BACIO FEROCE di Roberto Saviano vs GOMORRA 3
Bambini & animali
Come già succedeva per La paranza dei bambini, è una metafora animale ad aprire Bacio feroce.
Nel primo volume scritto da Roberto Saviano l’intento era quello di accostare la banda dei bambini alla paranza dei pesci. Nel secondo i riflettori si spostano invece dalla pesca alla caccia ed è al bacio della tigre che vengono associate le vicissitudini d’amore e d’odio di Nicolas Fiorillo. Il passo è talmente importante da essere riportato non solo in copertina ma persino a metà romanzo in bocca al personaggio principale.
La copertina del primo volume era il traslucido grigio della Madonna armata, la seconda vi si ricollega con un traslucido rosso della tigre tatuata.

Chiavi di lettura
Non nascondiamoci dietro un dito, Gomorra – La serie e non il film ci ha dato il giusto codice visivo con il quale leggere e immaginare il primo libro di questa nuova serie baby-gangster. Forti di questo dizionario, il gioco continua: ne La paranza dei bambini i riferimenti e le analogie sono (anticipandola) con la seconda stagione su Sky di Gomorra – La serie. Infatti la baby gang introdotta nel primo volume non poteva che farci pensare a ‘o Track, che con quei baffetti e i suoi giovani fedelissimi aveva tentato una sfortunata alzata di testa nei ghetti di Napoli.

Inevitabilmente, il collegamento diretto di Bacio feroce è con la terza stagione di Gomorra, trasmessa subito dopo l’uscita del libro sugli scaffali delle librerie lo scorso Ottobre 2017. Ad un anno esatto di distanza dal primo libro, che invece aveva preceduto la messa in onda della seconda stagione di ben tre mesi. Stavolta il pensiero corre non a ‘o Track, ma ad Enzo Sangueblu e ai suoi nobili bastardi che scorazzano per le vie di Forcella a bordo di T-Max e Beverly scuri (gli stessi del libro).

Come la banda di Sangueblu aveva eletto a covo esterno la pizzeria della sorella di Enzo, così la banda del Maraja (il soprannome di Nicolas Fiorillo) ha eletto a covo esterno la discoteca Nuovo Maharaja. Poi è chiaro, entrambi hanno un casotto per gli incontri più riservati.
Bulli & pupe
Una cosa più di tutte accomuna le due bande. A differenza di quanto succedeva per la vecchia camorra, loro non hanno un capo perché rappresentano una mafia più democratica. Ciò non esclude che per talento, competenza e inclinazione alla leadership, un individuo spicchi su tutti gli altri (Sangueblu da una parte, Maraja dall’altra), pur creando malumori e invidie all’interno del gruppo.
Una cosa più di tutte separa però le due bande. Quella di Sangueblu (fatte le dovute eccezioni) è composta dai figli bastardi non voluti del vecchio sistema. Quella di Maraja (fatte le dovute eccezioni) è formata da gente che non ha niente a che spartire con i legami di sangue. E le piazze di spaccio se le prendono per merito, non per diritto.
Già ne La paranza (prima di Gomorra 2) avevamo imparato che:
- Dietro ai cani sciolti di ogni baby gang c’è sempre un qualche boss della vecchia guardia, quantomeno per rifornirli di droga. Da una parte la banda di Maraja manovrata dall’Arcangelo e dall’altra quella dei Capelloni del giovane o’ White ma pilotata dietro le quinte dal Micione.
- Dietro ogni rifugio di latitante si nasconde la determinazione di una donna ben accorta. La maestra Ciccatello per l’Arcangelo e Viola per il Micione, come nella seconda stagione della serie abbiamo Patrizia per Don Savastano).

Dellitti e castighi
Maraja aveva un fratellino, Cristian, e lo aveva protetto tenendolo fuori dal giro (identico trattamento che Enzo Sangueblu riserva al figlio della sorella). Fino a quando nel primo libro un traditore della paranza, Dentino, non glielo aveva ucciso. In Gomorra 3 il mandante dell’omicidio della sorella di Sangueblu è invece Genny, colui per il quale lavora.
Così inizia Bacio feroce: con il tentativo di vendetta da parte di Maraja in ospedale. Vi penetra grazie ai favori di un medico compiacente, come quello che aveva fatto entrare dal retro Sangueblu per medicargli l’occhio.
Conseguenze? Maraja vuole uccidere il figlio appena nato di Dentino. Sangueblu prova invece ad avere la sua vendetta organizzando l’attentato al matrimonio. Maraja però (SPOILER) ci ripensa: non ha il fegato di uccidere un neonato e se ne va via. Anche Sangueblu aveva risparmiato il suo nemico, ma solo perché l’attentato era fallito.
In qualche modo Nicolas sta pagando per le sue azioni: aveva acconsentito che uccidessero Dumbo, l’amico fraterno di Dentino. Questo veramente lo avvicina più a ‘o Track (entrambi ribelli, entrambi si sono piegati alle logiche del Sistema pur di farne parte) che a Sangueblu. Lui sì un vero pesce fuor d’acqua, in una banda senza capi ma di figli dei capi, in un quartiere senza capi, e che non accetta in toto il Sistema.
La confederazione
Man mano che si va avanti assistiamo a una progressione di delitti di cui la paternità è certa numquam: alcuni omicidi prima scomodi diventano comodi se si sa a chi attribuirli, una lezione che viene dritta da Le regole del delitto perfetto, egregiamente messa in pratica da Genny Savastano e suo malgrado appresa da Ciro Di Marzio nel finale di Gomorra 3.

C’è spazio persino per il grottesco e per la satira: la banca che convoca la Paranza perché vuol riciclarne i soldi in cambio di mutui facili per i loro genitori ci ricorda una via di mezzo fra Io speriamo che me la cavo il libro e Amici miei il film.
A un certo punto le due paranze più grandi in città mettono da parte i vecchi attriti e uniscono le forze nel capitolo “La confederazione“. Un concetto, questo, presente anche in Gomorra 3, dove gli antagonisti principali sono proprio i Confederati, ovvero diverse bande che si sono messe insieme per il bene comune.
Nel cuore della bestia
Arriviamo dunque al cuore della vicenda, alla seconda e terza parte, ciascuna introdotta da prologhi in corsivo come già succedeva per il precedente romanzo. I prologhi sonoscritti da un narratore onniscente e filosofeggiante.
Vi invito a leggere queste intro a voce alta: sembra di sentire lo stesso Roberto Saviano parlarci di fatti di cronaca in una delle sue trasmissioni con le foto sullo sfondo. E questo rende ancora più verosimile ai nostri occhi la storia di finzione che ci racconta.

Ci arriviamo grazie a ingredienti unici.
1. Citazioni pop: da Cannavacciuolo a Chiara Farragni passando per, udite udite, Genny Savastano il cui taglio di capelli ha lanciato una moda;
2. Salotti pacchiani (penisole, acquari) e catapecchie (coi graffitti sui muri).
3. Partite del Napoli (abbiamo imparato altre due cose: 1) Gli affari legali con lo stadio sono un introito sicuro per i boss. 2) I giovani criminali tirano fuori le bandiere e cominciano a cantare i cori per confondersi nella folla e seminare i falchi).
4. Colpi di scena cinematografici (il tradimento di, SPOILER, Dragò e Viola che giustizia, SPOILER, il fratocucino), sequenze memorabili (il leone sguinzagliato per le strade di San Giovanni a Teduccio).
5. Riscrittura di fatti di cronaca (il morto durante la partita Napoli-Roma).
6. Momenti di esaltazione (il matrimonio di Nicolas, la gioventù che corre in moto piegata sui motorini).
Il romanzo vola letteralmente sino alla fine. La resa dei conti per prendersi tutto (almeno tutta Forcella,) o per perdere tutto. Proprio come Sangueblu si sarebbe accontentato di Forcella lasciando il resto a Savastano, mentre Nicolas all’Arcangelo.
Indiani rionali
Gran parte della fascinazione di questi personaggi, è innegabile, deriva dai loro soprannomi accattivanti. Maraja, Briatò, Lollipop, Tucano, ecc., come le controparti televisive ‘o Track, Sangueblu, Scianel, O Charmant, ecc. Nomignoli che li rendono più credibili dei comuni nomi italici (il vero nome di Maraja, poi, è Nicolas, esterofilo, e non il più classico Nicola) in contesti a volte eccessivamente caricati (alcune battute suonano troppo “all’americana”, o a come le direbbe un doppiatore italiano).
Questi sono i “nomi veri”, non quelli di battesimo, un pò come succede agli indiani che attendano di dimostrare il proprio valore sul campo per meritarsi il degno nome/soprannome. Nel nostro caso i meriti non sono sempre lodevoli, come la cresta per Chicchirichì e i denti da coniglio per Dentino.

Il Maraja è l’unico però a distinguersi veramente. L’unico a guardare i documentari incentrati sulle figure dei conquistatori trasmesse da History Channel, ad aver letto Machiavelli (cui l’accomuna il nome) e ad ammirare Gengis Khan.
Sì, per quanto tutti i personaggi sian ben tratteggiati, e tutti a Napoli li desiderino (gli avvocati, le banche, le discoteche: sono loro a cercarli, non il contrario), il tempo a loro disposizione è scarso: spesso li si confonde fra loro o presto si dimenticano (pur meritandosi un’uscita di scena epica, e mi riferisco alla scena delle granate che ricorda per grandezza visiva quella dei ragazzi in mutande con i kalshnikov nel film di Matteo Garrone).

Gangster digitali
Il lavoro fatto sul linguaggio (leggasi: dialetto) è notevole. Inoltre, se i tempi televisivi non hanno consentito a Paolo Sorrentino di rimuovere i riferimenti a Higuain via dal Napoli in The Young Pope, nel corso di un anno i tempi di scrittura hanno permesso invece a Saviano di far usare ai suoi bambini il termine “higuain” come sinonimo di traditore, ad esempio “sei un higuain”.
Tutto è mediato dalle nuove tecnologie, dagli smartphone e da WhatsApp, più presenti di quanto non lo siano nella analoga serie tv. Infatti i baby gangster: cercano su YouTube i tutorial per presentarsi ai genitori delle fidanzate; trasmettono i pizzini digitali; mandano le posizioni su Google per farsi aiutare a seminare i falchi che li inseguono; si fanno i selfie con i leoni nella tana del boss e i filmati dopo aver sfondato con la macchina la vetrina di un negozio; incredibile poi come Drone riesca a manomettere TripAdvisor per far incassare di più una loro vittima di estorsione.

Conclusioni
Gomorra ha avuto il suo film per il cinema, ma questo “ciclo dei bambini” mi pare chiaro non avrà una trasposizione cinematografica. Perché ne ha già una televisiva. Eh sì, Gomorra – La serie, dopo avere in qualche modo adattato le tematiche del romanzo monstrum di Saviano (pubblicato da Mondadori) per la prima stagione, con le successive due si è rinnovato. Ha continuato a raccontare le vite e le disavventure dei suoi personaggi principali (Ciro, Genny e compagnia bella) ma aggiornandole con le ultime news dalla malavita che Saviano ha preso dalla realtà proprio per imbastire il suo nuovo ciclo criminale (edito da Feltrinelli).
Maraja rivive in ‘o Track e in Sangueblu, cambiano i nomi, le caratterizzazioni, ma la storia no, perché “è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce“.
Alcuni potranno continuare a dire che il racconto di questi personaggi così negativi sia diseducativo, e altri nel sostenere come siano la vera espressione di una opposizione allo Stato. Per come la vedo io, dobbiamo tenerci stretto Roberto Saviano non solo per il suo coraggioso lavoro di denuncia, ma per il grande dono che sta facendo al nostro paese. Ci si era avvicinato Sergio Leone al cinema con la sua Trilogia del Dollaro, ma i personaggi e le ambientazioni no. Sono invece nostrani i personaggi e le ambientazioni di Gomorra come quelle del ciclo dei bambini. Per questo si può affermare che Saviano ci regala quello che è sempre mancato al nostro Paese: una grande mitologia pop!
Se ancora non lo avete fatto, vi invito a leggere Bacio Feroce di Roberto Saviano, a vedere Gomorra – La serie, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: giovedì 11 Gennaio 2018.