LA DANZA DELLE FALENE di Brian Freeman
DULUTH NON E’ FARGO
Il terzo romanzo (dei dieci complessivi a oggi) della serie sul detective Jonathan Stride parte da “casa sua“. Parte da Duluth, città nel nord del Minnesota, la location preferita dalla produzione e dagli sceneggiatori di Fargo.
Se il film dei fratelli Coen del 1996 è ambientato a Minneapolis, la prima stagione della serie omonima allarga le sue maglie nei territori limitrofi. Agente del dipartimento di Duluth era Gus Grimly (Colin Hanks, figlio di Tom), padre single che collaborava con l’agente Molly Solverson (Allison Tolman) della vicina cittadina di Bemidji per mettere fine agli omicidi dello psicopatico Lorne Malvo (Billy Bob Thornton) nati dall’inaspettata collaborazione con il piccolo assicuratore Lester Nygaard (Martin Freeman).

Le altre stagioni di Fargo si sarebbero spostate altrove, ma non avrebbero mai lasciato il Minnesota: nella seconda stagione la Luverne del 1979 (e la vicina Kansas City), nella terza stagione la St. Cloud del 2010 (e la vicina Meeker County).Dal canto suo, lo stesso Brian Freeman, “papà” letterario di Stride, non ha disdegnato “gitarelle” a Fargo nei romanzi Polvere e sangue (2008), Ai morti non dire addio (2015) della serie di Jonathan Stride, e ne Il dubbio (2010), tutti editi da Piemme.
NEVE ROSSO SANGUE

Il Minnesota a gennaio. La scrittura fluida di Brian Freeman riduce al minimo la descrizione degli ambienti e ci fa “viaggiare” fra laghi ghiacciati, foreste e pianure innevate, a volte con la carezza di un fioco di neve e altre volte con l’irruenza di una bufera. Non ci concede mai cali di tensione e così, partendo dall’omicidio di Eric Sorenson e dell’ingiusta accusa di colpevolezza verso la moglie poliziotta Maggie, con l’aggiunta del classico bigliettino riportante la scritta “So chi è“, l’indagine prende sentieri inaspettati fra ricatti, violenze sessuali e persino un (abusato) club erotico.

In questo vorticare di personaggi fra Duluth e le Twin Cities, dal broker palestrato Mitchell Brandt (ex fidanzato di una delle vittime) all’allampanato e ottuso tenente Abel Teitscher (chiamato a sostituire Stride nelle indagini in quanto personalmente coinvolto), dall’affarista politicante Dan Erickson (che assume Serena, la compagna di Stride, per togliersi dagli impicci) alla ninfomane Sonia Bezac, Freeman gioca con il lato più sensuale della vicenda e ci serve colpi di scena ogni minuto.
L’indagine è condotta non da interrogatori veri e propri quanto da classiche conversazioni informali con testimoni e indiziati. La riuscita di un personaggio longevo come quella del detective Stride è data non solo dal fatto di muoversi attraverso la storia sempre rimanendo scevro di pregiudizi, ma soprattutto dal fatto che questa caratteristica da “super partes” risalti lungo la storia proprio perché raccontata con l’alternarsi dei punti di vista, spesso contraddittori, di tutti gli altri personaggi.

CONCLUSIONI
La storia “verticale” del thriller si esaurisce con l’ultima pagina ma abilmente si intreccia con la “storia” orizzontale dei protagonisti e le loro relazioni, già costruita nei precedenti romanzi e qui traghettata abilmente verso i successivi. Piace leggere di come si è evoluto, e di come evolverà, il triangolo fra Serena (con un passato di abusi legato a Las Vegas), il suo compagno Stride e la di lui “fraterna” partner Maggie.
Il titolo italiano La danza delle falene, che non ha nulla a che vedere (se non per una fugace battuta) con la trama (al contrario del titolo originale, Stalked), è identico a quello di un romanzo dell’inglese Poppy Adams, la quale a sua volta ha curiosamente l’identico nome della cattiva interpretata da Julianne Moore in Kingsman: Il cerchio d’oro…

Nel salutarvi, vi invito a leggere La danza delle falene di Brian Freeman, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: domenica 7 settembre 2019.