I FIGLI DI DUNE di Frank P. Herbert

I FIGLI DI DUNE di Frank P. Herbert

I FIGLI DI PAUL

I figli di Dune sono anche i giovani figli di Paul Atreides, meglio noto come il leggendario Muad’dib. Si chiamano Leto II e Ghanima. Leto (secondo nel suo nome dopo il nonno Duca deceduto nel primo romanzo) e la sorella hanno il dono della compartecipazione interiore: i due riescono a richiamare i ricordi degli avi che vivono dentro di loro, a rivivere esperienze passate, addirittura a prestare momentaneamente loro il proprio corpo. In questa maniera leggiamo le sequenze più originali e disturbanti: il nipote può in un primo tempo rivolgersi alla nonna con le parole del figlio scomparso, e successivamente con la voce del marito morto rievocando i loro rapporti sessuali. Ancora, fratello e sorella discorrono fra loro impersonando un marito e una moglie di un’altra epoca.

Jessica Brooks e James McAvoy: i figli di Dune
Jessica Brooks e James McAvoy: i figli di Dune

I due gemelli sono il perfetto risultato del progetto procreativo avviato dalla sorellanza Bene Gesserit per portare alla generazione del Kwisatz Haderach: tramite Lady Jessica hanno partorito Paul Atreides, quindi la mutazione ha raggiunto l’apice con i figli di Paul, ossia Leto e Ghanima. Però c’è un passaggio intermedio, la sorella di Paul, Alia Atreides: lei, la Reggente con al seguito un esercito di amazzoni, a differenza dei nipoti, è assuefatta dalla tranche di spezia.

Alec Newman è Paul Atreides
Alec Newman è Paul Atreides

ABOMINIO

Alia finisce posseduta da una delle persone-mnemoniche che vivono dentro di lei, e nientemeno che dal cattivissimo barone Vladimir Harkonnen del primo romanzo: viene dunque posseduta da suo nonno (e se non sta ad ascoltarlo, quello la minaccia provocandole lancinanti mal di testa), diventa l’Abominio (Jessica riconosce la Possessione quando le vede muovere le dita nella caratteristica maniera che era del vecchio e perfido Harkonnen) e attua un piano di trasformazione ecologica per portare all’estinzione dei vermi giganti del pianeta Arrakis (meglio noto come Dune) e porre fine al commercio della spezia (il melange richiesto da tutti i pianeti) dopo averne però incamerato una buona scorta.

Daniela Amavia è Alia Atreides
Daniela Amavia è Alia Atreides

Ossessionata dalle voci di fantasma, Alia diviene a tutti gli effetti la Lady Mcbeth dello spazio. La “zia” Alia ha già contravvenuto a un diktat del Bene Gesserit secondo il quale non bisogna manipolarsi a livello enzimatico per restare sempre giovani. Non contenta, si sceglie per amante Duncan Idaho il ghola-Mentat (una sorta di computer umani da quando guerre passato hanno impedito la costruzione di vere e proprie macchine pensanti – ma nel suo caso “redivivo” come raccontato nel precedente romanzo).

LA NUOVA DUNE

Stillgar, il naib dei Fremen, è rimasto su Dune (dove l’acqua non è più un problema come un tempo) per istruire e proteggere nel loro Sietch Tabr i due gemelli figli del suo vecchio amico Paul. Fra i nuovi personaggi abbiamo l’infido, corrotto e giovane sacerdote Javid, uomo di Alia.

Alice Krige è Lady Jessica
Alice Krige è Lady Jessica

La vicenda ha inizio con l’arrivo (e ritorno) dell’attuale Reverenda Madre del Bene Gesserit: Lady Jessica (madre di Alia e nonna dei due gemelli) lascia il suo rifugio a Castel Caladan per sbarcare nuovamente sul pianeta di Dune (l’obiettivo è: contrastare Alia o proteggere i gemelli?). I fatti si complicano con le apparizioni e i proseliti di un tale Predicatore: dietro quella maschera per molti si nasconde addirittura il redivivo Paul Atreides. Egli denuncia il clero sorto negli ultimi anni, che ha deificato Muad’dib e ne ha frainteso gli insegnamenti.

Quando le cose volgono al peggio, la Reggente prende il potere: i due gemelli si sottraggono da soli alle guardie di Alia, la nonna Jessica viene tratta in salvo dai Fadaykin (i Commandi della Morte Fremen sempre fedeli a suo figlio e non alla nuova religione). Intanto, a tramare al pianeta rivale Salusa Secundus ci sono la principessa Wensicia della Casa dei Corrino, suo figlio Farad’n erede di Shaddam IV e il fedele ufficiale Tyekanik (uno dei temibili militari Sardaukar): è lei ad aver fatto addestrare le fameliche tigri Laza perché sbranassero i piccoli Atreides.

Susan Sarandon è la principessa Wensicia
Susan Sarandon è la principessa Wensicia

Ad aspettare invece in disparte che si facciano tutti fuori a vicenda ci sono invece la CHOAM (Combine Honnete Ober Advancer Mercantiles) e la Gilda Spaziale.

I FIGLI DI MUAD’DIB

Come da tradizione ciascun capitolo (mai numerato) è introdotto da estratti di fittizi testi e manuali, a volte scritti molti anni dopo le vicende trattate. Questa caratteristica della serie rispecchia la contraddizione vissuta dai giovani protagonisti: bambini che pescano estratti dalla loro multi-memoria, si sentono adulti ma il mondo di fuori li vede ancora come bambini, e forse effettivamente lo sono. Questo pare emergere dall’insegnamento impartito da Namri a Leto II, dopo essere sfuggito alle fauci delle tigre Laza ma catturato da Gurney Halleck (inconfondibile con lo sfregio sul volto causatogli da una liana indelebilis). Nel sietch tra i Fremen con le loro vesti di spezie impermeabilizzate e tute distillanti, Namri, padre di Javid, insegnerà al giovane Leto che c’è di meglio che rivivere le esperienze mnemoniche dei propri avi quando può vivere autentiche avventure sulla propria pelle. Perciò, al fondo di Jacurutu, dove è finito prigioniero per volere della nonna Jessica, il giovane Leto scoprirà le gioie dell’amore grazie a Sabiha.

P.H. Moriarty è Gurney Halleck
P.H. Moriarty è Gurney Halleck

Parallelamente Lady Jessica, catturata su Salusa Secundus (per tradimento di Duncan al servizio di Alia), si trova a insegnare gli assiomi del prana-bindu al giovane Farad’n dopo che questi ha esiliato la madre Wensicia per la sua condotta spregiudicata.

Leto ripete (quasi psicoanaliticamente) il copione paterno: creduto morto, fugge e “rinasce” assumendo una seconda pelle alla stregua di un costume da supereroe (avvolto dalle membrane vermose delle trote delle sabbie allevate nei quanat dai Fremen). Acquisisce poteri straordinari (forza, velocità, balzi disumani), tutte qualità conferite dal costume composto da un insieme di trote delle sabbie: da essi si generano i giganti vermi e perciò i vermi del deserto non possono ferire o uccidere Leto, ma anzi se ne fanno comandare.

IL SENTIERO DORATO

Se il padre Paul si riteneva fatto fuori dalla pre-scienza, la visione di suo figlio è molto più ampia: Leto II insegue il Sentiero Dorato della sua visione fino a un commovente incontro fra le sabbie con il Predicatore, il quale si rivelerà davvero essere un sopravvissuto, ma cieco e disilluso, Paul Atreides.

Partendo dai canyon del Tanzerouft dove vivono i Cacciati dei Fremen e i pirati di Shuloch, Leto II porta distruzione, morte, dispersione dei liquidi, ritardi ecologici rispetto ai piani della Reggenza di Alia: a differenza di suo padre egli vuole portare la guerra, l’Uragano alla Fine dell’Universo, per consentire la vera sopravvivenza dell’umanità. Leto II può cavalcare Shai-hulud, il supremo verme, e incarnare hadhdhab, la schiacciante onnipresenza del deserto.

James McAvoy è Leto II Atreides
James McAvoy è Leto II Atreides

Nell’ultima parte si consumano un assassinio dietro l’altro: nel deserto Gurney Halleck pugnala Namri mentre in città Duncan Idaho pugnala suo figlio Javid e si fa a sua volta pugnalare dall’amico Stilgar dopo averlo insultato mortalmente. In questa grande epica Irulan (la moglie ufficiale di Paul) e Chani (la moglie Fremen amata da Paul) sono ridotte a poco più che delle comparse e spariranno completamente quando il Demone del Deserto (Leto con la sua nuova pelle vivente) assedierà Arrakeen, giustizierà Alia, siederà sul Trono del Leone come Imperatore e sposerà sua sorella Ghanima (ma dato che egli è sterile, ci penserà il cugino Farad’n a ingravidarla).

ADATTAMENTO

Dopo la prima trilogia televisiva Dune – il destino dell’universo (2000) scritto e diretto da John Harrison (e tratta dal primo volume, Dune), la TV via cavo statunitense Sci-Fi Channel ne ha commissionato un seguito dal titolo I figli di Dune (2003), sempre scritta da Harrison ma diretta da Greg Yaitanes.

La prima delle tre puntate adatta il secondo romanzo del ciclo (Messia di Dune) date le dimensioni ridotte, mentre le altre due rappresentano I figli di Dune del titolo in un dittico composito. Rispetto al kolossal di David Lynch, questi due adattamenti televisivi si sono se non altro dimostrati più fedeli ai romanzi sebbene non premiati dall’identico successo. Non dimentichiamo però che molti si sono interessati a questo universo e hanno scoperto i romanzi di Frank P. Herbert grazie all’impressionante film di Lynch.

Julie Cox è Irulan Corrino
Julie Cox è Irulan Corrino

Tornano dal precedente cast Alec Newman (Paul Atreides), P. H. Moriarty (Gurney Halleck), Ian McNeice (barone Harkonnen), Julie Cox (la principessa Irulan Corrino), Barbora Kodetova (Chani), mentre Alice Krige sostituisce Saskia Reeves come Lady Jessica, Steven Berkoff sostituisce Uwe Ochsenknecht come Stilgar, Edward Atterton sostituisce James Watson come Duncan Idaho. Si contano i nuovi ingressi l’allora esordiente James McAvoy (Leto Atreides II), Jessica Brooks (Ghanima) – due adolescenti, e non due bambini, per ovvi motivi – Daniela Amavia (Alia) e soprattutto Susan Sarandon (la principessa Wensicia Corrino).

I FIGLI IN TV

Con una notevole continuità stilistica rispetto alla precedente trilogia, questa seconda parte della space opera viene introdotta da un riepilogo e subito si muove fra costumi non esaltanti ma scenografie ben ricostruite che integrano le parti digitali (non invecchiate benissimo) a quelle naturalistiche. La miniserie non induge molto nelle spiegazioni e dà per scontata un’ampia conoscenza di questo mondo da parte del lettore.

James Watson è Duncan Idaho
James Watson è Duncan Idaho

Come giustamente avviene nei romanzi, le scene dialogate hanno la meglio sugli effetti speciali e le sequenze concitate; le parti in cui Leto II, quasi sempre seminudo, diventa anche semidivino (la trasformazione da pre-Verme a Verme), e quindi scatena i suoi poteri, ci sono mostrate come in un montage alla MTV.
Fra le differenze principali con il romanzo se ne segnala una gigantesca: Alia non è la sorella di Paul ma la sua prima figlia, pre-nata per colpa di un rito della madre e destinata agli inferi. E poi il finale…

CONCLUSIONI

Il terzo volume del ciclo è stato l’ultimo della serie di Herbert a essere pubblicato a puntate (nel 1976 su Analog Science Fact and Fiction). La mistica e affascinante epopea della famiglia Atreides (non dissimile dalle peripezie spirituali nelle quali incappano gli Skywaker) incalza nella tematica ambientalista fra sequenze oniriche, scene d’azione e riflessioni filosofiche. Mai noiose, anzi: continuano queste ad essere il vero punto di forza della saga.

Le riflessioni, cadenzate dagli accattivanti scambi retorici dei personaggi che dialogano fra di loro, come anche dall’alternarsi dei loro introspettivi pensieri da scacchisti, rimediano al mezzo passo falso di Messia di Dune e portano questo nuovo episodio ai fasti del primo libro. Fra giochi di potere e alleanze strette a letto, Herbert non teme di mettere i suoi personaggi alle strette, e così li fa evolvere in modi imprevisti. Nessuno, tranne Paul e Leto II, può prevedere in che altro modo ancora potranno svilupparsi…

Nel salutarvi, vi invito a leggere I figli di Dune di Frank P. Herbert, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

Finito di leggere: lunedì 27 maggio 2019.

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