TARZAN DELLE SCIMMIE di Edgar Rice Burroughs

TARZAN DELLE SCIMMIE di Edgar Rice Burroughs

L’urlo di Tarzan

Chi non conosce Tarzan?, ci ricorda giustamente l’introduzione di Gianni Pilo al primo, storico volume di Edgar Rice Burroughs del suo personaggio più celebre ed edita in versione integrale da Newton Compton.

Tutti conoscono Tarzan. Ma il suo successo ha travalicato il confine specificatamente letterario tanto che nessuno si ricorda più di questo principio: Tarzan delle Scimmie.

Burroughs, già papà di John Carter di Marte, nel 1912 aveva dato sfogo alle sue più recondite fantasie scrivendo a puntate di questo ragazzo selvaggio sulla indimenticata rivista pulp The All-Story alla cui redazione le aveva spedite firmandosi come “un uomo qualunque”. Puntate rimesse insieme e pubblicate per la prima volta come volume unico nel 1914: ecco la genesi di Tarzan delle Scimmie.

John Carter Taylor Kitsch Andrew Stanton
Taylor Kitsch è il protagonista di John Carter (2012) di Andrew Stanton

Tutti conosciamo Tarzan ma nessuno di noi sa più dire da dove e come salti fuori. Bene, questa è l’opportunità migliore per riscoprire la origin story di un mito, di un supereroe ante-litteram.

Detto ciò, evitate come la peste l’indice dei personaggi: al solito spoiler a man bassa su tutto quello che avrete da leggere.

Origin story

La solita storia del manoscritto ritrovato Burroughs la tira fuori come un mago farebbe con il coniglio dal cappello per dirci che questa storia qui è (o potrebbe) essere vera.

Diamo un anno, 1888. Poi una geografia. La gorilla Kala non ha adottato la piccola “scimmia bianca” (trad. Tarzan nella immaginaria lingua delle scimmie) in una giungla qualsiasi. La tribù di scimmie antropoide cui appartiene Kala vive nell’Africa meridionale, e precisamente in Angola. E’ su queste coste che sono sbarcati Lord John Clayton Greystoke, incaricato di un’inchiesta dal britannico Ufficio per gli Affari Coloniali, e la sua giovane moglie incinta Alice in seguito all’ammutinamento della Fuwalda.

Tarzan non conobbe mai i suoi genitori: la mamma impazzì per la disperazione, il papà fatto a pezzi dai gorilla della foresta. Kala, che proprio quel giorno aveva perso il suo piccolo, decise di sostituirlo con il trovatello della pelle bianca e così risparmiandolo dalle zanne delle altre grosse scimmie. Genitori perduti e un destino da compiere, esattamente come Bruce Wayne.

Batman Begins Christopher Nolan
Bruce Wayne perde i suoi genitori in Batman Begins (2005) di Christopher Nolan

Darwin e Freud

Tarzan cresce fra le scimmie, e quel che gli difetta in brutalità e possanza lo compensa con l’innata intelligenza della specie umana. O meglio, dell’uomo bianco anglosassone che rivive nella sua coscienza. Se fosse stato il figlio di un comune pirata probabilmente non sarebbe stato tanto più furbo di una scimmia crescendo insieme a loro. Dato che Tarzan è invece un rampollo inglese, al secolo Lord Greystoke, allora può realizzare l’impossibile.

Trova i cadaveri dei suoi genitori nella vecchia capanna e impara da solo l’inglese studiando su un abecedario illustrato (impara a leggere e a scrivere, ma non a parlare). Ecco quali sono i superpoteri che da Bruce Wayne lo trasformano in Batman: da una parte il DNA umano che si è evoluto dai primati e dall’altro la coscienza innata da nobile europeo. La superforza e la superagilità non provengono invece da un qualche serio ma dalla dura scuola della foresta.

Come in Batman Begins, anzitutto Tarzan vendica i suoi genitori e quindi uccide il feroce gorilla Kerchac. Così facendo, lo scalza dal trono e diventa il nuovo re delle scimmie (non dei pipistrelli). Domina con sapienza e ha pure un batsegnale, ovvero il suo terrificante urlo che riecheggia per tutta la foresta. Quando uccide, ride, perché Burroughs ci ricorda che l’uomo è unico animale che prova piacere nel delitto.

Liam Neeson Ra's al Ghul
Liam Neeson è Ra’s al Ghul

Tarzan domina saggiamente sulle scimmie e sulle belve della foresta, dalla leonessa Sabor al leopardo Sheeta, dal leone Numa all’elefante Tantor. Riesce a comandare pure sui primi uomini in cui si imbatte, una tribù di nativi africani Uasiri che usa frecce avvelenate, e che Tarzan riuscirà a soggiogare grazie al suo innato e macabro gusto per la teatralità (lo stesso che Ra’s al Ghul insegna a Wayne nel Bhutan).

La storia si ripete

1909, Tarzan ha ventuno anni. Un nuovo ammutinamento di sanguinosi tagliagole (stavolta a bordo dell’Arrow) costringe l’esploratrice Jane Porter e suo padre il caricaturale professor Archimedes Q. Porter a capo della spedizione, la paurosa cameriera negra Esmeralda e il segretario Samuel T. Phlander, ma anche l’aitante William Cecil Clayton (illegittimo Lord Greystoke fino alla scoperta di Tarzan) a sbarcare su quelle stesse spiagge africane.

Ecco che il rude guerriero si intimidisce di fronte alla sua Jane. Più dello stato selvaggio (suggerito un complesso edipico che coinvolge la scimmia Kala cui Tarzan era sinceramente affezionato) può una galanteria aristocratica del tutto a lui congenita a fargli conquistare il cuore della damigella in pericolo per eccellenza.

Margot Robbie Legend of Tarzan David Yates
Margot Robbie è Jane Porter in The Legend of Tarzan (2016) di David Yates

Qui forse Burroughs confonde cultura con ereditarietà, e pensa siano la stessa cosa. Un concetto che ritorna più volte, quando una atavica voce della coscienza contraddice l’educazione da scimmia di Tarzan impedendogli di cibarsi dei cadaveri della stessa specie o di abbandonare un bianco in difficoltà da solo nella giunga.. A ogni modo, Tarzan salva Jane dallo scimmione che la rapisce, e con le fatidiche parole “io Tarzan, tu Jane” le ruba il cuore.

Scappo dalla foresta

Un serie di equivoci, imprevisti e contrattempi da soap opera riportano Jane e la sua banda di naufraghi in America, Baltimora per l’esattezza, che non è ancora quella di The Wire. Nel frattempo Tarzan ha stretto amicizia con D’Arnot, capitano dei militari francesi, che gli insegna a parlare la lingua dei civili e lo porta con sé nel continente. Da qui l’America è a un tiro di schioppo, così Tarzan si ricongiunge a Jane e la salva da un incendio e dalle insidie del finanziatore Robert Canler (colui che il giovane Clayton non ha avuto il coraggio di essere).

Baltimora The Wire
Baltimora in The Wire

A questo punto Tarzan è pronto per fare il salto che da mito lo ha fatto diventare un simbolo: pur riconquistato il titolo di Lord Greystoke, abbandona tutto e torna in Africa, perché in fondo se la passava meglio quando stava peggio.

Successo

A Tarzan delle Scimmie sono seguiti n.24 sequel (di cui uno postumo e molti ancora mai tradotti in lingua italiana), ma anche ulteriori cicli firmati da autori diversi, n.51 film (di cui 4 di animazione) senza voler tener conto di parodie e di apocrifi, n.9 versioni televisive, n.8 videogames, strisce a fumetti che continuano ancora oggi (insuperate però le illustrazioni di Burne Hogarth che hanno trasformato Tarzan in un cult).

Tarzan Burne Hogarth
Il Tarzan di Burne Hogarth

Questa è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che ha generato copioni (i cosiddetti tarzanidi) e che è entrato talmente a far parte dell’immaginario culturale al punto da non essere più semplicemente “popolare”.

Conclusioni

Il racconto è superato nelle descrizioni scientifiche delle scimmie come nelle sue considerazioni sociologiche. Eppure è tutt’ora potente e travolge da un punto di vista squisitamente narrativo. Si legge tutto di un fiato grazie a una scrittura snella e semplice.

Christopher Lambert Greystoke Hugh Hudson
Christopher Lambert in Greystoke (1984) di Hugh Hudson

Durante ogni pagina proviamo il piacere di riscoprire Tarzan non solo come il semplice difensore della foresta africana e dei suoi abitanti, ma anche come un amico, un fratello maggiore dal quale non vorremmo mai separarci.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Tarzan delle Scimmie di Edgar Rice Burroughs, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

 

Finito di leggere: mercoledì 20 giugno 2018.

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