LA COLLINA DEI CONIGLI di Richard Adams
ORIGINI
Lo scrittore Richard Adams amava narrare La collina dei conigli alle sue figlie Juliet e Rosamond durante i lunghi viaggi in macchina. In futuro racconteranno di avere avuto gli incubi la notte, ma allora convinsero il padre a condividere quella fiaba con altri bambini. Adams la trascrisse ma la vide rifiutata da diversi editori, quando una piccola casa editrice decise di pubblicarla nel 1972. Il resto, come si dice, è storia… bestseller internazionale e pluripremiato che ha influenzato tante generazioni e ispirato altri artisti e creativi.
A dispetto dei protagonisti e della linearità del racconto, ogni pagina è approfondita e avvince fino alla fine del romanzo. Non una vera favola per bambini, ma un’epopea moderna.

ILIADE
Quintilio, il quinto figlio o comunque uno di quelli venuti dopo il quarto, annuncia una imminente sciagura. Come Cassandra in patria, la sua profezia rimane inascoltata, soprattutto dal Capo Coniglio Trea-rà (la desinenza indica il più alto in grado). L’unico a credergli è chi lo conosce bene: suo fratello Moscardo. Il coraggioso coniglio mette su insieme una squadra e scappa in cerca di una nuova terra. Più avanti scopriremo che la disgrazia è davvero avvenuta e la tana di Sandleford distrutta da una Ditta di costruzioni: a riferirlo saranno Pungitopo e Campanella, gli unici superstiti che si ricongiungeranno agli esuli, proprio come Enea narrò della caduta di Troia a Didone ospite a Cartagine.
ODISSEA
Ogni viaggio ha bisogno dei suoi compagni d’avventure. Moscardo e Quintilio hanno il forte Parruccone (si chiama così per via del ciuffo di peli fra le orecchie) e l’intelligente Mirtillo. Dato che la guerra ha la sua poesia, loro hanno Dente di Leone, che è il cantore di miti e leggende quando si fermano a riposare. Una delle storie meglio narrate dall’Omero conigliesco, e più conosciute nel mondo dei conigli, è La lattuga del Re: canto di una delle furbesche gesta del temerario El-ahrairà, il famoso coniglio del passato, spesso in contrasto con il Principe Arcobaleno e aiutato dal fedele Ravascuttolo.

Insieme a pochi altri conigli, la banda si ingegna su una chiatta e raggiunge l’altra sponda del fiume lasciando gli inseguitori con un pugno di mosche.
ENEIDE
I primi tentativi di insediarsi in nuove conigliere falliscono miseramente. Trovano una tana magna di conigli pasciuti e senza Capo Coniglio, anche se Primula Gialla parla a nome di tutti. Questi conigli sono in forma ma rassegnati al destino, e hanno scoperto l’arte e la scultura. Passata l’eccitazione iniziale, i nuovi arrivati scoprono che questa grande tana strategicamente situata sotto le radici dell’albero e vicino a un ricco orto, è una gabbia dorata. I suoi abitanti vengono nutriti dagli uomini perché, in cambio, di tanto in tanto, sacrifichino uno di loro.
LA FONDAZIONE DI ROMA
Salvano Parruccone dalla trappola che apre loro gli occhi, se la filano in tempo e si portano dietro Ribes. Grazie alle tecniche apprese da quest’ultimo coniglio, nei pressi di un comodo faggeto, scavano la loro tana sotterranea ai piedi del Colle Watership (che poi è il titolo originale del romanzo, Watership Down), che esiste realmente nella Contea dello Hampshire, e la chiamano Nido d’Api. Da qui vanno a silflaia, come i conigli chiamano il pascolo, a brucare e fare hraka, come i conigli chiamano la cacchina.
Ora, tutti hanno eletto Moscardo come Capo Coniglio e perciò ora lo chiamano Moscardo-rà. Lui più di tutti sa che per evitare risse, per scavare meglio e per riprodursi servono coniglie.
Guarito Kehaar, un gabbiano ferito, e fatteselo amico, l’uccello spia i cieli per loro e poi torna a riferire. Il nuovo obiettivo dei conigli è quindi quello di trovare coniglie per figliare.

LA FATTORIA DEGLI ANIMALI
Moscardo libera due conigliette da una fattoria (e dalle grinfie di un gatto e dalle fucilate dei padroni), mentre Pungitopo viene mandato in ambasciata presso un’avvistata conigliera. Si chiama Efrafa e lì vige un governo militaresco gestito dall’Ausla, il corpo da guerra dei conigli cui un tempo facevano parte anche Parruccone e Pungitopo.
1984
Come per la tana magna di Primula Gialla, anche la democrazia in vigore a Efrafa richiede un pesante prezzo da pagare. Cibo e vita in cambio di regime severo, lavoro duro e alterni periodi di felicità e libertà. Nel campo i conigli vengono tutti marcati come gli ebrei, mentre a sorvegliarli c’è un’apposita polizia segreta, detta Auslafà, che ricorda da vicino la Gestapo.

I conigli non sono del tutto antropomorfi tranne che per il pensiero è il linguaggio, perché la documentazione zoologica delle loro anatomie e abitudini è rigorosamente scientifica. L’autore riconosce sin da subito il suo debito nei confronti degli studi di R.M. Lockley.
Ma tramite l’allegoria di questa gerarchia sociale arriva la grande differenza tra l’uomo e l’animale. Il primo può torturare e uccidere senza uno scopo, e questo definisce l’essenza dell’umanità. Il secondo può ferire e uccidere ma solo per necessità, e questo definisce l’animalità. Gli ostili conigli di Efrafa si umanizzano e in ciò abbrutiscono, perché l’animalità è migliore dell’umanità.
IL CAVALLO DI TROIA
Dopo l’avanscoperta di Pungitopo, segue l’infiltrazione a Efrafa di Parruccone che culmina con la liberazione delle femmine scontente e di Negrino, un ribelle mutilato e messo alla gogna come monito per eventuali ribelli. Le acque li portano ancora una volta in salvo, ma l’esercito del Generale Vulneraria li insegue fino a Nido d’Api per riprendersi le femmine e punire il traditore Parruccone.
Il finale epico prevede un temporale, un cane furioso, l’intervento imprevisto di una bambina e di un dottore (quindi non tutta l’umanità è peggiore della bestialità), ma a vincere sulle zampate e le ferite degli unghioli sarà un abile piano, come insegna il più geniale dei conigli
MONDO LAPINO
Tutto quello che abbiamo scoperto sui conigli:
1. Anche se camminano tanto coprono minime distanze.
2. La lingua dei conigli è il lapino.
3. Quando discorrono di un argomento perdono sovente il filo salvo riacciuffarlo più in là.
4. Gli altri animali non parlano il lapino ma si capiscono grazie a un generico vernacolo della macchia.
5. I conigli non provano vergogna, quando necessario, a ragionare con la forza.
6. I conigli non hanno metodo.
7. I conigli non sono romantici.
8. I conigli sono maestri del raggiro.
SIN DOWN
I personaggi sono animali parlanti e pensanti ma il libro non è destinato ai piccoli. Se La fattoria degli animali aveva un sottotesto politico ma vicende propriamente cartoonesche, era adatto sia a un pubblico di piccini che di grandi. La collina di conigli, invece, con la sua abbondanza di artigli, violenze e carni sanguinanti, più l’aggiunta di coniglie in calore e senza innamoramenti nella stagione degli amori, qualifica in modo netto il suo lettore d’elezione.
TOLKIEN
C’è tutta una mitologia dietro questi conigli. C’è una lingua artificiale, il lapino, che il glottoteta Adams ha inventato ad arte per i suoi personaggi come Tolkien fece per gli elfi. Ogni animale, poi, possiede il proprio idioma e persino i rozzi umani. Come ne Il Signore degli Anelli c’è tutto un repertorio conigliesco di religioni (Frits è colui che ha creato ogni cosa), leggende del passato, personaggi gloriosi e poesie da raccontare e cantare al fuoco.

TRADUZIONE
All’inizio di ciascuno dei cinquanta capitoli sono riportate diversissime citazioni, dai greci ai tragediografi. Le note a piè di pagina dell’edizione Bur Rizzoli sono sia dell’autore sia del traduttore e sempre approfondiscono i dettagli di questo universo. Le traduzioni di Pier Francesco Paolini, in particolare dei nomi propri, quando tradiscono l’originale è solo per essere più fedeli alle intenzioni dell’autore e restituire il sapore dell’idea originale.
IDEE
Oltre ad aver fatto da nume tutelare a svariate band e canzoni (dal punk al metal), La collina dei conigli è uno dei libri consigliati nella classe di Donnie Darko (2001) e letti da Sawyer in Lost, ed è alla base dell’omonimo albo di Dylan Dog (n.263) dove l’Indagatore dell’Incubo ha a che fare con un’orda di conigli-zombie.

A soli sei anni dall’uscita del libro, Martin Rosen ne trasse un omonimo film d’animazione (1978) con un brano di successo di Art Garfunkel nella colonna sonora. Nel cast dei doppiatori spicca il nome di John Hurt (Moscardo), e in virtù della sua fedeltà nei confronti del testo di partenza, il film è stato censurato in numerosi paesi. Anzi, i suoi disegni fin troppo bambineschi risultavano angoscianti nei picchi di violento iperrealismo. Dopo la serie animata mai uscita in Italia, è finalmente l’ora di vedere l’omonima miniserie in quattro episodi prodotta interamente in CGI dalla BBC e rilasciata da Netflix lo scorso dicembre 2018.

LA MINISERIE NETFLIX

Noam Murro, che l’epica l’aveva masticata in cabina di regia per 300 – L’alba di un impero (2014), dirige un cast all-star. I fratelli protagonisti Moscardo e Quintilio sono doppiati da James McAvoy e Nicholas Hoult, rispettivamente il professor X e la Bestia nella nuova classe cinematografica degli X-Men. Il forte Parruccone ha la voce di John Boyega, il soldato ribelle della nuova trilogia di Star Wars. Al gallese Taron Egerton (Kingsman) è affidato il compito di animare El-ahrairah, il coniglio delle leggende, mentre Primula Gialla è Rory Kinnear e Oliva Colman interpreta Strawberry.

Per ammissione dello stesso regista, si è spinto meno il pedale sulla componente “splatter” per favorire l’intreccio e, se vogliamo, la morale. In attesa però di una soddisfacente CGI sul modello de Il libro della giungla (2016) e Il re leone (2019) entrambi di Jon Favreau, dobbiamo accontentarci di un design tridimensionale non ai massimi livelli. Nonostante il cast altisonante, i volti dei conigli risultano purtroppo indistinguibili fra di loro eccetto quello di Parruccone per ovvi motivi.

IL VIAGGIO (puntata I)
La miniserie si apre con un’animazione tipica da fantasy che subito ci porta dalle parti de Lo Hobbit.
Nella miniserie Moscardo ha un flirt a Sandleford con Rugiada, ma la coniglia lo tradisce spifferando il suo piano di fuga a capitan Pungitopo. Questi e il Threarah (Tom Wilkinson) tentano di tarpargli le ali. Moscardo scopre del tradimento in tempo per fare la conoscenza di Ribes, che contrariamente al libro è una coniglia e quindi nuovo interesse amoroso. Il cantore della banda non è Dente di Leone ma Campanula: il primo, però, ci guadagna diventando il velocista della banda.

L’INCURSIONE (puntata II)
Capiamo presto che il maggior minutaggio a disposizione ha permesso alla produzione di mantenersi più fedele all’intreccio del romanzo rispetto al cartone animato del 1978. Il fatto però di avere tante grandi star in sala doppiaggio sembra avere obbligato i creativi ad articolare e allargare l’intreccio per concedere maggiore spazio a tutti gli attori. A ogni modo, risalta perfettamente come al pacifico sopraterra della campagna inglese corrisponda un infernale sottotterra delle colonie conigliesche.

Se effettivamente l’incursione alla fattoria e quella a Efrafa avvengono in contemporanea, la dinamica è diversa. Nel libro Moscardo si avventura sino alla fattoria perché non riesce a vivere nell’ozio dopo avere mandato i suoi esploratori a Efrafa, mentre nell’adattamento scopre la fattoria prima ancora di mandare i suoi ambasciatori per le colline. Difatti quest’ultimi si imbattono in Efrafa perché andati a zonzo di loro volontà e non per comando di Moscardo.
Rispetto alla pagina scritta, l’adattamento è più romantico e si concede del tenero fra Moscardo liberatore e Cedrina (Gemma Aterton) in gabbia. Più articolata e avvincente la fuga dalla fattoria, in montaggio alternato con quella altrettanto al cardiopalma di Pungitopo da Efrafa. Moscardo rischia la vita, rimane azzoppato, ma riceve una inaspettata visita allucinatoria dal Coniglio Nero della Morte (con l’incantevole voce di Rosamund Pike). La scena manca nel libro, ma basta per prefigurare nella mente del lettore (ora spettatore) quanto i due finali saranno identici.
LA FUGA (puntata III)
Sottoterra come sopraterra a Efrafa domina un Grande Consiglio, trasfigurazione dei gerarchi nazisti. Il Fuhrer corrisponde al luciferino Generale Vulneraria: gigantesco, ha un design inquietante (con le orecchie a forma di corna) e la tenebrosa voce di sir Ben Kingsley.
Parruccone, diversamente dal libro, non è il solo infiltrato. Egli si introduce a Efrafa con il nome di Sglaili, ma l’altra spia è Cedrina: il Generale ne è colpito, la mette alle strette e le impone di diventare la sua Regina.

Il gabbiano Kehaar (Peter Capaldi) parla una lingua più comprensibile ma sin dall’inizio aiuta i conigli più per sua convenienza. Risulta più ambiguo rispetto alla sua controparte letteraria, e dice di voler migrare verso la Gran Acqua (l’oceano, che i conigli non riescono neppure a immaginare) piuttosto che aiutarli. Parruccone e Cedrina sono costretti a sbrigarsela da soli: fanno fuggire le coniglie con in testa Kaisentlaia e dopo il finale disperato di questa puntata, è nel colpo di scena che apre la successiva che Kehaar vola ad aiutarli con un ralenti degno del miglior 300.
L’ASSEDIO (puntata IV)
In parallelo con la prima puntata, anche l’ultima si apre con un’animazione. Se quella inaugurale era cartoonesca, quella conclusiva parte come un filmino di famiglia per trasformarsi in un reperto documentario dei deportati ebrei. La fuga dalla volpe in soggettiva e piano sequenza prende il meglio di Strange Days e lo coniuga all’estetica degli sparatutto.
Diverse libertà rispetto al testo di Adams: il tradimento di Garofano e il ruolo ridimensionato della bambina (il dottore, invece, è del tutto assente, ma è lui a guidare la macchina che riconsegna Quintilio alla collina). Come nei più classici dei cartoni animati, il volto degli umani non viene mai mostrato con precisione e si preferisce concentrarsi sulle loro gambe.

Alla fine però è il cane a salvarli e a dare una fine definitiva (ma non meno gloriosa) al temibile Generale Vulneraria. La fine dell’Esodo: Moscardo / Mosé ha vinto sui nemici e sulla natura cruenta, fino a consegnare la Terra Promessa al suo popolo. Dunque ritorna da lui il Coniglio Nero della Morte e Moscardo può morire in santa pace.
CONCLUSIONI

Il coniglio vive in media tre anni ma questo racconto di formazione fra ambientalismo e antimilitarismo ce li rende immortali. Persino un coniglio cattivo fino alla coda come il Generale Vulneraria (fugge e nessuno lo troverà più né vivo ne morto) è destinato a diventare una leggenda intramontabile.Alla fine del cammino abbiamo scoperto compagni indimenticabili, fedeli e coraggiosi, di forti ideali, e insieme a loro abbiamo trovato la libertà. La collina dei conigli è sì un classico, ma non delle favole, è un classico della letteratura!
Nel salutarvi, vi invito a leggere La collina dei conigli di Richard Adams, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: lunedì 31 dicembre 2018.