MALURA di Carlo Loforti
Esistono due tipi di uomini
“There’s two kind of man” è una delle espressioni cinematografiche più usate di sempre. La lista di titoli che ne fa uso è infinita, ma l’ex giornalista sportivo Mimmo Calò ne sa moltiplicare all’infinito le declinazioni.
Ecco, la mente di Mimmo Calò funziona così: divide tutto per categorie. Esempi.
Esistono due tipi di panchinari: gli scalda panchine e i cronici.
Quando chiedi soldi alla gente, questi si dividono fra quelli che rilanciano e quelli che lottano.

Per lui, uscito dal carcere dopo più di un anno, esistono ancora tre tipi di uomini: quelli che fanno la pipì seduti, quelli che schizzano e quelli che non schizzano.
Viene da chiedersi come mai il prodotto umano di un contesto chiaroscuro come la periferia palermitana non veda mai il grigio, ma solo il bianco o il nero.
Il personaggio di George Clooney nel bellissimo Tra le nuvole (2009) di Jason Reitman in aeroporto si accoda agli asiatici per il check-in perché sono i più veloci. “Sono come mia madre,” si giustifica: “uso gli stereotipi: si fa prima!” Lo stesso ragionamento pare quindi abbia fatto Mimmo Calò per sopravvivere.

Calcio e cattiveria
Via di questo passo nella mente di Calò. Femminismo zero: una mamma che si rispetti deve sapere fare il letto del figlio altrimenti non è una mamma.
Cinismo a palate: tutti i supporti sui quali un palermitano scrive Suca. Tutte le ragioni per cui dovremmo bestemmiare.
I bambini che ruolo occupano in tutto questo? Rappresentano la più grande associazione massonica al mondo.
Con una mente così piccola e una disillusione tanto spiccata, Mimmo Calò non ci è mai realmente simpatico: alla fine saremmo in grado di elencare tutto quello che odia, ma forse non saremmo capaci di nominare una sola cosa che gli piace. Eppure non possiamo che seguirlo, perché la scrittura di Loforti è disincantata e mai lenta, anche quando si prende tutto il tempo per partorire metafore fulminanti e geniali parallelismi capaci di farci ridere per ore.
Nel bagaglio culturale-antropologico di Mimmo Calò, inoltre, c’è un mondo calcistico (parecchio datato) da cui attinge a piene mani per spiegare la sua vita dopo la galera: dagli interventi di Angelo Peruzzi alle figurine Panini, passando per il metro di paragone del Galacticus.

On the road
Per cento pagine giriamo intorno a Settecannoli per cercare di capire come mai Mimmo Calò abbia un modo di vedere tanto incattivito. Poi succede un mezzo fattaccio che lo coinvolge con Santoro, ex affezionato compagno di cella che aveva pure provato a sodomizzarlo, e a un tratto Mimmo, insieme al papà e a Pier Francesco (amico di sempre con il quale però aveva tagliato i ponti) si ritrovano in viaggio verso la Calabria. Tappa intermedia dell’on the road è Messina dove Calò deve consegnare un borsone (leggasi McGuffin) pieno di soldi per conto di facce ammaccate, come dice lui.
Insieme a loro, da Pollina a Catania a bordo di una Ritmo dell’88 (perdono gli sportelli, viaggiano senza e poi ne montano di gialli) viviamo situazioni di un surreale-neorealismo e al limite del grottesco con tanto di amante ladra alla Brad Pitt di Thelma & Louise (1991) di Ridley Scott.

Conclusioni
Un filone, quello del pulp siculo già inaugurato e portato sul grande schermo con Fuori dal coro (2015) di Sergio Misuraca.

Malùra è d’altra parte il sequel di Appalermo, Appalermo! (2016), sempre edito da Baldini&Castoldi, con il quale Loforti è stato finalista al Premio Italo Calvino. Cosa significa malùra? Ve lo dice la nota sul frontespizio. Per il resto, tutte le note esplicative sul dialetto siciliano che rimandano al glossario finale, sono superflue perché il dialetto è talmente integrato nel testo da risultare fluido e comprensibile.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Malùra di Carlo Loforti, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: lunedì 8 ottobre 2018.