IO SONO DIO di Giorgio Faletti
NON CHIAMATEMI LEIGH
Io uccido (2002) è stato il folgorante esordio nella narrativa del cantautore e cabarettista Giorgio Faletti: in Italia ha venduto più di quattro milioni e mezzo di copie, all’estero è stato tradotto in tutte le principali lingue. Io sono Dio (2009, sempre edito da Baldini Castoldi Dalai), il cui titolo è tratto da una frase pronunciata dal personaggio Robert De Niro nel film Men of Honor – L’onore degli uomini, è il quarto libro scritto dal mai abbastanza compianto Faletti.
Vivien Light (e non Vivian Leigh come l’attrice protagonista di Via col vento) è una giovane detective tormentata in forza al 13mo Distretto del New York Police Department sulla 21sima Strada. Russell Wade è un fotoreporter dal passato discutibile (ha vinto un Pulitzer e glielo hanno ritirato tre mesi dopo), con il vizio del poker e ricattato dagli strozzini. Un fanatico degli incendi, come il pazzo dinamitardo interpretato da Dennis Hopper nel primo Speed, fa saltare in aria un palazzo sulla 10ma a Manhattan e che presto minaccia di farne esplodere molte altri servendosi di una fitta rete di bombe sotterranee. Una pericolosa eco dell’attentato alle Torri Gemelle, ma che potrebbe essere collegata al caso del cadavere ritrovato in un cantiere e sul quale Vivien aveva appena cominciato a investigare.

In cambio delle informazioni di cui è entrato in possesso, Russell chiede di partecipare alle indagini e avere l’esclusiva, una dinamica simile a quella che farà la fortuna della serie tv Castle (cominciata proprio nel 2009), e di cui abbiamo recensito una novelizzazione (leggi QUI la recensione di Heat Wave). Vivien non è abituata ad avere partner, e come può fidarsi di questo che è stato convolto in un giro di bische clandestine e la cui attendibilità, dopo la faccenda del Pulitzer, è sotto lo zero? Nemmeno lo psicopatico che deve fermare agisce secondo i soliti schemi, per cui Vivien e Russell fanno squadra per fermare il serial killer che tiene in scacco New York. La sua motivazione è da ricercare in una vendetta che affonda le radici in una delle più grandi tragedie americane.
STILE E CONCLUSIONI
Sundance, la nipote di Vivien, frequenta la comunità religiosa di Padre McKean. Al confessionale del reverendo, infatti, un giorno si presenta il folle che fa strage di innocenti e dice di essere Dio. Questo è un killer che tocca una ferita sempre scoperta: quella dei reduci (in questo caso del Vietnam) la cui mente, più che il fisico, è rimasta sfigurata dagli orrori della guerra, ma che tornati in patria hanno sentito il bisogno di compensare il senso di abbandono da parte del governo saziando l’istinto di uccidere che non si può più placare.

Io sono Dio è un thriller poliziesco al cardiopalma, con l’inevitabile sottotrama romantica da “americanata” (non è una critica, sia chiaro), tanto che è difficile immaginare che la penna dietro sia italiana. Faletti fa un grande uso cinematografico dei flashback, si serve di ruvide descrizioni alla Hemingway e adotta un punto di vista vicino alla middle class che ricorda il miglior Stephen King. I personaggi realistici coinvolti in una trama davvero dinamica ci fanno avvertire poco il peso delle cinquecento pagine. Il finale è coronato da un colpo di scena che ribalta tutte le ipotesi e contro-ipotesi accampate fin lì dal lettore e che alcuni potrebbero giudicare anche una forzata presa in giro.
Però Faletti un avvertimento lo aveva messo all’inizio del libro, riportando la vecchia favola indiana Cherokee che è anche il leitmotiv di quello sfortunato molosso che è stato Tomorrowland (lì era il padre a raccontarlo ai figli, qui Vivien a Sundance): ogni uomo ha due lupi che combattono dentro di sé, uno di buio e di disperazione, l’altro di luce e di speranza, vince quello che nitri di più.
Finito di leggere: mercoledì 21 settembre 2022.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Io sono Dio di Giorgio Faletti, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
5 Replies to “IO SONO DIO di Giorgio Faletti”
Io l’ho trovato coinvolgente un libro molto ben scritto top
Da allora ho cominciato a leggere Faletti e non mi sono più fermato
Finito di leggere poco fa,attratta proprio dal titolo.
Per buona parte del romanzo,l’ho trovato,nella trama e nelle frasi dei protagonisti,a dir poco scontato quindi noioso ,salvo le ultime pagine dove mi ha lasciato l’amaro in bocca di e per una mente disturbata .il resto,il lieto fine tra la detective innamorata e il giornalista riabilitato agli occhi paterni per il successo ottenuto raccontando sta storia,avrebbe potuto lasciarlo intendere ,”chiudendo” il romanzo prima.Ma questo è solo un mio pensiero.
No,il genere di Faletti ,che ricordo come comico con affetto,non è decisamente il mio genere.
Resto ferma ai Grandi del passato come Dumas padre e Dostoevskij.
Anche noi amiamo Dumas padre e Dostoevskij.
Però abbiamo anche amato Faletti scrittore.
Ma capiamo il tuo parere.
Ogni genere è diverso, così come ogni scrittore.
Vero.molto vero.