S. – LA NAVE DI TESEO di J.J. Abrams e Doug Dorst

Chi trova un libro trova un tesoro
Prima operazione: taglia il sigillo che chiude il cofanetto di cartone nero. Un gesto che sin da subito ti restituisce l’idea di avere fra le mani un pezzo più unico che raro.
Seconda operazione: estrai il volume consunto dal box, e la sensazione vintage è accresciuta dalla patina volutamente ingiallita delle pagine. L’etichetta bianca con il numero di serie della biblioteca sul dorso e le macchie di termite fanno il resto.

Il volume all’interno del cofanetto è La nave di Teseo, l’autore è un certo V.M. Straka. Data di pubblicazione: 1949.
Nessuna illusione: non ci sono copie numerate, ma tante quante un’edizione di grandissimo successo può permettersene. Se il volume preziosamente custodito all’interno è La nave di Teseo di Straka, sul cofanetto l’opera completa (contenente sia cofanetto sia La nave di Teseo) si chiama S. L’insieme stavolta è a firma del romanziere e insegnante di scrittura creativa (Università del Texas) Doug Dorst da un’idea del produttore/regista/sceneggiatore J.J. Abrams (ormai lo sanno anche i sassi: suo è il merito del rilancio di Star Trek e di Star Wars). Data di pubblicazione: 2013.
Il numero di catalogo dello stampato qui recensito e pubblicato da Rizzoli Lizards (lode al titanico lavoro di adattamento e impaginazione, packaging e lettering) è il 813.54 STR 1949 (si scherza: il numero di posizione è uguale per tutti!).

Quanti allegati
La lettera ritrovata di Straka distrugge il regista che ha provato malauguratamente ad adattare una delle sue opere per il grande schermo. E’ il primo passo dell’operazione volta a rendere il lettore realmente protagonista di questa storia.
Mentre confronti la versione originale e la traduzione italiana delle lettere allegate credi di essere un serio bibliofilo che sta compiendo un’operazione di importanza capitale.
Quanti allegati (tanti)
Gli altri materiali allegati al testo per completare la lettura e scambiarsi informazioni usando le pagine del volume come veicolo, sono: fotocopie, il giornale universitario, trafiletti sbiaditi, telegrammi, lettere, cartoline-reportage (“greetings from Brazil”), fotografie (su carta Kodak), fogli di quaderno, necrologi (ritagliati), tovaglioli da caffetteria (con tanto di mappa disegnata sopra), biglietti e il decodificatore Eotvos wheel.

Tutti i gadget sono chicche ripiegate con cura e incastrati fra le pagine rilegate.Tutti indizi utili per non perdere la strada maestra lungo la mappa che conduce dritti al tesoro finale. Un percorso tortuoso e non sempre scorrevole, che però ti ricorda il rispetto sacro verso le “reliquie” da consultare… E poi rimettere precisamente al proprio peso (pena non riuscire più a raccapezzarsi a una seconda lettura).
Sin da subito ci viene presentata la bibliografia (anch’essa fittizia) del nostro autore immaginario V.M. Straka (diciotto romanzi all’attivo prima di questo).
La nota del traduttore e premessa, scritta dalla sua storica traduttrice (ma di un genere che così invadente non se ne erano mai visti) F.X. Caldeira, annuncia di stare imbarcandosi nella santa missione di pubblicare l’ultima opera dell’autore misteriosamente scomparso.
Scopriamo che solo la sua fidata traduttrice intratteneva con un lui rapporto epistolare, pur non essendosi (forse) mai incontrati personalmente. La vecchia casa editrice ha chiuso i battenti, e allora la coraggiosa traduttrice intraprende da sola questa impresa editoriale al fine di rendere giustizia alla memoria di Straka.

La vera identità dell’autore è sempre rimasta ignota, ma pare che mezzo mondo lo volesse morto. Una teoria cospirazionista vuole che Straka sia stato eliminato da coloro che intendeva denunciare, ma anche che ci sia una vera e propria “resistenza” di scrittori cui faceva parte. Un autore che si cela dietro l’anonimato di Straka e che potrebbe essere maschio o femmina (non si ha neppure una fotografia), un po’ come la nostrana (e reale, almeno) Elena Ferrante (leggi QUI, QUI e QUI le recensioni sulla saga de L’amica geniale), o addirittura essere più di uno scrittore.
Il primo sospetto è immediato. Potrebbe essere Caldeira il vero Straka? In fondo il cognome di entrambi è preceduto dal doppio nome puntato (V.M. e F.X., proprio come J.J. Abrams). Così parte la ricerca di indizi sparsi nel testo di Straka e nelle note di Caldeira.
Due romanzi
Sono quindi due i romanzi che ci propone il “finto” editore. Anzitutto l’ultimo romanzo di V.M. Straka (La nave di Teseo), ambientato negli anni ’30. Quindi quel libro che viene a sovrapporsi grazie alle note del traduttore F.X. Caldeira, trascritte a piè di pagina negli anni ’40. Nella premessa Caldeira si è precipitato a specificare come mai prima d’ora i libri di Straka avessero contenuto note del traduttore. Ma si è già detto della sua invadenza, tale da spingerlo a diventare egli stesso (SPOILER) co-autore del (sovra)romanzo, soprattutto nell’ultimo capitolo (il decimo).

C’è un’altra particolarità bibliografica di Straka qui non rispettata da Caldeira. L’autore non ha mai assegnato titoli ai capitoli dei precedenti romanzi, cosa che qui il traduttore si prende invece la briga di fare.
Il terzo libro
Un terzo libro ancora si sovrascrive ai primi due. Quest’ultimo si compone dalle note a margine di due lettori che hanno preso in prestito La nave di Teseo dalla biblioteca nel campus universitario ai giorni nostri. Lasciano le note l’un per l’altra, e quel che viene a crearsi è S., il macro contenitore de La nave di Teseo. Chiaro, no?
Se le note del traduttore sono sempre riportate al fondo della pagina, le note dei lettori a volte sono scritte addirittura in verticale per ricavare gli ultimi spazi bianchi rimasti nonostante i larghi margini del testo stampato. Meno frequentemente una nota rimanda alla pagina successiva quando su quella presente si è esaurito lo spazio di scrittura.

Non di rado asterisco, parentesi, sottolineature, disegnini e freccette tracciate all’interno della pagina ci indicano il corretto senso di lettura, come già avviene per le tavole dei fumetti. In più abbondano parole cancellate per ripensamento (ma ancora perfettamente leggibili) e punteggiatura “moderna” da SMS (i “+” e i “-” a iosa).
Quattro letture
Si tratta dunque di due studenti universitari che si scambiano il libro in biblioteca. Due studenti che non si sono mai visti e che imparano a conoscersi imparando a conoscere Straka.
Difatti i loro confronti vertono su più livelli. Quello letterario de La nave di Teseo, quello biografico dell’autore Straka e quello bibliografico del traduttore Caldeira. Un quarto livello che innesta il fitto dialogo di note brevi come in un copione teatrale, è quello personale di un ragazzo e di una ragazza che abbassano le loro difese e cominciano a innamorarsi l’uno dell’altra.
Lui scrive perlopiù a stampatello, lei risponde in corsivo. La grafia non è standard, il che rende più naturale credere a queste note (oltre a quelle della traduttrice, si intende). Come se non fossero stampate su La nave di Teseo ma realmente scritte a penna sul volume che abbiamo fra le mani.

Quello che smorza la credibilità è proprio la traduzione. Non è verosimile che persone dai nomi anglofoni che vivono in luoghi anglofoni dalle tradizioni anglofone parlino in italiano. L’invito è che l’esperimento letterario venga tentato anche nelle tante quante sono le lingue dei mercati in cui il libro è stato pubblicato.
Altra osservazione: se in altri libri possiamo soprassedere su minimi errori di stampa e di editing, qui no. Non è possibile passarci sopra nemmeno per gli autori. Ogni mancanza o svista può diventare nostro indizio per un’indagine che, questa volta, non ci porterà da nessuna parte.
Caccia al tesoro
La scrittura scadente (ne parleremo a tempo debito) di questa immaginaria celebrità letteraria (Straka) serve in realtà per mascherare un gioco di specchi. Nella narrazione principale si nascondono citazioni e autocitazioni (la bibliografia riportata in principio). Soprattutto, quasi tutte le situazioni o i personaggi descritti nel romanzo rimandano a eventi e persone del mondo reale. Persone conosciute dall’autore e che hanno preso parte a stravolgimenti socio-politici (lo scoppio della Prima Guerra Mondiale per dirne una). Personaggi reali unici che tornano sotto le vesti di più personaggi fittizi cui li accomunano descrizioni fisiche o onomastiche straniere.
La nave di Teseo, dietro la parvenza di semplice avventura, offre una sorta di resoconto romanzato e metaforico di complotti e tradimenti che gettano fumo sugli occhi oppure lo dissipano a seconda dei casi. Per cui l’intero manoscritto è in realtà il frutto dello scambio di messaggi che il traduttore si è scambiato con l’autore (La nave di Teseo), come lo sono le note scambiate dai due lettori successivi (S.).

La nave di Teseo del titolo fa riferimento all’omonimo paradosso che (copio/incollo da Wikipedia) “esprime la questione metafisica dell’effettiva persistenza dell’identità originaria, per un’entità le cui parti cambiano nel tempo; in altre parole, se un tutto unico rimane davvero se stesso (oppure no) dopo che, col passare del tempo, tutti i suoi pezzi componenti sono cambiati (con altri uguali o simili).” Inutile dirlo, la ricerca della propria identità di S. nel primo sottolivello di lettura si riflette in maniera multimediale su tutte le fasi successiva (di lettura e di scrittura).
“La nave di Teseo”: trama – parte I

La storia principale de La nave di Teseo narra (con registro surreale) delle peripezie di uno sconosciuto senza memoria, tale S. dal simbolo che trova dipinto sulle pareti un po’ dappertutto nel suo mondo, proprio come il simbolo della DHARMA di Lost. S. si imbatte in una affascinante e misteriosa donna anch’ella senza nome e che per lui diventerà Sola. Il viaggio nel quale S. viene trascinato senza volerlo vedrà incrociarsi diverse volte i loro cammini. Lei però invecchia inesorabilmente (non abbandona mai la terraferma) mentre lui rimane sempre identico (il tempo non scorre a bordo della nave).

Mentre S. bighellona nell’Antico Quartiere come un novello Philip Marlowe, viene prelevato a forza da una ciurma maledetta e con tanto di scimmia degna de I pirati dei Caraibi. Dopo una breve prigionia, S. evade e prende parte alla rivoluzione simil sovietica messa in piedi da un movimento di sindacalisti/terroristi a metà fra un film di Ejzenstejn e Metropolis. Fuggiti sulle montagne, inseguiti dai Detective del temibile industriale e tiranno Vévoda, muoiono uno alla volta tranne S. Lui riesce a tornare sulla nave capitanata da Maelstrom (l’unico a bordo in grado di parlare, anche se in uno strano portoghese), e dove constata come l’equipaggio tenda ad assottigliarsi sempre più.

“La nave di Teseo”: trama – parte II
Di nuovo a terra, il conflitto è in un deserto alla Casablanca fatto di suq, fez e caftani, contro gli Agenti di Vévoda (evoluzione più organizzata e spietata dei precedenti Detective). Fino a quando lo stesso S. diventerà muto membro della nave e anonimo sicario incaricato di fare piazza pulita degli Agenti nemici.
Ricongiuntosi a Sola, tenteranno insieme ad alcuni complici l’attentato finale al loro nemico e all’oscura élite. Perciò si travestono da camerieri come farebbero gli anarchici di Fight Club. Nell’ultimo atto si consuma l’eterno conflitto fra la linea dinastica dei Vévoda, più longeva e occulta dei Rothschild, e la generazione di ribelli di S.

A ben vedere, una cadenza narrativa più da sceneggiatura hollywoodiana che non da autore europeo di inizio ‘900. Trama da una parte avvincente, ma imbastita in modo goffo di metafore e paroloni al solo scopo di rendere credibile e autorevole la scrittura.
“S”: trama – parte I
Chi sono i nostri lettori meta-protagonisti? Lui si chiama Eric, lei Jennifer. Dottorando di ricerca il primo, laureanda indietro con gli esami la seconda. Parallelamente alla storia di S. raccontataci da Straka, succede che Dorst e Abrams ci svelano pian piano, attraverso questa sorta di diario dialogico, il background dei loro lettori e ci raccontano la loro storia. Una sovrabbondanza di ripetizioni e dettagli, spesso stucchevoli e confusionari, che accentuano però il sapore della sfida come anche la fatica della lettura di questo paratesto amanuense.
Le note e le sottolineature a matita (spesso sbiadite perché più in là nel tempo) appartengono a un giovanissimo Eric (16 anni) ma ce ne sono altre che non sono né di Eric né di Jen. Nuovo sospetto: qualcuno li sta spiando? Alla paranoia si aggiunge il sospetto che uno dei due stia mentendo all’altra e viceversa.

S. e Sola hanno a che fare con il temibile Vévoda (ispirato a un “reale” fabbricante d’armi nemico di Straka), mentre Eric e Jen con il professor Moody (che ha rubato la ricerca di Eric e lo ha fatto espellere) e la sua assistente. A differenza di Straka e del suo traduttore, per i quali l’amore rimarrà platonico e criptato dalla loro prosa, Eric e Jen si incontano nella vita reale e si amano anche lontano da quelle pagine.
“S”: trama – parte II
Apprendiamo qualcosa del loro aspetto mentre la relazione comincia. Nel frattempo sfuggono a furti d’archivio, incendi, pedinatori, la polizia e si muovono lungo i cunicoli sotterranei del campus. La resa dei conti finale degli studenti con il professore segue parimenti quella fra Vévoda e il binomio S./Sola, e in entrambi i casi il gran finalone resta aperto e con tanta speranza verso il futuro.

La storia di Eric e Jen si intreccia a tal punto a quella di fuga e spionaggio de La nave di Teseo che verso la fine la corrispondenza descrittiva è pressoché identica. Straka racconta di S. e di Sola ma è come se parlasse di Eric e Jen le cui note a margine si incastrano alla perfezione come dialoghi intercalati nel testo.
Un’operazione di scrittura quasi chirurgica anche se spesso forzata. I due lettori si scrivono a vicenda sulle pagine del libro anche quando non c’è più bisogno dato che ora stanno insieme. Quindi è come se scrivessero direttamente a noi, ultimi lettori rimasti.
Lo stile di Eric e Jennifer
Il contrappunto fra i due lettori è tipico de battibecchi amorosi da film hollywoodiano come Ricatto d’amore e creano un libro a se stante. L’oggettistica multitasking distillata negli inserti poliglotta ci fa appassionare più al loro intrigo che non a quello che coinvolge Straka. Loro due sono i primi appassionati di Straka, mentre il nostro interesse si risveglia grazie anche a questa memorabilia di bookcrossing.

Fa specie sul retro della copertina posteriore vedere i timbri dei vari prestiti effettuati nella biblioteca Laguna Verde High School, e che si inseguono per decine di anni. Pare che il libro sia stato scambiato fra Eric e Jen circa quattro volte a giudicare dal numero di botta/risposte che si alternano. Blu e nero la prima volta, arancione e verde la seconda volta (che si permettono “riletture” per maggiore chiarezza del blu e nero), viola e neri la terza volta, infine entrambi neri. Attenzione, a volte ci sono domande cui non seguono risposte, perché l’altro interlocutore è stato particolarmente assenteista.
Da questo punto di vista l’esperimento può dirsi fallito. Lo scambio fra Eric e Jenny non è costruito con verosimiglianza filologica, ma come il dialogo di un film dai tempi brevi. In pratica non è come se i due si scambiassero il libro per scrivere i loro commenti. In verità è come se si scambiassero le singole pagine.

A questo punto si può dire che le indagini in corso sono due. Uno: i due lettori che cercano di risolvere il mistero del libro e quindi dell’identità di Straka svelando i codici nascosti come in un romanzo di Dan Brown (leggi QUI la recensione dell’ultimo bestseller: Origin). Due: contemporaneamente, i due lettori universitari tentano di scoprire le reciproche identità.
Lo stile di V.M. Straka – parte I
Nonostante l’idolatria della traduttrice e dei suoi lettori, la qualità di scrittura di V.M. Straka è veramente scarsa. Come farebbe un esordiente qualsiasi, è Straka in primis a confondere il se stesso autore con il sé personaggio. Perché allora rimproverare i suoi lettori se danno per scontata quest’interpretazione?
Alla scrittura di Straka si può ancora rimproverare l’infedeltà verso i punti di vista. Per esempio, in una stessa pagina abbandona la visuale del suo personaggio per descriverci come questa scena sarebbe se vista dall’alto (suggerimento cinematografico di J.J. Abrams?), salvo “rientrare” subito dopo nel personaggio. Insomma, poco coerente con la propria visione di mondo nonostante i suoi lettori sostengano il contrario.
Non contento, l’autore risulta infedele persino verso il suo personaggio principale adottando i punti di vista dei suoi comprimari il tempo di un capoverso per poi tornare da lui. L’utilizzo di scene stereotipate da serie tv americana (es: l’uomo ferito che chiede agli altri fuggitivi di lasciarlo indietro) e fuori luogo in un testo tanto anacronistico (ma dietro tutto sappiamo che c’è la mente creativa di Lost) nel nostro mondo sono del tutto estranee alla penna di uno scrittore europeo di inizio ‘900 come vorrebbero far passare Straka.

Lo stile di V.M. Straka – parte II
Ciò che però impedisce a La nave di Teseo di essere un grande romanzo, a dispetto della sua trama serrata, è per compensazione lo stile forzatamente “colto” che pensa di alzare il livello della scrittura ma che in realtà sortisce l’effetto diametralmente opposto. Il romanzo pare scritto da un autore esordiente assillato dall’idea di dover scrivere a chiare lettere quello che pensano i suoi personaggi anziché farlo “emergere” di fra le righe. Una mediocrità giustificata nel macroromanzo S. dal fatto che la storia di Straka debba innescare le ipotesi e le riflessioni dei due intelligentissimi lettori.
Lo scrittore, e questo peccato è veramente imperdonabile, si perde in interminabili riflessioni allegoriche e riempie le teste dei suoi personaggi di simbolismi ornitologici e pensieri metaforici. E sarebbe questo il modo di scrivere di un intellettuale europeo del secolo scorso? Insomma, non il massimo della cifra stilistica.

Come leggere S. – La nave di Teseo
Doug Dorst ha detto la sua: il volume lo si deve leggere dall’inizio alla fine ignorando le note a margine (La nave di Teseo) e poi rileggerlo interamente concentrandosi sulle note (S.). Tenete in considerazione che le note di Eric e Jen spoilerano i capitoli futuri del romanzo di Straka e Caldeira.
A dire il vero, nonostante le apparenze arzigogolate, quest’opera non ha la minima complessità narrativa di cui si fregia il recente 4 3 2 1 (leggi QUI la recensione), testo che invece si potrebbe rileggere in una infinità di modi differenti. Il consiglio è di leggere S. – La nave di Teseo dall’inizio alla fine considerando sin da subito le note a margine (tutte insieme e non per strati temporali, altrimenti occorrerebbe nuova rilettura). Si rimarrà un po’ confusi inizialmente dal parallelo delle due storie ma poi ci si farà trascinare negli indovinelli della lettura “sapendone meno degli assassini”.
Conclusioni
La recensione di Libri Senza Gloria (e Lego Batman) si basa sulla versione cartacea di S. – La nave di Teseo e non sulla versione e-book, che viene persino difficile da immaginare. Vista la concezione alla base di questo esperimento letterario, come definito dai suoi stessi autori, nato dalle diatribe sull’attribuzione delle opere di Shakespeare, fa parte del gioco possedere la propria unica copia.

L’indagine di S. colto da amnesia e alla ricerca di sé stesso offre ai lettori i codici per completare l’indagine sull’identità ultima di Straka. Ma, come si sa, spesso la risposta a un mistero apre un nuovo interrogativo. E, come si sa, la risposta al mistero è spesso l’amore.
Non esattamente un libro fuori dal comune, più un labirintico gioco di rompicapi e scatole cinesi fatto per metà di digressioni e per metà di intrattenimento. Ma non un gioco per tutti, e non per chi vuole semplicemente rilassarsi. Un gioco cervellotico e pratica scenica (la longa manus di J.J. Abrams) che stupisce ma può anche compromettere la fluidità e annoiare.
Per chi ama impegnarsi ma non vuole semplicemente limitarsi a leggere: questa è un’esperienza originale (sarebbe geniale se non fosse anche inconcludente) che mescola linguaggi e che supera i confini della normale lettura.
Il costo elevato dell’edizione cartonata sta a dimostrarlo.
Nel salutarvi, vi invito a leggere S. – La nave di Teseo di J.J. Abrams e Doug Dorst, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: martedì 12 giugno 2018.