M:I Preview: SENZA RIMORSO di Tom Clancy
Libri Senza Gloria celebra il ritorno di Tom Cruise nei panni di Ethan Hunt con la rubrica M:I – Preview. Per tutto il mese di agosto, ogni settimana sarà dedicata a un libro rappresentativo del mondo spy. Iniziamo con un romanzo al cardiopalma del compianto inventore del techno-thriller Tom Clancy.
Una vita al massimo
John Kelly è un uomo di una volta. Sì, a dispetto del suo nome da barbie, Kelly è un uomo di una volta. Pam è una donna come non ce ne sono più. Mi spiego meglio. John è un rude veterano tutto chiuso in se stesso. Dopo mesi di astinenza sessuale dalla morte della moglie, incontra per strada una bella giovincella e se ne innamora pazzamente. Proprio come farebbe uno sbarbatello al primo appuntamento. Il colpo di fulmine è valido anche per Pam, che si rivelerà essere una prostituta tossica in fuga.
Non è una scena di Una vita al massimo, il film diretto dal compianto Tony Scott e scritto da Quentin Tarantino. Queste sono le premesse parecchio antiquate sulle quali si basa il romanzo Senza rimorso di Tom Clancy. Sia il film di Scott, sia il romanzo di Clancy sono usciti nel 1993.

Solo che i personaggi di Scott/Tarantino sono dei poveracci disillusi, mentre quelli di Clancy degli eroi romantici. Personaggi venuti fuori da un’altra epoca, con caratteri buoni per un cartone animato. Totalmente fuori luogo in un contesto e in un mondo cinico come è diventato il nostro (dove invece gli amanti di Scott/Tarantino si troverebbero a loro agio).
“Torno subito”
Alabama (Patricia Arquette) scoppia in lacrime e confessa a Clarence (Christian Slater) di essere una prostituta. John Kelly, che non è piìù sveglio di Clarence, lo scopre invece grazie alla soffiata di una brava coppia di medici che condividono con loro un paio di giorni di vacanze.
Kelly e Pam vivono alla grande nel bunker sull’isola privata di Kelly. Anche Clarence e Alabama si sono innamorati. Fine della storia? Neanche per scherzo. In Una vita al massimo, Clarence viene istigato da una visione di Elvis Presley (Val Kilmer). Così decide di affrontare il magnaccia di Alabama per toglierlo definitivamente di mezzo.

In Senza rimorso Pam, anche lei vuole uscire dal mondo della prostituzione. Così John Kelly organizza un incontro con un tenente della polizia che gli deve un favore. In entrambi i casi, si tratta di una questione che potrebbe risolversi in poco tempo, così almeno credono i personaggi. Ovviamente tutto va in malora, e allora sì che le storie entrano nel vivo.
La via della droga
Ora, se Tony Scott piazza il suo set a Detroit, Tom Clancy ci porta a Baltimora. John Kelly, da bravo soldato (ma non tanto bravo come quelli di Andy McNab), vuol studiare l’ambiente del nemico. Spia gli spacciatori, e si meraviglia di tutto quel che apprende: non pensava nemmeno che esistesso i cosidetti pali per gli spacciatori!
Quello che apprende, a rileggerlo ora, è del tutto scontato per un lettore/spettatore che ha spacciato insieme a Walter White in Breaking Bad. Ed è semmai giustificato dall’aver precisato che in quel tempo la droga è da poco arrivata in auge.

Gli spacciatori di Baltimora descritti da Tom Clancy non assomigliano agli spacciatori di inizio 2000 che proprio a Baltimora ci ha fatto vedere la mitologica The Wire. Niente collane d’oro, niente magliette larghe e rap. Gli spacciatori di Clancy hanno un’aria retrò, negri dai vestiti sgargianti che sembrano sputati fuori dai marciapiedi di The Deuce – La via del porno (che poi è una serie creata da David Simon, lo stesso di The Wire) se non proprio da una puntata qualsiasi di Starsky & Hutch, l’iconica serie che ha reso offensivo il termine nigger nel parlato comune.
Pretty Woman

Né Senza rimorso né Una vita al massimo, nessuno dei due ha preso spunto dall’altro per imbastire la prima mezzora circa del film o le prime duecento pagine circa del libro. Semplicemente escono entrambi nel 1993 ed entrambi si ispirano al classico immortale uscito solo tre anni prima. Parliamo ovviamente di Pretty Woman di Garry Marshall. Da Julia Roberts in poi, gli uomini degli anni ’90 sono stati ammaliati e insieme turbati dall’idea di innamorarsi di una prostituta.
Una partita sbagliata
Le due storie prendono strade separate. In Una vita al massimo Clarence uccide il magnaccia Drexl Spivey (Gary Oldman), gli ruba la droga e scappa con la sua amata verso Los Angeles. In Senza Rimorso una distrazione di troppo di Kelly comporta (SPOILER) la morte di Pam: Kelly, acciaccato, si riprende e prepara la sua vendetta. Il copione è quello Klingon già adottato ne Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas e Kill Bill di Quentin Tarantino (per maggiori informazioni clicca QUI). I primi bersagli servono per raccogliere informazioni (Caderousse come Sophie Fatale), e poi il cerchio si restringe sempre più dai pesci più piccoli a quelli più grandi.

Il giustiziere della notte
Kelly si trasforma ne Il giustiziere della notte. A differenza di quel capolavoro repubblicano del 1974 con Charles Bronson, non assistiamo alle atroci violenze subite dalla controparte femminile del protaginista (ben due, moglie e figlia, per Bronson). Perché quel che succede a Pam possiamo ricostruirlo dalle testimonianze che ne vengono fatte.

Entrambi i vigilantes (l’uno a New York, l’altro a Baltimora) sono freddi, determinati, e non si compiacciono dei loro delitti come fossero comuni serial killer. L’ispirazione di Clancy al primo vero cult di violenza urbana è qui più che evidente. Forse alla fine delle stragi neanche ricordano più il motivo per cui tutto è cominciato, ma di certo nessuno dei due raggiunge la deriva psicolabile di Travis Bickle (Robert De Niro) in Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese.
Contrappasso
Se c’è qualcosa che è ben presente in Senza rimorso e che manca ne l’originale Il giustiziere della notte è una certa insistenza sulle modalità di vendetta. Soprattutto il contrappasso (clicca QUI per tornare al copione Klingon) riservato al pesce più grande Billy (che curiosa somiglianza onomastica con il pesce grande dell’altra sceneggiatura tarantiniana: Kill Bill).
Il modo in cui Kelly si accanisce su Billy, chiuso in una camera di decompressione per sommozzatori, ha del sadismo particolare dato anche dal distacco dell’aguzzino. Kelly manovra le valvole, aumenta e diminuisce la pressione, sfinisce mentalmente Billy, e ne martoria il corpo. In questa sequenza non mancano le descrizioni accurate su come polmoni, arteri, orbite, ecc. stiano lentamente esplodendo, degne del miglior Stephen King. Infine Kelly trasforma Billy in un pallone d’aria pronto ad esplodere.
Torture porn

Il suo obiettivo non è semplicemente farlo soffrire, ma fargli capire (sebbene troppo tardi) quanto dolore a sua volta abbia causato alle prostitute e alle persone che considerava inferiori a lui. In questo caso Clancy precede di qualche decennio le macabre messe in scena di Saw – L’enigmista di James Wan e il filone torture porn inaugurato da Hostel di Eli Roth. Ovvero lo stesso regista che nel remake 2018 de Il giustiziere della notte (a differenza dell’originale) non ci risparmia proprio alcuna efferatezza, e in questo caso sì compiacendosi del risultato insieme al nuovo protagonista Bruce Willis.
Oggi probabilmente la più sana riflessione sulla violenza negli USA e in particolare la tematizzazione del conflitto fra le due anime integraliste del Paese, quella giustizionalista e quellla violenta, è molto meglio espressa nel film fresco di Oscar 2018 Tre manifesti a Ebbing, Missouri di Martin McDonagh.
SEAL per tutta la vita
Kelly è il duro sbagliato da fare incazzare, come ci dice il suo pericoloso passato nel corpo dei marines dove agiva sotto il nome in codice di Snake. Lo stesso codename che ha fatto la fortuna della saga videoludica Metal Gear che già nel 1987 imperversava su MSX2, Nintendo e Commodore.

Qualche anno dopo, la fortuna letteraria di Clancy ha voluto che anche le sue serie di maggior successo inaugurassero lunghissimi filoni da videogame: Rainbow Six, Ghost Recon e Splinter Cell su tutti.
Dunque, Kelly è specializzato in demolizione subacque, è un ex UDT, ovvero i famigerati uomini-rana che proprio in quegli anni si convertirono nel letale commando dei SEALs.
Allora ancora crediamo che i Navy SEAL siano il reparto più letale sulla piazza, e forse ci siamo ricascati recentemente con American Sniper libro e film. Senz’altro è uno dei corpi migliori al mondo, ma niente in confronto al SAS britannico come ce lo testimonia Andy McNab nel suo capolavoro biografico-militare Pattuglia Bravo Two Zero (1997).

Cark… John Clark
Mentre Kelly fa piazza pulita degli spacciatori, riceve però una chiamata al servizio attivo da un gruppo di ammiragli che hanno in mente un piano rischioso.
Uno di questi capoccia affida a Kelly il suo nome in codice alla James Bond, che corrisponde a (SPOILER) John Clark… Ed è in questo momento che il lettore vive una pura estasi, perché scopriamo che dietro a questo Big Jim con il nome da Barbie, giovanotto tutto muscoli e cicatrici profonde, facile a innomararsi e troppo ingenuo in azione, si nasconde nientemeno che il celeberrimo ed esperto John Clark. Tutti i lettori di Tom Clancy sanno che John Clark è il protagonista del capolavoro della moderna spy fiction, in due parole: Rainbox Six!
John Rambo – Parte I
La missione di John Clark è quella di guidare un commando d’élite nel Nord del Vietnan. Uno dei primi prototipi di droni (preistorici direi, se confrontati a quelli in dotazione oggi) ha fotografato un prigioniero americano in un fortino vietnamita che proprio i “musi gialli” avevano dichiarato essere morto al governo USA. La missione è infiltrarsi in quella piazza d’armi, far strage di vietnamiti e riportare indietro i venti americani “fantasmi”. Fermi tutti, ma questo è Rambo 2 – La vendetta (1985)!

Nel film diretto da George Pan Cosmatos e basato da una storia originale a differenza del primo film tratto da Primo sangue di David Morrell, è il comandante delle operazioni speciali Marshall Murdock a chiedere a John Rambo (il mitico Sylvester Stallone) di fotografare i prigionieri americani torturati dai viet cong (lett: comunisti vietnamiti) nei loro campi di concentramento. Ed è sempre Murdock a inchiodare Rambo nella giungla perché ha dichiarato che non ci sono più prigionieri da liberare e quindi non ci sono più riscatti da sborsare.
John Rambo – Parte II
Clancy è onesto, e il richiamo a Rambo è evidente nel nome del suo carceriere vietnamita, il maggiore Vinh, proprio come il capitano Vinh che gestisce il campo di concentramento nel film. Solo che i sovietici (alleati ai “bastardi gialli” per dirla con Sin City) in Rambo 2 sono tutti spregevoli, mentre il colonnello Grisanov di Clancy ha un’anima buona, e si è affezionato ai suoi prigionieri statunitensi. Li considera nemici, certo, ma ugualmente li considera civili come i russi, e non selvaggi come quei nanerottoli gialli.

Anche nel caso di John Clark la missione fallisce, ma l’elicottero di soccorso riesce a portarlo in salvo, e non lo abbandona nella giungla come successo a Rambo. Questi voleva essere evacuato insieme a un prigioniero americano da lui tratto in salvo, ma Murdock lo lascia a terra. John Clark pure torna con un uomo in più, ma si tratta del colonnello sovietico incaricato degli interrogatori e accidentalmente preso in ostaggio. Clark e il prigioniero tornano in America, ma devono vederla anche loro con il giuda infiltrato ai più alti livelli governativi.
La donna giusta
Di nuovo in patria, è ora di una riflessione. John Kelly non è mai stato fortunato in amore: ha perduto la moglie in un incidente stradale e Pam uccisa dagli spacciatori. Sul letto d’ospedale, sopravvissutto all’attentato che ha stroncato la vita di Pam, Kelly c’era cascato di nuovo, e si era innamorato dell’infermiera Sandy O’Toole. Ora, il lettore di Rainbow Six sa che questa giovane vedova dal bel caratterino sarà la moglie di John Clark… E che vivrà momenti non facili insieme alla loro figlia quando finiscono prigioniere di un manipolo di terroristi irlandesi pronti a tutto.
Sandy ora più che mai rischia di venire incriminata per complicità avendo dato il suo sopporto a Kelly nella sua crociata assassina contro gli spacciatori di Baltimora.
Un caso per il detective Ryan
Si dia il caso che a indagare sui delitti dell’Uomo Invisibile, come è stato ribattezzato Kelly, sia un certo tenente Emmet William Ryan della squadra omicidi della polizia e veterano della seconda guerra mondiale. Sì, questo Ryan è il papà proprio di quel Jack Ryan, il più noto personaggio inventato dalla penna di Tom Clancy, e che ha avuto ben quattro incarnazioni cinematografiche con Alec Baldwin (Caccia a Ottobre Rosso, 1990, di John McTiernan, dal primo romanzo della serie), Harrison Ford (il più longevo con due film), Ben Affleck (ne parliamo fra poco) e Chris Pine (Jack Ryan – L’iniziazione, 2014, di Kenneth Branagh, da una storia originale) e una futura televisiva con John Krasinski (Tom Clancy’s Jack Ryan, prossimamente su Amazon Video).

Gli anni che furono
Infatti un giovane Jack fa capolino verso la fine del libro a casa del tenente Ryan per comunicare a papà come abbia deciso di arruolarsi in marina per pagarsi gli studi. Come si dice in questi casi… il resto è storia.
Da qui anche la retrodatazione della origin story di John Clark, che in realtà ha già collaborato con Jack Ryan nei libri precedenti della serie. Pure, da qui, quello stupore oggi troppo ingenuo di fronte alla novità del commercio della droga (si dirà che ancora la CIA non si occupa del narcotraffico, quindi ci vuole ancora un po’ prima di Sicario), la prostituzione e altre cronache metropolitane (si parla di malattie veneree per le prostitute, ma nessuno conosce ancora l’HIV).
Eppure questo stupore per il 1993 può ancora essere “fresco”, a differenza della fallimentare serie Vinyl (2016) creata da Mick Jagger e Martin Scorsese, dove la fascinazione per sesso, droga e rock and roll appare come qualcosa di morto, sepolto e persino resuscitato.

Origin story
Kelly alias John Clark non è famoso quanto Jack Ryan, ma ha dalla sua ben due apparizioni cinematografiche. E, sebbene sempre da comprimario di fianco a Ryan, entrambe si distinguono per carisma e fedeltà. La prima volta è stato nel 1994 con Willem Dafoe in Sotto il segno del pericolo di Phillip Noyce dal quarto romanzo della serie, già sequel di Giochi di potere (1992) sempre con Harrison Ford e sempre diretto da Noyce, a sua volta tratto dal secondo romanzo della serie. Clark e Ryan si scontrano ma infine si alleano, e con loro abbiamo Domingo Chavez. Un duro a morire beniamino dei lettori che tanto spazio si ritaglierà in Rainbow Six.

La seconda volta è con Liev Schreiber in Al vertice della tensione (2002) di Phil Alden Robinson, tratto dal quinto romanzo della serie, dove aiuta il Jack Ryan di Ben Affleck a ritrovare una testata atomica e tre scienziati scomparsi.
Ancora, uno degli ammiragli che in Senza rimorso affida a John Clark la delicata missione di salvataggio in Vietnam è quel James Greer, il mentore di Jack Ryan, che nei due film di Ford ha avuto la bonomia e tenacia di James Earl Jones.

Ultima nota, nel film Sotto il segno del pericolo il giuda è Robert Ritter, il vicedirettore delle operazioni CIA, che qui non è ancora un traditore. Almeno secondo la cronologia della storia complessiva, anche se le pubblicazioni precedenti lo hanno già sbugiardat. Comunque Ritter è il principale artefice della tensione che si respira nella sottotrama politica legata ai negoziati di Parigi.
Conclusioni
Delle sue oltre 700 adrenaliniche pagine effettivamente qualcuna è di troppo. Muovendoci dalla giungla vietnamita a quella urbana fra cacce all’uomo e predatori che classicamente diventano prede, i punti di vista si moltiplicano all’infinito. Insieme ai personaggi pur minori che non si stancano mai, fino all’ultimo, di dare il proprio contributo.
Fino all’ultima pagina, quando Clark ritorna dal Vietnam e riprende in mano la sua missione personale di vendetta, le sequenze sono all’ultimo respiro. Il punto di vista di Clancy però è chiaro ed è l’unico a non riservare colpi di scena. Repubblicano sino ad affermare la legittimità della guerra americana e della vendetta/giustizia privata di Kelly.

Una scrittura piena di azione, militarismo, sesso e violenza come piace a noi. Troppe volte Clancy ci rivela i pensieri dei suoi personaggi, forse confidando troppo poco nell’intuito e nel buon senso del suo lettore.
Tutto però si fa perdonare la sua scrittura incalzante fatta di colpi di scena, sottotrame e personaggi che pur nella loro semplicità (e forse per questo) ti stregano fino a fartene innamorare.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Senza rimorso di Tom Clancy, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: giovedì 15 Marzo 2018.