I TESORI DEL NEGROMANTE di Enrico Scebba
RITORNO A BAGHVILLE
Dieci anni dopo gli eventi narrati ne La lacrima del Principe (leggi QUI la recensione), Enrico Scebba torna “sul luogo del delitto” e con lui i suoi protagonisti. In particolare Katie West, richiamata dall’ispettore Mike Parker nel paesino fittizio di Baghville (un anno prima dell’inizio della nuova trama). Parker ha bisogno delle sue conoscenze artistiche per risolvere i misteri di Villa Phalagon ancora irrisolti. Stavolta però Katie ha fatto ritorno nel piccolo borgo britannico in compagnia di Peter, suo figlio (avuto dal più folle dei Groove, precedenti proprietari della villa maledetta), che soffre di sonnambulismo.
A Baghville regna nuovamente la pace finché non si verifica un nuovo misterioso delitto: la vittima è Savio Strongharm, il nobile proprietario di Villa Boother, la più antica (delle tre) situate nel paese (la più importante delle quali rimane Villa Phalagon). Per scongiurare un nuovo linciaggio, Parker si trova costretto ad arrestare l’unico sospettato, guarda caso un forestiero, Eddie Carvans. Questi aveva acquistato una libreria grazie a un prestito ottenuto da Savio, ma aveva già restituito la somma e gestiva tranquillamente l’attività assistito da Dorothy, una anziana cieca salvata dalla miseria e che si accompagna a un pappagallo grigio. Ma il giorno prima dell’omicidio Eddie aveva litigato con Savio, accusandolo pubblicamente di avergli rubato un libro. La vita tranquilla di Carvans con la moglie Rosie, i figli Kevin e Marta, e il cane Polpetta adottato dai Groove, viene dunque compromessa. Parker lo mette in cella soprattutto per accontentare la dispotica vedova Lillian Strongharm, che già in passato aveva perso il nipote Paul, ucciso per la salvezza proprio di Eddie.
CARL & STEVEN
Questo ci porta all’ultimo superstite dei Groove, il “gigante buono” Carl. Dopo essere sfuggito al linciaggio della cittadinanza nel precedente episodio, vive da latitante nei dintorni del paese. Da solo si occupa di tirare su Brad Castel, orfano di dieci anni e figlio di un facinoroso ucciso proprio da Carl, diventato sordo quando da neonato era stato esposto agli stregoneschi canti di Villa Phalagon uditi anche da tutta la popolazione terrorizzata.

Carl Groove, che come unico ricordo della sua precedente vita ha un pugnale tempestato di gemme forse appartenuto al suo antenato il Negromante, è anche colpevole dell’omicidio del suddetto Paul Strongharm, ma decide di aiutare Eddie Carvans perché è stato l’unico ad avere segretamente aiutato lui e Brad a sopravvivere durante tutti questi anni.
La notizia dell’arresto di Eddie convince a tornare in paese pure il dottor Steven West, fratello di Katie, disposto a dimostrare l’innocenza del suo amico. Il nostro protagonista entra quindi “in azione” circa a metà romanzo. Scopriamo che non si è mai separato dai famosi mocassini tempestati di gemme appartenuti ai Groove (se non direttamente al loro antenato, il Negromante del titolo): un portafortuna al quale attribuisce il suo successo come medico, avendo lasciato il suo studio a Golden City per aprirne uno a Durham. Di nuovo a Baghville, Steven ritrova tutto il microcosmo di vecchie e nuove conoscenze (padre Lauwin, nuovo parroco della chiesa di Saint Dominic), piacevoli (i fratelli Foster proprietari del Caffè Nobel) e odiose (il medico alcolizzato Spencer).
Come se non bastasse, padre Randall Lake è fuggito (insieme a un manipolo di accoliti) dal manicomio criminale di Durham dove era stato rinchiuso insieme agli altri sei sgherri della loggia di Saint Dominic da lui fondata, come abbiamo appreso ne La Paziente 99 (leggi QUI la recensione), mentre l’infermiera Emily che lì avevamo conosciuto ha cambiato lavoro passando all’ospedale di Durham. Qui ha conosciuto infatti il dottor Stevens e fra loro due, forse, ci sarà del tenero.

IL CODICE DEL NEGROMANTE
Nel frattempo, quando il vecchio Spencer fa cadere i sospetti sul mostruoso eremita Carl Groove, l’ispettore Parker riesce a ottenere una riduzione di pena per la sua vecchia governante, Miss Morgan, in modo da ottenerne la collaborazione. Tornata libera, l’arzilla vecchietta mette i nostri sulla strada giusta nella caccia ai famigerati sette tesori del Negromante (o ancor meglio, oggetti tempestati di gemme) di cui voleva servirsi (insieme agli altri nobili di Baghville) per ottenere l’immortalità. Se il primo volume girava dalle parti di Umberto Eco, stavolta la caccia al tesoro mistico ci porta in pieno territorio Dan Brown.
Katie, e la sua nuova collega Emma Gram esperta in esoterismo, con la supervisione di Parker approfittano delle indagini sull’assassinio per studiare da vicino gli affreschi del pittore fiammingo Guglielmino Borremans che ha dipinto alcune fatiche di Ercole e altre figure mitologiche in una sala di Villa Boother. Le due donne cercano dei collegamenti con i loro restauri a Villa Phalagon, coadiuvati dall’esotico Ismail Damir, un atletico restauratore turco per cui Katie si prende una cotta. La sua storia personale, però, qualcosa dovrebbe ormai averle insegnato.
La storia di Villa Boother è così legata a doppio filo con quella della famigerata “villa dei mostri”, ed è proprio a Villa Phalagon che il movente dell’omicidio è ancora una volta riconducibile. Ora, se Villa Phalagon è Villa Palagonia di Bagheria, come avevamo già avuto modo di spiegare, anche le altre due ville importanti per la storia rappresentano le incarnazioni letterarie delle altre due famose ville bagheresi: Villa Boother è Villa Butera (dove è appunto presente la sala Borremans, poiché il pittore fu attivo in Sicilia) mentre Villa Walgarner è Villa Valguarnera. Se Villa Phalagon è affare dei Groove (ispirati ai Gravina di Villa Palagonia), Villa Boother riguarda i Strongharm (ovvero i Branciforte di Villa Butera). Non ci sono prove del passaggio del pittore Borremans in Inghilterra, ma poiché anche lì lo stile artistico predominante era il neoclassicismo, la licenza poetica è assolutamente verosimile.

Il gioco di rimandi non finisce qui: il Monte Catalfano diventa il Monte Halfan (dove si nasconde Carl Groove), mente le vie del paese di Bagheria cambiano leggermente la planimetria per diventare ad esempio Baharat Road (la via del mercato che rappresenta l’originale Corso Umberto) e Humbert Road (non esattamente Corso Umberto, ma una sua traversa).
CONCLUSIONI
La narrazione è colma di colpi di scena ma incede con semplicità, merito di un grandissimo lavoro alle spalle. La tentazione di dire di più è tanta, perché tante sono le cose che succedono, ma non sarebbe possibile senza pregiudicare il piacere della lettura.
I tesori del Negromante è un romanzo gotico che spinge i suoi tentacoli ben oltre la semplice percezione del romanzo in sé. La stessa storia va ben oltre il limite della pagina per andare a delineare un mondo più ampio dove questi personaggi vivono e interagiscono realmente. Sappiamo che la saga Sul viale delle ombre di Scebba, al netto degli spin-off che ampliano la sua dimensione corale, si concluderà con il terzo episodio, ma noi ci auguriamo che vada ben oltre.
Finito di leggere: domenica 23 febbraio 2025.
Nel salutarvi vi invito a leggere Sul viale delle ombre. I tesori del Negromante di Enrico Scebba, ultimo appuntamento della nostra rassegna, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.