IN NOME DEI MIEI di Martin Grey
Larger than life
In nome dei miei (prima edizione del 1972, Rizzoli) è l’autentica storia di Martin Grey, superstite dell’Olocausto e con un mondo dentro di sé da esprimere. Qui si parla del testo condensato da Max Gallo e tradotto dal francese da Mario Silvani per la rassegna di narrativa mondiale a cura della Selezione dal Reader’s Digest di Milano.
Il succo è identico: una storia larger than life se vogliamo, e visto il personaggio coinvolto è anche più avvincente di un action hollywoodiano. Ovviamente il cinema lo ha notato e Robert Enrico vi ha tratto il fedelissimo film Au nom de tous les miens (1983) con Michael York nel ruolo del protagonista.

La banda del ghetto
Martin Grey è un ebreo polacco costretto in tenera età a sopravvivere nel ghetto di Varsavia: non solo vive d’espedienti ma deve pure sfamare la propria famiglia poiché il padre è ricercato e vive cambiando continuamente rifugio. Martin sa come non farsi fregare, sa come amministrare gli zotl. E se qualche simpatica canaglia lo pesta e deruba, allora lui se lo fa amico e si crea una banda: ed ecco che lo vediamo scorazzare nel ghetto a capo di brutti ma simpatici ceffi come Mokotow la Tomba o Miétek il Gigante. Martin diventa contrabbandiere. Se viene arrestato dalle SS e finisce in una cella di Pawiak, allora per evadere si fa iniettare il tifo da un infermiere compiacente… stesso escamotage utilizzato decenni dopo dal Freddo per pianificare la propria fuga in Romanzo criminale (film e serie tv).

La grande fuga
Le SS, e i poliziotti ebrei, rastrellano il ghetto: radunano migliaia di persone al giorno e li fanno marciare verso l’Umschlagplatz, la “piazza dei trasferimenti” verso il campo di sterminio di Treblinka. Nonostante Martin sia un abile arrampicatore di tetti (e fra le tegole della città conosce e ama Revka) non riuscirà dunque a sottrarsi al destino degli ebrei. Ma lui è tenace: fugge dal campo di concentramento, rifiuta di vivere insieme agli ebrei del Reich e torna a Varsavia (precisamente a casa sua, in via Mila 23, dove si ricongiunge con il padre) per unirsi alla resistenza e diventare partigiano.

Quando la città finisce in macerie (e Martin perde gli ultimi familiari), il ragazzo è talmente caparbio da farsi arruolare come spia dell’NKVD e insieme alla Kommandatura sovietica a Lublino ingaggia lotta a Berlino contro i Wherwolf finché il Reichstag non capitola sotto la bandiera dell’Armata Rossa. In guerra, Martin perde un amico vigliacco (Pavel) e ne trova uno valoroso (Tolek) ma soprattutto scopre il vuoto che ti lascia dietro la vendetta, e come il passo da vittima a carnefice sia breve.
Nuovomondo
Per questo, quando nulla più gli è rimasto nel vecchio mondo, si imbarca per il nuovo: in America si ricongiunge con la nonna, unico parente ancora in vita. Dato che un fuoco arde dentro di lui, lo stesso che durante la guerra gli ha fatto fare il diavolo a quattro, allora anche in tempo di pace diventa un soldato di strada. Non si riposa mai, fa successo, soldi, ottiene fama, entra nel giro dell’antiquario, viaggia da New York a Berlino passando per Parigi e Londra, e trova finalmente l’amore in Dina. Avranno quattro splendidi bimbi (Suzanne, Charles, Nicole e Richard) al sicuro nella loro “fortezza” nei Barons: ma il destino insegue Martin, e come le fiamme del ghetto anche qui l’incendio allunga le sua dita verso di lui.

Conclusioni
I numerosi inserti fotografici, e anche la mappa del ghetto di Varsavia, rendono reale ai nostri occhi una storia per certi versi fantastica. Secondo una nota controversia non tutta la “testimonianza” di Martin Grey, che di fatto non si considerava autore (sebbene abbia poi firmato un’altra decina di volumi), sia reale, ma anzi imbastita di elementi di finzione.
Martin Grey, fra i pochi deportati che è riuscito a evadere da un lager della Shoah, è morto da solo a 94 anni nel 2016: la sua memoria sopravvive grazie al lascito della Fondazione Dina Gray. Gli incassi della sua autobiografia sono devoluti alla fondazione, intestata alla moglie che era naturalista e vegetariana, e nata per seguire una vocazione ecologica, in particolare contro gli incendi delle foreste (come quello che si prese Dina e i quattro bambini).
Nel salutarvi, vi invito a leggere In nome dei miei di Martin Grey, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: venerdì 10 ottobre 2018.
2 Replies to “IN NOME DEI MIEI di Martin Grey”
ho finito di leggere proprio ora il: in nome dei miei; mi e’ piaciuto molto e l’ho letto in soli 2 giorni
ma ho 73 anni e la vista non tanto buona.
Complimenti, allora il libro deve esserti piaciuto particolarmente!