SI VIVE SOLO DUE VOLTE di Ian Fleming
MISSIONE IMPOSSIBILE
Si vive solo due volte (1964) riprende esattamente nove mesi dopo la conclusione del precedente libro (Al servizio segreto di Sua Maestà, leggi QUI la recensione), ovvero dopo l’assassinio dell’amata moglie Tracy per mano degli uomini della famigerata organizzazione criminale conosciuta come SPECTRE. Soprattutto per questa ragione James Bond non è più l’agente segreto duro e audace degli inizi. Il processo di trasformazione cui l’ha sottoposto Ian Fleming attraverso ben dieci romanzi ha portato il personaggio a una notevole maturazione, svelandone il lato più umano e fragile, addirittura fallibile: colui che un tempo era la migliore spia britannica, adesso sembra incapace perfino di portare a termine il più semplice degli incarichi, commette errori, ha il morale a terra ed è pronto a consegnare le dimissioni.
Un’ultima chance si presenta quando M gli prospetta una “missione impossibile” nella terra del Sol Levante. Dall’esito di questa operazione dipendono sia le sorti della Guerra Fredda sia il suo futuro di spia. Privato per la prima volta del suo nome in codice di 007, James viene accolto in Giappone dall’agente australiano Richard Lovelace Henderson detto Dikko (i cui nomi derivano da quelli di due amici che avevano accompagnato Fleming in Giappone durante la stesura del romanzo). Infatti i britannici non hanno più una base da quelle parti e gli americani non vogliono condividere le loro informazioni.

L’obiettivo è quello di recuperare un meccanismo chiamato Magic 44. In cambio Mr. Tigre Tanaka, l’affascinante capo dei servizi segreti nipponici, chiede a Bondo-san (esattamente!) di camuffarsi da giapponese, di introdursi nel Castello della Morte e di uccidere “il drago”. Il Drago in questione è l’appellativo del misterioso e diabolico dottor Guntrham Shatterhand, un ricco botanico svizzero, mentre il suo Castello è un’antica fortezza sulla costa del Kyushu, con la tradizionale forma a pagoda e tutto nero come quello di Dracula, dove gente da tutto il Giappone accorre per darsi la morte nel terrificante giardino dei veleni allestito dal grande villain.
Quando Bond scopre che il Drago è solo la nuova identità di Ernst Stavro Blofeld, il capo e fondatore della SPECTRE, e che sua moglie è la sua vice Irma Blunt, a un tratto non si prospetta solo un riscatto personale ma l’opportunità di appagare la sua personale sete di vendetta. Perciò Bond si cala in una cultura millenaria tanto estranea alla sua, fino al punto di ricorrere alle arti segrete del ninjutsu, per superare le trappole mortali del Castello e affrontare la versione samurai di Blofeld. Con quella che ha tutta l’aria di una missione suicida si conclude la trilogia della SPECTRE iniziata con Thunderball (leggi QUI la recensione).

L’ULTIMO AMORE
Tra i nuovi personaggi spicca la pescatrice Kissy Suzuki che, dopo un breve periodo passato davanti alla macchina da presa, è considerata la “Garbo giapponese“. Dopo un solo film Kissy era scappata dagli USA per dedicarsi alla pesca e ha chiamato David il suo cormorano in omaggio all’unico uomo che abbia apprezzato a Hollywood, per combinazione anche lui un inglese, il famoso attore e produttore David Niven. Bond dice di averne sentito parlare… ma non poteva immaginare che “David” lo avrebbe interpretato, nel 1967, nel film parodistico James Bond 007 – Casino Royale.
Kissy sarà molto più di una semplice bondgirl e lo scrittore Raymond Benson darà un sequel a questa storia nel racconto La morte viene dal passato, in cui facciamo la conoscenza del figlio che Bond ha avuto con Suzuki, ancora una volta alle prese con Irma Blunt.

L’ULTIMO CONNERY
Il romanzo è stato liberamente adattato nel film Agente 007 – Si vive solo due volte (1967) di Lewis Gilbert, quinto ufficiale della serie nonché l’ultimo di Sean Connery prima dell’addio (e successivo ritorno in Mai dire mai). Poiché è stato adattato prima di Al servizio segreto di Sua Maestà non vi è alcun riferimento alla moglie Tracy, mentre Kissy viene relegata a bondgirl secondaria: la principale è invece Akiko, spia nipponica che finisce avvelenata al posto di Bond. Pure il ruolo del suo capo, Tigre Tanaka, viene ridotto al minimo. Per la prima volta viene mostrato al cinema il volto di Blofeld ed è quello di Donald Pleasence, con tanto di cicatrice sull’occhio, chiamato a sostituire l’attore che prima di lui veniva inquadrato soltanto mentre con le mani accarezzava un gatto bianco. La canzone del film è cantata da Nancy Sinatra.
A parte il titolo, alcuni nomi e l’ambientazione, come avrete già capito la trama è stata notevolmente rimaneggiata.

HAIKU
Il libro è diviso in una parte prima (“è meglio viaggiare con un bagaglio di speranze…“) e seconda (“…che arrivare“), una cesura che fa riferimento alle due vite di cui si legge nel titolo. Quest’ultimo è un estratto di un haiku che Fleming riporta in epigrafe al libro attribuendone l’ispirazione a Basho (1644-1694), un poeta itinerante giapponese versato nella composizione degli haiku. Il componimento in diciassette sillabe in questione viene ideato dallo stesso Bond, e integralmente recita così: “Si vive solo due volte: / una quando si nasce, / l’altra quando si guarda la morte in faccia“.
Adesso che pure James si mette a poetare tutte le sue debolezze sono finalmente messe a nudo in questo romanzo che non è un altro spy thriller come tanti, ma una variazione sul tema. Ian Fleming regala perciò al lettore un finale agrodolce e bellissimo che è anche la degna conclusione di tutta la saga.

Per di più Fleming inserisce nell’epilogo un necrologio di James Bond scritto nella finzione da M. Questo un estratto: “L’inevitabile pubblicità accordata, soprattuto dalla stampa estera, ad alcune di quelle avventure, finì per trasformare James Bond – contro la sua volontà – in una sorta di personaggio pubblico, con l’inevitabile risultato che un suo amico personale ed ex collega si diede a scrivere su di lui una popolare serie di libri. Se il valore di quei libri, o il loro grado di veridicità.,, fossero stati appena più decorosi, non v’è dubbio che l’autore sarebbe stato perseguito secondo la legge sui segreti di Stato. A prova della scarsa considerazione in cui questi racconti sono tenuti al ministero, una simile azione non è ancora – sottolineo “non ancora” – stata intrapresa contro l’autore e l’editore di tali caricature romanzate e inverosimili di alcuni episodi della carriera di un valoroso servitore dello Stato“.
A parte la lodevole autoironia, peccato che Bond non avesse mai fatto menzione prima di questi libri né incontrato Fleming nel corso delle sue avventure. Ironicamente, Si vive solo due volte è stato dato alle stampe nello stesso anno in cui Fleming morì.
Finito di leggere: venerdì 11 aprile 2025.
Nel salutarvi vi invito a leggere Si vive solo due volte di Ian Fleming, ultimo appuntamento della nostra rassegna, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.