IL SEGRETO DI BRUTO di Raffaele Alliegro

IL SEGRETO DI BRUTO di Raffaele Alliegro

BRUTO PRIMO

Il primo Bruto della storia si chiamava Lucio Giunio Bruto, e non era figlio di Giulio Cesare, bensì nipote adottato di Tarquinio il Superbo.

La Roma dipinta ne Il segreto di Bruto (Edizioni Spartaco, 2018) all’epoca era ancora un villaggio di rudi pastori sulle rive del Tevere, diviso tra l’anima romana (orgogliosa e primitiva) e quella etrusca (corrotta e moderna), e destinata a diventare caput mundi, la più potente macchina da guerra mai esistita.

Bruto e gli altri personaggi e accadimenti di questo romanzo (accompagnato dal sottotitolo Storia di un uomo libero, di un tiranno, della morte di Cesare) si muovono nei cardini tracciati da Tito Livio nell’opera Ab Urbe condita (alcune citazioni usate in esergo nei capitoli). Il testo di Livio è l’ultimo che precede le annotazioni storicamente affidabili, per cui quel che viene fuori è una perfetta sintesi tra fatti storicamente accertati, mito e coerente invenzione (alla fine della lettura, dopo la Nota dell’autore, si trova un elenco dei Personaggi realmente esistiti).

Il segreto di Bruto_Libri Senza Gloria
Il segreto di Bruto_Libri Senza Gloria

L’autore di questo “favolistico” romanzo storico è il giornalista e caporedattore nel quotidiano Il Messaggero Raffaele Alliegro che con la stessa casa editrice ha pubblicato, a quattro mani con Marco Fimiani, Il destino cambia in tre attimi. Piccole storie di grandi ribellioni (2013).

PRIMA DI AMLETO

La storia comincia quando al compimento dei diciassette anni Bruto, finora cresciuto dalla governante Larenzia, nasconde le armi di famiglia e indossa la toga virile, di colore rosso, e si presenta al cospetto di colui che gli aveva ucciso il padre e il fratello: Tarquinio, temibile tanto quanto la regina consorte Tullia. Lo chiamano Bruto perché “stupido, sporco e abbrutito dall’ignoranza come i contadini che lavorano nell’ansa del Tevere“. Per necessità si finge uno sciocco agli occhi crudeli di tutti, in modo da venire accolto nella casa del nemico anziché incorrere nella collera del Superbo. Ci riesce grazie alla complicità dell’indovino Spurinna, il quale riconosce in lui il predestinato dei libri sibillini, o libri del potere, custoditi nel tempio di Giove.

Inizia qui il suo piano di vendetta che, come si sa, va servita fredda. Bruto prende parte alle lotte di potere; troverà degli alleati nell’Ombra, l’equivalente di Gola Profonda nell’amministrazione di Tarquinio, e in una setta di fanatici che venera la madre terra e conosciuti come i fratelli Arvali. In quei giorni Tarquinio muove guerra a Gabii, l’unica città che non si è ancora sottomessa, e per la prima volta lasciando i patrizi a casa ma chiamando tra le file legionarie i plebei, per dare loro occasione di arricchirsi e dunque frenare ogni tentativo di rivolta. Come si vede, già covava il germe della ribellione.

IL RATTO DI LUCREZIA

In guerra Bruto si distinguerà rapidamente e verrà promosso a capo dei celeres con due compiti: in guerra vincere, a Roma proteggere il re. Verrà unito in matrimonio a Vitellia, figlia di Vitellio: lei si finge una sgualdrina come lui uno stupido, ma ciascuno conosce e custodisce il segreto dell’altra. Inevitabilmente Bruto suscita le invidie dei figli legittimi di Tarquinio. Soprattutto di Sesto, che con l’inganno diventa il re di Gabii.

Inseriti fra i capitoli, anche i rapporti numerati e scritti in prima persona da Aztlan (una maga infiltrata) ai sacerdoti del tempio di Apollo a Delfi. Significativo sarà infatti il viaggio in Grecia dove Bruto sente dalla Pizia, oracolo di Delfi, cosa lo attende il futuro. Arriviamo ai giorni dell’assedio della ricca Ardea, voluto da Tarquinio per incamerare quel bottino che avrebbe risanato le sue casse personali, quelle di Roma dopo i tanti lavori di pubblica utilità e quelle della plebe che tanto duramente aveva fatto lavorare.

Quando uno dei figli del re (sempre Sesto) violenta Lucrezia, moglie di Tarquinio Collatino, parente e amico di Bruto, e questa muore suicida per onore, ecco la goccia che fa traboccare il vaso della rivolta democratica. Un evento, questo, raccontato pure nel poema di Shakespeare Il ratto di Lucrezia. Si tratta del momento in cui Bruto da imbecille diventa un leader, incita il popolo alla rivolta e fa esiliare il monarca tiranno. Il giorno delle idi di marzo del 509 a.C. rappresenta la fine della tirannia, dell’ultimo re (il settimo), presto sostituito da due consoli di pari poteri che avrebbero coperto la carica per la durata di un anno: Collatino e Bruto, a tutti gli effetti il fondatore della Repubblica!

STILE E CONCLUSIONI

Nel resto delle pagine assisteremo a un Bruto talmente inflessibile da far decapitare due dei suoi figli rei confessi di avere tramato contro la res publica. Ecco chi era il primo vero Bruto, di cui ci aveva narrato anche Vittorio Alfieri nella tragedia Bruto primo. Caduto in battaglia consapevole che, centinaia di anni dopo, un discendente avrebbe raccolto il suo testimone proprio per le idi di marzo: e ora sì, parliamo di quel ben più famoso Marco Giunio Bruto congiurato contro Caio Giulio Cesare (il quale, altra coincidenza, compì i diciassette anni quando i libri sibillini furono bruciati), alle Idi di marzo del 44 a.C.

I personaggi del romanzo sono tutti ben approfonditi, le loro vite sono animate, ieri come oggi e domani, da un clima di passioni e sentimenti autentici. I dialoghi e i colpi di scena contribuiscono a rendere avvincente il dispiegarsi della trama attraverso un lunghissimo arco temporale.

Il segreto di Bruto esplora la complessità dell’Antica Roma per farci riflettere anche sui nostri tempi, ricordandoci come uno stallo democratico possa facilmente trasformarsi in un periodo di terrore.

Finito di leggere: venerdì 28 aprile 2023.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Il segreto di Bruto di Raffaele Alliegro, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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