STORIA DEL NUOVO COGNOME di Elena Ferrante
La scatola dei ricordi
Se il progetto iniziale di Elena Ferrante era quello di scrivere un’unica opera, Storia del nuovo cognome sfrutta a pieno la suddivisione editoriale cui è stato sottoposto il progetto complessivo.
Lo fa all’inizio, quando Lina consegna a Lenù la scatola dei suoi quaderni (momento centrale di questo secondo volume che compone la saga de L’amica geniale) e innesca il processo memoriale che ci accompagnerà lungo tutto il libro.
Lo fa alla fine, quando la consapevolezza acquisita da Lenù di come la scrittura infantile de La fata blu (l’autrice è la sua migliore amica, quella geniale) abbia comportato il suo successo adulto. Una scoperta che getta luce nuova su quanto abbiamo letto finora. A pochi passi dalla conclusione fa crescere dentro il lettore la voglia di essere puntuale all’appuntamento con il terzo volume.
Che ne sarà di noi
Questo secondo “capitolo” della saga è più voluminoso del precedente ma scorre molto più velocemente. Nel primo volume il lettore faceva una gran fatica a star dietro alla miriade di personaggi che affastellano il rione napoletano. In Storia del nuovo cognome sa già chi seguire e quali non perdere mai di vista.

Non è un caso se fra l’inizio e la fine, ovvero dal 1961 al 1968, nella parte centrale delle sue oltre 400 pagine, Elena Ferrante improvvisamente diminuisce il tempo del racconto. Così oltre 100 pagine vengono dedicate alla vacanza estiva delle due amiche.
Il tempo diminuisce, ma il ritmo aumenta, e quella vacanza diventa la grande metafora degli amori adolescenziali. La metafora di quei momenti fantastici che, appunto, fermano il tempo, e ci illudono che nulla sarà più come prima. Forse sarà anche così, ma non come ce lo immaginavamo.
Quei momenti favolosi in cui sappiamo che tutto andrà a rotoli ma, al momento, ne assaporiamo tutto il fuggevole splendore.

Questo è il momento in cui il lettore si innamora realmente di Lila, bellissima, abbronzata, di grande acume e di gioiosa sguaiatezza: sa amoreggiare e ragionare insieme all’intellettuale dilettante con la stessa facilità con la quale ricopre d’insulti volgari l’arrogante camorrista.
Ne avevamo avuto sentore ne L’amica geniale, ma è in Storia del nuovo cognome che finalmente il personaggio di Lila entra di peso nel non facile campionario di figure immortali generato dalla letteratura italiana.
Al posto tuo
Lode alla Ferrante per come, ancora una volta, costruisca un cliffhanger conclusivo non dettato dall’intreccio narrativo ma da un sussulto emozionale. Per come è stato lungamente preparato e inconsciamente atteso, il finale fa totalmente immedesimare il lettore con il personaggio in scena.
Il vero culmine questo secondo titolo lo tocca dunque con la presa di consapevolezza da parte di Lenù che La Fata Blu scritto dall’amica è la vera ragione del successo del suo romanzo (copiare senza copiare).
E soprattutto che la Maestra Oliviero, pur avendone riscontrato la forza, non abbia fatto nulla per incoraggiare negli studi la sua autrice preferendole invece l’amica. Per quale ragione? Per un piccolo, banalissimo, screzio. Miserie umane.

Conclusioni
In questo inatteso sliding doors viviamo le gioie e i dolori di chi, sentendosi geniale (solo perché istruita), si rende conto di aver costruito la propria fortuna sulle macerie di un’altra persona. Su quelle dell’amica che non ha studiato, ma la genialità non si apprende sui banchi di scuola. E soprattutto di non avere voluto che le cose andassero così ma, dato che il destino ha preso questa piega, ne ha accettato l’inevitabile genialità facendo proprie decisioni quelle che erano le scelte del caso, un caso chiamato capriccio.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Storia del nuovo cognome di Elena Ferrante, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: giovedì 9 Novembre 2017.