PISTA NERA di Antonio Manzini

PISTA NERA di Antonio Manzini

ARRIVA ROCCO SCHIAVONE

Pista Nera (2013, Sellerio) di Antonio Manzini (sceneggiatore e attore) è il primo degli undici romanzi dedicati al vicequestore (quello che un tempo era detto “commissario”) Rocco Schiavone (oltre a tutta una pletora di racconti). Impossibile ormai immaginarselo senza il volto disilluso e la voce arrochita di Marco Giallini, volto televisivo del vicequestore che va in onda su Rai2 dal 2016 (ad oggi si contano quattro stagioni).

Un cadavere è reso irriconoscibile in maniera orribile dopo che un gatto delle nevi gli è passato sopra, così viene rinvenuto nella pista sciistica sopra Champoluc, in Val d’Aosta. Una pista nera, ovvero ripida e resa impraticabile da neve e ghiaccio. La vittima era un catanese, apparteneva a una famiglia di imprenditori vinicoli, ed era venuto sin lì insieme alla moglie Luisa Pec, una bellissima donna del luogo, per aprire una lussuosa attività turistica. Sta di fatto che il vicequestore Schiavone, poliziotto corrotto e violento di Roma (per l’esattezza di Trastevere), che per punizione disciplinare è stato da poco trasferito ad Aosta (affari sporchi oppure ha pestato i piedi alle persone sbagliate?), non sembra pensare a un incidente ma piuttosto a un delitto (c’entra la mafia?).

Pista Nera_Libri Senza Gloria
Pista Nera_Libri Senza Gloria

In cima tra le nevi e i ghiacciai, Rocco Schiavone si muove tra il bar di vin brulè, la scuola di sci, il negozietto dai prezzi salati e attraversa la pista nera (metaforica) scandita da testimoni inaffidabili e che conduce agli oscuri ghiacciai che sedimentano nei cuori anche delle persone più rette.

IL LATO OSCURO DELLA LEGGE

Schiavone è ateo, sboccato, classifica gli esseri umani in base a paragoni con le specie animali, ama mettere paura alla gente, che siano innocenti oppure no, forte del suo ruolo di tutore della legge, perché sostiene che solo così li può controllare. Ostinato, non si separa mai dalle Clarks e non indossa i guanti, resistendo alle temperature gelide come non volendo accettare questo suo cambio di destinazione. Erede di Maigret e Montalbano, la sua suoneria al cellulare è l’inno di Beethoven, fuma tanto (preferibilmente Camel) per scaldarsi perché mal sopporta la quiete, gelida e ricca realtà del capoluogo valdostano (il suo essere un pesce fuor d’acqua certamente lo umanizza, il clima freddo rispecchia il suo umore nero).

Marco Giallini è Rocco Schiavone

Intorno a lui si muove l’immancabile corredo di carabinieri tanto umili quanto incapaci (D’Intino e Derruta, si salva però Italo Pierron la cui ambizione non guarda in faccia alla legge), l’ispettrice donna perciò in gamba (Caterina Rispoli), l’anatomopatologo scorbutico ma dal cuore d’oro (Alberto Fumagalli), il giudice (Baldi) esigente eppure con modi paterni, il questore (Corsi) assillato dai giornalisti, e poi Sebastiano, l’amico traffichino di una vita che lo raggiunge da Roma per proporgli l’ennesimo “impiccio” (un episodio svincolato dal resto della storia, fulminante e avvincente, che ci mostra quando venduto sia Rocco nel tentativo di trafugare un carico di droga e al contempo quando profondamente umano egli sia scoprendo e mettendo in salvo un gruppo di clandestini cingalesi)

Da giovedì a lunedì, ogni capitolo è dedicato a un diverso giorno utile per la risoluzione del caso, e chiuso da un memoir in forma diaristica dello stesso Schiavone, dove finalmente apre veramente il suo cuore, immaginando di parlare con la perduta moglie Marina. Sembra un musone taciturno Schiavone, eppure in più di un’occasione si rivela un libro aperto (soprattutto sul proprio passato) perfino con perfetti sconosciuti.

Antonio Manzini

CONCLUSIONI

Maleducato con le donne, infedele e dagli appetiti sessuali incontenibili (la sua principale amante è Nora, i due hanno un rapporto libero), dotato del classico e cinico sarcasmo romanesco, ama la bella vita e odia il suo lavoro. L’ironia è l’unico strumento che ci fa empatizzate con lui, a cui si può dire di tutto tranne che non sia coerente: ma il modo in cui bullizza gli innocenti e i suoi sottoposti non riesce a rendercelo simpatico nemmeno un po’. Però Schiavone è il solo che può mettere insieme i pezzi del puzzle: lo farà in una sorprendente conclusione teatrale in due temi, prima al funerale della vittima arrestando gli assassini di fronte alla comunità e poi raccontando i moventi al coro di giornalisti in conferenza stampa. Con lui non si può mercanteggiare, la sua antipatia per i luoghi comuni è invincibile.

Pista nera è un giallo classico, e dall’impianto non particolarmente originale, si distingue semmai per la grande varietà dei personaggi coinvolti. Rocco Schiavone è burbero e irascibile con chiunque, la sua insofferenza per le regole quantomeno lo riscattano da una certa disonestà.

Finito di leggere: domenica 21 agosto 2022.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Pista nera di Antonio Manzini, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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