IL TAILLEUR GRIGIO di Andrea Camilleri
INDAGINE FRANCESE
Il tailleur grigio, pubblicato nel 2008 da Mondadori, è il più “francese” tra i romanzi di Andrea Camilleri che con questa sorta di malinconico “diario interiore” si aggira più dalle parti di Georges Simenon. Perché la storia si presenta piuttosto come un’indagine psicologica negli appartamenti della crepuscolare alta borghesia lanciata all’esplorazione di un intreccio di realtà mafiose, imprenditoriali e bancarie.
Seppure scritto in terza persona, l’anziano protagonista non viene mai chiamato per nome. Egli è un alto funzionario di banca appena andato in pensione, è un utile idiota che, ritrovato il tempo perduto il giorno della pensione, comincia a soppesare morbosamente ogni parola, ogni gesto della bella e sensuale Adele, la donna sposata in seconde nozze, anche lei vedova, più giovane di lui di venticinque anni. Sin dal primo giorno di inattività lavorativa, lunghi flashback portano l’uomo a chiedersi perché Adele abbia scelto proprio lui che non è né bello né mondano.

La curiosità è accesa da una lettera anonima ricevuta tempo addietro e che egli ha volutamente ignorato. Perché l’uomo sa (e finge di non sapere) che la moglie lo tradisce, preferisce ignorare le corna pur di non perderla: preferisce ignorare i bisbigli dietro le porte piuttosto che rinunciare al rito domenicale della pulizia corporale in bagno. Le cose prendono una brutta piega quando ospita in casa il bel nipote (amante?) della moglie. L’anziano uomo inoltre si ammala e le sue condizioni progressivamente peggiorano… Il finale lascia l’amaro in bocca.
FEMME FATALE
La letteratura di Camilleri ha spesso guardato alle figure femminile in quanto dark ladies, e nemmeno Adele sfugge allo stereotipo della femme fatale. Come le altre che l’hanno preceduta, è debole e insieme indebolitrice, donna misteriosa che tira le fila della vita domestica (e professionale) della famiglia. Adele disprezza il sesso in tv ma nella vita lo pratica in tutte le forme, disprezza i vestiti scollacciati ma è in grado di accendere con poco qualsiasi fantasia sessuale. Burattinaia, calcolatrice, è tutto un gambe lunghissime, sguardi ammalianti, sfioramenti languidi.

Adele è una splendida moglie ma anche donna d’affari, che per ingabbiare la sua carnalità deve ricorrere al castigato tailleur grigio del titolo, il quale assume un particolare significato simbolico per le occasioni in cui viene indossato: ovvero diventa simbolo dell’ipocrisia borghese. Questo tailleur è l’unico abito che la donna conserva dal precedente matrimonio, abito che a sua volta conserva una macchia di sangue sulla manica: ovvero anche l’apparenza del conformismo cela insaziabili ardori e orrori.
CONCLUSIONI
Senza che ci sia un delitto nelle prime pagine, è la conturbante Adele ad ammantare il dramma di atmosfere noir. Autore prolifico, con Il tailleur grigio Camilleri sfugge alla coazione a ripetere allontanandosi dalla serialità di Montalbano pure mantenendo continuità con il suo fantasioso dialetto: è un romanzo brevissimo, scritto nella lingua di Camilleri (anche se i personaggi comunicano fra di loro in italiano) e come sempre non ci vuole più di una pagina per entrarvi in sintonia.

Tanto ironico quanto tragico, Il tailleur grigio è piacevole grazie all’impegno profuso dall’autore nell’ammaliarci con il suo stile scarno, la prosa serrata e le intuizioni brillanti, utili a esplorare le sottese connivenze fra mafia e finanza così come le infedeltà coniugali, senza dimenticare la capacità inedita per un ottuagenario di descrivere scene muliebri e voluttuose.
Finito di leggere: domenica 3 gennaio 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Il tailleur grigio di Andrea Camilleri, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.