LA GRANDE RAPINA AL TRENO di Michael Crichton
IL CRIMINE FA PROGRESSI
Le ferrovie, il più visibile e impressionante segno del progresso che avrebbe cambiato il mondo, erano destinate a liberare la società dalla miseria e dal crimine. Perciò il significato della grande rapina al treno Londra-Parigi del 1855 andò oltre il puro fatto di cronaca. Grazie anche alla recente diffusione della stampa, destò clamore nell’opinione pubblica: ben presto fu chiaro che il progresso non sarebbe stato più solamente il motore dell’evoluzione umana ma anche il creatore di nuove classi criminali. Un concetto ben evidenziato nell’introduzione storica a cura dello stesso Michael Crichton per il suo grande romanzo criminale La grande rapina al treno (1975).
DAL LIBRO AL CINEMA
Michael Crichton ha iniziato la sua carriera di romanziere sotto diversi pseudonimi (tra cui Michael Douglas!), le sue conoscenze mediche gli hanno ispirato sia il primo romanzo sia (quasi trent’anni più tardi) l’eccellente serie televisiva E.R. Medici in prima linea, di cui è l’ideatore. Crichton ha spaziato attraverso i generi, dalla fantascienza al giallo al thriller (leggi QUI la nostra recensione di Jurassic Park libro vs film), è considerato il padre del tecno-thriller (per la sua competenza scientifica e la maestria con cui sa destreggiarsi tra le più diverse tecnologie), è diventato il più poliedrico tra gli scrittori di thriller: questo romanzo segna il suo esordio nel giallo storico.

E’ stato anche sceneggiatore (Jurassic Park, Sol Levante, Congo, Twister, i primi tre tratti dai suoi stessi film) e regista di film tratti dai suoi romanzi come Il mondo dei robot (da cui poi è arrivata la serie TV di Westworld) e 1855 – La prima grande rapina al treno (1979), appunto, con Sean Connery (Edward Pierce) e Donald Sutherland (Robert Agar).
Nel film, rispetto al romanzo, i fatti storici della vera rapina sono stati maggiormente romanzati dagli sceneggiatori: i protagonisti incontrano molti ostacoli quando in realtà l’unico problema fu di dover rimandare il colpo diverse volte per vari imprevisti, ma una volta sul treno la rapina si rivelò molto semplice da compiere e non presentò alcun problema. Con lieto fine.
LADRO GENTILUONO
Il libro è diviso in un’introduzione e cinque parti (Preparativi, Le chiavi, Ritardi e difficoltà, La Grande Rapina al Treno, L’arresto e il processo) che si svolgono dal maggio 1854 a luglio 1857, in pratica quasi lo stesso arco di tempo della guerra di Crimea (cominciata però nel 1853).

I personaggi sono di quelli indimenticabili. Il capo è il ladro gentiluomo Edward Pierce, “l’armatore” (ha capitale sufficiente a finanziare operazioni criminali su vasta scala), ovvero un genio con una banda di complici specializzati: Robert Agar è il “ferramenta” (specialista in serratura), Burke il borseggiatore, Clean Willy è il “biscia” (l’omino che riesce a infilarsi negli spazi angusti), Barlow è il “durista” di fiducia (rapinatore e vetturista d’emergenza), e poi la sua amante Miriam e le guardie corrotte. Più altri personaggi che vengono da lui ingannati: Henry Fowler (che pensa di collaborare con un gentiluomo, e non con un criminale), Edgar Trent (presidente della banca) e sua figlia (che si innamora di Pierce).
Caratteristico anche il linguaggio della malavita: il gergo della gente di Londra (usato per narrare dei metodi di vita del popolo) può risultare non comprensibile a chi non sia poliziotto o popolano, ma termini e situazioni citate sono presto spiegati al lettore con brevi descrizioni degli stessi personaggi (uno slang tradito dalla traduzione italiana secondo molti lettori).
STILE E CONCLUSIONI
La grande rapina al treno è la storia di un atto criminale senza precedenti, nella Londra di metà ‘800 (quella di Charles Dickens!) vista con gli occhi di uno scrittore del XX secolo, per celebrare la prima grande rapina a un treno che la storia ricordi. Diventato nel tempo un topos narrativo esplorato in numerosi film e serie tv, da Breaking Bad a Smetto quando voglio – Masterclass.

Una ricostruzione romanzata dei veri atti processuali che ricorda il seminale A sangue freddo (leggi QUI la recensione) e il più recente La città dei vivi (leggi QUI la recensione), ma a differenza di Truman Capote e Nicola Lagioia, Crichton non era nato al tempo degli eventi e non ha potuto farne un resoconto giorno per giorno. Sembra a volte di leggere un articolo di giornale, e non è affatto una critica.
I primi capoversi di quasi tutti i capitoli riportano brevi introduzioni del periodo storico a seconda dell’argomento trattato, mai “fredde” e che vanno oltre il semplice intento di divulgazione scientifica. L’accuratezza dei dettagli, non solo dei fatti di cronaca ma anche dell’età vittoriana, servono all’autore per compiere una sottile analisi dei costumi e delle idiosincrasie del periodo storico. Ricrea magnificamente il mondo della nascente borghesia industriale, con le sue pubbliche virtù e i suoi vizi privati, e l’universo dei ladri organizzati, dei vicoli malfamati e delle attività illegali.
L’estro narrativo dei grandi classici della letteratura infonde suspense e ritmo incalzante per ricostruire uno dei furti più ingegnosi, e allo stesso tempo costruire il meccanismo perfetto di un’avventura affascinante e ricca di humour.
Finito di leggere: lunedì 20 marzo 2023.
Nel salutarvi, vi invito a leggere La grande rapina al treno di Michael Crichton, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.