TATIANA di Martin Cruz Smith
UN DELITTO SENZA VITTIMA
Ottavo e al momento penultimo episodio della serie dell’ispettore Arkadj Renko, Tatiana (2013) deve il nome alla ragazza precipitata dal sesto piano di un palazzo a Mosca, Tatiana Petrovna. Una coraggiosa giornalista investigativa la cui morte viene subito archiviata come suicidio. Non se la beve l’ispettore Renko, il quale ascolta le registrazioni nelle quali la reporter denuncia crimini terribili in contrasto con le versioni ufficiali del Cremlino, non se la beve per la strana coincidenza che vede morire per assassinio nella stessa settimana un noto multimilionario sospettato di avere agganci mafiosi. Del resto Renko si era infiltrato nel funerale del mafioso quando è rimasto coinvolto in una vicina manifestazione di protesta che lo ha portato dritto al funerale della giornalista… il cui cadavere non si ritrova più da nessuna parte. Ecco, la caccia a un corpo scomparso si profila all’orizzonte come l’ultimo caso di Renko, che da sempre si mostra più interessato ai morti che non ai vivi.
Chi ha confidenza con i casi di Renko, l’ispettore russo che ha portato al successo il suo autore californiano Martin Cruz Smith, e noi ne abbiamo qualcuna (leggi QUI la recensione di Gorky Park, 1981, il romanzo più famoso, dal quale è stato tratto l’omonimo film), noterà una certa somiglianza con una sua altra storia: Lupo mangia cane (2004, leggi QUI la recensione), quello che noi consideriamo il capolavoro della serie. Anche lì la vittima iniziale sembrava essersi buttata giù dal suo appartamento in un lussuoso grattacielo. Anche lì le indagini portano Arkadj verso nuove frontiere: lì era la “zona di esclusione” di Chernobyl, qui è Kaliningrad, la “città segreta” della Guerra Fredda, un’isolata enclave sul mar Baltico e antica base di una Flotta della Marina Sovietica. Se in Lupo mangia cane nella zona fantasma l’ispettore scopriva un ulteriore omicidio collegato al primo, anche in Tatiana l’ispettore rinviene nelle desolate dune sabbiose di Kaliningrad il cadavere di un interprete legato al governo, che si lascia dietro un misterioso taccuino zeppo di criptiche annotazioni… poi finito nelle mani di Tatiana. Più di un collegamento fra le due storie, entrambe impegnate a voler scoperchiare un complesso intrigo che vede insieme i nuovi padroni della Russia e la mafia moscovita.
NELL’OMBRA DI CHANDLER
Il personaggio di Tatiana è chiaramente ispirato alla figura di Anna Stepanovna Politkovskaja, giornalista russa nota per i suoi reportage sulla seconda guerra cecena e contro il governo Putin, misteriosamente assassinata a Mosca nel 2006 mentre stava rincasando, fatto che causò lo sdegno e la mobilitazione internazionale.

Smilzo, capelli neri, una sigaretta perenne all’angolo della bocca (quando non ci dà dentro con la sua espressione preferita: “bella merda!“), a bordo di una scalcagnata Niva e alle soglie della pensione, Arkadj Renko è il più chandleriano degli investigatori russi (per quanto nato da penna americana). Dalle precedenti puntate si porta la scheggia di un proiettile nella sua testa (che sembra spostarsi verso il lobo frontale provocando nausee e cambi di carattere), e nonostante sia stato ferito continua ad andarsene in giro senza pistola dato che quando la portava comunque non l’ha mai usata. In ogni caso gli è stata regalata una pistola decorata come ricompensa per i suoi buoni servizi, la tiene nascosta nella libreria zeppa di libri di argomento militare (ereditati dal padre) e di raccolte di fiabe (che leggeva al figlio) così come l’unica munizione è secretata dentro un’edizione di Addio alle armi di Hemingway. Insieme all’investigatore anziano ritroviamo il sodale detective Victor Orlov, noto alcolista, e la giornalista Anja, con cui Arkadj sviluppa una notevole complicità sebbene lei se la intenda con i mafiosi.
CONCLUSIONI
Prosegue il delicato rapporto con Zhenya, l’orfano da lui adottato che qui ha quasi diciotto anni. Zhenya si è stancato di vincere agli scacchi nelle stazioni ferroviarie e anziché fare l’hacker (mestiere per il quale è portato) vuole arruolarsi nell’esercito russo. Cosa che Arkady, memore di un padre che era stato un soldato spietato, non vuole assolutamente permettere. La pallottola in testa di Arkady la deve proprio al papà defunto di Zhenya, il giovane ribelle che con le sue ingegnose doti lo aiuterà a decifrare il rebus del taccuino, insieme alla sua prima fiamma, la bella Lotte.

Renko ha attraversato, in più di trent’anni di pubblicazione, tutte le Repubbliche Sovietiche fino a oggi. Quella dipinta in Tatiana è una Russia moderna e capitalista eppure in forte recessione, quella di Putin, fatta di gangster ceceni diventati star nell’industria musicale rap, da un lato piena di iphone e ipod e dall’altra poco social. Una Russia attraverso la quale Arkadj si muove senza più legami con alcun partito o ideologia, se mai ci sono stati.
Rispetto ai precedenti romanzi, anche se la lettura è scorrevole e non mancano i colpi di scena, la trama risulta snodata su svolte affrettate e i cattivi, per quanto caratterizzati nel dettaglio, hanno meno mordente di una volta. Martin Cruz Smith muove ancora una forte denuncia della corruzione della classe politica (russa sì, ma non solo), imperniata sul fatalismo con il quale il popolo la accetta, raccontata però attraverso il destino tragico che spetta a chi prova a contrastarla.
Finito di leggere: mercoledì 15 dicembre 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Tatiana di Martin Cruz Smith, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.