LA MUSICA PERDUTA di Antonio Mistretta
UN GRADITO RITORNO
Antonio Mistretta nella vita si occupa di comunicazione scientifica presso l’Istituto Superiore di Sanità, ma come autore letterario ha alle spalle Casa di pietra (Edizioni dell’Ariete) pubblicato nel 1995, e nel 1997 lo splendido Pelle di corallo (leggi QUI la recensione) edito da Marsilio. Dopo una lunghissima attesa finalmente Mistretta torna in libreria con La musica perduta, edito nella collana Fiamme di Giulio Perrone Editore.
LA TRAMA
Il protagonista del romanzo, Francesco Milauro, è un pianista salentino che soggiorna a Parigi presso la pensione di Mademoiselle Antoinette Grimont, una impicciona zitella farmacista che si accompagna a una gatta dall’altisonante nome di Cabiria. L’altro ospite di casa è il siciliano Gianluca Terranova, cardiochirurgo ipertrofico (sia nel fisico sia nell’ego). La Mademoiselle di cui sopra, agghindandosi con cura, si sollazza della compagnia ora dell’uno ora dell’altro giovanotto.

Passeggiando per le liriche vie di Parigi, un giorno il Maestro Milauro si imbatte, vicino il Luxembourg, in una libreria di rue de Tournon. Oltre a una vecchia copia de La signora delle camelie, vi acquista anche un’antica edizione di The Works of Lord Byron. Fra le pagine ingiallite di quest’ultimo ritrova una lettera di Madame Olympe Rossini Pélissier, la seconda moglie di Gioacchino Rossini. Nella missiva in questione la vedova Rossini dichiara (a un ignoto destinatario) di aver rinvenuto fra le carte del marito anche degli inediti autografi di Bellini. Rossini, si sa, aveva curato gli ultimi desideri dell’amico e collega Bellini in seguito alla sua prematura scomparsa, e questa lettera perduta promette di far ritrovare anche la “musica perduta” cui si riferisce il titolo del romanzo.
ALLA RICERCA
Durante una cena organizzata dall’elvetica padrona di casa, il coinquilino Terranova porta un’amica catanese come lui e incontrata per caso a Parigi. Una affascinante ricercatrice che insegna Letteratura francese all’Università di Catania e giunta per svolgere delle ricerche alla Sorbonne, donna che deve il nome a un’opera belliniana tratto da una tragedia di Voltaire sull’intolleranza religiosa e primo insuccesso di Bellini: lei è Zaira! La coincidenza del nome e della provenienza belliniana convincono il Maestro Milauro a parlarle della lettera ritrovata.

I due uniscono le forze e si gettano alla ricerca della musica perduta di Bellini, fra Catania (la città della pasta alla Norma, anch’essa omaggio a Bellini) e Parigi, come novelli Indiana Jones ma con meno antagonismi esterni e maggiore intreccio sentimentale. Nel segno di Robert Langdon e Umberto Eco, l’autore dipana la matassa con brio e ricercatezza conducendo i due detective nella biblioteca-cattedrale di Edmond Raynard: anziano, ricco, gay, con un domestico di colore, una cuoca che attinge al ricettario di Rossini, e che gelosamente custodisce il pianoforte appartenuto al suocero di Wagner.
CONCLUSIONI
Il medico-scrittore Antonio Mistretta è nato nello stesso mese e nella stessa città di Bellini, Catania, e con la sua ultima fatica letteraria si/ci interroga se per uno come Bellini la fama sia stata un guaio oppure una benedizione. Il “giallo musicale” che i suoi protagonisti conducono per scoprire i segreti sinfonici di Bellini, “il Cigno di Catania“, si muove sul doppio filo del melodramma e tingendo l’indagine di romanticismo. Ancora una volta, con questo brillante metaromanzo, Mistretta si riconferma penna sopraffina che con gesti delicati affonda la lama nella nostra anima.
Finito di leggere: martedì 13 luglio 2021.
Nel salutarvi, vi invito a leggere La musica perduta di Antonio Mistretta, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.