ScrivereSenzaGloria: ATLANTE DELLE EMOZIONI UMANE di Tiffany Watt Smith

ScrivereSenzaGloria: ATLANTE DELLE EMOZIONI UMANE di Tiffany Watt Smith

La geografia emozionale

Atlante delle emozioni umane è l’epico tributo che la storica culturale Tiffany Watt Smith rende all’universalità delle sensazioni umane.

Il sottotitolo dell’edizione UTET (traduzione di Violetta Bellocchio) è “156 emozioni che hai provato, che non sai di aver provato, che non proverai mai“.

Non solo un’antologia antropologica, dunque, ma un vero dizionario di autoiauto nonostante le frecciate scoccate dall’autrice verso questi manuali (si veda alla voce Felicità). La tentazione di dare del tu al lettore e di dispensargli consigli è però troppo forte.

Tiffany Watt Smith
Tiffany Watt Smith

L’introduzione ci addentra adeguatamente alla classificazione che abbiamo fra le mani, instabile come il suo oggetto di ricerca.

Dalla A alla Z vengono passate in rassegna tutte le emozioni umane che è stato possibile catalogare. Senza pretesa di esaustività ma nella consapevolezza che le emozioni non sono tutte archiviabili bensì pressoché infinite.

Cosa sono le emozioni

L’autrice (poche volte paracula, come quando deve descrivere l’Amore) compie uno sforzo notevole nel riportarcele tutte in rigoroso ordine alfabetico. Senza l’ausilio di immagini, fornendoci adeguati excursus storico-sociologici per quasi tutte le emozioni. In pochi casi dobbiamo accontentarci di poche righe, ma non per le emozioni più comuni, almeno dalle nostre parti. Spesso addentrandosi nelle radici etimologiche dei termini, paragondandole lingua per lingua.

Certe emozioni sono conosciute presso alcuni popoli e quindi non esistono adeguate traduzioni in italiano. O ancora fra alcuni popoli hanno tanti nomi quante sono le sfumature conosciute (Paura).

Alcune emozioni

Alcune emozioni non esistono più (Accidia) oppure in passato erano diagnosticate quali malattie (Melanconia). Altre hanno cambiato il loro significato nel tempo (da negative a positive o viceversa come Angoscia) oppure variano da cultura a cultura. Esempio: Iktsuarpok, se per gli Inuit è l’emozione legata all’attesa di veder comparire una slitta dalla collina ghiacciata, per noi oggi è l’ansia di veder comparire un commento sul nostro status di Facebook.

Seven
Seven (1995) di David Fincher

Alcune altre emozioni sono nuove di zecca (Ansia da squillo, Cybercondria, Tecnostress), altre potrebbero anche non esserlo (Brabant) o sono del tutto inventate (Umpty). Altre ancora non sapevi nemmeno che fossero delle emozioni (Compersione).

Altre emozioni si prestano a lucrosi affari (Angoscia e Felicità soprattutto) o sono nemici della società dei consumi (Generosità e Panico). I sintomi di altre ancora sono radicalmente mutati nel corso del tempo (una volta lo sbadiglio significava Amore e non Noia). Certune però non si salvano da nomi bizzarri (Collawobbles).

Altre emozioni

Ce ne sono di quelle specifiche per sesso, genere e popolazione (Awumbuk): come una società giudica determinate emozioni la dice lunga sul valore che le attribuisce. Fra i top annoveriamo la Verguenza ajena (tranquilli, non solo lo spagnolo ma altre lingue possiedono i termini adatti a parlarne).

Nel raccontarci le emozioni, Tiffany Watt Smith ha dalla sua le citazioni di illustri letterati e artisti, scienziati e psicologi, sociologi e filosofi (su tutti è notevole l’impronta di Charles Darwin e Sigmund Freud) ma anche l’omnicomprensivo campionario della cultura pop. L’autrice non risparmia aneddoti che desterebbero la curiosità di chiunque (si veda Calma), soprattutto muovendo frequentemente lucidissime analisi sulla nostra società, quella contemporanea e ultra-digitalizzata.

Suggerirei all’autrice di inserire nel campionario (per sua stessa ammissione sfuggevole come lo sono le emozioni stesse) il Campanilismo: un’emozione più italiota e che però la si prova scoprendo che uno spazio dell’Atlante delle emozioni umane è riservato al Dolce Far Niente o leggendo della scoperta dei neuroni-specchio da parte dei ricercatori di Parma. E vi farete certamente una risata italiota leggendo dell’emozione Estasi e scoprendo che è tale e quale a come ce l’ha descritta Checco Zalone in Che bella giornata.

Che bella giornata
Che bella giornata (2011) di Gennaro Nunziante

Conclusioni

Come per 4321 di Paul Auster (leggi QUI la recensione) abbiamo più di una possibilità di lettura. La prima è quella di leggere il libro senza bussola dall’inizio alla fine ed è quel che consiglio allo scrittore in erba (salvo tornare a consultare le emozioni specifiche in fase di stesura della propria storia).

La seconda modalità prevede di farci ispirare da un’emozione qualsiasi e cominciare da lì per poi approfittare dei legami intrattenuti nello specifico con altre emozioni similari (riportare a volte dentro il testo ma sempre a conclusione del capitolo dedicato a ciascuna emozione) per intraprendere il viaggio verso l’infinito e oltre.

Questo forse sarebbe il modo migliore per trattare il libro qual esso veramente è: un Atlante appunto. Anche se a volte potrebbe capitarci di rimanere fregati (si veda Esasperazione, e Frustrazione che rimanda a Esasperazione, è proprio il caso di dirlo!).

Oppure l’Atlante lo si può tenere sulla scrivania, e aprirlo a caso: lasciamo che ad ispirare la lettura sia l’impulso del momento e dalle geografie del cuore scelte per noi dal caso.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Atlante delle emozioni umane di Tiffany Watt Smith, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

 

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Finito di leggere: mercoledì 21 Febbraio 2018.

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