PROLETKULT di Wu Ming

PROLETKULT di Wu Ming

RIVOLUZIONE

Proletkult è un romanzo “perfettamente organizzato”. Anzitutto è diviso in tre parti da undici capitoli ciascuna (più un epilogo) per un totale di trentatre. Perché quest’organizzazione da soviet?

La scrittura sempre romanzata dei Wu Ming gioca spostandosi fra due periodi differenti. Quali?
Primo. Il decennio post-Rivoluzione Russa sotto Stalin, per l’esattezza quel 1927 anno di celebrazione per l’anniversario ma anche di scontri fra governo e opposizione.

Ottobre (1928) di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn
Ottobre (1928) di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn

Secondo. Gli anni precedenti la Rivoluzione, quando un gruppo di marxisti tentava l’impossibile: ovvero preparava proprio la Rivoluzione d’Ottobre.

ORGANIZZAZIONE

Dopo la Rivoluzione, il collettivo marxista di cui sopra (come collettivo è Wu Ming) si sarebbe fatto chiamare Proletkult, ovvero Organizzazione Culturale-Educativa Proletaria. L’obiettivo di questo cantiere proletario era quello di slacciarsi dalla precedente tradizione borghese per formare una classe operaia consapevole.

La scrittura dei Wu Ming fa quindi avanti e indietro nel tempo senza mai venire meno alla tipica analisi storica da saggio grazie alla quale abbiamo imparato ad amarli. Ed è grazie a questo avanti e indietro temporale che la politica reale si avvicina alla dimensione fantastica: i marxisti invecchiati riflettono su cosa più rimanga della giustizia sociale e del collettivismo che propugnavano. Riflettono su che cosa oggi sia reale e cos’altro sia debordato nella fantapolitica.

Anastasia (1997) di Don Bluth e Gary Goldman
Anastasia (1997) di Don Bluth e Gary Goldman

Non da meno, anche la copertina gioca con il tempo, in quanto remake del manifesto propagandistico di Viktor Konstantinovič Votrin datato 1966.
Come da tradizione, per chi volesse ulteriormente addentrarsi nella materia, sono disponibili i consueti “Titoli di coda” sia sul sito dei Wu Ming sia su quello dell’editore Einaudi.

DENNI

Tutto comincia con lei, Denni. Una ragazza che pare uscita da un’altra epoca. Usa contanti di un’altra valuta, purtroppo nessuno l’aveva messa al corrente che sui rubli è scomparsa la faccia di Pietro il Grande. Viaggia in cerca di uno scrittore che conosceva il padre, va per Leningrado e scopre che oggi si chiama San Pietroburgo.

Denni troverà lo scrittore amico del padre. Si chiama Aleksandr Aleksandrovic Malinovskij, pseudonimo di Aleksandr Bogdanov, personaggio storico, il primo a tradurre in russo Il Capitale e scrittore del romanzo utopico Stella Rossa (1908). Bogdanov è stato inventore dell’empirionismo (una nuova filosofia) e della tectologia (una nuova scienza), è stato fra i principali fondatori del Proletkult (con sede a villa Morozov di Mosca) e in quel 1927 dirige a Mosca un istituto di trasfusione del sangue (ancora, il comunismo anche attraverso il sangue).

La copertina di Stella Rossa
La copertina variant di Stella Rossa

Il suo capolavoro letterario dal titolo Stella Rossa, romanzo fantapolitico incentrato su alieni socialisti provenienti da Marte, non sarebbe nient’altro che la trascrizione di quanto a suo tempo gli raccontò (o confidò) l’amico e compagno (scomparso nel nulla) Leonid Volchov, il padre di Denni.
L’incontro fra la “finta” Denni e il “vero” Bogdanov si fa subito metaletterario e avvia una particolarissima detective story in bilico fra la speranza di ritrovare Leonid e la disillusione di un mondo politico al tramonto.

NACUN

La ricerca nel presente di Leonid viene affiancata dalla rievocazione dell’esperienza di Capri quando Bogdanov e la fazione bolscevica vi si recarono per formare la loro classe di operai intellettuali. Una seconda scuola, più organizzata, era stata successivamente tentata a Bologna, patria del collettivo Wu Ming.

Le scuole venivano finanziate grazie a una spericolata rapina a Tiflits: in quell’ambiente vorticavano Gor’Kij con il pappagallo Pepito, Lunacarskij e Marija Andreeva, Lenin con le sue infinite partite a scacchi… e nasceva l’amore fra Bogdanov e Natal’ja (nel 1927 sarà sua moglie e collega nell’istituto trasfusionale).

Il dottor Zivago (1965) di David Lean
Il dottor Zivago (1965) di David Lean

In quei giorni particolari Bogdanov ascoltava il racconto di Leonid, il quale sosteneva di avere vissuto sul pianeta Nacun, e riportava per iscritto su Stella Rossa il fantomatico socialismo marziano.

LEONID

Denni è più intelligente della norma, parla di alieni e comunismo, e tutti pensano sia affetta da una sorta di pseudologia fantastica.

A causa di un malore la ragazza viene ricoverata e i medici scoprono come sia portatrice sana di alcuni microbatteri legati a un’inedita forma di tubercolosi. Quest’elemento tanto raro li mettera sulla pista giusta per ritrovare Leonid…

Ogni cosa si conclude con una imprevista parabola animalista.

CONCLUSIONI

Rispetto ai precedenti romanzi storici di Wu Ming, Proletkult è il meno “impegnativo” in termini di pagine e di linguistica, di storie e di personaggi, ma non il meno “impegnato”. Non solo per l’argomento trattato (l’ideologia sovietica) ma anche per il tipo di trattamento: la documentazione minuziosa del periodo storico e la filosofia culturale della società trattata rimangono i caposaldo della narrativa targata Wu Ming.

Una elaborazione delle fonti e del pensiero che invita (più che spinge) il lettore a fermarsi per approfondire (se lo vuole): la narrazione che ci viene servita questa volta, sebbene più snella in termini di fatti, ne guadagna in semplicità di linguaggio e scorrevolezza delle situazioni.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Proletkult di Wu Ming, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

Finito di leggere: sabato 22 giugno 2019.

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