ENRICO E L’OTTAGONO DI PIETRA di Francesca Garofalo

ENRICO E L’OTTAGONO DI PIETRA di Francesca Garofalo

ENRICO 2

A cinque anni di distanza dal sorprendente esordio letterario con Enrico (2019, Bookabook), Francesca Garofalo torna con un secondo romanzo (che è anche seguito del precedente): Enrico e L’Ottagono di pietra (2023). Già segnalavamo bella nostra recensione (leggi QUI) che la realizzazione grafica della copertina dell’altro libro era degna di lode, ma anche la nuova non è da meno. Esattamente come l’impaginazione: “casalinga ma fatta con amore” dall’autrice che, ricordiamo, è scenografa, costumista e redattrice di articoli di critica cinematografica.

Enrico ha raggiunto la “veneranda età” di trentacinque anni, e la sua quotidianità fantasiosa (che lo portava puntualmente ogni anno a schiantarsi su un muro alla ricerca del famoso Binario 9 e 3/4) sembra essersi definitivamente arenata a Zepponè, noiosa località (immaginaria) dell’entroterra pugliese. Tutto è destinato a cambiare (ancora) quando si prospetta un viaggio per Castel del Monte, fortezza progettata da Federico II (detto Stupor Mundi) e che, nella triste realtà, grazie alle cure dell’associazione (fittizia) Figli di una Mandragola, può rivaleggiare con l’immaginario castello di Hogwarts.

Enrico e l'ottagono di pietra_Libri Senza Gloria
Enrico e l’ottagono di pietra_Libri Senza Gloria

HOGWARTS ITALIANA

Castel del Monte dispone di otto torri di pianta ottagonale ciascuna con otto piani, e ricordiamo che l’otto è un numero perfetto, divino, che rappresenta l’infinito: e da qui il titolo, che anticipa un corrispettivo nostrano della Stanza delle Necessità. Nella “Hogwarts italiana”, prende vita il Mondo Magico della “Divina” J.K. Rowling, grazie al gioco di ruolo in cui tutti gli appassionati si vestono a tema e osservano usi e costumi dei libri potteriani. Per Enrico, mago stagionato, è perdipiù un gioco di ragazzi, lui che è accomunato al ben più celebre Harry Potter non solo per il nome e per un paio di occhiali da vista, ma anche grazie alla presenza di zii fastidiosi (in primis zia Margherita che non vuole farlo andare in gita ad Andria), cicatrici sul volto che prudono al momento del pericolo (una di ratto sul naso, e una recente sulla fronte provocata dal lancio di una scarpa di zia Margherita) e animale in gabbietta (il piccione Edwige conosciuto nel precedente romanzo). In questa impresa è accompagnato dal sempre fedele Antonino ma non da suo fratello Saverio (o almeno non da subito), costretto a impratichirsi a casa nell’arte funeraria…

A introdurli nella nuova epopea (forse la più folle delle loro vite) abbiamo la new entry Cosima che si presenta all’appuntamento alla stazione ferroviaria (si parte dal binario 9, senza il 3/4). Si contenderà con Marica, invadente calabrese, il titolo di Hermione per ricreare il famoso terzetto Harry-Ron(con tanto di fratello/i)-Hermione. Ma che sorpresa quando, durante la tradizionale Cerimonia di Smistamento, il Cappello Parlante sorprende Enrico non mandandolo alla Casa dei Grifondoro (come sperava) ma assegnandolo agli odiati Serpeverde (se Harry se l’era scampata, quindi, a lui tocca diversamente), del resto neanche la realtà è sempre come la si immagina.

CONCLUSIONI

Tra insidie e misteri, i protagonisti dovranno superare determinate prove per vincere un Torneo (sulla falsariga del Torneo Tremaghi di Harry Potter e il calice di fuoco): dalla caccia al Lampascione alla partita di Quidditch babbano, sino allo svelamento dei segreti del castello. La materia della Rowling è trattata con religiosa devozione sia dalla Garofalo che dai suoi personaggi, ora con incantesimi prevedibili ora con citazioni potteriane a iosa e rigorosamente in corsivo (nota dell’autrice: “si consiglia di immaginare la pronuncia degli accenti acuti e gravi così come segnalato, nonostante contraddica ogni logica norma grammaticale“).

Enrico vive finalmente il suo sogno, e lo fa con una ostinazione donchisciottesca. Perché il potere dei sogni fa sempre rima con i presagi oscuri. Sul viale dei sogni infranti, dunque, forse persino l’immaginazione genuina di un trentacinquenne può ancora trasformare la realtà in qualcosa di ben superiore a una semplice evasione. La scrittura ironica della Garofalo coglie questo disincanto, e ci riesce benissimo fondendo in maniera congrua e simpatica i dialetti del Bel Paese con gli inglesismi per dare vita a un linguaggio fresco e gioioso. Quello che si avverte concludendo la lettura, è che le avventure di Enrico sono solo all’inizio…

Finito di leggere: domenica 10 marzo 2024.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Enrico e L’Ottagono di pietra di Francesca Garofalo, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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