IL SENSO DEL DOLORE di Maurizio De Giovanni

IL SENSO DEL DOLORE di Maurizio De Giovanni

ANDY GARCIA E LINO GUANCIALE

Maurizio De Giovanni è sì l’autore dei casi dell’ispettore Lojacono, al centro della saga dei Bastardi di Pizzofalcone, ma deve anzitutto il suo successo al personaggio del commissario Luigi Alfredo Ricciardi, in forza alla Squadra Mobile della Regia Questura di Napoli (la città dove l’autore vive e lavora), che indaga negli anni Trenta italiani (quindi quelli del Ventennio). Entrambe le creature di Di Giovanni hanno conosciuto dei fortunati adattamenti televisivi per Rai Fiction, e anche a fumetti per Sergio Bonelli Editore. Per restare sul commissario, le storie sono state adattate in versione completa in quattro graphic novel e due magazine all’interno dei quali Ricciardi prende la fisionomia di un giovane Andy Garcia. Del resto i suoi tratti fisici essenziali sono: carnagione scura, occhi verdi quasi trasparenti, naso affilato, capelli tirati all’indietro con la brillantina fatta eccezione per un ciuffo ribelle. Nella prima (e al momento unica) stagione della serie televisiva, assume invece la fisionomia di Lino Guanciale.

Il commissario Ricciardi a fumetti

Alla base dell’esordio intitolato Il senso del dolore c’è il racconto I vivi e i morti con il quale De Giovanni aveva partecipato a un concorso riservato a giallisti emergenti indetto da Porsche Italia presso il Gran Caffè Gambrinus e con il quale vinto il premio Tiro Rapido. Il racconto era stato trasformato nel romanzo Le lacrime del pagliaccio (2006) edito da Graus Editore e successivamente rieditato da Fandango con il titolo Il senso del dolore seguito dal sottotitolo L’inverno del commissario Ricciardi. Infatti l’inizio delle inchieste del commissario (ad oggi dodici romanzi e quattro racconti) è anche la prima opera ispirata alle quattro stagioni.

Il commissario Ricciardi in TV

I MORTI

In questo noir anomalo il commissario di pubblica sicurezza Ricciardi, con la testa incassata sulle spalle, nel suo logoro soprabito grigio scuro, attraversa una Napoli divisa in due. Anzitutto a livello geografico: da una parte piazza Dante che rappresenta la città dei ricchi e dall’altro piazza Plebiscito che rappresenta i quartieri popolari, spaccate in due da quella che sarebbe via Roma ma che i napoletani si ostinano a chiamare via Toledo, come quando venne costruita dagli spagnoli. Ricciardi, per lo più taciturno, di tanto in tanto sarcastico, determinato a volere gli incarichi affidati, attraversa però anche un’altra Napoli, preclusa a tutti gli altri, e anch’essa divisa a metà, tra luce e ombra, tra la vita e la morte.

Il senso del dolore_Libri Senza Gloria
Il senso del dolore_Libri Senza Gloria

Non ha molti amici. Persino i sottoposti lo evitano, intimoriti dalla sua aria malinconica e dalla maniera con la quale si tuffa a capofitto nei casi fino a quando non li risolve, come fossero una questione personale. Il suo carattere introverso nasconde un segreto inconfessabile: fin da bambino (quando gli capitò il Fatto) Ricciardi vede i morti nel loro ultimo istante di vita e ne sente il dolore del distacco. Non li vede tutti e non li vede a lungo: solo quelli di morte violenta, e li vede nell’attimo finale, con i contorni sbiaditi di una vecchia fotografia in sviluppo, li vede ripetere all’infinito le loro ultime parole. Non sempre sono un vero indizio, anzi spesso quelle parole depistano le indagini, pertanto Ricciardi sviluppa l’abilità di riconoscere la dissonanza, quella che si viene a creare fra parola ed emozione. Così come gli confondono la mente quei fantasmi, i soliti ai soliti angoli delle strade, che ripetono all’infinito le loro luttuose nenie. Dal Fatto (la prima apparizione) in poi, il figlio del barone Ricciardi di Malomonte ha cercato il sollievo iscrivendosi in polizia. Provateci voi a non avere un carattere solitario dopo aver ereditato da vostra madre questo peculiare “dono”.

I VIVI

Ricciardi è inviso dai colleghi quindi, a eccezione del brigadiere Raffaele Maione: i due sono intimamente legati da quando il figlio di quest’ultimo, anch’egli poliziotto, non è stato assassinato nel rione SanitàIl senso del dolore sin da subito ci presenta la galleria di personaggi che ci terrà compagnia, insieme a Ricciardi e Maione, anche per le puntate seguenti: il medico legale Bruno Modo (per i fumetti hanno preso spunto da Vittorio De Sica), l’unico a cui Ricciardi dà del tu (oltre ai morti, si intende) e con il quale occorrono dei brainstorming al solito tavolino riservato al Gambrinus (dove questa storia è stata scritta) con la vetrata che si affaccia su via Chiaia; l’ambizioso e opportunista vicequestore Angelo Garzo che mal sopporta l’investigatore per la sua insofferenza agli ordini; la burbera ma affezionata tata Rosa Vaglio, sempre preoccupata che il suo protetto non capiti moglie all’età che si ritrova. Il commissario è talmente assorto nella voce dei morti che spesso non si accorge degli sguardi dei vivi, come quello di Enrica, la giovane maestrina della finestra dirimpetto, che si sente osservata ogni notte da lui e che se ne innamora.

Livia Lucani a fumetti

Un giorno di Marzo 1931 a Napoli (anche Ricciardi ha trentun anni) la voce sublime del tenore Arnaldo Vezzi si spegne per sempre: il cadavere dell’artista di fama mondiale nonché amico personale del Duce, il “Mascellone” (siamo al nono anno di fascismo), viene trovato con la gola squarciata da un frammento di vetro nel suo camerino al Real Teatro di San Carlo a metà della rappresentazione, la prima di Cavalleria Rusticana e Pagliacci. La voce stellare diventa quella del fantasma dell’opera, che solo Ricciardi può udire, mentre Roma esige che i colpevoli siano consegnati alla giustizia. In questa occasione Ricciardi conosce per la prima volta Livia Lucani (nella serie è Serena Iansiti, nei fumetti un incrocio tra Ava Gardner e Monica Bellucci), ex soprano e vedova del famoso tenore Arnaldo Vezzi. Bellissima e affascinante, coraggiosa e fragile, Livia tenta di conquistare il cuore del commissario. L’intesa è immediata quando ciascuno riconosce il proprio senso di dolore negli occhi dell’altra. Le motivazioni dietro ogni delitto sono sempre riconducibili o alla fame o all’amore, in ogni caso paraventi di dolore: ma se una persona soffre molto forse è perché è destinata ad aiutare il prossimo, forse è questo il vero senso del dolore. E loro due, nei loro cuori, lo sanno.

Il delitto spinge a riflettere se l’arte imita la vita o se piuttosto non sia vero il contrario. Ancora nessuna traccia della primavera, il vento è gelido, ma il mistero è chiaramente quando Riccardi, dal suo ufficio, chiama ad alta voce il suo fidato brigadiere: “Maione!

Livia Lucani in TV

CONCLUSIONI

Sarebbe stato facile scadere nell’esoterismo, eppure la penna di Ricciardi mantiene le sue sfumature dark sempre sul lato più empatico, preferendo la tristezza alla paura, il tormento al terrore. Infatti il superpotere di Ricciardi (molto simile a quello della donna protagonista di Medium, che se ne serviva per risolvere casi di omicidio) non viene mai percepito come tale, piuttosto come una maledizione e un dono insieme.

La serie TV di Medium

Il senso del dolore non è un giallo come gli altri (anche se gli si addice meglio il colore nero), la trama poliziesca (che non sconfina mai nell’adrenalinico) c’è e intriga non poco, eppure rimaniamo maggiormente coinvolti dalla vicenda umana dei tipi coinvolti. E’ questa una scrittura scaltra come i suoi personaggi che, anche quando oscillano fra la disperazione e la rassegnazione, sono ricchi di umanità. Una scrittura semplice ed elegante, di carattere, che evita la retorica politica a tutti i costi pur mantenendo centrare la collocazione temporale. Un autore equilibrato come pochi altri.

Finito di leggere: sabato 15 gennaio 2022.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Il senso del dolore. L’inverno del commissario Ricciardi di Maurizio De Giovanni, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *