ARISTOTELE E IL MISTERO DELLA VITA di Margaret Doody
LE INDAGINI DI ARISTOTELE
Aristotele e il mistero della vita (Sellerio, 2002): la quarta inchiesta di Aristotele detective si ispira all’opera del grande Stagirita sulla Politica e coniuga alla perfezione la detection del primo romanzo (Aristotele detective, ispirato alla Metafisica – leggi QUI la recensione) allo spirito picaresco del terzo romanzo (Aristotele e le giustizia poetica, ispirato alla Poetica – leggi QUI la recensione). Lo fa, migliorando. La detection si arricchisce delle caratteristiche della hard boiled school (di tre secoli prima di Cristo) grazie alla grinta realistica e alla sveltezza di mano del vecchio filosofo e la missione on the road vira alla spy story da guerra fredda. Un mix reso possibile dall’epocale gioco politico che divide in due l’Atene del IV secolo: da una parte abbiamo i filoalessandrini (con i quali si schiera Aristotele, che era stato il precettore di Alessandro Magno) e dall’altra la fazione avversa che cerca di colpire Aristotele e, con lui, tutto il partito macedone.
Che la storia si sia fatta più grande delle precedenti non lo intuiamo solo dal numero delle pagine, ma anche dallo sterminato indice iniziale dei personaggi che ci presentano dozzine e dozzine di nomi fra circoli familiari e parenti di Aristotele e Stefanos, ricercatori del Liceo, cittadini di Atene e loro amici, persone incontrate durante il viaggio e in Oriente. Si apre con una classica invocazione alla Musa che ringrazia, tra l’altro, Asclepio, il quale ricordiamo essere discendente Aristotele figlio di Nicomaco.

SPY STORY
Stefanos (voce narrante e comprimario della saga), di circa 26 anni, cerca di migliorare le proprie condizioni economiche e sposarsi: la sua futura sposa è Filomela, figlia di Smicrine, irascibile contadino della zona di Eleusi conosciuto nel precedente romanzo. La giovane moglie di Aristotele, invece, si chiama Pitia: la sua morte durante il parto è dolorosa, ma si fa più straziante quando alcuni rivali (un oratore e statista, una prostituta, un ricco cittadino) guidati dal custode del culto di Demetra fanno a pezzi la statua che il marito aveva fatto erigere in suo onore, perché nessuno di loro due è cittadino ateniese.
Sono questi giorni in cui i sostenitori del partito macedone subiscono affronti che ricordano la decapitazione delle Erme ad opera di Alcibiade avvenuta molti anni prima: lo stesso Stefanos si ritrova recapitata una testa di cavallo neanche fosse ne Il Padrino. Se uno storico vede l’ellenismo alle porte, la scrittrice canadese (e professore di letteratura comparata) Margaret Anne Doody ha visto un intrigo politico: il complotto per lo spostamento dell’asse principale della civiltà verso l’Asia. Insieme al suo aiutante Stefanos (che deve chiedere autorizzazione a maritarsi a un lontano parente della fidanzata), Aristotele è costretto a lasciare Atene, in realtà fugge: lascia il Liceo alle cure di Teofrastos (un ricercatore di 40 anni con uno spiccato interesse per le piante, ma soprattutto è il suo braccio destro), e si imbarca su una piccola e veloce nave (la Eudemonia) con l’ottimo pretesto di una commissione che comportava un viaggio (ossia riaccompagnare un giovane studente il cui strano stadio mentale causa preoccupazione, Parmenione, in realtà nipote illegittimo del grande generale di Alessandro).

ON THE ROAD
Il viaggio ha inizio circa a due terzi del libro, mentre a metà si verifica il primo fatto che assomiglia a un delitto, o presunto tale, quando sulla loro nave ormeggiata a Delo, isola sacra ad Apollo e dove è proibito sia nascere sia morire, pare abbiano scannato un distinto viaggiatore, oppure quando poco dopo trovano il capitano ateniese della nave stecchito nel giardino di un nobile e vecchio amico di Aristotele che li ha ospitati in casa. Ma non importa che in fondo non ci sia un vero crimine iniziale, del resto la natura episodica di questa storia vuol richiamare da vicino le peripezie marittime di Odisseo, in questo caso incarnato da Aristotele, che a differenza di Ulisse è inseguito dal suo invisibile nemico che continua a creare guai, e a mettere a repentaglio la sua vita.
Aristotele e Stefanos viaggiano dunque a caccia di indizi da una parte all’altra del Mediterraneo orientale sulle tracce di una serie di misfatti e di una catena di delitti sanguinosi. Un viaggio che funziona da metafora per l’altro viaggio che si svolge parallelo, quello instancabile delle sfide della scienza. Aristotele, del resto, è attirato contemporaneamente dalle ricerche di Filosofia della Natura e dai fili della ricerca dei criminali. Ma il centro della trama delittuosa li riporterà infine alla complessa città di Atene, dove ogni cosa verrà alla luce per merito delle conoscenze scientifiche e (insieme) la sapienza filosofica di Aristotele, che la Doody dimostra ancora una volta di sapere padroneggiare.

CONCLUSIONI
In Aristotele e il mistero della vita la filosofia del protagonista è più approfondita che in passato. Colpisce come l’autrice metta in scena la società misogina dell’epoca: quasi nessuno si presenta al funerale di Pitia in quanto donna, lo stesso Aristotele non è esente da “pregiudizi” filosofici di natura maschilista (l’uomo è la forma, la donna è il contenitore, perciò ella non può essere titolata in alcun modo nell’educazione dei figli), persino Stefanos è consapevole che presto il vecchio maestro si riprenderà dal lutto (“dopotutto ha perso una donna”)…
La descrizione particolareggiata degli usi e costumi dell’epoca, la ricostruzione del pensiero dello Stagirita, l’intreccio crime e la svolta avventurosa della vicenda, assicurano un episodio atipico, che devia dalle consuetudine del giallo, e proprio per questa sua unicità merita un posto d’onore all’interno della serie.
Finito di leggere: giovedì 2 febbraio 2023.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Aristotele e il mistero della vita di Margaret Doody, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.