PIRANESI di Susanna Clarke
IL RITORNO DI SUSANNA CLARKE
Susanna Clarke, a sedici anni di distanza dal suo fulminante esordio con Jonathan Strange & il signor Norrell, un fantasy gotico a metà tra Jane Austen e J.K. Rowling, è finalmente tornata in libreria.
Scoperta dal guru Neil Gaiman e applaudita da celebri colleghi come Madeleine Miller e David Mitchell, la Clarke torna con Piranesi (edito da Fazi), una particolarissima variante fantasy, genere per il quale è maggiormente conosciuta. Ma i puristi del fantasy, così come i fan delle prime opere, potrebbero rimanere delusi da questo nuovo romanzo. Ringrazio anzitutto Baba Yaga Legge perché mi sono deciso a dargli una possibilità grazie al suo codice sconto su Kobo Books.

LA CASA
Il protagonista vive dentro una Casa composta da spazi immensi e classicheggianti. Non esiste un dentro e un fuori, perché l’immensa e labirintica Casa è l’unico mondo esistente, forse il solo possibile. Il protagonista, anche io narrante, conosce a menadito la gran parte dei settecentosessantotto Saloni della Casa, divisi principalmente fra Superiori e Inferiori e poi per aree cardinali. Un mondo silenzioso, reso incantevole dalle Statue disposte al suo interno. Fra queste, oltre al Gorilla e alla Donna che sorregge l’Alveare, c’è ovviamente anche la Statua di un Minotauro, come a sancire la prigionia in un labirinto dove scontare la propria solitudine, e dalla quale si può evadere solo grazie alla bellezza della poesia (quella che si trova nelle piccole cose) e all’incanto del sogno (quella che si trova nella pace della quotidianità).
Il protagonista si muove agilmente all’interno di una simile architettura, scandita con precisione dall’autrice, ma che al lettore continua a risultare aliena. Soprattutto pericolosa, se si pensa che gli innalzamenti delle maree dell’oceano spesso arrivano a sommergere i Saloni Inferiori.
GLI ALTRI
Il narratore non è però del tutto solo. Due volte la settimana, il martedì e il venerdì, alle dieci in punto, incontra l’Altro. Ed è l’Altro a chiamarlo Piranesi (pur se il protagonista ammette essere questo il suo vero nome), forse ispirandosi a Giovan Battista Piranesi, pittore non a caso delle Carceri (1745): se il suo quadro fosse questa storia qui, allora avrebbe senz’altro pure un tocco di Escher.

Gli incontri fra Piranesi e l’Altro sono di natura per così dire “scientifica”: insieme intendono raggiungere la Grande e Segreta Conoscenza, ovvero la saggezza degli Antichi, che ritengono annidata lì in quella Casa. Piranesi appunta tutto nei suoi diari, e al momento del racconto è arrivato a scrivere sul diario n.10, che copre l’arco temporale “dell’anno in cui l’albatros è arrivato nei saloni sud-occidentali“.
Oltre loro due, però, ci sono 13 persone morte. Il totale fa 15. Così, la comparsa di un nuovo vivente scombussola il loro quieto vivere: 16 (la sedicesima persona) è una donna, forse il nemico. Sin da subito si configura però anche il personaggio del Profeta. Egli rivelerà a Piranesi non soltanto che il vero nome dell’Altro è Katterley e che era un suo ex alunno, ma anche che si trovano in un Mondo Effluente, ovvero creato dal flusso delle idee che sono fuoriuscite da un altro mondo. Piranesi ne conclude che le Statue potrebbero allora incarnare le Idee e la Conoscenza che sono fuoriuscite dall’altro Mondo per arrivare al suo. In verità, la Conoscenza stessa è una forma di quell’energia che trapassa da un mondo all’Altro.
MEMENTO
Piranesi scoprirà di avere sì una conoscenza illimitata e precisa degli spazi del labirinto (o Mondo) in cui vive, ma allo stesso tempo di difettare nella percezione temporale, arrivando addirittura a vivere delle amnesie cicliche che neanche i diari sono riusciti a scongiurare.

Rileggendo infatti i precedenti diari, anzitutto scopre che sono più di quanti si ricordava di averne scritti, e successivamente rilegge appunti che non ricordava nemmeno di avere scritto. La situazione di straniamento è certificata, così come quando vedevamo Guy Pearce che, soffrendo di disturbi mnemonici in Memento, si tatuava sul proprio corpo ogni indizio o esperienza che potesse aiutarlo a risolvere l’indagine.
CONCLUSIONI
La scrittura semplice e quasi fanciullesca della Clarke ricalca il punto di vista ingenuo di Piranesi. Infatti, dietro la menzognera oggettività cui vuole appellarsi l’io narrante, c’è una soggettività depistata. Parallelamente, questo fantasy assolutamente originale decide di tradire il genere per percorrere la strada del thriller. Ma il suo discorso sull’Arte è talmente metafisico che è impossibile per il lettore orientarsi alla ricerca di indizi, e non gli resta che lasciarsi trasportare per mano fino alla rivelazione finale. Un colpo di scena spiazzante come la brevità del romanzo.

Nonostante tutto il rischio di annoiarsi, o che l’intreccio risulti prevedibile, è sempre dietro l’angolo, ogni volta che Piranesi ci porta con lui a esplorare gli infiniti anfratti di posti sempre identici. Sicuramente la ricerca shakesperiana di un Iperuranio onirico e paranoico rende questa storia un’esperienza affascinante che intende parlarci della nostra quotidiana ricerca di un senso superiore alla nostra vita.
Finito di leggere: sabato 3 aprile 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Piranesi di Susanna Clarke, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.