MINDHUNTER libro vs serie TV

MINDHUNTER libro vs serie TV

LA STORIA VERA DEL PRIMO CACCIATORE DI SERIAL KILLER AMERICANO

Non solo americano. Probabilmente abbiamo a che fare con il primo cacciatore “del buio (così lo definisce Donato Carrisi nella sua prefazione) in assoluto. Ad ammetterlo è lo stesso “cacciatore”, al secolo John Douglas, quando nelle prime pagine di Mindhunter scrive che non esistono predecessori “reali” del suo mestiere ma esistono solo nella narrazione criminale. Douglas rintraccia l’antesignano del suo lavoro in Auguste Dupin, il detective inventato da Edgar Allan Poe per I delitti della Rue Morgue, il primo investigatore letterario a valutare l’importanza del comportamento criminale per la risoluzione del caso. Altro eccellente “antenato” viene ovviamente individuato in Sherlock Holmes con il suo metodo abduttivo e Douglas, non senza una nota vanesia, ci fa sapere come il cognome da nubile di sua madre fosse Holmes!

Sherlock Holmes (2009) di Guy Ritchie
Sherlock Holmes (2009) di Guy Ritchie

IL MODERNO SHERLOCK HOLMES

L’identica schiettezza lo porta ad affermare quanto piacere ricavò quando, quella volta in cui era impegnato nelle indagini per un caso di omicidio nel Missouri, il St. Louis Globe-Democrat lo definì “il moderno Sherlock Holmes“. Battuta ripresa nella prima stagione della serie TV che Joe Penhall ha ideato per Netflix a partire da questo testo fondamentale: Mindhunter, appunto.

Jonathan Groff è Holden Ford
Jonathan Groff è Holden Ford

Nella scena in questione gli agenti Holden Ford (il personaggio ispirato al “vero” John Douglas e interpretato da Jonathan Groff) e Bill Tench (interpretato da Holt McCallany ma non associabile al co-autore del libro, Mark Olshaker, produttore di documentari e del programma Mind of a Serial Killer nominato agli Emmy) sono agli inizi della loro attività; quando Holden viene definito “il moderno Sherlock Holmes” nell’ufficio di un investigatore di provincia, la cosa suscita la gelosia del collega.

SOTTO ATTACCO

A lungo tempo introvabile e pubblicato nuovamente da Longanesi, Mindhunter parte dalla fine. Cioè dal momento in cui un uomo che ha sempre messo il suo talento e i suoi interessi al servizio della collettività finisce per non reggerne più il peso. Mindhunter parte dal momento in cui John Douglas rischia di morire colpito da una encefalite acuta.

Cameron Britton è Ed Kemper
Cameron Britton è Ed Kemper

Il famoso attacco di panico che chiude la prima stagione televisiva coglie Holden Ford in ospedale durante un colloquio “in solitaria” con il feroce quanto mansueto Ed Kemper. Nel prologo del libro scopriamo che quell’attacco di panico sorprese John Douglas in un momento diverso: ossia dopo la risoluzione dei delitti di Atlanta (nella serie TV sono invece al centro della seconda stagione). Lo sorprese in albergo dopo un convegno che stava tenendo a New York sul Criminal Profiling. Entrò in coma, lo diedero per spacciato, i suoi colleghi fecero una colletta per occuparsi della moglie Pam venuta al suo capezzale, quando improvvisamente Douglas ritornò alla vita. Un evento straordinario, difficile da tener segreto ai propri partner, come Holden fa con Tench nella serie TV. Nella vita vera, come nella finzione, lo stress e tutto quel che gli era capitato non bastarono a fermarlo: dopo una lenta ripresa, Douglas/Ford ritorna per dare la caccia ai serial killer.

IL SILENZIO DEL PROFILER

Da questo punto comincia la cronistoria del più grande profiler (a metà tra detective e psicologo) dell’abisso umano. Questo è difatti il diario (al netto di qualche autocompiacimento di troppo) di un agente della prima generazione dell’FBI il quale, grazie a geniali intuizioni e alla sua task force, ha duramente lavorato sul campo dove ha elaborato una tecnica pionieristica per dare la caccia ai più sanguinari serial killer americani del ‘900. Un metodo d’indagine che ha raggiunto il successo planetario proprio grazie al film Il silenzio degli innocenti (tratto dall’omonimo romanzo di Thomas Harris, il quale si ispirò alla figura di Douglas) e che si basa sulla convinzione (di un uomo) che, nonostante le circostanze, assassini non “si nasce” ma “si diventa”.

Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme
Il silenzio degli innocenti (1991) di Jonathan Demme

La popolarità raggiunta nel tempo è tale che il BAU, la sezione di profiler inaugurata da Douglas nell’FBI, fa capolino di frequente nella serie televisiva Criminal Minds.

Il cast di Criminal Minds
Il cast di Criminal Minds

IL COMPORTAMENTO RIFLETTE LA PERSONALITA’

Il comportamento riflette la personalità” è uno dei mantra di John Douglas. Se i “cacciatori” (ovvero i serial killer) sono tutti uguali, è nella divergenza del loro comportamento che si può scovare l’indizio fatale. In questa analisi consiste il lavoro dell’Unità investigativa di supporto dell’FBI da lui fondata nel 1980: la squadra non compie alcun arresto diretto come si vede in molti film d’azione, semplicemente dà una mano alla polizia perché indirizzi le indagini nel verso giusto. Se nella serie TV finora abbiamo visto molti colloqui degli agenti FBI con famosi serial killer, a queste interviste è in realtà dedicata solo la prima sezione del libro. Purtroppo non sono citati tutti i killer che ci saremmo aspettati di incontrare, ma facciamo la conoscenza di molti “inediti”.

Comunque, tutta la seconda parte del volume è invece dedicata all’esame dei casi in cui vennero coinvolti i federali e che furono risolti grazie alla fondamentale distinzione (operata dallo stesso Douglas) tra modus operandi e firma.

Mindhunter_Libri Senza Gloria
Mindhunter_Libri Senza Gloria

INFERMO E PERICOLOSO

Cos’altro abbiamo scoperto? Realmente Douglas venne convocato da un supervisore scolastico per valutare la pericolosità di un preside che pagava i bambini affinché gli facessero solleticare la pianta dei piedi. Individuo che Douglas non riteneva pericoloso, pur ammettendo che la reazione del preside sarebbe stata imprevedibile se un giorno un bambino si fosse messo a scalciare. Questa storia è diventata una coinvolgente trama raccontata in uno degli episodi più riusciti della serie e che vede l’intervento risolutivo di Holden Ford.

A proposito di infermità mentale, John Douglas preferisce parlare di pericolosità. Che sarebbe un fattore assolutamente circostanziale. Persino un detenuto modello, una volta rilasciato, se si ripresentano le condizioni favorevoli al crimine, allora potrebbe tornare a colpire.

VITA PRIVATA

John era in compagnia di due colleghi, tra cui Bob McGonigel (che sarebbe stato il testimone di nozze), quando in un bar vicino l’ufficio, il Jim’s Garage, avvicina con sfacciataggine una ragazza carina in minigonna blu e stivali sopra il ginocchio, Pam Modica, studentessa alla Eastern Michigan University di Ypsilanti. Anche Pam non era sola: insieme a un’amica festeggiava il raggiungimento dell’età legale per bere.

Hannah Gross è Debbie

Nella prima puntata della serie TV, Holden viene avvicinato da una più disinibita Deborah “Debbie” Milford (la studentessa interpretata da Hannah Gross) e da allora trascorrerà il resto delle sue giornate in casa di lei, dove vive da sola. Effettivamente Douglas fece lo stesso ma Pam viveva con la madre e i fratelli. Le chiese di sposarlo appena un anno (e un tradimento) dopo facendole trovare l’anello sul fondo di una coppa di champagne. Stesso stratagemma usato da Holden in veranda nella puntata della seconda stagione in cui, anziché incassare un “sì”, viene definitivamente mollato da Debbie poiché la donna non è più in grado di sostenere i suoi ritmi e le continue assenze.

BILL TENCH

Nel corso della sua lunga esperienza, John Douglas ha avuto a che fare con diversi episodi di sequestro di ostaggi. Il caso del rapinatore di banche asserragliato nel magazzino, che si è spogliato e ha chiesto di incontrare la moglie, lo ha visto coinvolto in qualità di cecchino. La vicenda è in parte raccontata nel prologo del pilot di Mindhunter. Nella realtà questa storia è capitata dopo che Douglas si era già sposato (e aveva avuto una figlia di nome Erika). Da quel giorno trascorsero molti anni ancora prima che il vicedirettore di Quantico lo incaricasse dello studio dei serial killer. Lavoro al quale si dedicò anima e corpo insieme al collega Robert Ressler. Il personaggio televisivo di Bill Tench è una summa (anche fisica) di Ressler e altri istruttori come Dick Ault (che perfezionò l’analisi comportamentale), Howard Teten e Mullany.

Holt McCallany è Bill Tench
Holt McCallany è Bill Tench

Il “vero” Bob aveva deciso di dedicarsi al mondo delle indagini perché, cresciuto a Chicago, era rimasto inorridito e affascinato dall’omicidio di Suzanne Degan, una bambina di sei anni il cui cadavere era stato fatto a pezzi e abbandonato nelle fogne. Storyline rivisitata nella serie quando viene ritrovato un bambino crocifisso in una delle case “curate” dalla moglie di Bill, Nancy Tench, agente immobiliare. Successivamente si scopre il “coinvolgimento” di loro figlio.

Stacey Roca è Nancy Tench
Stacey Roca è Nancy Tench

INTERVISTA COL KILLER

Più realisticamente, è in una camera d’albergo insieme a Bob Ressler, durante una delle settimanali trasferte “accademiche”, che John Douglas ebbe l’idea di visitare in carcere i protagonisti dei loro dossier. Finora le lezioni si basavano su profili psicologici tracciati dagli altri e spesso gli insegnanti venivano contraddetti dagli allievi che avevano fattivamente partecipato ai casi in questione (nella serie succede con un agente che si trovava sul posto quando ritrovarono i cadaveri di Tate e La Bianca).

In fin dei conti i docenti dell’FBI non si basavano su nulla di trascritto perché allora le scienze comportamentali (già di per sé considerate un paradosso in termini) causavano imbarazzo all’interno del Bareau.

Damon Herriman è un "vecchio" Charles Manson in Mindhunter
Damon Herriman è un “vecchio” Charles Manson in Mindhunter

Perciò Douglas e Ressler decisero di visitare il serial killer più vicino a loro, uno dei più famosi in assoluto, e che ha tenuto banco nella prima stagione della serie: Ed Kemper. Come ammette lo stesso Douglas, Ed era una persona piacevole e disinvolta, “gli piaceva“, a differenza di quell’altra celebrità dei maniaci, Charles Manson (che si muoveva e parlava in modo inquietante nel corso del loro incontro a San Quintino). Lo studio di quest’ultimo, come sappiamo, ha aiutato enormemente nella comprensione delle azioni criminose di David Koresh nella comunità di Waco, Texas.

 Damon Herriman è un "giovane" Charles Manson in C'era una Volta... a Hollywood (2019) di Quentin Tarantino
Damon Herriman è un “giovane” Charles Manson in C’era una Volta… a Hollywood (2019) di Quentin Tarantino

DA MANSON AL FIGLIO DI SAM

Come già successo con Manson, anche le gesta di David Berokowitz, noto come il “killer della calibro 44” e “Il figlio di Sam“, hanno ispirato altri serial killer. Infatti, nella serie come nel libro, Berokowitz viene avvicinato dagli agenti FBI perché un nuovo serial killer dice di ispirarsi a lui. In entrambe le versioni, l’agente Ford/Douglas è già abbastanza sicuro e irriverente da dirgli in faccia, senza mezzi termini, che il labrador del vicino non c’entra nulla con i suoi omicidi (Berokowitz sosteneva fosse l’incarnazione di un demone vecchio tremila anni a “ordinargli” i delitti). A quel punto Berokowitz ammette che le cose stanno effettivamente così e che in realtà lui ha sempre odiato la madre.
Tramite queste visite appuriamo come reale l’esperimento a Joliet dove le pareti del carcere sono affrescate di colori tenui servono per diminuire l’aggressività dei detenuti. Idea ripresa nel carcere per supereroi visto recentemente anche in Glass.
Il libro purtroppo non riporta la fedele trascrizione delle interviste, però indica il curriculum criminale degli interlocutori e trae le somme sulle personalità esaminate. Questi serial killer che si “concedono” (per mostrare pentimento o per ritornare in auge) alle domande degli agenti FBI sono sicuramente il punto di forza dell’omonima serie TV. Compresi quei momenti in cui Holden Ford (lo fa anche John Douglas) comincia ad “abbassarsi” al livello dei criminali usando termini dispregiativi nei confronti delle vittime (come la parola “passere“) e, per contro, suscitando la disapprovazione del collega Bill Tench (Bob Ressler).

Glass (2019) di M. Night Shyamalan
Glass (2019) di M. Night Shyamalan

WENDY CARR

Tra i colleghi di Douglas, Roy Hazelwood è il massimo esperto in fatto di stupri. Roy collaborava con la dottoressa Ann Burgess, docente di assistenza psichiatrica presso la scuola per infermiere dell’Università della Pennsylvania e corresponsabile della ricerca paramedica per il dipartimento sociosanitario di Boston, già una delle voci più autorevoli in fatto di violenze sessuali. Grazie a Roy, l’autore e Bob Ressler entrarono in contatto con quella che la serie ha trasformato nella professoressa Wendy Carr (interpretata da Anna Torv, l’agente di Fringe).

Il cast di Fringe (2008-2013)
Il cast di Fringe (2008-2013)

La dottoressa Burgess ottenne un finanziamento dal National Institute of Justice sponsorizzato dal governo, e da allora il terzetto cominciò a strutturare con regolarità il lavoro di interviste e di analisi.

Anna Torv è Wendy Carr
Anna Torv è Wendy Carr

Le indagini di Douglas, Bob, ecc. in stile “cavalieri solitari” (secondo lo schema: 1) vengono chiamati sul posto dove si consumano strani delitti, 2) aiutano a risolvere la faccenda, 3) ripartono verso una nuova missione) le si devono alla decisione risalente al 1978 di William Webster, direttore dell’FBI, di autorizzare gli istruttori di analisi comportamentale a fornire servizi di consulenza.

LA SECONDA STAGIONE

I delitti di Atlanta del 1981 sono stati risolti non da Douglas e Bob (che nella serie fanno coppia fissa), ma da Douglas e Roy. Succede di tutto nella “storia vera”: dalla proposta dei questionari per volontari (certi che il killer si sarebbe presentato) alla distribuzione di croci di legno alte venti metri alle famiglie delle vittime (certi che il killer ne avrebbe rubata una), entrambe le soluzioni bloccate da lungaggini burocratiche, sino al fermo di Wayne Williams sul Jackson Parkway Bridge dopo un tonfo sospetto sul Chattahoochee.

Christopher Livingston è Wayne Williams
Christopher Livingston è Wayne Williams

Ogni passaggio è stato fedelmente ricostruito e approfondito nel corso della seconda stagione, che ha fatto di Atlanta il cuore dei nuovi episodi a partire dal collettivo dei genitori delle vittime (che però non ha teso un’esca diretta a Douglas). Il fatto che Douglas avesse ricevuto un rimprovero ufficiale dai capi dell’FBI per avere rilasciato un’intervista al Newport News, in Viriginia, è storia vera. Di questo caso, che fruttò all’autore del libro anche una lettera di elogio, non è ancora stato mostrato il lungo e intrigante processo al killer Williams. Ed è grazie alle implicazioni politiche e al risalto mediatico avuto dalla vicenda che l’unità di Douglas ottenne l’agognato successo e gli si spalancarono le porte.

Holden Ford ad Atlanta
Holden Ford ad Atlanta

COSA ASPETTARCI DALLA STAGIONE 3 – Parte I

Abbiamo già visto trasposti sul piccolo schermo: il “killer dei sentieri” nella San Franciso Bay, la macabra collaborazione tra due fratelli e una sorella (nella serie trasformati in fratello, sorella e cognato), di come un “sasso insanguinato” fosse stato risolutivo per un’indagine, “le Forze del Male” a Columbus in Georgia e riconducibili allo “strangolatore della calza“. Eppure ci sono ancora moltissime storie da adattare. Attenzione, pur non considerandoli effettivi spoiler, consigliamo di saltare la lettura a chi vuole semplicemente farsi sorprendere dalla serie TV. Inoltre, non è detto che tutte quante le seguenti “indagini” supereranno la selezione dello storytelleng televisivo.

Holden Ford e Bill Tench

Ecco quindi che in futuro vorremmo vedere i casi:
1. delle due ragazze di Los Angeles eliminate da una “coppia” di serial killer che si muovono a bordo di un furgone ribattezzato Murder Mac;

2. della giovane Francine Elveson ritrovata orribilmente seviziata nel condominio di Pelham Parkway House;

3. della baby-sitter Batty Jane Shade rinvenuta in una discarica vicino Altoona;

Albert Jones è Jim Barney
Albert Jones è Jim Barney

4. della storia personale di Judson Rey, agente di colore che ha contribuito alla risoluzione delle indagini di Atlanta, diventando amico di Douglas ed elemento imprescindibile della sua squadra. Storia più assurda del reale, la moglie di Rey aveva assunto due sicari per ucciderlo e, miracolosamente, l’uomo riuscì a sopravvivere e a risolvere da solo il suo stesso caso. Judson Rey ha ispirato il personaggio della serie Jim Barney (interpretato da Albert Jones): nella prima stagione aveva tenuto un colloquio per entrare nell’unità ma veniva scartato, nella seconda stagione dimostra tutte le sue qualità aiutando gli agenti FBI ad arrestare Wayne Williams.
5. del “cacciatore” di prostitute Robert Hansen, mite fornaio di Anchorage, in Alaska, le cui azioni sembrano tratte dal racconto La preda più pericolosa (1924) di Richard Connell;

La preda umana (1956) di Roy Boulting
La preda umana (1956) di Roy Boulting

6. della “classica ragazza americana” nella cittadina di Wood River, in Illinois, che presenta tutti i crismi per diventare un giallo alla Agatha Christie;

COSA ASPETTARCI DALLA STAGIONE 3 – Parte II

7. della stenografa di uno degli uffici federali dell’FBI brutalmente uccisa, caso da risolversi al più presto per non lasciare impunito chiunque avesse eliminato un agente federale;

8. dello straziante rapporto tra il sequestratore di Shari Faye Smith e la sorella della vittima;

9. dell’attentatore di Chicago che avvelenava la popolazione con il Tylenol;

Holden Ford e John Douglas
Holden Ford e John Douglas

10. degli esempi recidivi di Jack Henry Abbot il quale, redento in carcere, scrisse l’autobiografico Nel ventre della bestia, salvo tornare a colpire una volta rilasciato;

11. delle missive e chiamate minatorie di C.A.T., il misterioso individuo che dava la caccia al presidente Reagan;

12. del killer di Green River, rimasto irrisolto.

Oltre ovviamente ai numerosi delitti “minori” tra consanguinei che ben si prestano alla trama verticale di alcuni episodi. Vogliamo assolutamente vedere la partecipazione di John Douglas e Roy nel 1988 al programma televisivo The secret identity of Jack the Ripper per riuscire a svelare una volta per tutte l’identità del killer più famoso della storia: Jack lo Squartatore. In un altro momento viene addirittura ricostruito un altro omicidio della Londra vittoriana, quello che aveva ispirato la stesura de La pietra di Luna di Wilkie Collins.

La vera storia di Jack lo squartatore - From Hell (2001) di Albert ed Allen Hughes
La vera storia di Jack lo squartatore – From Hell (2001) di Albert ed Allen Hughes

Infine, non sarebbe male vedere Holden e Bill fronteggiarsi su due fronti opposti in tribunale, come successe a Douglas e Bob nel processo contro Jeffrey Dahmer: il primo nell’accusa, il secondo nella difesa.
La serie televisiva potrebbe durare per decenni, ma a noi piace immaginare il finale con la commovente cena di addio con la quale nel 1995 John Douglas disse addio all’FBI.

TASK FORCE

Douglas prese parte a molti dei casi succitati grazie alle chiamate ricevute da ex allievi che lo conobbero durante le lezioni tenute in Accademia.
Oltre a Bob e Roy, inoltre, ci sono diversi altri colleghi istruttori, uomini e donne, che nel tempo si uniscono nelle consulenze alle indagini e negli interrogatori nei penitenziari. Specialisti che, di volta in volta, si alternano per la migliore composizione delle squadre a seconda della relativa specializzazione (dai crimini contro i minori ai crimini a sfondo sessuale, ecc.). Parliamo ad esempio di Rosanne Russo e Jim Wright (destinato a sostituire Douglas come responsabile del programma dopo la sua promozione a capo dell’unità).

Joe Tuttle è Gregg Smith
Joe Tuttle è Gregg Smith

Nella seconda stagione della serie, difatti, la squadra ha già potuto contare sull’inserimento dell’agente speciale Gregg Smith, ma noi ci aspettiamo l’ingresso di molti nuovi elementi del Bureau. Inoltre Douglas indica il suo miglior allievo in Greg Cooper, divenuto capo dell’Unità investigativa di supporto: ecco, Holden Ford nel ruolo di mentore ci manca ancora.

IL PASSATO DI MINDHUNTER

Il secondo capitolo di Mindhunter, dedicato alla vita di Douglas “prima” dell’FBI, offre numerosi spunti narrativi sia per il comportamento sia per la personalità: quando pur di affrontare un esame a scuola si inventò di sana pianta la trama di un libro mai letto e prese il voto più alto, quando dalla base impressionava i tiratori di baseball, quando da buttafuori di una discoteca individuava i minorenni che esibivano documenti contraffatti, finanche i suoi primi incontri / scontri con le forze dell’ordine, e i primi lavori all’FBI durante gli ultimi anni della “tirannia” di Edgar J. Hoover. Vorremmo vedere volentieri flashback di tale natura che raccontino il passato di Holden Ford.

Leonardo DiCaprio è Hoover in J. Edgar (2011) di Clint Eastwood
Leonardo DiCaprio è Hoover in J. Edgar (2011) di Clint Eastwood

Se è vero, come dice Douglas, che i buoni criminali sono “buoni psicologi“, la sua vita dimostra una naturale propensione alla simulazione e alla manipolazione, sposata a un carattere ribelle e sfacciato. Non esattamente gli indizi comportamentali che ci trasmette il rigido e asettico Holden della serie.

CONCLUSIONI

Quando la produzione de Il silenzio degli innocenti chiese una consulenza all’FBI, Douglas invitò nel suo ufficio Scott Glenn (l’attore che interpretava Jack Crawford, il profiler a lui ispirato): a Douglas bastò fargli ascoltare le registrazioni dei gemiti di due giovani vittime di Los Angeles per trasformare Glenn in un convinto sostenitore della pena di morte.

Scott Glenn è Jack Crawford
Scott Glenn è Jack Crawford

Douglas ama fare lo stregone tracciando dettagliati identikit dei serial killer a partire dai pochi elementi a disposizione. Douglas può fare lo stregone perché possiede la materia e sa che i comportamenti di ciascuno di noi ripetono determinati schemi. In fin dei conti, come ha appreso nella vita e nella carriera, se si è buoni o se si è cattivi, è in parte per colpa delle circostanze, in parte perché ci si nasce.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Mindhunter di John Douglas e Mark Olshaker, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

Finito di leggere: sabato 28 dicembre 2019

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