MACCHINE MORTALI libro vs film
SAGA
Il titolo del romanzo post-apocalittico dello scrittore (e illustratore) britannico Philip Reeve prende spunto da un verso dell’Otello di William Shakespeare (“mortal engines quartet”): Macchine mortali viene pubblicato dalla Scholastic Children’s Books nel 2001. Da noi arriva tre anni dopo, viene ritirato dal commercio e poi pubblicato altre due volte, anche con diverso titolo: l’ultima è l’edizione a cura di Arnoldo Mondadori Editore. Il romanzo steampunk di cui parliamo ha vinto il Nestlé Smarties Book Prize 2002 e avviato una saga che conta a oggi tre sequel (gli ultimi due inediti da noi) e una trilogia di prequel (anch’esso inediti da noi).
COPPIE
Pur rifacendosi ai recenti classici distopici young-adult (su tutti, chiaramente, Hunger Games) Macchine mortali moltiplica i suoi protagonisti. Non abbiamo a che fare con una sola ragazza, ma con ben due coppie di ragazze e di ragazzi, tutti adolescenti, e nessuno destinato a concludere il proprio percorso formativo da eroe. Non nel presente volume, quantomeno.

Questo stratagemma serve a Reeve per alternare le ambientazioni, i punti di vista, quindi giocare con i colpi di scena e incalzare con un ritmo sempre più adrenalinico. Nonostante tutto alcune dinamiche narrative e deus ex machina siano piuttosto abusati (fortuiti salvataggi, inaspettate redenzioni…). Purtroppo, come detto, non tutte le storyline culminano perfettamente e almeno quella di un paio di personaggi si conclude troppo frettolosamente. In questo modo Reeve sacrifica le possibilità offertegli dalla doppia love story, e che avrebbe potuto fargli aggiornare il tipico schema “lei combattuta da due lui: quello figo e quello depresso“.
IL DOMANI NON MUORE MAI

Altro che Guerra dei Cent’anni, grazie alle armi nucleari l’uomo si è giocato tutto nella Guerra dei Sessanta Minuti. L’autore sfrutta quest’idea per motivare il classico scenario da deserto post-atomico canonizzato dalla saga di Mad Max e ripresa da Ken il guerriero. Stavolta però a darsi la caccia non sono guerrieri furiosi ma gigantesche città meccaniche affamate come belve.

Fra ascensopolitana, escrementi riciclati e affari Old-Tech, Reeve gioca con il futuro usato tipico di Star Wars. Ambienta la storia in un lontanissimo futuro: le nuove generazioni si saranno dimenticate delle nostre civiltà, e venerano come nuovo dio Nicholas Quirke (addirittura gli dedicano Quirke Circus e lo inseriscono nelle imprecazioni), colui che si è fatto venire l’idea del darwinismo urbano. Questo succede a Londra, una città continuamente presidiata dalle marce dei Beefeaters, comici quanto letali sulla falsariga degli Stormtrooper.

CITTA’ MANGIA CITTA’
Da una parte abbiamo le Città Trazioniste (di cui Londra è capofila), quelle che sposano il concetto “città grande mangia città piccola“, dall’altra quelle che aderiscono alla Lega Anti-Trazionista. Questa viene fatta coincidere con l’ex continente asiatico ancora protetto dalla Muraglia Incommensurabile, detta Batmunkh Gompa, con le sue mongolfiere-taxi. In mezzo ci sono le Città semistazioniste.
Nella guerra contro le città anti-trazioniste Londra ha dalla sua Medusa, l’AI responsabile della Guerra dei Sessanta Minuti, e ora tornata operativa nella cupola della cattedrale di St Paul. La prima dimostrazione di forza viene fatta contro la conglomerata inseguitrice Panzerstadt-Bayreuth che viene trasformata nella Hiroshima del futuro.
DENTRO E FUORI
A Londra la Corporazione degli Ingegneri (tutti biologicamente calvi e con gli impermeabili di spugna bianca) vuole abbattere la Muraglia e spostarsi in un nuovo Terreno di Caccia Fra i londinesi si oppone la Corporazione degli Storici capeggiata dalla grintosa Katherine (la figlia dell’ambiguo Valentine, Gran Maestro degli Storici) insieme al lupo chiamato Cane (la stessa fantasia che ha Daryl Dixon in The Walking Dead) e al giovane ingegnere Bevis Pod (non sono tutti cattivi, quindi).

Sul fronte opposto l’Apprendista Storico TomNatsworthy e Hester Shaw lottano per la salvezza della città orientale come faceva la squadra di Morpheus con Zion in Matrix Revolutions. A dar loro la caccia un Umano Rinato (leggasi zombie) trasformato in Predatore Meccanico (leggasi Terminator). Li insegue, non li molla mai, abbate montagne e attraversa oceani, peggio del T-800, e come il cyborg di Scharzenegger finirà per affezionarsi all’umano.

A questo proposito risulta inverosimile che il Sindaco di Londra non incarichi un normale sicario di uccidere una ragazzina come Hester ma addirittura un rarissimo super killer robotico, neanche avesse a che fare con Deckard Shaw (stesso cognome, diverso nome).

CITTA’ MOBILI
Tom, grande estimatore del darwinismo urbano, ne conoscerà a sue spese il lato oscuro una volta fuori Londra. Sul suo cammino incontrerà diverse città pronte a cannibalizzarsi fra di loro: la spietata Tunbridge Wheels capitanata dal pirata Peavey (un aggiornamento futuristico de L’isola del tesoro dopo quello insuperabile già fatto ne Il pianeta del tesoro), il porto franco e caravanserraglio aereo Airhaven, mentre Eccelso 13 è l’aeronave del Gran Maestro Valentine, e soprattutto la scalcinata Jenny Haniver che ricorda una versione di questo mondo del Millennium Falcon. A guidarla non c’è il cinico e spericolato Han Solo ma l’ambigua e letale Anna Fang che con quegli occhialetti neri e l’impermeabile rosso sembra anche lei sputata fuori da un film di Matrix.

IL FILM
Il film di Macchine mortali è uscito in sala sul finire del 2018. Se al timone della produzione c’è l’hobbit Peter Jackson (insieme all’inseparabile consorte Fran Walsh e a Philippa Boyens, Premio Oscar per la sceneggiatura del terzo Il signore degli anelli), la cabina di regia è affidata a Christian Rivers, suo storico storyboard artist (sin dall’esordio cult Splatters – Gli schizzacervelli). Rivers, al suo esordio, si è fatto le ossa come aiuto regia, aiuto scenografo e montatore del suono, ma soprattutto nel campo degli effetti speciali per i quali vinse l’Oscar nel 2006 per King Kong ovviamente di Peter Jackson.

IL CAST
Nel cast di giovani attori un ruolo di primo piano si ritaglia Hera Hilman (l’abbiamo vista nella serie tv Da Vinci’s Demons) come Hester Shaw: rispetto alla sua controparte letteraria, ha il viso carino, meno deturpato e nel complesso non la si può etichettare come “brutta”.

Divide con lei lo schermo un sempre bravo Robert Sheehan (il suo ruolo in Misfits vive ancora dentro ciascuno di noi), dal volto senz’altro più sbruffone del suo alter ego letterario. Fra i veterani segnaliamo Stephen Lang come l’inarrestabile cyborg Shrike, un attore sempre più specializzato nella parte del cattivo dopo il colonnello in Avatar e cacciatore di streghe nella seconda stagione di Salem: sua è altresì la voce narrante (almeno nella versione in lingua originale). E poi, soprattutto, non poteva mancare lui: il “cattivo” Hugo Weaving, oramai presenza fissa nei film di Peter Jackson (la trilogia del Signore degli anelli e quella de Lo Hobbit) la cui espressione arcigna non ci ha ancora fatto dimenticare il temibile agente Smith di Matrix.

INCIPIT
Si parte in quarta: Londra corre nel Territorio Esterno per sfamarsi delle ultime città europee rimaste in vita e questo senz’altro non può che prestarsi a un contestuale riferimento alla Brexit.

Hugo Weaving è ValentineTom non assiste alla cattura iniziale della cittadina contravvenendo così a un ordine del superiore e quindi allontanandosi dal posto del lavoro; no, vi assista prima di recarsi in ritardo al Museo di Londra (divertente e straniante la scena in cui gli storici salvano le “divinità americane” dal piccolo terremoto e vengono inquadrati due pericolanti Minions ritrovati dagli archeologi). Grazie a Tom la Guerra dei Sessanta Minuti non viene solamente spiegata agli spettatori (dalla voce narrante nel prologo, purtroppo non esattamente nello stile del Signore degli anelli) ma mostrata per mezzo di un raro filmino d’epoca di cui in realtà lo scrittore non fa menzione: ovviamente il linguaggio cinematografico è più visivo che letterario (avrebbero però potuto farci vedere l’olocausto nucleare attraverso un prologo animato anziché far parlare il narratore sui titoli di testa). Questa è solo una delle prime differenze rispetto al romanzo: sono moltissime e tutte riguardano soprattutto le modalità di relazione fra le pedine del grande gioco.

L’AIUTANTE DEL CATTIVO
Prendiamo l’ambizioso e incompetente Herbert Melliphant, il ragazzo della Corporazione degli Storici di livello ed estrazione superiori a Tom (ovvero tutti i presupposti del bullo dalla Draco Malfoy): è si notevolmente antipatico e prevaricatore, ma sin da subito dimostra attrazione verso Katherine e invidia verso Tom. Origlia loro due nelle prime scene mentre Tom mostra alla ragazza gli arsenali della vecchiaera che ha trafugato, e corre vendicativo a spifferare tutto a Valentine. Nel romanzo succede qualcosa di simile: Herbert origlia si una scena, non all’inizio ma verso la fine, e se il suo lato guardone è sempre indirizzato verso Katherine, la bella signorina discorre con Bevis; quindi lo spione corre vendicativo a spifferare i loro propositi terroristici non a Valentine bensì al Sindaco.

L’AIUTANTE DELL’EROE
Questa scena ci offre lo spunto per dedicarci a Bevis Pod: l’ingegnere anzitutto non è pelato come lo sono gli ingegneri del libro (altrimenti come avrebbe potuto fare innamorare al cinema la bella e bionda Katherine?), conosce già Katherine verso la quale nutre un odio di classe, ed è testimone oculare del tentato assassinio da parte di Valentine nei confronti di Tom, mentre il personaggio del libro ha visto solamente una “parte” della delittuosa scena.

Non si spiega poi come il Vicemaestro della Corporazione degli Storici Cludleigh Pomeroy (dal look terribilmente simile a quello di Morpheus, ennesima vicinanza al mondo di Matrix) decida senza adeguate motivazioni di aiutare sia lui sia Katherine a risolvere la faccenda nucleare.

Capitolo Anna Fang. E’ una strafiga unica, tanto nel libro quanto nel film, e la sua taglia appare sui monitor di Londra sin dai primi minuti: perciò Tom la conosce e teme di già, al contrario che nel romanzo. Se nel libro Anna si prodigava per salvare sia lui sia Hester dagli schiavisti del Raggruppamento Mercantile, il film la rende più ambigua perché nella medesima scena si disinteressa di Tom, vorrebbe abbandonarlo e salvare solo Hester dal suo aguzzino meccanico.
MEDUSA

Si diceva della scena iniziale in cui Tom mostrava a Katherine le pericolose armi dei secoli passati: Herbert, spiandoli, aveva sentito fare il nome di Medusa è così anche noi per la prima volta. Invece nel romanzo Tom non fa nulla di tutto ciò, non conserva artiglieria pesante con l’obiettivo di annientarla e non spiega a Katherine proprio nulla di Medusa. Al contrario, Katherine deve svolgere una lunga indagine per capire cosa sia Medusa mentre Tom apprende i dettagli da una confidenza di Hester. Ecco, nell’adattare questa seconda scena, ovvero quando sono prigionieri della Speedwell (prima che Orme Wreyland li metta in vendita al Raggruppamento) ed Hester racconta del suo passato, parla di come sua madre abbia scoperto Medusa e Valentine l’abbia uccisa per entrarne in possesso: nel flashback cinematografico la storia è identica ma non si fa menzione alcuna di Medusa perché Tom, e quindi noi, sappiamo già cosa sia, mentre Hester no. Un’inversione e divisione delle informazioni operata dagli sceneggiatori in vista del gran finale.
ROBOT

Più sdolcinata la storia mostrata nel secondo flashback fra l’adolescente sfregiata e lo zombie meccanico Shrike che per tutto il tempo avrà questo look incredibilmente simile al Teschio Rosso interpretato sempre da Hugo Weaving nel primo Captain America. Nel libro Valentine affida a Shrike il compito di rintracciare e uccidere Hester secondo dinamiche e tempistiche di poco divergenti. Comunque, per tener fede al curriculum da villain di Weaving (con buona pace del saggio Elrond), Valentine è cattivo fino al midollo: non tradisce il Sindaco perché si ravvede ma lo uccide perché nel film sposa totalmente il sogno di distruzione di massa.

TAGLI
Il film dura già due ore, non tutto può star dentro, e allora viene sacrificato effettivamente un passaggio meno incisivo a livello narrativo ma forse anche per questo fra i più affascinanti: manca del tutto l’avventura nel suburbio pirata. A pensarci, nella trilogia del Signore degli anelli di Peter Jackson a venire sacrificato era anche li uno degli snodi narrativi meno significativi e forse pure per questo indimenticabile: le passeggiate di Tom Bombadil.
Perciò dalla lotta a Airhaven (dove il ferroso Shrike dal cuore d’oro tira le cuoia) si passa subito alla Grande Muraglia del Governatore Ermene Khan: insieme alla storia dei pirati salta quindi la prova generale del puntatore nucleare perché qui i londinesi preferiscono testarlo direttamente e subito contro la Muraglia della Lega.
KOLOSSAL
Se finora ad averci sbalordito maggiormente era stata la cura delle scenografie in computer graphic sia delle cittadine sia delle metropoli, nel finale a togliere il fiato è l’incredibile scena d’azione dove flotte aeree (nel libro c’era solo la navicella di Anna Fang a sobbarcarsi il compito, ma questo è un kolossal) ingaggiano guerra contro la grande tecnologia di distruzione di Londra. In pratica una rivisitazione del finale di Una nuova speranza, dove lì avevamo la Morte Nera.

Lo spettacolo è assicurato. A risentirne maggiormente è la storyline amorosa compresa di detective story fra Katherine e Bevis; diciamo che qui a Tom non gliene importa poi granché di Katherine, e non appena giustizia è fatta parte insieme a Hester (che, come abbiamo detto, non è affatto brutta come ci vogliono far credere) verso nuove avventure.
CONCLUSIONI
Come anche il film, il romanzo è un divertissement a proposito dell’olocausto nucleare. Consigliato fortemente (a differenza dei libri della Rowling) a un pubblico di ragazzi. Se la centrifuga di action e fantascienza funziona meno quando è affidata alla caratterizzazione dei giovani protagonisti, dà il meglio di sé quando “mette in scena” in modo accurato (e visivo) le tante città meccaniche che corrono su cingoli come fossero carri armati.
Ora aspettiamo Freya delle lande di ghiaccio, il film.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Macchine mortali di Philip Reeve, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: lunedì 11 febbraio 2019.