STANLEY KUBRICK E ME di Emilio D’Alessandro e Filippo Ulivieri

STANLEY KUBRICK E ME di Emilio D’Alessandro e Filippo Ulivieri

IL BIOPIC CHE NON TI ASPETTI

Stanley Kubrick e Me: Trent’anni accanto a lui (Il Saggiatore, 2012) è la biografia di Emilio D’Alessandro, assistente personale del regista. Il co-autore è Filippo Ulivieri (che firma anche la Postfazione), il maggior esperto italiano su Stanley Kubrick, curatore del sito archiviokubrick.it, il più completo database di documenti e informazioni sulla vita e le opere del regista, nonché autore (insieme a Simone Odino nel 2019) di 2001 tra Kubrick e Clarke: Genesi, realizzazione e paternità di un capolavoro. I contributi iniziali appartengono a celebrità come Ryan O’Neal e la costumista premio Oscar Milena Canonero, ma anche Andros Epaminondas (greco, assistente personale di Kubrick prima di D’Alessandro), Julian Senior (responsabile del marketing di Warner Bros. Europe), degli scrittori Ian Watson (nonché sceneggiatore di A.I. – Intelligenza Artificiale) e Candia McWilliam (che ha collaborato ad Eyes Wide Shut). D’altronde la figura di Emilio era già stata menzionata in altre memorie, da quella di Matthew Modine protagonista di Full Metal Jacket ai resoconti del suddetto Ian Watson.

Stanley Kubrick e me_ Libri Senza Gloria
Stanley Kubrick e me_ Libri Senza Gloria

La conoscenza tra Kubrick e D’Alessandro risale al 1971. Emilio era un ragazzo italiano che negli anni Sessanta aveva lasciato il suo paese per sfuggire al servizio militare. Allo scopo di evitare il rimpatrio svolge diversi mestieri, ma la sua vera passione sono le automobili perciò diventa prima pilota di Formula Ford, poi tassista privato, finché non entra in contatto con la Hawk Films. Inizia così a lavorare a Pinewood accompagnando attori e produttori in giro per i set dell’Inghilterra a bordo della sua Ford Capri. Un giorno viene convocato ad Abbots Mead, una villa nella periferia nordest di Londra. Era stato Stanley Kubrick a volerlo incontrare, ed è lui stesso ad aprirgli la porta. Il regista sta ultimando le riprese di Arancia Meccanica (prodotto sempre dalla Hawk Films), cerca un autista in esclusiva e gli erano giunte voci di un certo “pilota”. Chiaro, solo un genio del cinema come Kubrick non si sarebbe accontentato di un autista qualsiasi. Inizia in quel momento il sodalizio trentennale, sia professionale sia umano, tra questi due uomini.

Un’esperienza incredibile, che comincia con Barry Lyndon e termina con Eyes Wide Shut (l’opera incompiuta del maestro, in cui lo stesso Emilio avrà un ruolo come edicolante di Tom Cruise), passando per Shining e Full Metal Jacket, facendosi anche cronaca di quegli anni. Il libro (dedicato a Christiane, ultima moglie di Kubrick) fa ampio uso di fonti inedite (e non solo), tra cui ritagli di giornale, adesivi di contrassegno, caricature e cartoline, ma anche istruzioni di base, promemoria, bigliettini, lettere (d’auguri e non), messaggi di saluti scritti dallo stesso Kubrick, oltre a documentazione fotografica di feste private (comunioni, addii) e backstage (dal set, prove trucco e abbigliamento, location scouting e modellini di scenografie, oggetti decorativi, ecc), ciak, strisce di pellicola e merchandising promozionale (gadget, diapositive) e molto altro. Da questo volume, definito dalla critica come “strepitoso… il più importante mai scritto su Stnaley Kubrick“, è stato tratto S is for Stanley (2015) di Alex Infascelli, di cui Ulivieri è pure co-sceneggiatore, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma e vincitore del premio David di Donatello come Miglior Documentario. Nel film Emilio viene intervistato insieme alla moglie Janette Woolmore, mentre le lettere e i biglietti di Kubrick conservati da Emilio sono letti dalla voce di Roberto Pedicini.

DA ZERO A CENTO

Emilio, che da sempre è stato distante dal mondo della settima arte, si ritrova a conoscere gli attori e i cineasti più illustri del secolo scorso, da Jack Nicholson a Steven Spielberg. Nel suo nuovo ruolo di factotum domestico si occupa di ogni aspetto della vita quotidiana del regista, liberandolo così da questi impegni più “pragmatici”. Tra chiacchiere davanti a un caffè americano e lunghi viaggi in cerca di location, Emilio diventa prima assistente personale e infine uomo fidato anche nella vita professionale: è un lavoro che dura 7 giorni su 7, tra periodi più frenetici (quelli delle produzioni cinematografiche vere e proprie) e più calmi ma non meno intensi (a casa di Kubrick si è sempre “in produzione”, perché lui non si “riposa” mai e dai suoi collaboratori esigeva moltissimo, come del resto fa con se stesso). Una meravigliosa avventura davvero che, dipanandosi tra quotidianità e grandi drammi, ha permesso al “braccio destro” di scoprire i segreti che si celavano dietro l’immagine mitologica di Kubrick.

Tutti coloro che si approcciano con lui per la prima volta lo temono come un despota ombroso per via delle brutte voci che circolano sul suo conto, ma quando lo conoscono di persona cambiano tutti idea. Si trovano di fronte un animo profondo e gentile. Con le sue particolarità, la curiosità per le nuove tecnologie, l’ossessione di informarsi sempre e su tutto, l’hobby degli scacchi, l’acquisto di capi da abbigliamento tutti uguali da indossare giorno per giorno… Come succede a tutti i geni, spesso a Stanley manca però il senso del limite: chiede tantissimo ai suoi collaboratori, senza nemmeno rendersene conto, è spesso sordo di fronte alle loro esigenze personali, e infila una eterna infornata di richieste a qualsiasi ora del giorno (e della notte) con un’invadenza che gli viene perdonata solo grazie alla sua spiccata generosità e una spiritosaggine affatto ordinaria.

Kubrick è totalmente concentrato sulle cose alle quali tiene di più (la famiglia, i gatti, il cinema) e totalmente alienato da tutto il resto, tanto che non lo si può mai lasciare a fare qualcosa da solo (che sia cucinare un paio di uova o guidare un’auto). A proposito dei gatti, a loro sono legate le maggiori stramberie di Kubrick. Che di certo di ossessioni non ne aveva poche, arrivando a organizzare maniacalmente ogni commissione e ogni servizio, dal più delicato al più semplice (il famoso perfezionismo che lo ha reso leggendario sul set), spesso trascurando di seguire lui stesso quelle regole che aveva imposto agli altri (facendo troppe cose contemporaneamente è ovvio che qualcuna, molto spesso, sfugga di mano). Non tutti reggono questo ritmo e stile di vita, e alle volte mollano (vedi Andros e Margaret), e questo nonostante sia difficilissimo riuscire a conquistare la sua fiducia. Lo stesso Emilio, quando lo stress tocca apici fortissimi, è stato tentato più volte di farlo, ma sempre vince l’interdipendenza che si è venuta a creare giorno dopo giorno.

Alla fine la casa di Emilio si è riempita di cimeli fondamentali e a cui lui ha sempre dato poco valore, dal tappeto di Shining messo in soggiorno alle full metal jacket indossate per lavorare nei campi. In un capitolo si parla anche delle principali opere mai realizzate da Kubrick, e a loro modo famosissime (Napoleone, The Aryan Papers e A.I. – Intelligenza Artificiale) e si fa cenno a una eventuale (mai dichiarata) pellicola sulla battaglia di Montecassino, località che ha dato i natali a Emilio. Proprio insieme al suo autore, Filippo Ulivieri, abbiamo passato in rassegna tutti i film mai realizzati da Kubrick in un episodio del nostro podcast SHAZAAM, dedicato a “tutti i film che non hai mai visto” (potete recuperare la puntata QUI).

CONCLUSIONI

In fondo questa è anche la storia personale (e appassionante) di Emilio: i conflitti con la moglie derivati dal lavoro con Stanley che lo assorbe completamente, la tragedia che ha impedito al figlio una carriera nelle corse automobilistiche ma almeno non lo ha ucciso, la figlia incaricata di fotografare i quadri dipinti dalla moglie di Kubrick… La dedizione trentennale di Emilio è unica, la sua amicizia con Kubrick leale. Al primo non interessa il cinema (piacciono i western, e quasi mai ha visto per intero persino un film di Kubrick), la sua passione sono le auto. Difatti non aspettatevi alcun cenno alle scelte artistiche del regista, all’analisi critica delle sue opere o alle dissertazioni filosofiche a esse legate. Non era perciò la cinefilia ma una profonda umanità e stima reciproca a legarlo intimamente a Kubrick. L’affetto era tale che Emilio si permetteva di prenderlo in giro bonariamente (il grande maestro, filtrato dagli occhi del piccolo uomo ciociaro accanto a lui, appare anche a noi come un simpatico imbranato), addirittura per i figli del suo capo era una specie di zio. Emilio gli ha dedicato la sua vita, per questo il libro può essere considerato (in parte) anche una biografia dello stesso Kubrick.

Stanley Kubrick e me è metà romanzo metà favola, colmo di rivelazioni, alcune importantissime, che rendono umano oltre il possibile l’artista irraggiungibile. Racconta in totale libertà alcuni aneddoti privati (ma ben distanti dal puro gossip) che solo il confidente, più del tuttofare, può conoscere. Episodi che tolgono il velo dal lato più fragile del regista, senza mai intaccarne l’eccellenza.

Imprescindibile “dietro le quinte” per chi vuole capire a fondo come funzionasse la mente, e la vita di Kubrick, anche più dei complicati trattati e ricostruzioni scritte sulla sua figura. Ma è soprattutto una straordinaria storia d’amicizia che divertirebbe ed insieme emozionerebbe chiunque, anche chi non ama il cinema, ma i motori.

Finito di leggere: martedì 19 marzo 2024.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Stanley Kubrick e me di Emilio D’Alessandro e Filippo Ulivieri, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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