STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA di Elena Ferrante
Lila è tornata
Che Lenù, la nostra narratrice, fosse meno importante di Lila, ce lo ricorda la vera Elena (Ferrante) nella primissima pagina di Storia di chi fugge e di chi resta, il seguito di Storia del nuovo cognome e terzo volume della saga iniziata con L’amica geniale. Difatti nell’indice dei personaggi la famiglia di Lila viene prima di quella di Lenù.
A maggior ragione farci aspettare circa 100 pagine per farci rivedere la bella, cattiva, arrogante, incorreggibile, imprevedibile Lila è una autentica tortura.
Tutta la parte che viene prima non avrebbe guastato in un volume unico dove il successo di Lenù sarebbe stata una dovuta tappa per far “riprendere fiato” al lettore. Eppure, data la ripartizione dell’opera in quattro volumi, queste pagine introduttive (100 pagine!) risultano solo un frustrante rallentamento verso ciò che ci interessa davvero: Lila!
Tempo di mezzo
Non da meno, il ritrovamento del cadavere a inizio della storia inserito solo per giustificare il flashback nel flashback (come già nel secondo volume, ma lì era la scatola dei ricordi) appare del tutto pretestuoso.
A ogni modo, quando ritroviamo la nostra amica geniale (lo è di tutti e non solo tua, rassegnati Lenù), il racconto di quel che le è successo in questo “tempo di mezzo” ci coinvolge più di quanto non avesse fatto il racconto dell’improvviso e repentino successo di Lenù.
Da una parte abbiamo il mondo di fuori (dal rione, ma anche da Napoli). Il mondo di chi è fuggito e ce l’ha fatta (leggasi: legittimazione del sé nel mondo borghese). Dall’altra abbiamo il mondo di dentro (di Napoli, del rione) di chi è rimasto ed è costretto a convivere con le macerie.
Questa in breve la nuova vita di Lila: il lavoro in fabbrica e le molestie, un figlio non voluto, una convivenza forzata con l’eroico Enzo. Nota: a un certo punto Enzo dice di pensarla come Lila anche quando non è d’accordo, come disse Leonardo Sciascia alla scomparsa di Pier Paolo Pasolini: la morte di PPP è successiva rispetto a questo punto del romanzo, ma sappiamo che a Lila piace moltissimo, tanto che aveva insistito per partecipare ad un incontro dello scrittore a Napoli.

Slidind door
Il meccanismo dello sliding door annunciato nel fantastico plot twist che concludeva Storia del nuovo cognome qui viene riportato in maniera molto forte all’interno. Anzitutto, per godercelo, sospendiamo la nostra incredulità di fronte al discorso diretto usato da Lenù per raccontarci quel che Lila ha fatto nel frattempo (anni) senza di lei. E la sospendiamo ancora di fronte al discorso indiretto usato (sorprendentemente) per raccontarci tutto quel che fanno insieme Lenù e Lila una volta ritrovatesi. La sospendiamo perché ci rendiamo conto che quegli anni Settanta dilaniati dagli scontri di rossi e neri (sintetizzo: lotta di classe) sono stati realmente vissuti sulla propria pelle non da chi fugge (e che quindi può avere una visione più ampia) ma da chi resta (cui spetterebbe la visione ristretta).

Non poteva essere altrimenti. E’ il carattere di Lila il vero protagonista di quella stagione politica e sociale (condita a margine da pillole anticoncezionali e allunaggio). Anche quando la brava, la famosa, la stimata Lenù è al suo fianco, rimane Lila la vera protagonista.
Il motore immobile è Lila, mentre la sua amica meno geniale è lì solo per testimoniare la sua grandezza. Esemplare il ritorno di Lila al rione “scortata” proprio da Lenù. Ebbene tutti coloro che le incontrano si rivolgono direttamente alla brava Lenù ignorando del tutto Lila, ma in realtà significa esattamente l’opposto. Ovvero i loro pensieri sono rivolti alla prima delle due e nulla ce lo nasconde nelle parole che invece rivolgono alla seconda.
Non solo fra il popolo basso, ma anche fra i borghesi l’effetto è identico, e persino fra i camorristi. Tutti comprendono (a volte pare magicamente) chi sia la vera protagonista, non quella del successo letterario, bensi quella che vive fra le macerie, con o senza sliding door.
Il nuovo mondo
Se il successo letterario di Lenù prendeva le mosse dal manoscritto mai pubblicato di Lila, la sua seconda fortuna professionale (articoli d’inchiesta sulla situazione degli operai nelle fabbriche) prende ancora una volta le mosse dal vissuto, e dalla rivolta individuale, dell’amica geniale Lila.

Poi però la Ferante sterza bruscamente. Lascia Lila a Napoli (Napoli è il rione ma il rione non è Napoli) e con lei lascia la scrittura da romanzo storico (rispetto al libro precedente, meno pagine a disposizione hanno reso più complesso amalgamare storia e fantasia) e di fabbrica. Anzi , via la fabbrica e dentro i primi calcolatori elettronici dell’IBM. Ancora una volta Lila è un passo avanti a tutti e per questo addirittura ci risulta antipatica. Perché vede la novità prima degli altri, e continuerebbe a farlo anche oggi in barba a noi tutti.
Dicevamo, la Ferrante se ne torna a Firenze e a Milano per seguire unicamente (come fatto nelle prime 100 pagine) la sua omonima (di cognome fa Greco) che nel frattempo ha avuto una forte crisi creativa. Lenù ci ha provato a scrivere di militanza sindacale, ma essere madre, moglie e scrittrice tutto insieme non è facile per nessuno.

Si avverte forte lo stacco anche dal romanzo femminista, inevitabile registro per questa terza tappa della saga: siamo negli anni ’70, e il femminismo passa per gravidanze indesiderate, gelosie fra donne per gli uomini e l’essere madri vs essere lavoratrici. Da femminista lo stacco ci porta al “finto” femminista. Perché torna Nino, con lui torna la passione, ma la passione (nella vita come nei romanzi) non vince su tutto.
Conclusioni
Nonostante tutto Lenù ha il suo secondo libro, un testo che non sa definire e che per questo la suocera (la protettrice, il nume tutelare) le dice che sarà un bel libro.
Fra i momenti migliori dei due precedenti libri avevamo i cliffangher finali, più emozionali che narrativi. Questa volta purtroppo l’ago della bilancia si sposta maggiormente sul lato prettamente narrativo ma è una narrazione d’effetto, quasi da soap (l’ammazztina della Solara, la chiamata di Lila che rievoca un’antica promessa), poi però Lila per fortuna prende il volo e l’ultima riga salva anche il colpo di scena, facendo per davvero tremare il pavimento sotto i nostri piedi.
Nel salutarvi, vi invito a leggere Storia di chi fugge e di chi resta di Elena Ferrante, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.
Finito di leggere: mercoledì 20 Dicembre 2017.