METAFISICA DEL SOTTOSUOLO di Antonina Nocera
DALLA RUSSIA ALLA SICILIA
Cosa accomuna uno scrittore russo e uno siciliano vissuti in due secoli diversi? A parte la brillante nota dolceamara che fa assomigliare la cultura russa (“la malinconia delle nevi fradici, delle notti bianche“) a quella siciliana (“si riflette nella luce abbacinante e desertica delle campagne siciliana“), F.M. Dostoevkij e Leonardo Sciascia trovano una mediazione in quel che Borges, autore amato da Sciascia, definiva “immaginazione razionale“. Questi sono i presupposti dell’indagine di Antonina Nocera, palermitana, insegnante, giornalista (Kajas. A Philosophical Journey e Kainos), blogger (bibliovorax), che aveva già dato alle stampe Angeli sigillati. I Bambini e la sofferenza nell’opera di F.M. Dostoevskij. La Nocera è quindi un’autrice che ha una certa dimestichezza con la materia, come dimostra in questo nuovo saggio Metafisica del sottosuolo (il riferimento è alla celebre opera Memorie dal sottosuolo dello scrittore russo) edito da Divergenze come primo titolo per la collana di alta moda del pensiero “(ec)citazioni. Articoli, spunti, trasformazioni della cultura” diretta da Erika Cancellu.
L’opera, accompagnata dal sottotitolo “Biografia della verità“, si apre con l’accorata prefazione di Antonio Di Grado, direttore letterario della Fondazione Sciascia, la quale ha sede a Racalmuto come l’aveva lo scrittore siciliano, e che spiega la genesi di questo libro per il trentesimo anniversario della Fondazione. Sciascia è scomparso il venti novembre come Lev Tolstoj, un autore da lui amato senz’altro più di Dostoevskij; del resto succedeva a moltissimi nel nostro Paese di amare meno Doesoevskij, dal momento che i due venivano sempre accostati e l’estetica di Toltsoj ne emergeva sempre vittoriosa.
La ricerca della Nocera tesa verso una familiarità fra i due autori parte dal presupposto che, per entrambi, la scrittura è “un metodo di indagine sull’uomo, inteso come unità misteriosa su cui è impossibile mettere un punto definitivo“, tenendo inoltre conto che entrambi erano soliti rimettere in discussione le proprie opinioni, appartenenze e predilezioni. Scavando nel “sottosuolo” dei due autori, ne emerge un manifesto fatto di punti di incontro, ma anche di divergenze.

DALLA SICILIA ALLA RUSSIA
Il confronto si gioca anzitutto sul terreno del romanzo poliziesco: da una parte Il contesto (1971) e dall’altra I fratelli Karamazov (con inevitabili incursioni in Delitto e Castigo). L’ispettore Rogas (nel romanzo di Sciascia) trova sul comodino del maggiore indiziato una edizione popolare de I fratelli Karamazov: la citazione non è a se stante, poiché vuole richiamare il discorso sull’amministrazione della giustizia fatta da Dostoevskij al culmine della sua opera. Viene sottolineato che Il contesto è un giallo atipico che mette in discussione tutte le regole del genere, d’altronde Sciascia è sempre stato uno sperimentatore con i suoi gialli “diversi”. Come eli stesso scriveva in Breve storia del romanzo poliziesco, l’auspicio era la realizzazione de “il più assoluto giallo che sia mai stato scritto, un giallo senza soluzione“, contravvenendo alla massima di Raymond Chandler secondo la quale un colpevole deve sempre essere punito (anche se non dal tribunale).
A ben vedere i casi di efferati delitti presenti sia ne I fratelli Karamazov sia ne Il contesto sono difatti accomunati dall’errore giudiziario: nel primo il colpevole viene scovato e la rivelazione della sua identità non è una soluzione soddisfacente; nel secondo la verità viene piegata dalle ragioni di Stato. Una questione che segna la via verso la metafisica attraverso le analogie dei casi di coscienza: l’uomo del sottosuolo respinge l’ordinamento razionale dell’esistenza, il sottosuolo come conseguenza del libero arbitrio trova allora la sua risposta nella libertà della sofferenza; dal canto suo il meccanismo della detection sciasciana incarna il percorso del sottosuolo e innesca uno sdoppiamento. La stimolante intuizione finale della Nocera segnala che il fulcro di Dostoevskij è la libertà, di Sciascia il potere corrotto ineludibile. Se entrambe le visioni sono filtrate dal punto di vista di un funzionario “illuminato” che risponde non alla legge ufficiale ma alla legge in assoluto, in Dostoevskij la risposta è la libertà nella scissione, in Sciascia invece è una parodia nichilistica.
Antonina Nocera pesca riferimenti da altre opere per tracciare ulteriori originali accostamenti: il grande inquisitore (della Leggenda) al Presidente della Commissione Suprema Riches, il giudice istruttore Porfirij (di Delitto e Castigo) a Rogas, Ivan Karamazov a Nico, l’intellettuale dissidente. Il saggio vola via in un soffio fino alla postfazione (“Sulla poetica della perplessità“) di Federico Fiore.
Non solo per studiosi, questo è un saggio consigliato anche ai lettori dei rispettivi autori, e a chiunque voglia scoprire un po’ di più sul potere universale della scrittura.
Finito di leggere: giovedì 3 marzo 2022.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Metafisica del sottosuolo di Antonina Nocera, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.