UN CASO DI SCOMPARSA di Dror A. Mishani

UN CASO DI SCOMPARSA di Dror A. Mishani

PERCHE’ NESSUNO SCRIVE GIALLI IN ISRAELE?

Un caso di scomparsa (2011) di Dror A. Mishani (nato a Tel Aviv nel 1975), scrittore di noir, traduttore e professore di letteratura specializzato in storia del romanzo giallo, è il primo capitolo (su quattro) delle avventure dell’ispettore di polizia Avraham Avraham. Il romanzo ha riscosso un grande successo internazionale e fra i vari premi vinti annovera il Martin Beck Award.

Il giorno in cui il sedicenne Ofer non rientra da scuola, la madre, Hanna Sharabi, denuncia la scomparsa dell’adolescente recandosi al distretto alla periferia di Tel Aviv. Lo stesso in cui da anni lavora l’ispettore Avraham Avraham (doppio nome che lo espone al ridicolo, per cui meglio Avi Avraham) e al quale i colleghi appioppano i casi più disperati. All’inizio pensa di trovarsi di fronte l’ennesima madre ansiosa, così la invita a non preoccuparsi e le fa addirittura una tirata sul perché non esistano gialli alla Agatha Christie in Israele: perché non c’è mistero, nulla da indagare, l’assassino è sempre un parente della vittima. Un monologo che scopriremo essere una sua abitudine e che arriva persino alle orecchie dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interna, il quale si riunisce per l’occasione e trova una risposta: nessuno scrive gialli in Israele perché i poliziotti sono incapaci e non si occupano di casi importanti, infatti questi passano tutti in mano allo Shin Bet ma nessuno sa della loro esistenza!

Un caso di scomparsa_Libri Senza Gloria
Un caso di scomparsa_Libri Senza Gloria

LETTERA DEL FIGLIO

Quella dei gialli è una passione per Avraham, il quale legge libri e vede serial di questo genere, conducendo tutte le volte parallelamente la sua indagine personale nella convinzione che i detective di finzione (incluso Hercule Poirot) incolpino sempre le persone innocenti lasciando che i veri colpevoli la facciano franca: naturalmente Avraham è pronto a presentare le prove per smentirli, peccato che Mishani non lo faccia perché sarebbe stato puro divertissement per il lettore. Per contro, quello che sembrava un caso di scomparsa dall’esito scontato, si rivela con il passare del tempo un caso senza (apparente) via d’uscita.

Quando Ofer non rientra nemmeno alla sera, il poliziotto deve allertare le squadre di soccorso e iniziare le ricerche per recuperare il tempo perduto, ignorando quello che è il giorno del suo compleanno, lui e tutti gli altri (fanno eccezione i suoi genitori). I capitoli, tutti lunghi la durata circa di un giorno, alternano il punto di vista di Avraham a quello di un vicino di casa di Ofer di nome Zeev, un insegnante di inglese con moglie e figlio, che subito intuiamo essere il principale indiziato: di giorno normale cittadino che partecipa a un laboratorio di scrittura, di notte fa telefonate anonime alla polizia e scrive lettere alla famiglia di Ofer (ispirato da Lettera al padre di Kafka) firmandole a nome del bambino scomparso.

CONCLUSIONI

Descritto come basso e goffo, Avraham ci colpisce per come si muove nella più totale incertezza ma animato da un profondo senso di giustizia (metaforicamente come i “poliziotti incapaci” dei gialli israeliani). Pur oppresso dal rimorso per avere avviato in ritardo le ricerche, e schiacciato dall’ansia di non fare in tempo, cerca di non lasciarsi condizionare: ritrovare Ofer diventa la sua personale ossessione, lo deve alla madre, spunto a dire il vero molto simile a quello de La promessa di Durrenmatt. Questo detective sui generis fa il paio con un’ambientazione altrettanto originale, quella di Israele, che trova subito una dimensione autonoma senza voler scopiazzare i classici del genere.

In questo romanzo le sfumature sono tutto (colpisce in particolare l’approfondimento psicologico riservato a Zeev) e l’imprevisto è dietro l’angolo (così durante un viaggio di lavoro per uno scambio di aggiornamento con la polizia di Bruxelles, Avraham si innamora di una giovanissima ragazza conosciuta nella città belga). Un’intuizione infine ribalta la detection costringendo tutti a un riesame dell’ipotesi iniziale che devia sorprendentemente l’attenzione verso il doloroso dramma di una tragedia famigliare. Alla fine nessuno è innocente, ma la cosa più tragica è che la risposta all’enigma stava già nelle prime pagine, in quel bislacco monologo sui deludenti gialli israeliani!

Finito di leggere: domenica 27 agosto 2022.

Nel salutarvi, vi invito a leggere Un caso di scomparsa di Dror Mishani, e a tornare su questa pagina per dirmi cosa ne pensate.

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