IL DOTTOR NO di Ian Fleming

IL DOTTOR NO di Ian Fleming

LA FORMULA PERFETTA

Ragazze nude, spie, e armi nucleari“, questi sono gli ingredienti base che Ian Fleming riteneva fossero fondamentali per il successo della sua serie letteraria, oramai giunta a quota cinque libri. Per il sesto, aveva capito che tutto ciò sarebbe stato ancor meglio se contenuto nella stessa isola. Tra le molte a sua disposizione, la scelta cadde su Great Inagua, nelle Bahamas: colonia di uccelli rari protetti dalla Audubon Society, grandi paludi, mangrovie, granchi giganti assai temibili, e guano ovunque. Per la trama l’autore ripescò invece un trattamento già scritto qualche anno prima per la televisione americana e mai realizzato, che ruotava intorno a una potentissima organizzazione criminale che possedeva apparecchiature in grado di deviare i missili intercontinentali americani. Per meglio definirne il capo, Fleming prese in prestito qualche elemento dal cattivo per antonomasia: il dottor Fu Manchu, genio del male creato da Sax Rohmeer e diventato archetipo del pericolo giallo. Ed ecco fatto il dottor No, misterioso imprenditore in fertilizzanti biologici.

Questa la genesi de Il Dottor No (1958), da noi conosciuto anche come Licenza di uccidere o L’impronta del drago. All’inizio 007 è costretto dal capo M a lasciare la sua vecchia, fidata Beretta (mai realmente vista al cinema, se non nel prologo dell’omonimo adattamento) per una nuova pistola (l’iconica Walther PPK). Sebbene M abbia fiducia nelle capacità di recupero di James Bond (ricordiamo che il precedente romanzo – Dalla Russia con amore, leggi QUI la recensione – si concludeva con 007 che sembrava spacciato), dopo quando successo sembra comunque nutrire qualche dubbio sulle sue qualità. Se vuole meritarsi il doppio 0, Bond non può ripetere errori come fatto l’ultima volta.

Il dottor No_Libri Senza Gloria
Il dottor No_Libri Senza Gloria

Perciò gli affida una missione “apparentemente” semplice: scoprire se un ufficiale dell’MI6 se l’è data a gambe con la sua amata oppure se è stato ucciso. Partito per la Giamaica e ricongiuntosi con Quarrel (già visto in un altro romanzo di ambientazione “giamaicana”, ovvero Vivi e lascia morire – leggi QUI la recensione), durante un sopralluogo Bond si imbatterà in un inquietante drago robotico: proprio il lanciafiamme sputato da questo escavatore camuffato finirà per bruciare e uccidere Quarrel. Comunque Bond subito si inbatte nella cercatrice di conchiglie Honeychile Ryder, descritta come “la Venere di Botticelli vista da dietro“. In effetti è nuda che si presenta, appena uscita dall’acqua, questa Venere della Giamaica.

IL RESTO È STORIA

Prima ancora che Il Dottor No venisse pubblicato il successo di Bond e Fleming era tale che le bozze del libro furono inviate alle majors americane attive all’epoca, dalla Warner alla Paramount. Presto accompagnate da una recensione firmata nientemeno che da Raymond Chandler, tra i più importanti autori di narrativa hardboiled e creatore del detective Philip Marlowe. Non stupirà allora che, nonostante si tratti del sesto romanzo della saga gli storici produttori Harry Saltzman e Albert R. Broccoli lo scelsero per trarne il primo Bond Movie (anche se inizialmente avevano optato per Operazione tuono, ma desistendo per problemi di diritti).

Agente 007 – Licenza di uccidere (1962) di Terence Young (considerato il padre del vero James Bond cinematografico) segnò la prima apparizione di Sean Connery nel ruolo di James Bond. Inizialmente si cercava un volto maggiormente noto, come Cary Grant (che dopo aver firmato per un solo film si ritirò considerandosi troppo vecchio per la parte), David Niven (che comunque interpreterà 007 nel film parodia James Bond 007 – Casino Royale, leggi QUI la recensione del primo libro) e Roger Moore allora famoso per la serie tv de Il Santo (ma che verrà ingaggiato per interpretare Bond successivamente, in Agente 007 – Vivi e lascia morire), finché la moglie di Saltzman non vide Connery in un film della Disney e convinse il marito a ingaggiarlo. Il resto, come si dice, è storia.

Il film fu così il turno anche della prima Bond Girl incarnata dalla Honey Rider (si noti la leggera modifica nel nome) di Ursula Andress, che ha consegnato all’immaginario collettivo la famosa scena in cui esce sensuale dal mare (non nuda come nel libro) sfoggiando il leggendario bikini bianco. Pur se tecnicamente la prima Bond Girl ad apparire sullo schermo è Sylvia Trench (Eunice Gayson) che tornerà nelle prime scene del successivo film, A 007, dalla Russia con amore (un inversione che, per ovvi motivi, ha comportato correzioni nella continuità narrativa degli adattamenti). Il primo film fu anche l’introduzione del primo super-cattivo (il Dottor No del titolo), e se Fleming durante la scrittura pensava a Christopher Lee, la parte venne affidata a Joseph Wiseman : a differenza che nella pagina scritta non ha delle chele metalliche ma delle mani artificiali, esibisce un trucco orientale e una giacca dal collo alla coreana, che diverrà uno dei capi di abbigliamento distintivi dei cattivi bondiani. Il resto del cast è composto da Bernard Lee (che ricoprirà il ruolo di M, capo dell’MI6, fino a Moonraker – Operazione spazio – leggi QUI la recensione del libro), Lois Maxwell (sarà Miss Moneypenny, segretaria di M, per ben ventitré anni e quattordici film, fino all’abbandono di Roger Moore), Peter Burton (responsabile del cambio di pistola di Bond, è il maggiore Boothryod della sezione Q, per l’unica volta, poiché nelle seguenti diciassette pellicole verrà rimpiazzato da Desmond LLevwelyn), Jack Lord (Felix Leiter, agente della CIA e amico di Bond, non presente in questo romanzo) e John Kitzmiller (Quarrel, isolano delle Cayman e amico di Bond).

Pur realizzata a basso costo, la pellicola si rivelò un grande successo commerciale. Presentò sin da subito alcuni dei marchi di fabbrica dell’intera serie cinematografica: dal tema musicale di Monty Norman alla presenza della SPECTRE (assente nel libro), dalla raffinata elaborazione stilistica dei titoli di testa alla battuta di presentazione (“Bond. James Bond“), dall’utilizzo dell’iconica pistola Walther PPK, alla sequenza gunbarrel d’apertura. A proposito della cosiddetta “sequenza della canna d’arma” (e che nel corso dei vari film ha subito alcune modifiche e adattamenti, ad esempio se Bond resta in piedi, si inginocchia, se la sequenza viene contestualizzata nella trama o posticipata ai titoli di coda, ecc.) fu probabilmente ispirata da una frase di Fleming nel romanzo quando Bond, in fuga nel condotto, ha la sensazione di “guardare attraverso un lungo cannone“.

CONCLUSIONI

Nel film, diversamente che nel libro: Bond si imbatte per la prima volta sia in Felix sia in Quarrel; l’autista che viene a prenderlo all’aeroporto non è Quarrel ma un sicario del Dottor No, che si suicida con una sigaretta al cianuro; in camera di Bond per attentare alla sua vita non mettono un millepiedi ma una tarantola, e quando gli tendono una trappola buttando l’auto nel burrone a noi viene raccontata “fuori campo”; Bond scopre il vero obiettivo del dottor No smascherando il professor Dent, e riesce ad ammaliare Miss Taro mandata dal cattivo a sedurlo; il Dottor No viene eliminato gettato nellavasca di raffreddamento del reattore nucleare, nel libro sepolto dalla montagna di guano (leggasi: sterco) che produceva come storia di copertura. Nota: siccome Quarrel muore sia nel libro sia nel film, quando successivamente adattarono per il cinema Vivi e lascia morire (che, invece, era uscito prima del romanzo de Il dottor No), non potendo più servirsi del personaggio di Quarrel (infatti Bond faceva la sua conoscenza proprio in questa avventura) gli sceneggiatori si inventarono che aveva un figlio: Quarrel Junior.

Nonostante i dettagli spionistici datati, il romanzo non è mai banale e continua a tenere altissimo il livello della serie letteraria, giunta ormai a metà del suo percorso.

Finito di leggere: domenica 7 luglio 2024.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Il Dottor No di Ian Fleming, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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