L’ARTE DI RICOMINCIARE di Fabio Rosini
Ricomincio da capo
Il giorno della marmotta secondo don Fabio Rosini. Questo è in sintesi L’arte di ricominciare, pubblicato da Edizioni San Paolo. Se lo scopo del libro non fosse ancora chiaro, recita il sottotitolo: “I sei giorni della creazione e l’inizio del discernimento“.

Chi è don Fabio Rosini? Sacerdote romano, è stato incaricato della pastorale interna per i dipendenti della RAI ed è direttore del Servizio per le vocazioni della diocesi di Roma. L’arte di ricominciare non è il suo primo libro, ma può contare della prefazione di padre Marko Ivan Rupnik (leggete la sua pagina Wikipedia: artista, teologo e presbitero sloveno).
Genesi di un genesi
I primi capitoli della Bibbia, dice don Fabio Rosini, sono stati scritti per ultimi “da un popolo che voleva ricominciare“: per questa ragione all’inizio è contenuta la fine. Nell’inizio c’è tutto e all’inizio bisogna tornare.
L’analisi della Genesi è un pretesto per raccontarci il riavvicinamento (il suo, il nostro) a Dio.

Il percorso spirituale intrapreso dall’autore attraversa i sei giorni della creazione e si sofferma in particolare sul primo giorno perché “la vita è una serie infinita di inizi“. Durante la lettura avvertiamo più volte l’esigenza di ricominciare da capo, o quantomeno di tornare indietro. In ogni caso vogliamo ritardare il momento della fine, perché vogliamo capire meglio l’inizio.
Pro e contro
Don Fabio Rosini è scrittore ironico: lo è meno quando dice “mammamia“, lo è di più quando parla degli otto lettori rimasti a seguire il suo discorso o di porchettari a Teheran. Soprattutto, è dotato di una fine autoironia.
Molte le riflessioni e gli approfondimenti degni di nota. Citando in maniera sparsa: il maligno non è colui che ci fa fare del male, ma colui che non ci fa fare del bene. Il valore dell’acqua per il popolo di Israele. La descrizione dell’albero della conoscenza del bene e del male.
Fra i vari spunti, senza volerlo, e saperlo, l’autore cita la celeberrima sentenza di Tyler Durden in Fight Club: “Le cose che possiedi alla fine ti possiedono“.

Meno condivisibili sono però alcune affermazioni. Quando a esempio dice che la tristezza è un pensiero maligno (l’ottavo per l’esattezza) Invece no, la tristezza è solo un’emozione come un’altra, che va rispettata tanto quanto l’allegria, poiché anch’essa può essere un veicolo del maligno. Ne parlerà profusamene quando descriverà il quinto giorno e distinguerà la tristezza in due tipi: quella secondo Dio (vira sul pentimento, non sul senso di colpa) e quella secondo gli idoli. Nessuna di queste due tristezze è purtroppo vista come occasione per ricominciare. Per un’opinione diversa, si veda Inside out o si legga Atlante delle emozioni umane.

La fine dei giorni
Il punto di vista del libro risulta leggermente anacronistico quando bersaglia l’attuale società digitalizzata additandone le perdite di tempo come Facebook e le serie tv che ci distraggono dalla verità. Come per la tristezza, non è il concetto in sé ad essere sbagliato, ma l’utilizzo che se ne fa. Basti pensare che quando Gutenberg inventò la stampa, si parlò di troppe distrazioni e di troppe letture inutili, come se la varietà fosse sbagliata. Fortunatamente nacque l’esigenza di catalogare ogni nuovo libro proprio per offrire un “discernimento” al lettore. L’era digitale, come quella della stampa, sono periodi di iniziale smarrimento, ma a cui l’umanità è chiamata a trovare una soluzione.

Chi oserebbe oggi, a secoli di distanza, dire che l’invenzione della stampa è stata un male? Don Rosini intitola un paragrafo Uno, nessuno e centomila, ma davvero dobbiamo credere che Luigi Pirandello nello scrivere il suo libro seminale non si sia lasciato ispirare dalle opere del suo tempo, grandiose o marginali che fossero (come le serie tv per noi oggi)? Don Rosini allora ha perso del tempo nello scrivere questo libro e noi nel leggerlo? La risposta è sempre no.
Conclusioni
Don Rosini ci ricorda giustamente che dobbiamo dar spazio alle nostre priorità del momento anche a scapito di chi ci sta vicino. Lo dice ma afferma pure che l’amore è rinunciare ai propri bisogni per il bene di chi ci sta vicino.
In un’epoca in cui i manuali di autoaiuto vanno a ruba, ecco che anche questo manuale sembra risultare un mantra per ricominciare. Una di quelle guide per orientarsi nel marasma attuale, e digitale. Il cattolicesimo è sempre stata una guida, ma più che autoiauto il suo messaggio si è basato sull’aiuto relazionale.
Come dice l’autore, questa lettura potrebbe essere un’occasione sprecata, o una maniera per ricominciare.
Nel salutarvi, vi invito a leggere L’arte di ricominciare. I sei giorni della creazione e l’inizio del discernimento di Fabio Rosini, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: lunedì 26 Febbraio 2018.
2 Replies to “L’ARTE DI RICOMINCIARE di Fabio Rosini”
Penso che l’entusiasmo suscitatomi dai pro e dai contro di chi ha scritto la recensione sia dovuto in parte alla mia Fede cattolica; credo, tuttavia, che la lettura del libro sia particolarmente interessante per chiunque se si tiene conto che don Rosini – parola del recensore – considera la nostra epoca non l’ultima prima di una catastrofe irreversibile ma un’epoca come un’altra degna di rispetto e da vivere grazie all’ascolto dei consigli altrui in quanto, diversamente da altri periodi della Storia, c’è un disorientamento diffuso che non va… confuso (!!!) necessariamente con la depravazione, il rifiuto dei valori, la mancanza di contenuti e chi più ne ha più ne metta…
Condivido, il libro “fa bene” a chiunque, nessuno escluso!