LA TANA DEL SERIAL KILLER di Salvo Toscano
A PALERMO
Dopo la piacevole e pirotecnica parentesi di Joe Petrosino. Il mistero del cadavere nel barile (leggi QUI la recensione), il giornalista e scrittore Salvo Toscano torna su terreni più familiari. Quelli della sua Palermo, capoluogo di regione cupo e folkloristico, dialettale e urbano, dove si muovono i suoi personaggi più amati dai suoi lettori, ovvero quei fratelli Corsaro giunti con La tana del serial killer alla loro settima incursione letteraria. Edita come sempre da Newton Compton.

Per chi ancora non li conoscesse, in breve: Fabrizio Corsaro è il fratello minore, il giornalista scapestrato e femminaro, ma che nei precedenti episodi si è messo insieme con la sua fiamma più brillante, Maria, e dalla quale in questa puntata scopre di aspettare un figlio. La notizia della paternità sconvolge Fabrizio forse più del ritrovamento di una testa di donna chiusa in un sacchetto e abbandonata in una leggendaria grotta di Contessa Entellina, paesino montano in provincia di Palermo. Il macabro rinvenimento, degno del John Doe di Seven, suscita scalpore e indignazione; soprattutto sembra collegarsi con un secondo delitto, stavolta avvenuto in città, riguardante un giovane attivista antimafia sgozzato mentre il suo cane è stato avvelenato.

DUE FRATELLI
L’altro fratello, Roberto Corsaro, è il maggiore, l’avvocato responsabile e maritato, qui incaricato della difesa del sospettato numero uno dell’omicidio dell’attivista. Le indagini di Roberto si incrociano con quelle di una collega, paesana di mondo, anche lei maritata, che non resiste al fascino di Roberto e Roberto non resiste al suo, rischiando di mandare all’aria vita coniugale e familiare. Le indagini sulla testa senza donna e sul ragazzo dalla gola tagliata si avvicinano sempre più, congiungendo così sempre più anche Fabrizio e Roberto, i quali finiranno inevitabilmente per confrontarsi sul tema del tradimento: fra loro due è capitolato il più insospettabile, ma è forse il concetto di paternità che può risolvere le loro vite così come i loro casi.

Come da tradizione, i ventinove capitoli (più due epiloghi) sono incentrati ora sul “Racconto di Roberto Corsaro“, ora sul “Racconto di Fabrizio Corsaro“. I punti di vista si danno il cambio come in un montaggio alternato e vengono divisi in un totale di quattro parti, ciascuna introdotta da una criptica lettera in corsivo scritta dal serial killer e da un esergo affidato alle immancabili strofe dei Beatles.
CONCLUSIONI
La scrittura di Salvo Toscano è al solito divertente finanche irriverente, delicata e a tratti pungente, i fatti sono sempre verosimili sia quando si tratta di descrivere la vita redazionale del reparto di nera sia quando sviscera le procedure legali del tribunale. Perché nei gialli di Toscano l’intreccio si sviluppa senza prendere mai realmente il sopravvento, sì, perché a fare la storia, in questo caso, sono i suoi personaggi. Raramente infatti Fabrizio e Roberto rischiano la vita, e la posta in gioco riguarda quasi sempre le loro vite private: man mano che i singoli intrecci dei singoli libri si sbrogliano da soli, a crescere pagina dopo pagina è soprattutto il rapporto, ora contrastante ora accomodante, dei due fratelli, due caratteri forti ma agli antipodi che parallelamente evolvono con l’età, con la città, con la società, libro dopo libro.

Basti pensare al ruolo dei comprimari nei gialli, di solito figure bislacche ma di primo piano, che nella saga dei Corsaro sono intenzionalmente ridotti appunto a dimenticabili figuranti; in questo risiede l’atipicità e insieme il fascino dei gialli di Toscano, ossia nello sviluppo lungo gli anni (e i libri) di due personaggi unici, talmente diversi e al contempo familiari da sovrastare qualsiasi comprimario, qualsiasi intreccio.
Lunga vita ai fratelli Corsaro!
Finito di leggere: martedì 1 settembre 2020.
Nel salutarvi, vi invito a leggere La tana del serial killer di Salvo Toscano, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.