LE AVVENTURE DI SANDOKAN 1/11: Le tigri di Mompracem
Tutto il ciclo di Sandokan è stato pubblicato nella sua interezza in un volume unico edito da Newton Compton, Tutte le avventure di Sandokan.
Il volume è curato dallo scrittore e saggista Sergio Campailla, già ordinario di Letteratura italiana all’Università di Roma, e che per la stessa casa editrice si è occupato dell’opera dei grandi scrittori siciliani Verga, De Roberto, Capuana e Pirandello. A firma di Campailla è l’introduzione Il caso Salgari (autore prolifico, mai coronato dal successo economico) e le presentazioni a entrambi i cicli qui contenuti (quelli della jungla e dei pirati della Malesia). Con le illustrazioni di C. Linzaghi, il volume contiene in apertura le immancabili schede sulla vita e le opere dell’autore, oltre che sui personaggi e sui luoghi dei romanzi trattati (attenzione: spoiler a iosa insieme a virgolettati dell’autore riutilizzati a piene mani).
Noi avevamo già avuto modo di recensire un’altra raccolta di romanzi salgariani, quella del ciclo dei corsari, a cura di Claudio Magris (trovate a seguire le recensioni QUI de Il Corsaro Nero, QUI de La regina dei Caraibi, QUI di Jolanda, la figlia del Corsaro Nero, QUI de Il figlio del Corsaro Rosso, QUI de Gli ultimi filibustieri, QUI de I corsari delle Bermude, QUI de La crociera della Tuonante e QUI di Straordinarie avventure di Testa di Pietra).
La presente raccolta come detto si compone in due cicli, composti da sette libri il primo e da quattro il secondo, ciascuno introdotto da una breve Premessa. Abbiamo letto per voi tutti i romanzi delle due serie e, settimana dopo settimana, ve li raccontiamo uno per uno (proprio come abbiamo fatto in passato con i Corsari). Oggi tocca a Le Tigri di Mompracem…

IL SALVATORE INDIANO
Inizialmente pubblicato a puntate su La Nuova Arena con il titolo de La tigre della Malesia, successivamente riedito in un testo unico divenne Le tigri di Mompracem. Inizia qui la leggenda corsara di un eroe quasi immortale…
Sandokan è un pirata di nobili origini, poiché la sua famiglia regnava in uno degli stati del Borneo prima che gli inglesi (che temevano la potenza del suo reame) la sterminassero. Unico sopravvissuto, Sandokan si è messo a capo di tutti i pirati del sud-est asiatico (i suoi formidabili “tigrotti“), che lo hanno soprannominato appunto “La Tigre della Malesia“, e si è insediato sulla colorata ed esotica isola di Mompracem dove medita la sua vendetta.

A differenza di un Rudyard Kipling che viaggiava nei luoghi di cui scriveva, Salgari difficilmente si muoveva da casa e trovava tutta la documentazione nei suoi libri, anche se questo lo esponeva a grandi cantonate (geografiche, di flora e fauna, ecc.); però, a differenza di quella di un Rudyard Kipling, l’opera di Salgari può essere esentata dalle critiche allo stereotipo letterario del “salvatore bianco“, perché il suo protagonista è una “autentica” tigre indiana (e una tigre è raffigurata su campo rosso nella bandiera pirata) che respinge l’invasione dei leopardi britannici (tre leopardi sono raffigurati nella bandiera inglese).
Non solo malesi, uno dei suoi più fedeli alleati, anzi il migliore amico, con cui si chiama vicendevolmente “fratellino“, è il portoghese Yanez de Gomera: il rapporto cameratesco e gagliardesco tra i due può ricordare quello di altri due “fratellini” nostrani, Bud Spencer e Terrence Hill. Una delle abilità migliori di Yanez è quella del travestimento, ed è proprio indossando i panni del nemico che aiuta Sandokan a liberare ben due volte Lady Marianna Guillonk, detta la Perla di Labuan (altro territorio immenso e affascinante), dalla “cattività” cui l’aveva costretta lo zio, il capitano di vascello Lord James Guillonk. Il Lord è fratello del padre di Marianna, e adottò la fanciulla quando questa rimase orfana, ma è disposto a ucciderla pur di non cederla in sposa a Sandokan. Purtroppo per lui, sin dal loro primo incontro i due si sono perdutamente innamorati l’uno dell’altra…

IL SUCCESSO IN TELEVISIONE
Per il piccolo e il grande schermo tricolore Sandokan ha sempre avuto il volto di Kabir Bedi. L’attore indiano naturalizzato italiano ha cominciato ad essere associato a Sandokan a partire dall’omonimo famosissimo sceneggiato del 1976. La trama, divisa in sei puntate, si ispirava a Le tigri di Mompracem (primo romanzo) e I pirati della Malesia (terzo romanzo): sono molti i rimaneggiamenti e le libertà (ad esempio il prologo in cui vengono rapiti da Brooke e salvati da Sandokan i due principini) ma almeno finalmente ci viene raccontato come Sandokan e Yanez si siano conosciuti! Realizzato da Sergio Sollima dopo quattro faticosi anni, questo indimenticato lavoro ha portato a definire un “teleromanzo” con la cura e l’imponenza produttiva di un kolossal.
Non tutti sanno che la regia inizialmente doveva essere di Sergio Leone che rifiutò, e una volta coinvolto Sollima questi pensò all’attore Toshiro Mifune. Conobbe invece un giovane indiano di nome Kabir Bedi, che si era però presentato per il provino di Tremal-Naik. Nel cast anche Carole André (Marianna), Philippe Leroy (Yanez), Andrea Giordana (William Fitzgerald) e Adolfo Celi (James Brooke). Dato il successo di questa pietra miliare della storia della televisione, la coppia Kabir Bedi e Carole André fu nuovamente chiamata a interpretare un’altra celebre coppia di un adattamento salgariano (il Corsaro Nero e Honorata Wan Guld) in un film di successo per il cinema sempre diretto da Sergio Sollima.

Tornando al seminale sceneggiato, immortale è la sigla degli Over Onions. Uscito con scarsa promozione e mandato in onda in bianco e nero (sebbene girato a colori) – e nonostante la fredda accoglienza della critica (che si pentì tardivamente) – il successo di pubblico fu clamoroso: entrò nella cultura di massa, nel linguaggio comune e pure nei nomi dei bambini nati in quel periodo, pur tradendo i testi di partenza fece riscoprire Salgari, la fortuna popolare (che perdura ancora oggi) scatenò un fenomeno di fandom e merchandising totalmente inaspettato per il tempo, e arrivando a toccare la fama internazionale. La miniserie è stata pure divisa in due parti per il cinema che, a causa dell’eccessiva durata, non riscossero purtroppo lo stesso successo.
CONCLUSIONI
Nella scrittura di Salgari il ritmo narrativo è sempre al servizio dei colpi di scena, e il suo linguaggio suggestivo rende sempre più accattivante la lettura. Non mancano però, come detto, i risvolti politici per come l’autore si dimostra critico nei confronti del colonialismo inglese. Le tigri di Mompracem è un’avventura che fa viaggiare l’immaginazione con garbo e intelligenza, un classico da riscoprire.
Finito di leggere: domenica 9 giugno 2024.
Nel salutarvi vi invito a leggere Le tigri di Mompracem di Emilio Salgari, ultimo appuntamento della nostra rassegna, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Il prossimo appuntamento con Il ciclo di Sandokan è per sabato 5 ottobre con I misteri della jungla nera.