CAMBIARE L’ACQUA AI FIORI di Valérie Perrin
DRAMMA E COMMEDIA
Valérie Perrin aveva già vinto nel 2018 il Prix Choix des Libraires con il suo precedente romanzo, Il quaderno dell’amore perduto. Nello stesso anno Cambiare l’acqua ai fiori vince il Prix Maison de la Presse presieduto da Michel Bussi e nel 2019 il Prix des Lecteurs du Livre de Poche. Quelli della Perrin sono successi mondiali che hanno venduto oltre due milioni di copie e sono stati tradotti in una trentina di paesi. Da noi è pubblicata da Edizioni E/O, tradotta dal francese da Alberto Bracci Testasecca.
Il caso letterario Cambiare l’acqua ai fiori, lo specifichiamo subito, è insieme dramma e commedia. La protagonista Violette Toussaint è una bella donna, solare e sempre gentile, che vive in una bella casetta… nel cimitero vecchio tre secoli di un lontano paesino della Borgogna. Infatti da circa venti anni Violette lavora come guardiana del camposanto di Brancion-en-Chalon. Violette ricorda a memoria i dettagli di tutti i morti, compresi data di nascita, di decesso e ubicazione, inoltre tiene personali registri (più simili a diari) su funzioni ed esequie. Ha adottato Eliane, il cane di una defunta, mentre le donazioni nel salvadanaio a forma di coccinella vengono usate per dar da mangiare agli animali del cimitero (soprattutto gatti sterilizzati). Le tengono poi compagnia i tre necrofori (Nono, Gaston ed Elvis), gli addetti alle pompe funebri (i tre fratelli Luchini) e padre Cédric Duras.

Tutti coloro che vengono a trovare i cari estinti non disdegnano di portarle doni (ad esempio pessime bambole portoghesi) e di prendere un cordiale o un caffè caldo dalla signorina Toussaint. Cognome che, ironicamente, significa “Ognissanti“, la festività dei morti: lei però non ha paura dei morti. Anzi, Violette “protegge” i defunti dalle visite notturne dei ragazzacci, che non esita a mettere in fuga travestendosi da fantasma così alimentando le persistenti leggende metropolitane.
RITORNO AL PASSATO
Violette aveva ottenuto questo posto di lavoro insieme a suo marito Philippe, un fissato delle moto e dei videogiochi, con il quale divideva in precedenza il mestiere di guardiani del passaggio a livello. Il loro era stato un amore passionale, travolgente, di poche parole. Philippe oggi non c’è più. Dopo averlo introdotto, la storia ambientata nel presente procede a balzi, alternandosi con il racconto del passato di Violette, quando da ribelle semi-analfabeta e piena di piercing, fa il salto da barista a fidanzata di Philippe.
Il debole di Philippe per le scappatelle un giorno non lo fa più tornare in casa. Ma Violette è abituata a stare sola, lei che da orfana era cresciuta in una casa famiglia quando ancora era conosciuta con il cognome da nubile, Trenet (come il cantante Charles, quello de La Mer). Da notare che lei ha sempre chiamato il “focoso” marito per nome e cognome completo, come prendendo le distanze tutte le volte. Nel passato i due hanno avuto una bambina, Léonine. A quel tempo era Violette che faceva tutto il lavoro al passaggio a livello, per di più cresceva la piccola e nel frattempo rileggeva per l’ennesima volta il suo libro preferito, Le regole della casa del sidro.

L’assenza della figlia è un peso insostenibile nel futuro: sappiamo che nemmeno Léonine ci sarà più, quindi il sospetto che possa essere morta cresce man mano che avanziamo nella lettura e non abbiamo indizi sul suo destino.
AMORE AL CIMITERO
Un giorno viene a bussare alla porta di Violette un tale, Julien Seul (vuol dire “solo“, quindi anche nel suo caso nomen omen), commissario di Marsiglia che vuole esaudire l’ultimo desiderio della madre recentemente scomparsa. Lui che si vantava di fiutare le bugie di chiunque, non aveva mai sospettato del segreto genitoriale: essere sepolta in quella sconosciuta cittadina e, precisamente, nella tomba di uno sconosciuto signore del posto. Il poliziotto, il solo che ha bussato alla porta di Violette dal lato della strada e non da quello del cimitero, sarà anche l’unico in grado di farle battere il cuore dopo moltissimo tempo.
Così inizia una terza storia indietro nel tempo, quella di come Iréne Fayolle (la madre di Julien) e Gabriel Prudent (il signore del posto) avessero iniziato la loro storia extraconiugale (conoscendosi al funerale della moglie di lui). I due si sono sempre dati del lei, fin quasi a un passo dalla morte, quasi come Violette e Philippe.

Senza che nessuno glielo chieda, intanto Julien indaga su che fine abbia fatto Philippe, scoprendo che abita a pochi chilometri di distanza da Violette. Più volte le casualità della vita, o se volete le coincidenze della narrazione, suggeriscono una sterzata verso il genere giallo. Ad esempio quando indietro nel tempo la figlia muore per un accidente nella colonia estiva e Violette si mette a “caccia” dei responsabili in collaborazione con Sascha, il precedente guardiano del cimitero di Brancion-en-Chalon dove la piccola Léonine è stata sepolta. Ad esempio quando Violette ritrova oggi Philippe, più minaccioso che mai, e poi questo muore in un misterioso incidente stradale. Lui aveva avuto una relazione (piuttosto violenta) con Geneviève Magnan, la donna delle pulizie della colonia dove era morta la figlia. La morte di Léonine è stata allora causata dalla vendetta di una donna?
CONCLUSIONI
In apertura di ciascun capitolo leggiamo versi nostalgici nello stile di Antologia di Spoon River che dimostrano la spiccata sensibilità dell’autrice. La malinconia dei tempi andati funziona particolarmente bene con la complicità dell’ambientazione cimiteriale, ma l’autrice sa miscelare bene questa forma di tristezza con la spensieratezza giovanile. Valérie Perrin, pur concedendosi qualche stereotipo (strano a dirsi) sulla femminilità, enfatizza i toni per toccare le corde emotive del lettore. Non a caso il colore rosa della copertina richiama certa letteratura romantica.
La stratificazione narrativa costituita dalle varie trame sparse in giro per il tempo (a un certo punto subentrano pure i punti di vista di Philippe e Geneviève) può a volte confondere e rallentare il ritmo. Nonostante tutto trionferanno i sentimenti autentici, quelli capaci di far provare al lettore un vortice di sensazioni contrastanti. Cambiare l’acqua ai fiori non un elogio funebre, piuttosto una riflessione, mai banale, sul senso della vita.
Niente di macabro, quindi, ma preparate i fazzoletti.
Finito di leggere: domenica 27 marzo 2022.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.