestato per avere accoltellato un poliziotto e dopo ricoverato in un ospedale psichiatrico per avere tentato il suicidio.

Fonditore, venditore ambulante di libri e sarto, Eduard è attratto dal dandismo e dal ritrovo underground di Libreria 41: qui finalmente si guadagna lo pseudonimo che si terrà per tutta la vita, Limonov, derivato dai vocaboli russi “limon” (limone) e “limonka” (limonata, ma anche granata, come a indicare il suo carattere esplosivo).

La relazione con Anna, la capocommessa ebrea e psicolabile, lo salva dalla periferia, e insieme a lei nel 1967 tentano la fortuna spostandosi nella capitale.

NEW YORK: DALLA RUSSIA CON AMORE

A Mosca Limonov e Anna vivono di espedienti finché la donna non viene ricoverata in un ospedale psichiatrico. Limonov frequenta l’entourage di Arsenij Tarkovskij (padre del futuro regista Andrej), il collettivo dello SMOG, e riesce a farsi apprezzare per le sue poesie, oltre che per avere conquistato il cuore della bellissima ventenne Tanja. Sposatala, insieme conducono una vita da bohemien fin quando nel 1974 non ottengono il visto per emigrare negli USA.

Solaris (1972) di Andrej Tarkovskij

Da esule russo, Limonov gravita come comparsa nel jet-set americano e scrive un articolo contro i dissidenti, colpevoli secondo lui di essersi integrati al sistema; per questo non solo perde il lavoro da giornalista, ma nasce anche la leggenda di Limonov come spia del KGB. Lasciato da Tanja che si concede a un mediocre fotografo nella speranza di diventare un’indossatrice di successo, Limonov ha un crollo totale: vive con il sussidio del Welfare, fa abuso di alcol, da sciupafemmine si trasforma in trastullo omosessuale dei senzatetto a Central Park, la sua vita sregolata tocca il punto più basso.

Si risolleva diventando il maggiordomo di un miliardario e quando alla buon’ora il suo libro di memorie, dopo diversi rifiuti, viene scelto per la pubblicazione da un celebre editore parigino nell’autunno del 1980. Inizia così una nuova tappa della sua vita.

PARIGI-MOSCA: SOLA ANDATA

A metà libro conosciamo meglio anche Carrère, giunto a un punto critico della sua vita: mollato dalla fidanzata con cui aveva avviato un’attività, trattato male a Cannes dal suo idolo Werner Herzog per il quale aveva scritto una monografia, come giornalista freelance ha modo di conoscere Limonov e di intervistarlo per una radio libera. Il dissidente affascina il melieu letterario undeground con la sua verve polemica, l’abbigliamento punk, le famose relazioni (una contessa e una cantante ninfomane che addirittura sposerà), la “trilogia americana” dei suoi scritti, quella “sovietica“, i tanti romanzi e l’unico racconto, pur non riuscendo mai a sfondare veramente. Limonov critica aspramente la Perestrojka inaugurata da Gorbacev, che da lì a poco porterà allo smantellamento del blocco sovietico, e inizia a scrivere pure in francese (pur non padroneggiando la lingua) per il foglio anti-conformista Idiot international.

Fitzcarraldo (1982) di Werner Herzog

Ora che il comunismo è finito, Limonov rientra in patria come una “rockstar della letteratura“. Quel che trova però non gli piace: povertà, corruzione, mancanza di paura verso la polizia e di rispetto verso lo Stato. Fa visita ai suoi anziani genitori a Char’kov, appura cosa è successo agli amici di infanzia e scopre che Anna si è impiccata.

LE TIGRI DI ARKAN

Quando nel ’91 in Jugoslavia Limonov viene avvicinato da un gruppo di ultranazionalisti serbi, li segue senza fiatare nella città bombardata di Vukovar, elettrizzato dalla possibilità di poter finalmente partecipare a una vera guerra. Lui che giudica la neutralità come sinonimo di vigliaccheria, decide di sposare la causa del comandante Zeljko Raznatovic (l’arcinoto Arkan a capo delle Tigri della Guardia volontaria serba) di cui diventa amico e leccapiedi. In un clima di finto rinnovamento democratico dovuto al crollo dei regimi comunisti nell’Europa Orientale, le Tigri di Arkan si macchiano di pulizia etnica in Croazia e in Serbia. Nel momento in cui Limonov viene ripreso dal regista Pawel Pawlikowski (lo stesso di Cold War) nell’atto di sparare contro la città assediata da Sarajevo, viene aborrito e detestato dai parigini intellettuali che prima lo adoravano, compreso Carrère.

Cold War (2018) di Pavel Pawlikowski

Il fallito golpe di Mosca appoggiato a distanza da Limonov è seguito dalla transizione verso la democrazia guidata dal presidente della repubblica russa El’cin. Senza vere regole e con l’inflazione galoppante, la regolare economia di mercato è soppiantata da tali infiltrazioni criminali da far rimpiangere la caduta dell’impero sovietico. Per far fronte a questa deriva Limonov fonda insieme al filosofo fascista Dugin il Partito Nazionalbolscevico. Partecipa a un nuovo tentativo di colpo di stato assediando il palazzo del parlamento (dove viene ferito a una spalla) e successivamente, con lo scioglimento della Duma, il partito partecipa come indipendente alla campagna elettorale non conquistando però alcun seggio.

Deluso, Limonov torna sui Balcani dove viene promosso a capitano per la difesa della repubblica serba della Krajina, almeno finché anche lì le cose non vanno male, il suo amico Arkan è messo fuori gioco e Limonov comprende che la sua vera battaglia è a Mosca.

LIMONKA

A dispetto della fama, Limonov non dispone di fortune economiche. Usa i blandi compensi ricavati dalla sua produzione letteraria per finanziare Limonka (“Bomba a mano“), l’organo ufficiale del partito, più simile a una fanzine punk-rock. Fa proseliti presso i giovani, scontenti sia dei comunisti sia dei democratici, e crea le sue bande di “nazbol“. Sono gli anni delle scorrerie rosso-bune in città e delle meditazioni buddiste nell’Altaj. Quando Putin mette fuorilegge il partito nazional-bolscevico, i tesserati vanno incontro a pestaggi e morte, Limonov all’arresto.

Il simbolo del partito nazional-bolscevico

Nel 2001 viene recluso in isolamento a Lefortovo, in Russia, dove vengono reclusi i nemici più pericolosi dello Stato. Quando più di un anno dopo si tiene il processo, viene trasferito fra i criminali comuni di Saratov. Viene condannato a quindici anni di carcere, cosa che non gli impedisce di raggiungere il nirvana nel campo di lavoro di Engels nel sud della Russia. Viene rispettato dagli altri detenuti in quanto oppositore politico, e in virtù della sua fama di celebre intellettuale viene scarcerato nel 2003.

Carrère torna a Mosca nel 2009 per l’ultimo incontro con Limonov, dopo quattro anni di ricerche sul suo conto. In quel tempo di mezzo Limonov ha fondato (insieme allo scacchista ed ex campione mondiale Garri Kasparov) e fatto naufragare l’alleanza politica Altra Russia, la principale linea d’opposizione a Putin. Il confronto finale fa biografo e biografato è un momento che non ci sentiamo affatto di spoilerarvi.

Leningrad Cowboys Go America (1989) di Aki Kaurismaki

CONCLUSIONI

Uscito nel 2011 in Francia e l’anno successivo da noi, Limonov ha vinto il Prix Renaudot ed è il libro più venduto di Carrère, autore che con quest’opera arriva per la prima volta da noi con Adelphi e non con Einaudi.

Travasando le autobiografie di Limonov, viziate dal culto del proprio io, e travisandole in un reportage egoriferito, Carrère comunque spesso cita pagine intere tratte dai libri di Limonov (le più raccapriccianti e scabrose), quasi a non volersi direttamente sporcare le mani con questo appassionato rivoluzionario e artista maledetto ma anche controverso ed eticamente discutibile.

L’amore sospetto (2005) di Emmanuel Carrère

Limonov è un lavoro certosino e di pregio che, grazie al legame materno che Carrere intrattiene con la patria di Limonov (ricordiamo che la madre era una scrittrice russista), delinea il ritratto sfaccettato di questo mutaforma cinico e odioso, da una parte ambizioso e dall’altra sfuggente. Ritraendo un singolo uomo, Carrère riesce nell’impresa di tratteggiare al contempo un quadro sociologico mutevole come quello delle ideologie e le nazioni.

In definitiva la notevole prova di Carrère, Limonov, è prima di tutto una travolgente trasposizione che suscita in noi un concentrato di emozioni, dalla tenerezza all’odio, ma non di meno è un accurato strumento di analisi della Russia, dai tempi dell’Urss a quelli di Putin. La Storia è fatta dal’uomo, l’uomo è fatto dalla Storia.

Finito di leggere: lunedì 30 novembre 2020.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Limonov di Emmanuel Carrère, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

2 Replies to “LIMONOV di Emmanuel Carrère”

  1. Finito di leggere pochi giorni fà.Ho apprezzato molto.L’autore già famoso mi era sconosciuto. Invece conoscevo superficialmente Limonov di cui ho letto circa 30 anni fa il suo primo libro,che parla del periodo americano;non mi aveva entusiasmato.A mio parere,anche per esperienze vissute,il libro di Carrère descrive molto bene l’URSS e la Russia post-comunista.Quello che mi ha sorpreso e incuriosito è la grande passione dei russi per la poesia,cosa da noi quasi assente.

    1. Si è vero, e forse proprio quella sottesa passione dei russi verso la poesia riesce a rendere così terribilmente romantiche le vite di alcuni di loro…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ciao!

Questo sito web, come tutti gli altri, utilizza cookie. Se vuoi vedere quali sono i cookie che utilizza puoi leggere la pagina policy privacy. Se vuoi disabilitare i cookie, lo puoi fare direttamente dal browser che utilizzi per navigare seguendo le istruzioni che trovi qui