CIRCE di Madeline Miller
IL MITO
Sin da quando è uscito nei mercati anglosassoni nel 2018, Circe ha scalato le classifiche del New York Times e del Sunday Times, è stato eletto “libro dell’anno” dalle principali riviste letterarie americane, ed è stato tradotto in altre sei lingue compreso l’italiano con Sonzogno. Finalista al Women’s Prize for Fiction, Circe porta la firma di Madeline Miller, ricercatrice e drammaturga americana, già autrice di quel caso letterario che era stato La canzone di Achille (2011).
Ancora una volta, Miller estrapola una figura mitologica dai poemi omerici che l’ha consegnata ai posteri (lì l’Iliade, qui l’Odissea) per diventare qualcos’altro, qualcosa di diverso, qualcosa di più. Tante volte i remake ci vengono presentati con altisonanti claim come “La vera storia di” e questo dovrebbe farci preoccupare perché di norma, poi, sono i più distanti dalla verità: si veda il roboante e fallimentare Robin Hood – L’origine della leggenda (2018). Senza tema di sbagliare, possiamo affermare che Circe è un sofisticato retelling mitologico, senz’altro più di quello operato dalla saga avventurosa e scanzonata di Percy Jackson.

FUORI DAL MITO
Il rapporto fra Circe e Ulisse (praticamente l’unica cosa per la quale viene ricordata) diventa nelle mani della Miller il materiale per un breve lasso di tempo al centro del romanzo, ma decisivo per le sorti della donna. Scoprendo il prima e il dopo della sua esistenza, da seduttrice passionale e volitiva che era nell’Odissea Circe diventa affascinante per la sua spiccata sensibilità, il temperamento indipendente e una eccentrica dimensione tanto umana quanto divina. Infatti è bellissima per gli umani, eppure la più sgraziata per le divinità con le quali è cresciuta: la criticano per i capelli setosi, la voce stridula, il suo stesso nome significa “sparviero” (datogli da una zia, neppure dalla madre), sempre sbeffeggiata da tutti tanto da non ricevere mai una parola d’affetto. Non è più quindi la maga ammaliatrice e perfida che pensavamo di conoscere, perché fuori dal mito è una donna complessa, piena di aspirazioni e debolezze, e tutto l’epos è demandato non alle grandi gesta ma al suo carattere sfaccettato.
Circe è figlia della ninfa Perseide e di Elios, fra i pochi titani sopravvissuti alla guerra contro Zeus e passati dalla parte degli Olimpi, la famiglia divina così chiamata perché instauratasi sul monte Olimpo. Il resto della famiglia “disfunzionale” è composta da: l’affezionato fratello Eete che regnerà sulla Colchide come un potente stregone, detentore del vello d’oro e futuro nemico di Giasone e degli Argonauti; e gli odiosi Perse e Pasifae, quest’ultima andata in sposa a quel figlio di Zeus noto come Minosse di Creta.
UNA DIVINITA’ UMANA

Le prime insicurezze di Circe, o meglio gli spiragli che fanno breccia sulla sua anima fragile intrisa di immortalità, si manifestano in seguito all’incontro privato avuto con Prometeo, accusato dagli dei di tradimento. Il senso di diversità di Circe la rende più vicina ai mortali, considerati non meno che vermi dalla sua famiglia, per questo si sente attratta da Prometeo.
Da sola Circe impara a usare i portentosi pharmaka, i fiori gialli che crescono dal sangue di Crono, e con essi riesce a tramutare le creature nella loro vera essenza: prima fa del suo amato pescatore umano Glauco un dio, poi muta Scilla (di cui Glauco si invaghisce) in mostro. Più che in vera essenza, come si vede, tali fiori trasformano i malcapitati secondo i desideri di Circe, esperta autodidatta della pharmakeia, appunto l’arte delle erbe.
La confessione di Circe che vuole addossarsi le colpe di quanto fatto le porta solo derisione perché nessuno crede nei suoi poteri. La corte giustifica ogni metamorfosi come il volere degli di; almeno fin quando non è la voce maschile di Eete a comprovare le affermazioni della sorella. Si crea scompiglio, gli dei temono che quei nuovi artifici siano una sfida alla loro potenza, che i titani possano nuovamente insorgere. Perciò Circe viene bandita dal palazzo degli dei ed Elios decide di non generare mai più figli con Perseide, poiché tutta la loro stirpe può giostrare la cosiddetta magia.

L’ISOLA DEI MAIALI
Dopo diecimila anni di inedia e disprezzo nella casa di famiglia, Circe “rinasce” grazie all’esilio sull’isola dei maiali selvatici, Eea. Qui scopre le virtù delle piante, affina le arti magiche, avrà una leonessa chiamata la Regina della Fenicia e accoglie ancelle scacciate di casa come è successo a lei (anche se presto ce ne dimenticheremo, vedendole sempre di passaggio, sempre terrorizzate dalla loro padrona). Riceve le estemporanee visite di Ermes, il messaggero degli dei e dio ingannatore come Loki dell’Universo Marvel (a sua volta ispirato alla divinità della mitologia norrena), manipolatore per eccellenza, dai tanti volti come le facce di un prisma.
Circe vivrà un’intensa storia d’amore con Dedalo, creatore del labirinto di Creta, quando sua sorella Pasifae la manda a chiamare per aiutarla a partorire il Minotauro, concepito dopo essere stata abusata da un divino toro bianco. Anziché affrontare la tematica dello stupro nella cultura ellenica, l’autrice ignora la situazione perché Pasifae decide di generare il Minotauro per entrare nella leggenda insieme all’isola di cui è regina. Per arrivare a Circe, Dedalo ha dovuto superare (con un inganno degno di Ulisse) lo stretto tormentato da Scilla, l’ex ninfa sua rivale in amore che è stata trasformata in mostro dalle sei bocche, sei teste e dodici zampe tentacolari.
Subito dopo Circe riceve la richiesta d’aiuto della nipote umana Medea, suscettibile e potente giovane megera, in fuga con l’eroico Giasone, stregato da una pozione d’amore, dopo che l’uomo ha rubato il vello d’oro a Eete: il fratello adorato di un tempo è irriconoscibile, l’età lo ha trasformato in un pericolosissimo dio stregone.

ULISSE
Ulisseo è invece un discendente del dio Ermes. Secondo il The Guardian la trasformazione degli uomini in maiali è un vero esempio di femminismo, una stregoneria riletta nell’ottica della legittima difesa, soprattutto perché si tratta di uno stratagemma adottato da Circe dopo essere stata violata da precedenti viaggiatori.
A proposito di femminismo, spiace constatare come tutti i rapporti positivi di Circe siano con gli uomini con i quali avvia relazioni amorose (e sono tante) e mai con altre donne (tutte saccenti, tutte indisponenti). Tra l’altro, per far tornare uomini i suoi marinai, Ulisse deve cedere al ricatto sessuale di Circe. Dopodiché tengono il loro amore segreto al resto dell’equipaggio. Il libro decimo e dodicesimo dell’Odissea, come anticipato, occupano nel presente romanzo una parte minima, ma che sarà fondamentale per l’economia narrativa della restante parte.
Amante vulnerabile per Ulisse, Circe genererà dal suo seme Telegono (“nato lontano“). Come nel poema Telegonia che Sofocle scrisse per concludere il ciclo troiano, Circe è messa in guardia dalla profezia di Tiresia sul destino del figlio e dalle minacce di Atena, la dea protettrice di Ulisse. La rivalità tra Circe e la dea Atena non riesce a superare lo scoglio dell’incomprensione, entrambe lottano per vincere e così entrambe perdono l’uomo che amano.

Se nell’ultima parte della sua vita Ulisse viene ritratto come un vecchio soldato afflitto da PSD, il disturbo da stress post-traumatico, odioso e a tratti meschino, Circe è diventata una donna frustrata dal fatto di essere sempre sola contro tutti, divinità impotente contro il destino come ogni mortale.
CONCLUSIONI
Madeline Miller fa confluire nel suo romanzo tanti miti e tragedie, non solo l’Odissea. Circe è scritto magistralmente, certe frasi si imprimono con delicatezza nella nostra mente e più di una volta sentiamo l’urgenza di rileggerle.
Biografico, sentimentale, romanzo di formazione, con meno azione e più introspezione Circe ci rivela l’inaspettata immagine di un’amante emotiva e madre fragile, di una vendicatrice disgustosa e irrefrenabile dea minore. Una donna che rientra nel mito con la forza del suo solo carattere.
Finito di leggere: martedì 1 giugno 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Circe di Madeline Miller, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.