COSI’ SI MUORE A GOD’S POCKET di Pete Dexter
DAL GIORNALISMO ALLA NARRATIVA
Uno dei più grandi romanzieri contemporanei, Pete Dexter era inizialmente un giornalista (ad esempio per il Philadelphia Daily News), fino al giorno in cui trenta cittadini ubriachi di Filadelfia, inferociti per un suo articolo (sulla morte di un giovane spacciatore), lo accerchiano in un bar e lo pestano duramente servendosi anche di mazze da baseball. I danni fisici permanenti, che si sommano a quelli accumulati per precedenti incidenti stradali e il passato da pugile dilettante, rendono Dexter parzialmente disabile. Questo evento segnò il suo passaggio (con grande successo) alla narrativa (e successivamente alla scrittura per il cinema): nel 1983 esordisce con Così si muore a God’s Pocket, nel 1988 Il cuore nero di Paris Trout vince il prestigiosissimo National Book Award.
UNA PURA CASUALITA’
God’s Pocket è un poverissimo quartiere di Filadelfia. Qui muore Leon Hubbard, giovane muratore piantagrane e veterano della guerra in Corea, ucciso durante una rissa scoppiata in cantiere. Il caposquadra cerca di mascherare il delitto da suicidio; sulla scena del crimine arrivano due poliziotti, un piccolino che se la beve e uno corrotto, Eisenhower, a cui le cose stanno bene così. Ma la madre della vittima, una caposala d’ospedale piena di sorelle impiccione, chiede aiuto a un famoso e caparbio giornalista amato dal quartiere perché incarna “la voce dell’uomo comune“: Richard Shellburn (alter ego dell’autore). Questi finisce per occuparsi del caso perché non ci sono altre notizie di rilievo quel giorno, una pura casualità, e perché le prime notizie riportate dal giornale suscitano indignazione per gli errori riportati.

Frutto del caso è anche l’intervento della mafia italiana: i sicari sono mandati in cantiere da Arthur Capezio detto “Bird”, un gangster di strada che vive con la madre, l’arzilla e agguerrita zia Sophie, amico di Mickey Scarpato, uomo taciturno dedito alle scommesse e ai pomeriggi all’Hollywood Bar, ma che non si tira indietro di fronte al lavoro, soprattutto è il patrigno di Leon che però del ragazzo non gliene è mai importato nulla. Shellburn ha come un colpo di fulmine (ricambiato) per la vedova Hubbard/Scarpato…
CONCLUSIONI
Un romanzo corale su un carosello di personaggi indimenticabili dove, però, (sebbene l’autore indugi sui dati autobiografici del giornalista, in particolare nella scena finale in cui ricrea “l’imboscata” subita ma con un esito ben differente del tipo Sliding Doors) il vero protagonista risulta essere il quartiere di God’s Pocket, chiuso in se stesso, con i suoi segreti, i ritmi lenti della vita, il razzismo serpeggiante, la rassegnazione dei perdenti. Nonostante la mole di pagine e nonostante la quasi assenza di colpi di scena, quella di Così si muore a God’s Pocket è una scrittura che avvinghia, un mix di linguaggio cinematografico (soprattutto nei dialoghi ruvidi alla Clint Eastwood) e giornalistico (che si evince in particolare nella descrizione degli ambienti). Il romanzo parte dal genere noir per toccarne molti altri, dal romanzo sociale a quello di formazione, ma fino alla fine rimane senza speranze e nerissimo.
Finito di leggere: lunedì 17 novembre 2022.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Così si muore a God’s Pocket di Pete Dexter, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.