Wildworld S01E01: LA NOTTE DEI RAGNI D’OLEANDRO di Mario Bramè
Serie TV
Quando le serie tv diventano serie letterarie, anche queste hanno bisogno di un pilota. Wildoworld ha dunque bisogno di: La notte dei ragni d’oleandro.
Cosa è il pilot? Ve lo spiega Jules Winnfield in Pulp Fiction: “in televisione il modo per scegliere una serie è che fanno un episodio, l’episodio chiamato pilota. Poi mostrano quell’episodio alla gente che sceglie gli episodi e sul valore di quell’episodio decidono se vogliono fare altri episodi. Alcuni vengono scelti e diventano programmi televisivi, e invece altri no e diventano niente.“

La serie letteraria che nasce ispirandosi al recente successo di quelle televisive si chiama Wildworld, è tutta italiana, e La notte dei ragni d’oleandro, diretto da Mario Bramè, è il suo pilot.

Showrunner della serie è Giulio Milani della casa editrice Transeuropa che nel 1994 lanciò il successo Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi. La descrizione di Transeuropa è riportata in quarta di copertina, dove la composizione delle battute si riduce via via in un triangolo la cui punta tocca il logo della casa editrice al centro. Ora mettete sottosopra la copertina e quel che otterrete è lo stranoto simbolo dell’Occhio sulla Piramide già presente sulla banconota americana da un dollaro e qui nascosto in bella vista.


Il pilot è stato finanziato tramite crowdfunding su Eppela, piattaforma italiana per i finanziamenti dal basso, e solo in seguito al successo ottenuto dal pilot di Mario Bramè si è aperta sempre su Eppela la raccolta fondi per gli altri quattro romanzi che completano la Season 1 di Wildworld.
L’utente ha avuto modo di partecipare e preacquistare a prezzi scontati un libro a scelta o tutti quanti a seconda delle diverse modalità proposte, che vedevano comunque sempre la presenza del supporter nei ringraziamenti del libro e la gratitudine eterna da parte dello staff.
Wild mirror
Wildworld si iscrive nelle serie ontologiche non sullo stile di True Detective dove a ogni stagione si cambia storia, set e cast, ma sullo stile di Black Mirror dove ogni episodio è un’avventura nuova, raccontata da persone diverse, ma con un unico filo conduttore.
Se la famosa serie britannica di sci-fi si concentra sulla pervasività fuori controllo dei nuovi media, Wildworld ci racconta a ogni nuovo libro/puntata (scritto/diretta da autori differenti) una storia di fantasia che prende spunto da reali fatti di cronaca.

Il genere letterario che si viene a fondare replica editorialmente le strategie del montaggio televisivo (vengono preannunciati colpi di scena in chiusura di capitolo e soluzioni in apertura del capitolo successivo) e adotta come slogan di collana (riduco per esigenze di brevità): “Se la realtà supera la fantasia, la forza inventiva deve superare la realtà!”
Pilot
Non deve essere stato facile affidare il pilot di questa ambiziosa serie a un esordiente quale è Mario Bramè. Sicuramente è stata una mossa coraggiosa. Si legge nella biografia che Bramè è un musicista, dunque capiamo come mai sia di un musicista la soggettiva attraverso il quale ci viene raccontata la strage del Bataclan.
Proprio così, la prima puntata di Wildworld rilegge gli attentati di Parigi del 13 novembre 2015 sotto una nuova luce, meno movimentata e paradossale se vogliamo, di quanto effettivamente successo nella famosa “sala da spettacolo” situata nell’XI arrondissement.

Non si pretende la visione politicizzata del Michael Moore di Bowling a Columbine (2002), siamo distanti dall’Elephant (2003) di Gus van Sant e più vicini alle atmosfere surreali della serie tv (anche questa antologica) Fargo che il geniale Noah Hawley ha tratto per il canale via cavo FX dal capolavoro omonimo dei fratelli Coen premiato con due Oscar nel 1997.
Bataclan
La strage è avvenuta praticamente l’altro ieri. Il ricordo è ancora fresco. Nel romanzo, però, di quel venerdì nero non c’è ricordo alcuno della partita Francia-Germania. Immagini rimaste scolpite, indelebili, nella nostra memoria.
Bramè si serve del proprio specchio oscuro per riflettere su quella tragica vicenda. L’autore è un musicista di Vigevano, e la musica è la sua parola. C’è tantissima musica in questi capitoli. Ci sono tantissimi personaggi ad affollare il Bataclan.

Nelle nostra realtà erano gli Eagles of Death Metal a esibirsi sul palco quando dalle ultime file partirono le prime raffiche di mitra. Nella finzione, al Bataclan di Parigi si alternano diverse band, fra alti e bassi, fino al Contest dell’alba. L’ora in cui scocca il massacro.
Gli stragisti non hanno motivazioni religiose. Sono maggiormente interessati alle conoscenze quantistiche e alle teorie relativistiche sul caso e sul caos. Gli stragisti si esibiscono sul palco, dove hanno portato i kalashnikov smontati e le parti confuse fra i pezzi degli strumenti musicali.
Uomini allo specchio
Il caos, si diceva. Bramè ci descrive il caos al Bataclan prima del caos. La quiete prima della tempesta è essa stessa la tempesta. Un vortice di persone, di musiche, di fumi, di battute. Una spirale che ti trascina e ti confonde.
In questo microcosmo, o multiverso in miniatura, le possibilità sono infinite, può quindi capitare di sovrapporre i protagonisti. Da una parte il musicista Mario (il cui nome è pericolosamente identico a quello del musicista/scrittore Mario Bramè) che rinuncia al suo sogno e che vuole vendere il proprio rullante a un acquirente su eBay. Finirà per guidare la session finale sotto la minaccia delle armi ma anche (SUPER SPOILER) per portarsi a letto la giornalista che vuole intervistarlo dopo il massacro. Dall’altra parte abbiamo la mente dietro l’attentato, il nichilista dai capelli lunghi che è stato ispirato da un fantomatico Libro e che disprezza l’umanità.

Una linea guida ce la dà il montaggio alternato di capitoli, mai numerati, ma non fra un prima e un dopo. Bensì fra un prima (l’attesa del massacro più che il massacro stesso) e un prima ancora (la preparazione al massacro…).
Chi si aspettava di leggere del massacro del Bataclan in realtà resterà deluso, e non perché i colpi partono dal palco anziché dall’ultima fila. Questo non è un libro sul massacro, questo è un libro di musica, che parla di musica, ad appassionati di musica. E la musica è vita, non è morte.
Sigla
Uno dei motivi per cui ogni volta siamo felici di tornare a guardare la nostra serie preferita va oltre la storia e il cast. E’ il motivetto segreto che cantiamo sotto la doccia. È quello che inchioda i nostri pensieri.
È un sacrilegio guardare una puntata de I Soprano saltando la sigla.
Uno dei motivi più importanti per continuare la serie di Wildworld è proprio la sua sigla.
La cover vintage di Maurizio Ceccato vale almeno la metà del prezzo d’acquisto, e dal quel che ci è dato sapere dalle anticipazioni, sue sono le copertine delle puntate successive. Il suo stile immaginifico è graffiante può essere l’autentico leitmotiv di Wildworld.

A metà fra un manifesto strappato dal muro e una dissolvenza composita alla True Detective, ogni volta la copertina di Ceccato è chiamata a reinventarsi per introdurci in una storia differente ma mantenendo riconoscibile lo spirito della serie. Avete presente la sigla di Game of Thrones che cambia a ogni puntata a seconda dei luoghi visitati sulla mappa? Le copertine di Wildworld fanno proprio questo, reinterpretano ogni volta un pezzo di storia diversa, e ogni volta ci urlano: questo è Wildworld!
Nel salutarvi, vi invito a leggere La notte dei ragni d’oleandro di Mario Bramè, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: lunedì 23 aprile 2018.