L’ULTIMO HOTEL di Enrico Scebba
KEEP YOUR EYES ON THE ROAD
Brian Harrow si trova a percorrere spesso, da solo alla guida della sua Giulietta, un tratto di bosco nel Maine. Questo è un territorio che tutti i lettori di horror identificano immediatamente come la patria di Stephen King. Un giorno Brian commette quella piccola distrazione, ossia beve come un dannato mentre un capriolo gli attraversa la strada, che lo rende vittima di un incidente stradale. Ovviamente anche questo potrebbe sembrare un riferimento allo stranoto dato biografico del Re del Terrore.
Senza i mezzi necessari per chiamare aiuto o ricongiungersi con Megan (l’amante con la quale aveva un appuntamento quella notte), Brian cerca rifugio e, tra la nebbia, lo trova nell’Ultimo Hotel. Si tratta di un edificio in disuso (non c’è nemmeno la corrente elettrica), situato vicino al fiume Ansley, e nel quale abitano soltanto Frank, un anziano custode nero (e anche in questo caso il pensiero va a quell’Halloran che per anni si è occupato dell’Overlook Hotel in Shining) e la sua precoce nipote Bea.

Brian trova dunque ospitalità, ignaro però che quella esperienza ben presto si trasformerà in un vero e proprio incubo a occhi aperti. L’Ultimo Hotel sembra difatti trovarsi fuori dal tempo e dallo spazio: all’interno contiene più stanze di quante lascino presagire le apparenze e sono tutte numerate in ordine casuale. Come se non bastasse iniziano a verificarsi fatti strani, ad esempio il ritrovamento del vestito a fiori di Allison (la prima fidanzata di Brian, uccisa dieci anni fa da un senzatetto durante un tentativo di rapina) e l’anello nuziale di sua moglie Jennifer (scomparsa un paio di anni prima in circostanze misteriose).
CONCLUSIONI
Con questo romanzo Enrico Scebba ci fa fare una piacevole (per quanto “angosciante”) deviazione dalla saga Sul viale delle ombre, composta ad oggi da una trilogia (leggi QUI la recensione de La lacrima del principe, QUI de I tesori del Negromante e QUI de La chiave dell’eternità) e due spin-off (leggi QUI la recensione de La paziente 99 e QUI di Miss Morgan). Quello de L’Ultimo Hotel è un viaggio onirico che inizia con una citazione di Socrate in epigrafe e prosegue in tre parti i cui titoli richiamano alcune fasi legate all’elaborazione del lutto (Evasione, Negazione e Accettazione).

Scebba gioca con gli elementi del thriller e lavora molto d’atmosfera man mano che si addentra nel paranormale. Progressivamente toglie, al protagonista come al lettore, ogni punto di riferimento che possa aiutare ad orientarsi nella logica del presente. Dopo averci trascinati all’interno di oscuri flashback, la trama si fa sempre più avvincente quando ritorna alla realtà per svelare il mistero dell’hotel e il segreto di Brian. Da leggersi, letteralmente, al volo.
Finito di leggere: lunedì 7 aprile 2025.
Nel salutarvi vi invito a leggere L’Ultimo Hotel di Enrico Scebba, ultimo appuntamento della nostra rassegna, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.