ALI DI GIGANTE di Emanuele Arcuri

ALI DI GIGANTE di Emanuele Arcuri

L’ALBATROS

Sin dalla presentazione firmata dallo stesso autore, in questo romanzo d’esordio edito da Wordmage, Emanuele Arcuri dichiara apertamente la sua ispirazione da L’Albatros di Charles Baudelaire, dove l’uccello è il bambino-vittima mentre i pescatori sono i bambini-predatori.

L'albatros
L’albatros

STRUTTURA

La prefazione di Giuseppe Gullo, aldilà dell’inevitabile citazione di Libro Cuore (1886) di Edmondo De Amicis, spoilera parte del libro che ci apprestiamo a leggere. La prefazione del resto c’è già, a firma dello stesso Arcuri come le sue Note sulla definizione di bullismo e sulla convergenza/divergenza dell’essere uguali e dell’essere diversi. Si chiude con i Ringraziamenti (più un “ringraziamento particolare” o simpatico) e una malinconica poesia dedicata a Bologna, musa in parte ispiratrice di questo racconto.

Cuore (1948) di Duilio Coletti
Cuore (1948) di Duilio Coletti

SCATOLE CINESI

Il racconto a scatole cinesi è intrigante: l’io narrante non è il protagonista della storia, si chiama Paolo ed è nato in un’epoca recente che oggi definiremmo “antica.” Diventato professore nel borgo medievale della immaginaria Sommalunga (nomen omen, attraverso il quale possiamo immaginare la Chiusa Sclafani di cui è nativo Arcuri), situata nell’entroterra siciliano (dettagli questi ricordati più volte come se i diversi capitoli fossero le diverse “puntate” di una storia), Paolo darà ripetizioni di letteratura francese ad Andrea, un ragazzo venuto a chiedere il suo aiuto.

Charles Baudelaire
Charles Baudelaire

Il professore e l’allievo sono accomunati dalla passione verso i poeti maledetti francesi, ed è perciò che l’insegnante identificherà il suo alunno come un albatros. La particolarità di questo albatros è il fatto di venire bullizzato non per menomazioni fisiche o cognitive, ma perché “studia” in un paese dove lo studio non è una prerogativa. A fronte di questo spunto interessante, non ci vengono forniti dettagli approfonditi sulle violenze subite, o sui soprannomi appioppatigli dai compagni di classe, come a voler proteggere la vittima a tutti i costi. Con un punto di vista meno parziale avremmo sofferto anche noi insieme alla vittima designata.

CONCLUSIONI

Nonostante i capitoli brevi che favorirebbero i colpi di scena, lo stile descrittivo privilegia la forma del saggio piuttosto che la dimensione narrativa. Infatti nel finale la “trasformazione” del professore (alter ego dello scrittore) non si materializza sul versante delle azioni quanto su quello dell’impegno civile e sociale: le due “confessioni” catturate a due bulli cresciuti (di cui solo uno è realmente pentito) rientrano in un contraddittorio volto ad avvalorare una tesi della quale l’autore ha sempre dichiarato di essere un sostenitore.

Quello che ci rimane di questo saggio che si legge con un battito d’ali, è un esortazione affinché l’animale sociale, per dirla con Aristotele, rinneghi il lampedusano immobilismo per aprirsi a un futuro di accettazione e di uguaglianza.

Finito di leggere: lunedì 17 febbraio 2020.

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