DUE DELITTI CELEBRI di Alexandre Dumas
RACCOLTA PARZIALE
Considerato con Victor Hugo una delle figure di spicco del teatro romantico francese, Alexandre Dumas è stato un drammaturgo e romanziere di successo, presente spesso sul nostro blog (leggi le recensioni QUI de Il conte di Montecristo, QUI de I tre moschettieri, QUI di Vent’anni dopo, QUI de Il visconte di Bragelonne, QUI de Il tulipano nero e QUI di Robin Hood).
I due “delitti celebri” raccolti in questo bel volume di Edizioni Spartaco sono quelli di Giovanna di Napoli (1343-1382) di Dumas e di Nisida (1825) di Pier Angelo Fiorentino. Le due suddette cronache rappresentano una “selezione napoletana” dei diciotto Crimes célèbres in cui lo scrittore francese ricostruiva fatti realmente accaduti trasportandoli nel mondo della narrativa. Pubblicati in quattro volumi tra il 1839 e il 1849, particolarità di questi racconti è che ciascuno si riferisce a un diverso periodo storico. Alcuni di questi personaggi torneranno nei romanzi successivi dell’autore, basti pensare all’uomo dalla Maschera di Ferro che tanto spazio avrà ne Il visconte di Bragelonne. Se il punto di partenza dei Delitti celebri è quello del naturalismo letterario per cui la ricostruzione si basa su veri documenti del tempo raccontato (varie volte citati e riportati per esteso direttamente all’interno del testo), si arriva a tracciare un ritratto complessivo che va ad accomunare periodi apparentemente distanti (dal Rinascimento all’epoca contemporanea di Dumas): la tesi di fondo è che oppressioni e disuguaglianze sociali, nel tempo e nello spazio, rappresentano l’autentica scaturigine dei grandi crimini.

Dumas, ricordiamo, aveva fondato e diretto numerosi giornali, tra cui, a Napoli, L’Indipendente. A proposito dell’altro autore, si è spesso parlato delle penne che Dumas impiegava nella sua “fabbrica di scrittura” e di cui si prendeva i meriti: qui non è la sede più adatta per dirimere la discussione, ma di certo Dumas riconobbe pubblicamente anche i contributi, tra gli altri suoi collaboratori, di Fiorentino. Napoletano di nascita e parigino d’adozione, collaborò attivamente con Dumas, guadagnandosi una brillante reputazione nel mondo del giornalismo e della critica teatrale. Più noto oltralpe che qui da noi, grazie soprattutto alla migliore traduzione in francese della Divina Commedia di Dante, secondo voce di popolo sarebbe egli il vero autore di alcune opere firmate da Dumas, fra le quali senz’altro spicca Il conte di Montecristo.
IL TRONO DI NAPOLI
La prima cronaca riguarda le vicende della regina Giovanna e dell’assassinio di suo marito Andrea d’Ungheria. Giovanna ascende al trono subito dopo la morte di Roberto d’Angiò. Deve guardarsi dalle insidie della corte, in particolare da Filippa la Lavandaia, che da balia era diventata una delle persone più influenti di tutto il Regno delle due Sicilie, e che preme per il successo del figlio Roberto. Assistiamo a tali intrighi di corte da fare impallidire Il trono di Spade. Tanto che, per chi non è avvezzo alle faccende storiche, non sarà facile tenere a mente i nomi di tutti i reali o presunti tali. Si susseguono scene di crudele parossismo (il duca di Durazzo che viene ingannato sul conto della propria madre, e credendola colpevole la fa avvelenare, salvo accorgersi della sua innocenza sul letto di morte) e di una violenza ben oltre i limiti dello splatter (le scene di tortura che seguono la vendetta del re contro tutti i cospiratori).

La seconda cronaca tratta della tragica disavventura della giovane Nisida e di suo fratello Gabriele, che paga con la vita l’aver voluto difendere l’onore della sorella dal bieco tentativo di seduzione perpetrato da un principe mascalzone, Eligi di Brancaleone. La giovane deve il suo nome all’omonima isola, nella quale si troverebbe il carcere cui si ispira l’Istituto di pena minorile di Napoli raccontato in Mare Fuori. La tragica vicenda fa emergere loschi intrighi del passato che accomunano le due famiglie e, ancora una volta, manifesta la ricorrente dinamica storica di oppressi e oppressori.
CONCLUSIONI
Introduzione del romanziere e traduttore Giuseppe Montesano, con Nota ai testi (molto precise e mai ridondanti) di Filippo Benfante (che per Edizioni Spartaco, con Pietro Brunello, ha curato la collana Il risveglio).

L’azione viene descritta in terza persona, e sebbene i dialoghi siano molto rari, la forma è quella del romanzo più che del reportage. Nonostante ciò è possibile scorgere il giudizio del giornalista: un biasimo per l’arroganza del potere, che corrompe i rapporti più naturali e impedisce l’autenticità di ogni sentimento. Come premesso, la colpa non è quasi mai soltanto del singolo individuo che è stato ‘esecutore materiale, ma della società squilibrata che ne è stata mandante. Ieri, oggi e domani.
Finito di leggere: domenica 4 febbraio 2024.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Due delitti celebri di Alexandre Dumas, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.